L'esultanza dei ragazzi di Kentucky dopo la vittoria con UNC

Se la Final Four 2011 sarà ricordata come un’anomalia nella storia del torneo, il merito non sarà principalmente di Kentucky.

Quella del 2011, che inizia sabato, sarà infatti la prima, dal 1979 (prima ancora dell’espansione a sessantaquattro squadre, avvenuta nel 1985), nella quale non sarà presente né una testa di serie numero uno né una numero due, merito in particolare delle incredibili cavalcate di Butler e VCU.

I Wildcats sono, in comparazione, un ateneo troppo blasonato per essere considerato come una vera sorpresa ma, allo stesso tempo, non bisogna dimenticare come, non più tardi di due settimane fa, non fossero decisamente pronosticati a questi livelli. E questa Kentucky non era attesa a risultati di questo tipo non solo dagli osservatori interni, ma anche dal personale dell’ateneo.

A dimostrazione di ciò, basta prendere le parole, pronunciate subito dopo la vittoria di domenica nella finale del regional contro North Carolina, del presidente di Kentucky Lee Todd, che ha dichiarato: “Sapevo che (Calipari) stava costruendo per arrivare a questo punto, ma non pensavo che questo fosse l’anno buono”.

Ancora più sorpreso è sembrato lo stesso coach Calipari: “Credevo che il cammino per arrivare a questo punto fosse tropo difficile, che non solo avremmo dovuto giocare oltre il nostro livello, ma anche che alcune squadre dovessero essere battute”.

Kentucky è riuscita a trovare il bandolo della matassa proprio al momento giusto, al termine di una stagione che non è stata per niente semplice. A Gennaio e Febbraio, infatti, i loro problemi erano molto più importanti delle polemiche nate dopo la visita, domenica sera, fatta da Jay-Z negli spogliatoi dopo la vittoria.

I Wildcats, infatti, hanno perso tanto, chiudendo la SEC con un record di 10-6: nonostante la vittoria nel Torneo di Conference, tra l’altro, non avevano convinto più di tanto, ottenendo al torneo solo una testa di serie numero quattro, la più bassa per una squadra allenata da Calipari dal 2004.

Sembravano, in particolare, non riuscire a vincere i finali in volata: paradossale come nelle quattro gare del torneo, invece, Kentucky si sia dimostrata efficace come pochi nei momenti di massima pressione. E’ proprio grazie a questa freddezza nei momenti decisivi che i Wildcats hanno conquistato la partecipazione alla Final Four, dopo tredici anni di dolorosa astinenza per i numerosissimi fan di Kentucky.

I tifosi di Kentucky, oltre ad essere numerosissimi, sono anche decisamente particolari ed appassionati, soprattutto per gli standard americani. Li descrive bene Stacey Poole, un freshman che, essendo originario della Florida, non sapeva bene cosa aspettarsi: “Sanno tutto di te: da dove vien, dove hai fatto l’high school, la tua famiglia e ciò che più ami nella vita. Tutti pensano che questa attenzione disturbi, ma sono molto rispettosi”.

Sabato i Wildcats, insieme ai loro tifosi, faranno la loro tredicesima apparizione alle Final Four nella storia dell’ateneo: sette volte hanno vinto il titolo, la seconda squadra più vincente nella storia dell’NCAA.

In semifinale se la vedranno contro un’altra squadra di tradizione, che si è ripresa dopo una stagione, quella passata, al di sotto degli standard, conclusa con la partecipazione all’NIT: gli Huskies di UConn.

Kentucky dovrà cercare di limitare gli avversari, in particolare Kemba Walker, senza perdere potenza offensiva. E’ infatti la capacità di Kentucky di segnare quando ne ha bisogno che li ha portati fin qua, oltre all’abilità di riuscire a difendere in base alle caratteristiche dei propri avversari, come per esempio hanno fatto contro Ohio State, limitandoli al tiro da tre.

Di sicuro, avere Brandon Knight non potrà far male nei momenti finali, come dice lo stesso Calipari: “Non ha paura di sbagliare un tiro. Se vuoi essere quel tipo di giocatore, nondevi avere paura, devi pensare, se lo sbaglio, lo sbaglio, la vita continua. Ho fiducia nel mettergli la palla in mano, perché conosco la sua etica del lavoro”.

Probabilmente molti si concentreranno sulla gara tra VCU e Butler, alla ricerca di una grande storia. All’apparenza, anche quella di Kentucky non sembra per niente male.

Appuntamento a Houston.

 

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