Tutti noi amanti della palla a spicchi ci siamo appassionati alla sua storia. Probabilmente perché ha vissuto il sogno di ogni essere umano che pratichi o quantomeno ami il fantastico sport del basket: giocare in uno dei college più importanti degli USA(Ohio State), e vivere quella magica atmosfera che circonda il mondo del basket collegiale.

Il protagonista di questa storia non può che essere il riccioluto Amedeo Della Valle. Figlio d’arte(il padre, Carlo Della Valle, anche lui cestista tra gli anni ’70 e ‘80) nasce ad Alba nel 1993.

Cresce nelle giovanili della Junior Casale di Monferrato, riuscendo ad esordire a  17 anni in Legadue nella partita contro Latina. La svolta della sua giovane carriera avviene nell’estate del 2011: viene convocato nella Nazionale Under  18 per gli Europei di categoria che si tengono a Wroclaw.

Gioca alla grande viaggiando a oltre 20 punti di media (l’unico di tutto l’Europeo) e tirando con percentuali di tutto rispetto (59% da 2 e 57% da 3). Micheal Peck, coach alla Findley Prep. High School lo nota e fa di tutto per portarlo oltreoceano: dopo l’Europeo, gli viene offerta una borsa di studio.

Amedeo non si lascia scappare l’occasione della vita e vola in direzione Henderson (vicino a Las Vegas). Nella sua unica stagione nel deserto del Nevada, il ragazzo di Alba riesce a battere il record di tiri da 3 in una sola stagione della Findlay Prep. (66), detenuto fino ad allora da Cory Joseph (ora in forza agli Spurs).

Alcuni tra gli atenei più importanti del paese (Ohio State, Michigan, Gonzaga, Texas A&M e Arizona) gli hanno messo gli occhi addosso. Amedeo prende tempo, perché sa che la scelta dell’Università è importante, visto che negli States l’NCAA (il campionato collegiale) è l’ideale trampolino di lancio verso la NBA.

Il 21 aprile 2012, in diretta su Sky,annuncia la sua decisione: andare alla Ohio State University per vestire la casacca dei Buckeyes.

Nel suo anno da freshman trova poco spazio: gioca solo 15 partite su 37 totali disputate dalla sua squadra, 7.2 minuti a partita, mettendo a referto 2.5 punti a partita (con il 38.5% da 3, vera specialità della casa) prendendo in tutto 32 tiri dal campo durante il suo impiego (veramente poco…).

Il ragazzo non risponde al prototipo di giocatore made in USA. Infatti ha problemi soprattutto in difesa dove patisce l’eccessivo atletismo dei suoi pari-ruolo (guardia) americani. Ma per sua fortuna, a render giustizia al suo talento arrivano gli Europei U20 disputati in Estonia l’estate scorsa.

L’Italia arriva in finale, dove battendo la Lettonia si aggiudica il titolo. Amedeo  gioca da protagonista assoluto,dimostrando un talento cristallino, prendendo per mano gli Azzurrini nei momenti difficili e guidandoli alla vittoria.

Grazie alle sue grandi prestazioni (una su tutte, i 27 punti nella bellissima partita contro la Spagna) si aggiudica il titolo di MVP della manifestazione.

Il ragazzo in Europa, con i pari età, fa un figurone… ma negli States continua ad essere limitato. Infatti anche nel suo secondo anno universitario non riesce ad esplodere.

I minuti di gioco aumentano, ma continuano a non rendergli giustizia: gioca 11.9 minuti a partita, piazzando 4.0 punti con percentuali non propriamente eccelse (34.7% dal campo, con il 32.4% dietro la linea dei 3 punti).

Ohio State dopo una stagione altalenante (record di 25-10) arriva al torneo Ncaa con il seed numero 6; a sorpresa, però, viene eliminata al 2° Round del South Regional dai Dayton Flyers.

In quella che si rivelerà la sua ultima partita a livello universitario, Della Valle giocherà solo 5 minuti non mettendo a referto punti. Dopo 3 anni (1 alla Findley Prep. e 2 a Ohio State) si chiude (per ora…) l’avventura negli States. Dopo pochi giorni dall’eliminazione dei Buckeyes, annuncia infatti di voler tornare in Italia e iniziare la carriera da Pro.

Dovendo tracciare un bilancio dei suoi 2 anni al college c’è da dire che Amedeo non ha brillato, forse perché non è riuscito ad adattarsi al basket stelle e strisce, forse perché nel suo ruolo negli States c’è sovrabbondanza.

Ad Ohio State era arrivato per affinare il suo tiro perimetrale e metterlo al servizio della squadra: a mio modo di vedere un errore… un ragazzo di 20 anni che entra in campo solo per piazzarsi sulla linea dei 3 punti, aspettando lo scarico di un compagno, è sprecato. Non si può pensare di diventare specialisti in qualcosa a quest’età.

A questa cosa ci si aggiunge uno scarso impiego (infatti nella sua avventura ai Buckeyes raramente gli è stato concesso spazio a sufficienza per poter dimostrare fino a fondo il suo potenziale) e una difesa non propriamente all’altezza degli standard USA (Amedeo  ha sempre ammesso che avrebbe dovuto lavorare sulle gambe per riuscire a tenere in difesa).

Ma allora, c’è del buono nella sua esperienza al college? Certo che si. Il ragazzo rispetto a 3 anni fa è maturato, e questa esperienza lo ha aiutato a crescere, sia come giocatore che come persona.

Ora, dopo la parentesi Americana, ha deciso di iniziare la carriera da professionista  in Italia. Ad accoglierlo nel Bel Paese, c’è la Grissin Bon di Reggio Emilia.

A mio modo di vedere il giovane piemontese ha fatto la scelta giusta. Qui, nel Vecchio Continente, troverà la sua dimensione; troverà un basket che di più gli si addice, un basket non fatto solo di atletismo, ma soprattutto di tecnica e intelligenza.

Finalmente potrà dimostrare il suo reale valore, dando uno schiaffo morale a chi Oltreoceano non ha creduto abbastanza in lui.

 

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