Il nome dei Stanford Cardinal mancava da quattordici anni nell’albo d’oro di un Bowl NCAA, correva infatti l’anno 1996 quando l’università californiana si aggiudicò l’ultima finale della sua gloriosa storia, vincendo il Sun Bowl con un secco 38-0 su Michigan State; da allora tre qualificazioni e altrettante sconfitte, nel biennio 2000-2001 rispettivamente contro Wisconsin, nel Rose Bowl, e contro Georgia Tech, Seattle Bowl, e l’anno passato ancora nel Sun Bowl, dove vennero battuti di 4 punti, 31 a 27, dagli Okalhoma Sooners, freschi vincitori del Fiesta Bowl.

Stanford festeggia con le arancie, l'Orange Bowl 2011 è suo.

Con 3 sconfitte sul groppone i ragazzi di coach Jim Harbaugh, alla seconda partecipazione ad un Bowl in 4 anni a Stanford, si presentavano al Sun Life Stadium di Miami, Florida, con la voglia di invertire finalmente la rotta, ridando vigore ad un record che recitava 9 vittorie, 11 sconfitte, 1 pareggio, in 21 Bowl giocati nel corso della storia centenaria dei Cardinal in NCAA; una storia su cui potevano contare però anche i loro avversari, i Virginia Tech Hokies, alla ventitreesima finale in 118 anni di vita, diciottesima dell’era Frank Beamer, alla guida dell’università di Blacksburg da 23 stagioni.

Ventitrè anni in cui ha centrato 18 qualificazioni consecutive ai Bowl, perdendone 9 e vincendone 8, due dei quali vinti nelle ultime due stagioni, con un back-to-back a cavallo tra il 2008 e il 2009 nell’Orange Bowl e nel Chick-fil-A Bowl, partite in cui gli Hokies sono stati una presenza costante dal 2006 ad oggi, con due apparizioni a testa in entrambe prima di staccare il biglietto per questo Orange Bowl, con in  tasca il quarto titolo ACC della loro storia.

Due squadre blasonate insomma, due compagini tra le più solide e convincenti della stagione, guidati da due quarterbacks tra migliori della nazione e piene di talenti che, in prospettiva, sembrano avere le carte giuste per puntare con decisione al professionismo, un palcoscenico che vedrà certamente all’opera dalla stagione 2011 l’Hokie Tyrod Taylor, arrivato alla fine della carriera universitaria con 7,017 yards lanciate, 44 touchdowns e 20 intercetti all’attivo, e non si sa ancora se annovererà tra i nuovi talenti Andrew Luck, predestinato che con la divisa di Stanford ha mostrato di avere grandissime qualità, sicuramente superiori alla media di tanti coetanei, completando per 5,913 yards, 45 TD e 12 INT, in appena 2 anni da starter.

Mente finissima, abituata a guidare uno degli attacchi più complessi e articolati della NCAA, il numero 12 dei Cardinals non ha ancora deciso cosa fare da grande, indeciso tra tentare la carta della NFL oppure concludere la sua esperienza collegiale giocando il suo ultimo anno, quello da senior, in California, dove sembra orientato a rimanere anche per restare accanto alla sorella Mary Ellen, stellina della squadra di pallavolo; inutile dire che nella sua decisione finale dipenderà molto anche la scelta che farà coach Harbaugh, allenatore a cui il finalista dell’ultimo Heisman Trophy è legato a doppio filo, e con cui sembra condividere anche il desiderio di portare Stanford a giocarsi il BCS Bowl l’anno prossimo, una partita che, se i due decideranno di proseguire la loro avventura californiana, è decisamente alla portata di questo team, ancor più dopo le ottime cose fatte intravedere in Florida.

Nella mite serata di Miami, dopo un primo tempo zoppicante, la superiorità di Stanford è esplosa in maniera vigorosa e inarrestabile, portando i Cardinal ad un dominio assoluto della partita nei secondi 30 minuti, quando sono saliti in cattedra tutti i gioielli dell’università californiana, che capitanati dal solito Luck e dall’uomo ovunque, Owen Marecic, unico giocatore dell’intera FBS Division a giocare come starter sia in attacco che in difesa, dove ricopre rispettivamente i ruoli di fullback e linebackers, hanno inciso il nome dell’ateneo sul trofeo dell’Orange Bowl.

Orange che hanno iniziato come meglio non potevano, aprendo in due la difesa di Virginia Tech, presentatasi al Sun Life di Miami con degl’inediti caschi arancioni in onore delle arancie che danno il nome al bowl, con una corsa da 60 yards di Jeremy Stewart, che sfrutta i precisi ed efficaci blocchi dei suoi compagni d’attacco per regalare ai Cardinal il primo vantaggio del match; un vantaggio con cui riescono a chiudere il primo quarto, grazie all’abilità del reparto difensivo, capace di imbrigliare l’ottimo Taylor costringendolo a rimanere costantemente nella tasca, e quindi non sfruttare le sue grandissime doti atletiche, con blitz ripetuti e fastidiosi, quasi sempre portati dai defensive backs, che partendo da lontano, risultavano quasi imprendibili per gli uomini di linea.

Così facendo, la difesa allenata da Vic Fangio ha messo in serissima difficoltà l’attacco di Virginia Tech, che non mette punti a tabellone nei primi quindici, lasciando l’incombenza al reparto arretrato, che a poco dalla fine del first quarter mette a segno una safety grazie ad una buonissima giocata di Antoine Hopkins, end degli Hokies che stoppa il lancio di Luck reindirizzandolo verso l’endzone di Stanford, dove viene ricevuto dall’offensive lineman Derek Hall, che inginocchiandosi regala due punti agli avversari.

Avversari che, nonostante fatichino a macinare yards in attacco, riescono comunque a mettere la freccia e superare i Cardinal, e lo fanno grazie alle invenzioni di Tyrod Taylor, che sembra essere l’unico a capirci davvero qualcosa in un reparto offensivo che continua a giocare con approssimazione e non trovare mai i tempi giusti; il QB numero 5 tira fuori dal cilindro una giocata magica, che esalta i fans degli Hokies scesi a Miami, e dopo aver finto una corsa si stoppa a pochi passi dalla sideline, finge di ritornare sui suoi passi, poi di ripartire nella direzione opposta, prima di indietreggiare nuovamente e far partire un missile diretto in endzone, dove viene ricevuto per i primi 7 punti della partita di VT da David Wilson.

Dopo la grande giocata, curioso siparietto tra lo stesso QB e il coach avversario, Jim Harbaugh, al quale Taylor chiede se, muovendosi a ridosso della sideline, prima di lanciare fosse uscito fuori con il piede, invalidando lo spettacolare touchdowns appena realizzato; con grande sportività, l’allenatore dei Cardinal fa segno di no, meritandosi il ringraziamento da parte dell’avversario, con tanto di stretta di mano a fine partita, e l’applauso di tutti gli spettatori che hanno avuto la fortuna di assistere alla scena, dalla quale, ancora una volta, si evince quanto sia lontano la cultura sportiva americana da quella del vecchio continente, dove la maggior parte delle volte, l’astuzia, la malizia, la furbizia, la fanno da padrone.

Che sia stata solo sportività o che sia anche stata la consapevolezza di essere superiori, comunque sia, Stanford riparte subito con il piede ben piantato sull’acceleratore e in nemmeno 4 minuti confenziona il drive del nuovo sorpasso, impreziosito da due big play in rapida successione che mettono alle corde Virginia Tech, prima con una corsa di Jeremy Stewart, che apre nuovamente in due la difesa avversaria piazzando un guadagno da 26 yards che lo porta sulle 27 degli Hokies, e poi con un lancio perfetto di Andrew Luck, che realizza il primo TD pass, 25 yards, della sua partita trovando Zach Ertz tutto solo a ridosso dell’endzone, per la segnatura che anticipa il primo errore della partita del kicker Nate Whitaker.

Dopo il TD del 13-9 Luck avrebbe la possibilità di premere ulteriormente sull’acceleratore, ma dopo essere rientrato in possesso del pallone a seguito di un terzo e fuori di Virginia Tech, si fa pizzicare da Jairon Hosley, che mette a segno il nono intercetto della stagione riconsegnando l’ovale al proprio attacco; reparto che fatica come al solito a risalire il campo e che si arena, dando il via ad una serie di three & out interrotta solo dall’ultimo drive degli Hokies, che prima dell’Halftime riescono ad arrivare in posizione da Field Goal grazie ad altre due invenzioni di Taylor, che prima corre per 19 yards conquistando un importantissimo primo down, e poi confeziona un lancio da 32 yds per Jarrett Boykin che permette a Chris Hazley di trasformare un calcio da 37 yards, mettendo a segno i 3 punti che porta VT ad un solo punto da Stanford, andando all’intervallo sul 12 a 13.

Al rientro in campo i piccoli errori e indecisioni dei Cardinal che avevano permesso agli Hokies di rimanere in partita per 30 minuti spariscono di colpo, e tanto la difesa quanto l’attacco cominciano a serrare le fila, lasciando sempre meno campo agli avversari e creando nelle loro teste una costante confusione, soprattutto a causa dei continui spostamenti e cambi di formazione che vengono operati dai reparti quando gli uomini sono già piazzati sulla linea di scrimmage, in attesa di dare il via al prossimo gioco; in difesa con i blitz e in attacco con le infinite varianti che offre il playbook offensivo di Stanford, i ragazzi di Harbaugh imbrigliano definitivamente quelli di Beamer.

Dopo l’ennesimo drive inconcludente di Virginia Tech, Luck decide di salire definitivamente in cattedra e mostrare ai presenti tutto il suo valore, dando il via ad una serie che prima rischia di interrompersi bruscamente a causa di un nuovo intercetto messo a segno dalla difesa degli Hokies ma che poi trova ritmo e guadagni, arrivando con 4 completi conscutivi a poche yards dall’endzone avversaria; endzone che viene perforata grazie alla corsa da 1 yards di Owen Marecic, che al terzo tentativo, dopo quelli falliti da lui stesso e da Stepfan Taylor, riesce a superare il muro della goal line defense.

Un nuovo errore di Whitaker, che calcia fuori l’extra point, non permette però ai Cardinal di ottenere un vantaggio abbastanza tranquillo, limitandosi a 7 punti, 19 a 12, che equivalgono ad una meta; segnatura che però non riescono a trovare gli Hokies, con il solito Taylor che, nel tentativo di mettere ordine, si fa intercettare da Delano Howell ad appena 3 yards dall’endzone di Stanford, trasformando un potenziale scoring drive nel primo, sanguinoso, turnover della partita.

Il pallone perso diventa infatti parecchio indigesto per Virginia Tech qualche istante più tardi, quando nel giro di due soli giochi i californiani mettono a tabellone altri 7 punti; una corsa fenomenale da 56 yds di Stepfan Taylor, runner che ha davanti un roseo futuro, apre in due la difesa degli Hokies, che ancora stordita viene definitivamente annichilita da Luck qualche secondo dopo, quando il numero 12 la colpisce confezionando un passaggio da 41 yards per Coby Fleener, che si fa trovare puntuale all’appuntamento con l’ovale dopo essere scivolato agevolmente dietro le maglie dei difensori avversari.

Il doppio vantaggio trovato nel corso del terzo quarto permette a Stanford di volare sulle ali dell’entusiasmo e di continuare a tenere sulle spine la formazione allenata da Beamer, che si arena nuovamente consegnando ancora una volta il pallone a Luck e compagni, che in apertura dell’ultimo periodo trovano la strada per raggiungere per la quinta volta l’endzone di VT; questa volta la segnatura è decisamente meno immediata, e dopo aver cercato di muovere la palla a terra facendo accorciare la difesa, il quarterback decide di colpirla sul profondo trovando liberissimo il solito Fleener, che va a segno piazzando una ricezione da 58 yards dopo essersi liberato in prossimità della sideline sul lato destro.

Confusi, amareggiati per una partita ormai ampiamente dominata dagli avversari, gli Hokies cominciano a dare segni di nervosismo e continuano a combinare poco sia in difesa che in attacco, dove ancora una volta gli uomini di linea si perdono i difensori di Stanford e concedono un sack chilometrico a Alex Debniak, che inchioda Tyrod Taylor sulle proprie 37 dopo una perdita di 16 yards che getta nello sconforto più completo il numero 5, tanto che mentre rientra mestamente in panchina chiede al coach se i bloccatori, nell’azione precedente, erano in campo.

Umore decisamente opposto sull’altra sideline, dove Luck si appresta a guidare un altro drive vincente di Stanford, che si presenta sul terreno di gioco con la ferma convinzione di confondere ancora più le idee ai ragazzi allenati da coach Bud Foster, costretto ancora una volta a confrontarsi con i repentini cambi di posizione dei giocatori offensivi dei Cardinal, che in un’occasione arrivano addirittura a spostare completamente la linea di scrimmage prima dello snap.

Spostamenti repentini, allineamenti che cambiano, e motion che fungono da ciliegina sulla torta per impedire agli Hokies di capirci qualcosa, tanto che dopo un’altra corsa da 34 yards di Stepfan Taylor, Stanford va nuovamente a segno confezionando l’azione fotocopia con cui avevano aperto le segnature dopo l’intervallo, con il numero 12 che riceve la palla dal centro e la spara tra le mani di Fleener, che si fa trovare ancora una volta libero dietro le maglie dei difensori avversari e prontissimo a raggiungere l’endzone per il TD pass da 38 yards che chiude definitivamente il match, assestando il punteggio sul 40 a 12 finale.

Negli ultimi minuti infatti Virginia Tech non riesce più a segnare nonostante abbia tra le mani per due volte l’ovale, mentre l’università della California ne approfitta per mandare in campo Josh Nunes, quarterback di riserva che ha un solo passaggio completato all’attivo in stagione e che potrà raccontare un domani ai nipotini di aver vestito la maglia di Stanford nel giorno in cui i Cardinal sono tornai a scrivere il loro nome tra i vincitori dei BCS Bowls.

Grandi protagonisti della partita oltre all’ottimo Andrew Luck, che conclude con 18 su 23 per 287 yards, 4 TD e 1 INT, il sophomore linebacker Shayne Skov, leading tackler dei Cardinal con 12 placcaggi e 3.0 sacks all’attivo, e i già citati Coby Fleener e Owen Marecic, che chiudono la loro partecipazione all’Orange Bowl lasciando un segno indelebile sul match; il primo ricevendo 3 passaggi da TD, e il secondo totalizzando 6 tackles, 1.0 sack, 4 yards corse e 1 TD dopo essere stato presente sul campo nella maggior parte dei giochi della partita.

Una partita in cui, inspiegabilmente, sono mancati i runner di Virginia Tech, con Darren Evans fermo a 37 yards e Ryan Williams limitato ad appena 4 portate per altrettante yards; l’unico che è riuscito a combinare qualcosa è stato Tyrod Taylor, che senza i tanti sacks subiti avrebbe probabilmente accumulato ben più delle 22 yards in 16 portate totalizzate a fine match, a cui vanno ovviamente aggiunti i 16 passaggi completati su 31 per 222 yds, 1 TD e 1 INT, a dimostrazione di una prestazione che, nonostante il risultato, rimane ampiamente positiva anche in vista della sua presenza al prossimo Draft NFL.

NFL che, in attesa di scoprire se Harbaugh e Luck entreranno a far parte del mondo professionistico già nel 2011, ha potuto ammirare diversi talenti in grado di fare il grande salto nel prossimo futuro; un futuro che, per molti di loro, sembra già spianato.

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