Arizona, Syracuse e Ohio State ai primi tre posti del ranking. Il segreto? Non è un mistero, le tre squadre hanno costruito i loro successi di inizio stagione partendo dalla difesa.

Ai più attenti però dovrebbe essersi alzato un sopracciglio. La difesa a zona di Syracuse piena di trap è nota, le pressione sulla palla a metà campo di Ohio State è ormai proverbiale, ma Arizona? Ecco, Arizona quest’anno ha abbinato a un attacco che resta ad alti livelli, una difesa molto più efficace.

TJ McConnell (Arizona)

TJ McConnell (Arizona)

Il dato evidente è che la squadra è ricca di talento, primo tra i quali il freshman delle meraviglie Aaron Gordon, ma il dubbio a inizio stagione era che fosse troppo inesperta. Non è piena di giovani al primo anno come Kansas o Kentucky, ma l’unico punto di riferimento vero era Nick Johnson (che resta il miglior marcatore della squadra). La domanda era: basterà? La risposta finora è stata sì, per tre motivi.

Chi era in squadra l’anno scorso ha migliorato singolarmente le sue prestazioni, i nuovi innesti non hanno deluso le aspettative e anzi in alcuni casi sono stati una versa sorpresa (come TJ McConnell di cui parliamo più avanti) e infine, il dato forse più importante e quello da cui siamo partiti: la squadra difende.

Brandon Ashley (Arizona)

Brandon Ashley (Arizona)

Qualche numero. L’anno scorso Arizona concedeva 63,6 punti in media agli avversari diventati 59,1 in questa prima fase di stagione. Ancora più importante l’anno scorso la squadra allenata da coach Sean Miller concedeva agli avversari una percentuale reale dal campo del 46,6% (84esima nella Ncaa), passata quest’anno al 41,8% (ottava assoluta). La percentuale effettiva è quella che tiene conto dell’incidenza del tiro da 3 e il miglioramento in questa voce statistica testimonia che la difesa sul perimetro è molto evoluta.

Il motivo? Due fattori: l’arrivo di un giocatore intelligente come McConnell e la presenza di intimidatori in area. Detto in maniera semplice: i piccoli avversari vengono marcati molto più da vicino (e quindi sono meno pericolosi al tiro) perché in caso di penetrazione la presenza in primis di Gordon ma anche di Kaleb Tarczewski e Brandon Ashley protegge l’area. Insomma, quello che dovrebbe fare (ma che non riesce) anche Kentucky.

Aaron Gordon (Arizona)

Aaron Gordon (Arizona)

Veniamo ai singoli. Aaron Gordon, una super ala grande atletica di 2,05, sta confermando quanto di buono si diceva di lui: mai sopra le righe sia nell’atteggiamento sia nelle scelte di tiro, piedi velocissimi, braccia lunghe ed elevazione smisurata ma anche applicazione difensiva. Il risultato è che, senza risultare mai ingombrante, Gordon sta disputando una stagione da 12,1 punti e 8,2 rimbalzi e 1,5 assist a partita. E occhio perché la sensazione è che Gordon sia in rampa di lancio, destinato a prendere le misure piano piano con il mondo del college.

Rondae Hollis-Jefferson (Arizona)

Rondae Hollis-Jefferson (Arizona)

Gordon non gioca da solo. Nel suo grande inizio di stagione Arizona ha potuto contare anche sulla crescita evidente di Ashley (ala grande di 2,03), che gioca gli stessi possessi dello scorso anno ma ha migliorato notevolmente la sua capacità offensiva risultando pericoloso anche con il piazzato dalla media distanza. Nella classifica per percentuale reale dal campo Ashley è l’unico dei Wildcats fra i primi 100.

Molto solido anche il contributo di un talento fisico a tratti incontenibile, il freshman Rondae Hollis-Jefferson, un all-around di 2 metri che nel rating offensivo stilato da Kenpom (una classifica basata su un calcolo abbastanza complicato) è il primo di tutta Arizona e che dopo il centro Tarczewski (anche lui molto migliorato rispetto all’anno scorso) è quello che attacca più il ferro di tutti i compagni.

Nick Johnson (Arizona)

Nick Johnson (Arizona)

Le due chiavi che completano l’attacco di Arizona sono Johnson, il perno di tutto il sistema offensivo, capace di segnare da 3 come in penetrazione e il junior McConnell, play d’altri tempi transfer da Duquesne che nel sistema dei Wildcats si è inserito alla perfezione, non essendo una prima punta offensiva, ma avendo invece la capacità di innescare e dare ritmo (6,5 assist a partita) alle tante frecce all’arco di Arizona.

McConnell è già comparso nella rubrica promossi/bocciati per la super prestazione contro Duke, ma sta mostrando una continuità insospettabile. Di sicuro non ha il talento offensivo che aveva l’anno scorso Mark Lyons, ma la sua presenza ha dato stabilità ed equilibrio all’attacco di Arizona.

Alla luce di quanto visto e considerata la crescita costante del gruppo è difficile pensare ad Arizona come ad un bluff e anzi la squadra allenata da Miller sembra una valida candidata per una lunga corsa nel torneo Ncaa.

Va detto che anche i Wildcats hanno qualche tallone d’Achille. In primis i tiri liberi (che non sono la specialità della casa di Gordon), e poi una panchina corta soprattutto nel settore dei piccoli, che può diventare un grosso problema perché Gabe York e Jordin Mayes non sono all’altezza dei titolari. Intanto però, dopo la vittoria in rimonta su Michigan, Arizona resta imbattuta e si gode una striscia di 11 partite vinte consecutive oltre alla (meritata) posizione n° 1 del ranking AP.

Da www.ncaabasket.net (Twitter: @ncaabasketnet)

One thought on “Arizona numero uno: attacco stellare e difesa da prime della classe

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