Rientro col botto per Ryan Kelly, e i Blue Devils volano...

Rientro col botto per Ryan Kelly, e i Blue Devils volano…

Il week end di college basket del 2-3 marzo è stato sicuramente caratterizzato da grandi prestazioni individuali. Da quella di Ryan Kelly di Duke, a quella di Ben McLemore di Kansas fino a quella di Doug McDermott di Creighton.

L’ala di Duke ha scelto la maniera migliore per farsi notare. Rientrava dopo un infortunio che l’ha tenuto fuori squadra per settimane ed è stato accolto con un’ovazione al Cameroon Indoor Stadium. Per ringraziare, Kelly ha messo a segno il suo career-high a 36 punti con uno show dalla lunga distanza (7-9), il tutto nella partita di cartello della settimana: Duke-Miami, finita  79-76.

Una partita che Duke ha vinto, ma che Miami non ha perso. Anzi, se si considera che per battere (in casa) Miami è servita una prestazione memorabile di Kelly (e praticamente il 50% da 3 di squadra) il tutto potrebbe essere un segno più brutto che buono per Duke.

I Blue Devils rimangono un team completo e talentuoso e hanno forse nella panchina corta il loro unico difetto (come molte grandi squadre quest’anno). Tornando alla gara, Miami è sempre stata avanti, anche se di poco, prima di essere ricacciata indietro a metà del secondo tempo dai colpi di Kelly. A quel punto Duke ha controllato il match nonostante un tentativo di recupero finale degli Hurricanes.

L’impressione è che Miami sia comunque una bella squadra, altrettanto compatta e completa. Reggie Johnson ha bucato completamente la partita, ma Shane Larkin, Durand Scott e Kenny Kadji in alcuni momenti l’hanno illuminata, anche se nel finale la palla è rimasta troppo nelle mani di Larkin. Per Duke Seth Curry assente, Mason Plumlee presente ma non brillante anche se concreto. La vera mano a Kelly l’ha data Quinn Cook, che sembra sempre meglio come finalizzatore che come organizzatore di gioco.

L’altra partita di cartello del sabato era Syracuse-Louisville, di tipo completamente diverso ma altrettanto avvincente. Partiamo dal finale, Louisville ha vinto 58-53 grazie a due sanguinosissime palle perse nel finale di Brandon Triche e solo adesso anche la Espn si è accorta che il ragazzo spesso è più una tassa che un uomo in campo per gli Orange. Il suo “buttarsi dentro che qualcosa succederà” fa sì che spesso quello che “succede” è che perda il pallone. Soprattutto se sfida difese arcigne come la match-up di coach Rick Pitino.

E così un paio di episodi hanno deciso una partita che fino ai minuti finali è stata equilibratissima, anche se per dirla in termini pugilistici, forse ai punti avrebbero comunque meritato i Cardinals. La zona 2-3 di Syracuse come sempre ha addormentato la partita e per scardinarla Louisville ha utilizzato tre grimaldelli: Gorgui Dieng in mezzo all’area, presenza che ha costretto la zona a non allargare troppo le sue maglie, Russ Smith in penetrazione e Luke Hancock sul perimetro (4-5 da 3 punti). Il tutto con buona pace di Peyton Siva, che gli addetti ai lavori continuano a segnalare tra i migliori play della Ncaa, ma che litiga con i ferri di mezza America da troppe partite.

Syracuse ora si ritrova con la terza sconfitta consecutiva e la seconda di fila persa in casa (che non accadeva dai tempi in cui giocavano i brontosauri) e si deve molto battere il petto. Anche perché Michael Carter-Williams e CJ Fair sono due costanti positive e James Southerland nelle ultime partite ha elevato il suo rendimento. I problemi sono in parte sotto canestro (dove la coppia Rakeem Christmas-Baye Keita ha buoni muscoli, ma poco altro) e in Triche che ridendo e scherzando è spesso quello che si prende più tiri di tutti e che ancora più sovente gestisce tutti i palloni decisivi.

La terza partita di rilievo del week end era quella tra Michigan e Michigan State, finita 58-57. Il ritorno stabile nel quintetto di Michigan di Jordan Morgan è stato fondamentale per riportare equilibrio in difesa, ma è stato Trey Burke (reduce da una partita poco convincente) a incantare il Crisler Center.

Il play dei Wolverines nel finale punto a punto è stato protagonista sia in attacco sia in difesa dimostrando che al di là di skills e statistiche (che comunque sono dalla sua) è un vincente. Senza paragoni il confronto diretto (stravinto) con la star di Michigan State, Keith Appling.

Il play degli Spartans ancora una volta è sembrato confuso nei momenti chiave. In più coach Tom Izzo sta scontando un momento di forma negativo di Branden Dawson, scomparso settimane fa dai radar di Michigan State. Nelle fila di Michigan occhio a Mitch McGary, il centro freshman ancora una volta decisivo (2-2 dalla lunetta in un momento chiave).

La morale dopo queste tre partite di cartello è la stessa di una settimana fa e di quella precedente: quest’anno il college basket non ha una squadra leader. Secondo Joe Lunardi oggi le n°1 nel tabellone del torneo sarebbero Indiana, Gonzaga, Kansas e Georgetown e le rispettive n°2 sarebbero Duke, Miami, Michigan State e Louisville. Ma Michigan dopo l’ultima W potrebbe aver scombussolato di nuovo il bracket.

Detto della performance di Kelly, veniamo alle altre due. A Kansas McLemore ha battuto il record di Danny Manning per punti segnati da un freshman (36). E’ la seconda prestazione da record nell’arco di una settimana per i Jayhawks, dopo quella di Elijah Johnson (39 contro Iowa State). Partite così incredibili che le 9 stoppate di Jeff Whitey finiscono per passare come “normali”.

Quindi parliamo del record di McLemore? No, perché non è questione di QUANTI punti abbia segnato, ma di COME li abbia messi a referto. Non vedendolo coi propri occhi non ci si crederebbe, ma sembrava davvero Ray Allen, per scelte, pulizia ed esecuzione. Non ha sbagliato mai, o almeno questa era l’impressione a fine partita anche se il tabellino sostiene che 3 tiri (su 15) non siano entrati. Semplicemente incredibile.

Kansas è la squadra che di recente ha vinto una gara con un tiro in sospensione di Naadir Tharpe, in un’altra ha avuto Johnson che ne ha segnati 39, e nell’ultima McLemore con 36, il tutto considerando che hanno uno dei migliori centri del college sui due lati del campo. Insomma, ad oggi sembrano più da Final Four di molte altre big.

Altra partita altra performance incredibile. Se siete dei coach e avete un giovane cui volete insegnare i movimenti offensivi potreste non acquistare un dvd, ma fargli vedere la gara disputata da McDermott in Creighton-Wichita State.

Primo possesso del match: post basso, rumba-Olajuwon e canestro.

Secondo possesso: partenza a destra e arresto e tiro dal palleggio tra 5-6 metri.

Terzo possesso: partenza  a sinistra, ed entrata in sottomano con contatto non fischiato.

Quarto possesso (sembrava un film della Disney): post medio, virata, passo di incrocio e canestro più fallo.

A quel punto il tabellone recitava McDermott 9 contro Wichita State 4. La sua squadra galvanizzata ha pensato di non dargli la palla le due azioni successive. Scempio. Possesso dopo: tripla segnata da McDermott sullo scarico. Ed è andata così per tutto il match: quando McDermott era in panchina Wichita St recuperava, poi lui rientrava e i suoi tornavano sopra.

Ha chiuso con 41 punti: 15-18 dal campo, 10-10 da 2, 5-8 da 3 con 6-6 ai liberi e 6 rimbalzi. E Wichita State non è per nulla una squadra materasso, anzi. Al draft potrebbe essere un furto.

Ovviamente ci sono state tante altre partite nel week end, che proviamo a riassumere.

Cody Zeller ha trascinato Indiana mostrando più grinta e meno flopping (che le recenti polemiche sulla simulazione di falli abbiano influito?). Gonzaga ha vinto a mani basse contro Portland e per la prima volta nella sua storia è diventata la n° 1 del ranking. Ma diciamocelo: non è nemmeno stata una partita nel corsod ella satgione non ha quasi mai affrontato avversarie di livello.

Georgetown non si ferma più ed è a 11 W consecutive, Florida ha faticato più del previsto per avere la meglio di Alabama (vinta nel finale), un buzzer beater ha dato la vittoria in trasferta a Kansas State contro Baylor (delusione quest’anno). Kabongo non ha replicato la performance contro Oklahoma e Oklahoma State ha vinto meritatamente (peraltro con Marcus Smart non chiamato agli straordinari).

Cincinnati ce l’ha fatta per un pelo contro Connecticut, ma resta un po’ in crisi e Akron ha interrotto la sua striscia di 19 vittorie consecutive perdendo una brutta gara contro Buffalo. Nella gara delle spingardate tra Georgia e Tennessee, Kentavious Caldwell-Pope (25 pt) ne segna meno di Jordan McRae (35) ma i Bulldogs arrestano la mini-striscia (e il buon momento) di Tennessee. KCP gode di abbastanza considerazione in vista del draft, ma non sembra abbia le stimmate del fuoriclasse.

Wisconsin ha perso in casa contro una tenace Purdue, ma è la difesa dei Badgers che non è stata all’altezza della sua fama. Pittsburgh si conferma una delle squadre più sottovalutate del college battendo Villanova.

Degna di nota infine la gara tra Virginia Commonwealth e Butler con VCU che ha aggredito i Bulldogs come non si vedeva dai tempi della Kentucky allenata da Rick Pitino. Davvero incredibili e una mina vagante nel torneo.  Per quanto riguarda le grandi squadre “on the bubble”, ovvero UCLA, North Carolina e Kentucky… salgono  i Bruins, stabili i tar heels e scendono i Wildcats.

Da www.ncaabasket.net (Twitter: @NcaaBasketNet)

 

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