Tommy Amaker, coach della sorprendente Harvard

    • Il weekend è partito nel migliore dei modi con la sfida tra Syracuse e Florida, dove gli Orangemen di Boeheim sono usciti vincitori al termine di una partita molto bella e che per loro significava molto, se pensiamo alla settimana passata sotto i riflettori a causa delle accuse all’assistant coach Bernie Fine.
      Tornando al lato tecnico, mi ha fatto piacere vedere i passi avanti di Scoop Jardine in regia, mi ha fatto piacere vedere che Fab Melo non è più quell’oggetto indecifrabile dello scorso anno (anche se ora sembra ci sia cascato Rakeem Christmas nel solito trattamento) e mi ha fatto piacere vedere i lampi di talento di Kris Joseph. Niente però mi toglie dalla testa che la famigerata zona 2-3 di Jim Boeheim sia tanto precisa ed attuata bene quanto limitante per i sogni di gloria di Syracuse. Non a caso negli anni passati nei momenti di difficoltà in cui la zona faceva acqua mai è stato trovato un rimedio e non a caso l’unica vittoria Ncaa è arrivata quando in attacco c’era un giocatore immarcabile per quel livello di gioco come Carmelo Anthony. Sono i soliti ragionamenti che faccio tutti gli anni ed è per questo che nutro sempre qualche riserva nel mettere gli Orangemen tra i favoriti.
      Per quanto riguarda invece Florida, a mio modo di vedere hanno fatto il possibile per portarla a casa, ma dall’altra parte c’era da vincerla emotivamente ed inoltre l’assenza di Erik Murphy, che sarebbe stato perfetto per attaccare la 2-3 con il suo gioco inside-out, ha pesato non poco affidandosi ad un frontcourt composto da Patric Young e dal francese Yeguete, portatori sani di intangibles ma poco propensi alla lettura degli spazi. Non bene Beal (anche se va a rimbalzo con un senso del pallone incredibile), mentre Boynton e Walker hanno fatto la parte dei leader fino in fondo, giocando anche una bella pallacanestro. Sì, anche Walker.

 

    • Non contenti di questa partita, il giorno dopo il calendario ci ha regalato North Carolina a far visita ai rivali di Kentucky, in un sfida che a vedere il talento in campo sembrava avere molto poco a che fare con il College Basketball.
      Una gara meravigliosa contraddistinta da ritmi alti, giocate spettacolari e tanta tensione durata fino all’ultima azione, quando il tanto celebrato Anthony Davis, dopo una prova sottotono, ha rispedito al mittente il tiro di Tyler Zeller che avrebbe dato la vittoria ai Tar Heels e che invece ha sancito la seconda L in una settimana.
      E dire che per North Carolina la partita era iniziata nel migliore dei modi, con una grande precisione da dietro l’arco ed una presenza sotto i tabelloni importante dopo le brutte prove precedenti. Ma c’è da fare un applauso alla squadra costruita da Calipari, il quale ha congregato alla perfezione il talento di Davis, Teague (finora pessimo però), Jones e Lamb alla gran duttilità di giocatori quali Darius Miller e soprattutto Michael Kidd-Gilchrist, che dopo la partita ha visto il suo nome segnato e sottolineato sul taccuino di molti scout per il suo modo di abbinare al gran talento e potenziale una gran voglia di competere , la voglia di sporcarsi i gomiti ed un istinto pauroso per la giocata decisiva, su entrambi i lati del campo, indistintamente.
      Per North Carolina lampi di Harrison Barnes, e c’è ancora da capire perchè Roy Williams non lo sfrutta mai a pieno il gioco del ragazzo, che comunque sembra sempre non dare il massimo cercando pochissime volte quel ferro di cui avrebbe tutte le capacità per attaccarlo. Ma comunque basta con la continua palla a Zeller a metà campo, soprattutto quando hai un talento offensivo come Barnes, un passatore come Marshall e possibili aiuti in Henson, Strickland, Hairston e Bullock. E anche McAdoo, che però ora è molto indietro.

 

    • Chi invece sembra aver ingranato una marcia molto decisa sembra Missouri.
      Frank Haith sta facendo un grandissimo lavoro, cominciando dal non voler per forza rivoluzionare quello che lo scorso anno era il credo, ovvero la 40 minutes of hell di Mike Anderson, ovvero pallacanestro immediata, continua, aggressiva, quasi epilettica. Anzi, l’ha modellata: più palla sotto a Ratliffe a fare il vero motore della squadra con 4 schegge impazzite intorno, Denmon più decisivo con i palloni giusti, Phil Pressey domato in regia e una difesa che è sì asfissiante, a a metà campo, dando modo di contenere in qualche modo le energie.
      Ecco da dove arrivano i +40 a California, i +30 a Notre Dame e l’imbattibilità che si godono finora. Senza dimenticare che giocano senza Laurence Bowers.
      Ora vediamo se a Gennaio Haith evita pure lo schianto che di solito hanno i Tigers in quel periodo

 

    • Sempre per il capitolo Occhio alla sorpresa diamo uno sguardo anche a Marquette, che ha inflitto a Wisconsin la sconfitta casalinga numero 12 in 168 partite al Kohl Center.
      E Jae Crowder è pronto per entrare nei vostri cuori.

 

    • Capitolo infortuni con un ingresso di rilievo nella lista, quello di Jared Sullinger.
      Il centro di Ohio State e principale candidato per il premio di giocatore dell’anno soffriva già da un po’ di tempo di spasmi alla schiena ed ora è venuto fuori che potrebbe essere un aggravamento alla sua fascite plantare.
      Non si sa quali siano i tempi di recupero, ma sembra che questo infortunio non lo terrà al 100%, almeno per quest’anno.

 

    • Bella sorpresa lunedì nel ranking con la prima apparizione assoluta di Harvard con la numero 24.
      Anche loro imbattuti, reduci dalla vittoria del torneo delle Bahamas vincendo in finale contro UCF, vittoriosi anche con una ranked team come Florida State e ben allenati dal sempre ottimo Tommy Amaker, che ha costruito una squadra nel vero senso della parola con due presenze di spicco ma non ingombranti con Keith Wright e Kyle Casey.
      Nel momento in cui scrivo si apprestano a giocare nello sliding doors con Connecticut, visto che potevano incrociarsi nella finale di Nassau se gli Huskies non fossero stati abbattuti da Jordan & Co. (vedi il pezzo di settimana scorsa), ma anche una sconfitta non toglierebbe il fatto che al momento sono loro la sorpresa piĂą luminosa di questo inizio di stagione.

 

    • Il fatto sorprendente dell’ultimo punto è che con Harvard l’Ivy League ha una squadra nel rank, ovvero una in piĂą della Pacific-12.
      Infatti continua il brutto momento della Conference, e non solo nei risultati.
      Reeves Nelson infatti ha fatto definitivamente perdere la pazienza a Ben Howland che l’ha sospeso per un tempo indefinito, anche se c’è chi dice che l’esperienza di Nelson a UCLA sia conclusa.
      Anche ad Arizona i problemi del tanto atteso freshman Josiah Turner vengono a galla, e non solo a livello tecnico. Anche lui infatti è stato sospeso per l’importante partita con Florida per problemi comportamentali.
      E giusto per chiudere il cerchio Oregon, dopo aver accettato la richiesta di transfer di Jabari Brown, deve vedere anche quella dell’altro primo anno Bruce Barron. La domanda sorge sponatnea, non è che ad Oregon ci sono problemi di nonnismo?

 

  • Chiudo ritornando al secondo punto della rubrica.
    Kentucky-North Carolina aveva presenze importanti sugli spalti, a partire dall’onnipresente Ashley Judd super-tifosa dei Wildcats, per finire con alumni come Sheed Wallace. Tra questi anche il centro dei Kings DeMarcus Cousins e la guardai dei Wizards John Wall, che ha visto bene di presentarsi alla partita con degli occhiali inguardabili.
    No, non li ha tolti, li ha tenuti per tutta la partita.

 

One thought on “La sfida tra UK e UNC, la sorprendente Harvard e la Pac-12 in crisi

  1. i secchioni hanno imparato a giocare a basket, adesso davvero sono sicuro che tra un anno la profezia Maya si avvera! :D

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