Oggi comincia il mese di novembre, quindi significa che non solo è necessario mettere via zucche e cappelli da streghe per l’anno prossimo, piuttosto, è ora di cominciare a fare seriamente i conti riguardo la stagione di college football cercando di capire chi mai potrà pensare di insidiare l’apparentemente eterna egemonia di Alabama e della Sec in genere, potendo disporre al momento di un discreto numero di squadre ancora senza sconfitte che si propongono quali antagoniste papabili dei Saban Boys, e di un calendario elettrizzante che potrebbe cambiare il panorama attuale con un deciso colpo di spugna.

alabamaweb8s-4-webDa due settimane è arrivata la classifica BCS, quella composta dai complicatissimi conti dei cervelloni informatici tanto discussi, quelli che elaborano numeri su numeri, ma che le partite sono impossibilitati nel vederle dal vivo per farsi un’idea di quale squadra sia la migliore.

E dopo due settimane c’è già il clima della Formula 1 di una volta, quella dove ancora si riusciva a sorpassare l’avversario, con Oregon e Florida State impegnate in un duello a distanza destinato a risolversi a breve, ma che all’attualità prevede il continuo scambio delle posizioni 2 e 3 del ranking in base alla qualità delle vittorie sulle avversarie che di sabato in sabato usano calpestare con irrisoria semplicità.

Sopra di esse Alabama continua a guardare dall’alto come ha fatto per un numero oramai incalcolabile di settimane nell’ultimo quadriennio, un mese e mezzo dopo essere sopravvissuta alla sparatoria texana perpetrata dal quarterback più pericoloso in circolazione, Johnny Manziel, e, come Oregon, si godrà una bye week di meritato riposo per recuperare preziose forze che serviranno a chiudere un’altra stagione perfetta, al termine della quale i Crimson Tide hanno tutta l’intenzione di alzare l’ennesimo trofeo tra la pioggia di confetti che li ha già circondati in tre delle ultime quattro stagioni di football collegiale.

La questione è abbastanza semplice: lassù Alabama è destinata a rinnovare l’abbonamento alla prima posizione da qui a dicembre qualora riuscisse a portare a termine un’altra undefeated season, è una squadra piena di esperienza ad alto livello ed abituata come è stata a presenziare così in alto per lungo tempo, non è certo spaventata dal fatto che ogni sacrosanto avversario che le si pari davanti desideri diventare la notizia del giorno per aver tirato giù dal piedistallo la numero uno del paese.

I ragazzi di Nick Saban sono semplicemente troppo ben preparati per cadere dinanzi a pressioni come queste, ed il sistema di gioco, fino a questo momento, è semplicemente troppo efficiente per far nascere dubbi o quesiti sulla presenza o meno di ‘Bama al prossimo National Championship, a meno di scherzetti – privi di dolcetto – da parte di Lsu, la cui recente rivalità sarà rinnovata da qui ad una settimana abbondante con i Tigers assetati di una vittoria di grande prestigio, oppure di Auburn in un’edizione dell’Iron Bowl che sarà competitiva come non lo era dai tempi di Cam Newton, tanto in basso è caduto il programma degli altri Tigers della Sec da quando il largo sorriso dell’attuale quarterback dei Carolina Panthers provò quella gioia cui Alabama spera di non essersi assuefatta.

La battaglia che più sta tenendo alto il livello di entusiasmo è sicuramente la poc’anzi menzionata altalena tra una conferma ed una sorpresa, rispettivamente Ducks e Seminoles, la quale dovrà stabilire quale delle due pretendenti avrà il coraggio di sfidare Re Nick ed i suoi ragazzi in quel di Pasadena, quando tutto si deciderà definitivamente.

marcus_mariotaOregon non ha perso un giro dai tempi recenti di Chip Kelly (che visti i risultati con gli Eagles farebbe volentieri marcia indietro, immaginiamo), davanti abbiamo sempre la stessa squadra consistente e macina-avversarie che non perde dalla stagione scorsa, un meccanismo offensivo messo a punto da Kelly medesimo ed ottimamente portato avanti da uno dei suoi studenti primari, Mark Helfrich, che possiede così tante armi esplosive dall’essere persino imbarazzato dalla scelta da utilizzare.

I Ducks corrono sicuramente meno rispetto ai tempi di LaMichael James e Kenjon Barner, ed hanno difatti diminuito nel loro playbook il forte divario che sussisteva tra corse e lanci, mettendo in mostra le qualità di un Marcus Mariota che sta giocando un football semplice, ordinato, ma di straordinaria efficacia, come dimostrato dal fatto che sono ancora zero gli intercetti sinora registrati dal giovane regista.

Le difese avversarie non riescono nemmeno a schierarsi che con precisione e velocità l’hawaiiano ha già distribuito il pallone ad uno dei suoi numerosi bersagli di talento, che aspetta di vedere i blocchi sistemati e poi parte in campo aperto facendo danni incalcolabili, contribuendo a tenere le difese allargate concedendo quindi generosi spazi ad un gioco di corse meno protagonista di prima, ma che non per questo non è parte fondamentale della macchina trita punti che i Ducks continuano ad essere.

E la profondità non è affatto un problema, perché difatti proprio nell’anno in cui il forte folletto De’Anthony Thomas aveva la strada completamente spianata per giocare da running back titolare e fungere da arma completa da posizionare più o meno dappertutto, ecco che gli infortuni non gli hanno consentito di presenziare in campo troppo a lungo, ma l’alternativa, Byron Marshall, non ha esitato un momento a prendersi il palcoscenico tutto per sé registrando al momento 879 yards e 12 segnature con una media a portata di 6.8 yards, erigendosi quale colonna portante di un rushing game che è il secondo della nazione, ma che rappresenta solo metà dei motivi per cui Oregon continua a produrre risultati consistenti uno dopo l’altro, dato che le 630 yards di total offense prodotte finora sono sostanzialmente equamente suddivise tra l’uno e l’altro aspetto.

Se a ciò si aggiunge una difesa che non ha avuto timore alcuno nel contrastare attacchi potenzialmente dannosi come quelli di Washington e Ucla, in quest’ultima occasione rimediando persino ad un primo tempo zeppo di errori e turnovers per l’attacco, ecco svelato il motivo per cui i Ducks sono stati opportunamente posizionati al secondo posto anche nella classifica BCS e non solo nella Top 25 votata settimanalmente da allenatori e giornalisti.

os-fsu-gaining-momentum-in-national-championsh-001Il bello di tutto ciò è che Florida State ed il suo astro nascente Jameis Winston avranno l’opportunità di ribaltare tutto quanto di nuovo nel giro di pochi giorni grazie alla sfida contro i Miami Hurricanes, che oltre a rappresentare un degno ostacolo di un cammino ACC oramai spianato verso la finale di conference, sono attualmente la settima miglior squadra del ranking, il che si traduce in una sola cosa: qualora domani arrivasse una vittoria contro Al Golden ed i rinati rivali geografici, i Seminoles otterrebbero nuovamente credito dai computers e probabilmente anche da stampa e allenatori, aggiungendo alla già blasonata ed ampia affermazione contro l’allora numero 3 Clemson un altro successo contro un membro della Top Ten, mossa cui Oregon non potrebbe rispondere se non sconfiggendo la temuta Stanford nel game of the year della Pac 12 tra sei giorni esatti, essendo in pausa questa settimana.

La bellezza di questa seconda parte della stagione è proprio racchiusa negli intrecci che involontariamente vengono creati dal destino e dall’andamento della stagione di una particolare squadra o di un’altra, adesso le partite di allenamento sono davvero finite una volta per tutte e le gerarchie sono più o meno stabilite, ed anche senza un upset clamoroso può davvero succedere di tutto.

Sta per cominciare a fare freddo a livello climatico, ma di certo, nel panorama del football collegiale, per avere caldo non serve certo cominciare a mettere in moto alcuna caldaia.

Il dramma è servito, anche per quest’anno.

 

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