Syracuse ha avuto vita dura contro UNC-Asheville

Tutto regolare nella parte alta del East seed dove le “grandi”, facendo più o meno fatica, sono riuscite tutta passare il turno.

La partita tra Wisconsin (4) e Montana (13) non è stata, per così dire, delle più equilibrate, come si capisce chiaramente dal punteggio finale (73-49 a favore dei Badgers). E dire che Montana veniva da una grandissima stagione, una delle migliori della sua storia, ed arrivava al Torneo con una striscia aperta di quattordici vittorie (record di ateneo).

Wisconsin, alla sua quattordicesima qualificazione consecutiva al Torneo NCAA, era però una montagna troppo alta da scalare: i Badgers, la miglior difesa della nazione a livello numerico (52.9 punti di media concessi) hanno triturato le resistenze dei Grizzlies, concedendo loro un misero 38% dal campo (29% nel secondo tempo), lasciandosi guidare in attacco da un Jordan Taylor in grande serata (17 punti con 6/10 dal campo e 8 rimbalzi).

Montana non ha quindi avuto speranze contro una squadra superiore da ogni punto di vista, praticamente infallibile al primo turno da quando è guidata da Bo Ryan (10-1 il record), il coach più vincente nella storia dell’ateneo.

Wisconsin nel secondo turno avrà sicuramente un test più probante, visto che se la dovrà vedere con Vanderbilt (5), che ha avuto ragione (79-70) di Harvard (12) in una sorta di scontro tra “secchioni” tra due atenei per i quali l’aspetto educativo è ancora estremamente importante.

Quella conquistata ieri è stata una vittoria fondamentale per Vanderbilt anche perché sfata la maledizione del torneo per i Commodores che, dopo essere stati eliminati al primo turno nel 2008, 2010 e 2011 (rispettivamente da Richmond, Murray State e Siena) avendo teste di serie alte, si erano guadagnati la non invidiabile fama di essere una squadra a serio rischio upset.

Che il peso fosse importante è stato evidente nei primi minuti di gara, quando Vanderbilt sembrava non azzeccarne una: dopo qualche tentennamento i seniors dei Commodores hanno però preso in mano la partita, piazzando un 17-6 che ha chiuso di fatto i giochi già nel primo tempo, nonostante un recupero degli avversari nel finale.

A conferma della tensione che accompagnava la partita sono arrivate anache le parole di Brad Tinsley: “Significa molto per noi senior, alla nostra ultima apparizione al Torneo NCAA, poterci togliere questa scimmia dalla spalla. Significa molto per noi veterani, per i coach e per il programma”.

La partita è stata molto meno equilibrata di quanto non lasci intendere il punteggio finale: Harvard (alla sua prima apprizione al Torneo dal 1946), una volta che i suoi avversari hanno preso ritmo, ha opposto poca resistenza, rimanendo per lunga parte della gara in doppia cifra di svantaggio.

In un’altra partita della notte Syracuse, numero uno del seed, ha dovuto faticare le proverbiali sette camice per avere ragione di UNC-Asheville (16) e di conseguenza per non diventare la prima numero uno ad essere eliminata da una testa di serie numero sedici (72-65 il risultato finale).

UNC-Asheville esce decisamente non onore dal Torneo, dopo una partita nella quale per lungo tempo è stata avanti e che non ha saputo chiudere nel finale. A fine gara il coach di Asheville, Eddie Biedenbach, non può non avere buone parole per i suoi: “Abbiamo dato tutto quello che avevamo, lottando fino alla fine. Questi ragazzi sono fantastici, e meritavano una sorte migliore”.

Se gli Orangemen di coach Boheim (che ha superato Bobby Knight, guadagnandosi il settimo posto nella classifica dei coach più vincenti ogni epoca) ce l’hanno fatta, devono ringraziare la loro freddezza nei minuti finali e un James Sutherland in grande spolvero nel secondo tempo, nel quale ha segnato tredici dei suoi quindici punti (a fine gara avrà anche raccolto otto rimbalzi e segnato tre delle cinque triple dei suoi).

I maligni (nonché buona parte dei 18.000 presenti al Consol Energy Center) potrebbero sostenere che anche gli arbitri hanno aiutato gli Orangemen, con tre fischiate generose nel finale. La partita si è decisa lì, nell’ultimo minuto, quando UNC-Asheville era sotto di tre ma non è riuscita a chiudere la rimonta, segnando un solo canestro nei sessanta secondi finali, mentre Syracuse chiudeva la gara dalla lunetta.

Di sicuro l’assenza per motivi accademici del loro centro Feb Melo ha influito sulle possibilità degli Orangemen, limitati da una difesa a zona 2-3 che in teoria dovrebbero conoscere a memoria, visto che il loro coach la usa da sempre.

Jim Boheim però a fine gara non cerca scuse per l’assenza del suo centro titolare: “Il fatto che questa partita sia stata combattuta non ha niente, niente a che vedere con la nostra posizione di centro”, dimostrandosi risentito per le allusioni riguardanti l’arbitraggio favorevole e la fortuna: “Non credo che la fortuna c’entri nella nostra vittoria. Penso che abbia vinto la miglior squadra”.

Nel secondo turno Syracuse si troverà contro Kansas State (8), che ha avuto ragione di misura (70-64) di Southern Miss (9), alla sua prima apparizione al Torneo da ventuno anni (e terza in totale da quando è arrivata in Division I nella stagione 1972/73).

I Golden Eagles sono andati vicini alla vittoria, tanto che ancora a tre minuti dalla fine della gara erano sotto solo di tre (52-49), ma hanno poi subito, negli ultimi centotrenta secondi della partita, il risveglio di Angel Rodiguez. Praticamente nullo fino a quel momento, il freshmen di Kansas State ha scelto il momento più importante per segnare sette dei suoi tredici punti finali, con cinque liberi nell’ultimo minuto che hanno permesso ai suoi di mettere in ghiaccio la partita.

Gli ultimi due minuti di Rodriguez hanno in un certo messo in secondo piano le ottime prove di Rodney McGruder (fondamentale per tenere i suoi in partita nel primo tempo) e Jordan Henriquez, autori rispettivamente di trenta e quindici punti.

A fine gara coach Frank Martin gongolava soddisfatto non solo del livello raggiunto dal suo programma (Kansas State è alla quarta apparizione al torneo in cinque anni e al terzo passaggio consecutivo al terzo turno) ma anche per la prova del suo giovane play: “Non è che mi fido di lui quando mancano dieci minuti e non mi fido quando ne mancano due. Ho un’estrema fiducia in lui (Rodriguez), è per quello che l’avete visto in campo nei momenti decisivi a fare le giocate che ha fatto”.

Southern Miss quindi se ne va a casa con l’onore delle armi, probabilmente scottata dall’impatto con il torneo, come ha sostenuto anche il coach Eustachy: “Non abbiamo eseguito come dovevamo, in particolare nei momenti decisivi”.

Poche sorprese quindi per il momento in questa parte del tabellone ma non temete, siamo appena all’inizio.

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