Landry Jones non ha brillato del tutto contro Florida State

La stagione regolare del college football riesce a catalizzare l’attenzione su di sé anche quando in palio non c’è apparentemente nulla, in quanto alcuni degli scontri previsti possono essere determinanti sull’esito finale del campionato per via della complicata quanto affascinante meccanica che determina il ranking nazionale e quindi, di conseguenza, determina le due partecipanti al National Championship.

Poi capita di vivere in atmosfere quasi surreali, che bloccano migliaia di persone, di tifosi, di studenti, proprio com’è accaduto sabato pomeriggio a Tallahassee, in Florida, la casa di quei Seminoles che una decade fa dominavano, vincevano e portavano a casa un trofeo prestigioso dietro l’altro, terminando ogni campionato tra le prime università d’America con preoccupante (per gli altri) puntualità, facendo della Acc una conference fatta di una sola protagonista.

Quei tempi sono inevitabilmente passati e la squadra ha sofferto un lungo periodo di crisi in termini di risultati positivi, dopo anni di dubbi paralizzanti è stato mandato in pensione il leggendario coach Bobby Bowden, ed è iniziata una ricostruzione che vede, nel breve termine, il ritorno a livelli competitivi accettabili nei riguardi di una bacheca molto prestigiosa.

Succede anche questo nell’ambiente collegiale. Puoi giganteggiare per un’epoca, cadere e rimanere impacciato in una crisi che sembra non avere fine, e poi ritrovarti a competere di nuovo dopo un lungo periodo per qualcosa di importante, che seppur messa così in estrema sintesi è esattamente la storia di Florida State, che contro una rivale di peso e rilevanza come Oklahoma – nel passato di scontri diretti tra le due compagini c’è anche un National Championship vinto dai Sooners – aveva esattamente l’occasione della vita per riemergere, ragion per cui l’ambiente era elettrico, e la gara era la più importante per l’ateneo da almeno dieci anni a questa parte.

Bob Stoops ha comunque tenuto fede alle premesse che vedevano Oklahoma, l’attuale numero uno d’America, favorita per questa partita e l’ha vinta con carattere e determinazione, ha tenuto psicologicamente su i suoi ragazzi nel momento di maggior difficoltà della serata ed ha portato a casa una vittoria pesantissima (i Seminoles erano al quinto posto del ranking) in ottica Bcs Championship, battendo un avversario di spessore alla terza giornata di campionato.

E dire che non è stata nemmeno la miglior serata in carriera del chirurgo Landry Jones, nemmeno 200 yards su lancio, che a fine gara si sarebbe poi riferito alla classica “ugly win” sottolineando l’importanza dei successi che arrivano nei momenti di difficoltà estrema, il nuovo recordman dei Sooners (durante la gara ha superato Sam Bradford per yards lanciate in carriera) è sembrato se stesso solamente in un drive iniziale che ha sistematicamente portato guadagni di terreno nei confronti di una difesa che si è adattata ben presto alla no-huddle velocemente da lui gestita, annichilendo un attacco formidabile per tanto tempo e dispensando botte da orbi mettendo tanta pressione addosso al regista.

Ryan Broyles, 4 ricezioni per 22 yards in quel primo drive terminato in meta, e Kenny Stills, il ragazzo dal mohawk ossigenato capace di grandi ricezioni, sono usciti allo scoperto nel momento di maggior bisogno, quando Oklahoma sarebbe potuta affondare sotto i sorprendenti colpi di un ragazzino, Clint Trickett, che affrontava il palcoscenico del college football per la prima volta, in un’occasione così importante, a causa dell’infortunio alla spalla che aveva costretto il titolare E.J. Manuel a lasciare la partita in corso di svolgimento.

La forte difesa dei Sooners, capitanata da un Tom Wort straordinario e da un Javon Harris autore di due intercetti, aveva incredibilmente concesso ad un novellino non solo la conversione di un terzo e 28 proibitivo, aveva persino sbagliato in maniera quasi vergognosa i tempi di reazione nel contrasto della ricezione, trasformando una conversione impensabile in un touchdown allucinante, quello del 13 pari, che aveva ricordato ad ogni singolo tifoso di Tallahassee che i miracoli esistono, e che forse l’inerzia si era definitivamente voltata verso i padroni di casa.

Invece no, i campioni reagiscono quando rischiano il tracollo, e da questo punto di vista è perfettamente intuibile il perché i Sooners siano tra i favoriti per vincere questo campionato.

Trafitti da un freshman smilzo ed apparentemente inoffensivo? Pazienza, si fa un control+alt+canc mentale e si ricomincia daccapo, la partita non è persa. Non è possibile uscire dalle sabbie mobili offensive? Ed è qui che escono fuori quelli che hanno più classe, ed in un momento il tuo ricevitore più forte – Broyles – converte un terzo down vitale ed attraversa la linea di metà campo, dandoti fiducia, e poco dopo il tuo ricevitore più spettacolare – Stills – prende un pallone pigro e lo cattura con netto anticipo rispetto alla marcatura di uno dei defensive backs più forti in circolazione, Greg Reid, dimostrando che l’agilità nel balzare verso l’alto ed il tempismo devono essere due qualità che vanno sempre di pari passo se vuoi fare il wide receiver anche ad altri livelli.

I Seminoles ci hanno provato, e sono comunque usciti dal campo a testa alta, pieni di speranze per una ricostruzione che deve affrontare ancora  qualche passaggio prima di dichiararsi completa. La difesa è in forma come non lo era da tempo immemore, ha fermato per due volte l’attacco dei Sooners dentro le 10 yards e costretto Stoops ad optare per due field goal in situazioni in cui quell’attacco segna ad occhi bendati. Bjoern Werner, defensive end proveniente dalla Germania, ha terrorizzato la linea offensiva avversaria e messo le mani addosso a Jones in più di qualche occasione, forzando decisioni affrettate piazzando sack.

Rashad Greene vola verso la meta del provvisorio 13-13

La profondità del roster è molto convincente, Trickett si è dimostrato per nulla intimorito dalla situazione e preparato a scendere in campo, producendo di più di un Manuel che aveva impedito un miglior svolgimento offensivo della gara per via di due intercetti, senza contare che il reparto wide receivers aveva perso Bert Reed troppo presto per infortunio, ed aveva  accompagnato simbolicamente fuori dal campo il sophomore Kenny Shaw dopo il pauroso colpo che l’aveva messo k.o., fortunatamente rivedendolo sulla sideline dopo i doverosi controlli in ospedale. Giocatori di secondo piano come Jarred Haggins, esplosivo sulla ricezione corta con guadagno di yards successivo, e come il freshman Rashad Greene, l’autore della pazzesca meta del provvisorio pareggio, si sono fatti avanti per non far perdere qualità al reparto.     

Oklahoma prosegue spedita il suo cammino verso la gloria del college football, desiderosa anch’essa di porre fine ad un periodo colmo di sconfitte nei Bowl di fine anno e di tornare a vincere il trofeo che conta di più, mentre Florida State, pur nella sconfitta, guarda al futuro con rinnovata fiducia e si prepara a scontrarsi con le avversarie della Acc – sabato c’è Clemson, che ha posto fine alla serie di 17 vittorie consecutive di Auburn – in un percorso che si spera possa almeno portare ad una partecipazione all’Orange Bowl.

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