Kansas ha finora dimostrato una grande forza nel collettivo...

Who is gonna stop the Jayhawks?
Se diamo una rapida occhiata al tabellone potremo vedere come in linea di massima, nelle altre 3 “region”, i pronostici iniziali siano stati perlopiù rispettati, fatta eccezione per la sorprendente Marquette nella East ed il miracolo allo scadere di Butler sui favoritissimi Panthers..
La Southwest in tal senso, forse per l’eccessivo equilibrio, fa da pecora nera. Andiamo a vedere perchè…

Kansas (1) – Illinois (9) 73-59
Precisi. Cinici. Indistruttibili. Verrebbe da pensare a degli orologi svizzeri, se non si trattasse dei ragazzi di coach Self dal Midwest..

“Questi ragazzi hanno ripensato a Northern Iowa ognuno degli ultimi 365 giorni.  E’ stato bello scrollarci questa scimmia dalle spalle, ma ora ci sono pesci più grossi da friggere..”

La cocente delusione della passata stagione sembra quindi francamente assimilata. Cosi come BU anche Illinois viene spazzata via senza problemi.
Gara ad alti ritmi sin dai primi secondi, con Markieff Morris (24+12) e Reed che provano a staccare Illinois con 2 triple piedi per terra.
I Jayhawks raggiungono la doppia cifra di vantaggio cavalcando i fratelli Morris con un ispirato Morningstar (2/5 al tiro ma 6 assist e un ottima prestazione in cabina di regia). Gli Illini accorciano prima dell’intervallo con un Mike Davis in grande spolvero (17 con 8/16 dal campo, 11 solo nella prima frazione).
Il -4 con cui si riparte regala l’illusione di un match combattuto, perchè il duo M&M piazza 10 punti in 3 minuti ristabilendo le distanze (24 punti sui 29 .
Un ottimo Tisdale (14+11) tiene a galla i suoi, ma a Illinois mancano le triple di McCamey, in serata no al tiro, che si dedica alla regia per un buon DJ Richardson (15 off the bench per il sophomore)..
Kansas serra le fila e sfrutta la propria presenza nel pitturato (102-44 il totale dei “point in the paint” nelle ultime 3) e la giocata del match arriva a 4′ minuti dalla fine: Markieff Morris prende uno sfondamento su Davis, si rialza e va a schiacciare sull’alley oop di Morningstar, facendo esplodere il BankofOklahoma center.. 60-51.
I ragazzi di Self mettono in cassaforte il risultato con un buon Taylor, autore di 23 minuti di qualità, piazzando un 10-0 a 3′ dalla fine che condanna i ragazzi di coach Weber.

“Sono andati avanti da subito e non siamo stati abbastanza pazienti, non giocando da squadra. E’ stato uno dei motivi per cui gli abbiamo concesso cosi tante transizioni..”

Richmond (12) – Morehead (13)  65-48
This is the end. Fine della favola per gli Eagles che dopo aver superato Louisville (prima vittoria nel torneo dal ’64) cedono nel quarto delle inattese agli Spiders di J.Harper (gara superba da 19+6).
Coach Mooney, che ha riportato i suoi nelle 16 dopo più di due decadi, si lascia andare nel post-gara ad una dichiarazione tutto sommato condivisibile

“Molte squadre guardano al tabellone (at how they’re seeded)..Credo che la cosa più importante sia andare fuori e giocare ogni singola partita”

Il più atteso della gara, Kenneth Faried, viene limitato dall’asfissiante difesa di Richmond. Nonostante un discreto 11+13, l’attacco degli Eagles appare statico e in serata “no” al tiro (18/48 dal campo, con un letale 2/14 dall’arco).
Gli Spiders vanno in testa sin dal primo possesso e non lasciano più la lead della gara.
Geriot e Anderson firmano il +7 a metà frazione, con Morehead che si affida al junior Profitt (10 con 5/9) data la mano congelata dell’altro Harper, Demonte (chiuderà con un 2/15 dal campo).
Il distacco rimane il medesimo anche a inizio ripresa con gli Eagles che non danno mai l’impressione di poter recuperare. J.Harper piazza un personalissimo 6-0 a 8′ dal termine che allunga a 12 il divario, chiudendo di fatto i giochi.
Morehead nei 6 minuti finali piazza solo 2 canestri dal campo, con Anderson (4/11 dal campo ma ineccepibile dalla lunetta) che aumenta il gap nel garbage.
Faried, 29esima doppia-doppia della stagione (per rendere meglio l’idea, solo in 4 hanno fatto più di lui nella storia: David Robinson, Jerry West, Xavier McDaniel, Blake Griffin…), visibilmente deluso a fine gara

“Loro non hanno fatto niente che non avessi già visto, ma ero un pò staccato dal mio reparto offensivo e questo è un merito di Richmond..”

Altrettanto amareggiato Coach Tyndall

” Hai giorni come giovedi, in cui non puoi spiegare quanto ti senti bene e  poi hai giorni come questo, in cui non sei altrettanto capace di dire quanto faccia male…”

VCU (11) – Purdue (3) 94-76
Do you believe in miracles? Questo non è propriamente un miracolo, perchè Virginia sta dimostrando di essere ben più di una semplice meteora.
Il modo con cui ha annientato prima Georgetown e poi Purdue è da imprimere nella mente. Terza gara in 5 giorni e non sentirle, per accedere alle 16 per la prima volta nella loro storia..
Il giovanissimo coach Smart cerca di trattenere l’emozione a fine gara

” I ragazzi hanno lavorato insieme tutto l’anno. Hanno condiviso basket. Cosi abbiamo creato questa difesa d’alto livello che ci ha permesso di andare avanti…
… Dobbiamo solo essere tutti alla stessa pagina e andare nella stessa direzione”

Lo United Center di Chicago è una vera e propria bolgia e grazie a un discreto JaJuan Johnson i Boilermakers vanno subito avanti.
Un ottimo Burgess (23 con 12 tiri) e un sorprendente Reddic off the bench (12 punti in appena 10 minuti a cavallo dei due tempi) tengono a galla i Rams.
A fine quarto si accende Joey Rodriguez (doppia-doppia con 12 assist da gustare uno dopo l’altro) che mette in ritmo Rozzell (10 punti tutti nel primo tempo) per il 10-3 che spacca la gara.
Purdue è asfissiata dalla difesa aggressiva di Virginia, che contesta ogni singola giocata e tira con percentuali irreali dal campo (57% a fine gara).
J.Johnson (un 25+14 nel deserto) prova a scuotere i suoi a inizio ripresa, ma un altro parziale (11-4) firmato Reddic-Nixon (buon 11+6 anche per lui) e la bomba di Rodriguez segnano il +15.
Burgess infierisce sulle illuminazioni dell’ispirato play #5, che illumina il palazzetto con il no-look pass del +20 per Darius Theus.
Il solo Smith (20 con 9 tiri) prova a limitare i danni, mentre Moore (partita anonima da 10+8) sembra smarrito e inconcludente.
VCU domina nel pitturato (42-22) e porta a casa il match con un sonoro 94-76 che lascia senza parole lo sconfitto coach Painter

“Se avete guardato VCU durante la stagione, non avete certo visto tutto ciò che avete apprezzato qui. Poi li guardi in queste 4-5 partite e pensi “possono veramente battere chiunque…””

Con un Rodriguez cosi, e un sistema cosi efficiente nel fare pressing e nell’attaccare il pressing, non sembra il caso di porre limiti ai Rams..

Florida State (10) – Notre Dame (2) 71-57
Tutti i riflettori sono puntati sugli Irish e su Ben Hansbrough (Big East player of the year), ma cosi come con Louisville il prospetto di Notre Dame stecca l’occasione importante (5/13 senza mai incidere).
Meriti alla straordinaria difesa dei Seminoles, che non concede mai un tiro pulito e limita gli avversari a un pessimo 19/62 dal campo.
I ragazzi di Coach Hamilton (“il nostro miglior basket deve ancora arrivare”) indirizzano il match sui giusti binari sin dai primi minuti con Derwin Kitchen e Bernard James (partita sontuosa da 14+10) arrivando sul +13 grazie a 5 bombe consecutive.
Ad un Hansbrough da 1/5 nel primo tempo cerca di sopperire Abomaitis (discreti 21 con 18 tentativi) ma James e Snaer (13+4) banchettano con la difesa statica di Notre Dame.
La gara sembra potersi riaprire quando la bomba di Hansbrough e il tecnico fischiato a Snaer riportano il gap sui 12 punti, ma Notre Dame esagera con il pressing tutto campo e i 14 liberi concessi (di cui 12 segnati) dai boilermakers ai Seminoles ammazzano la partita.
La tripla di Rutledge a 15” dal termine è la ciliegina sulla torta e firma il 71-57 finale.
Un Hansbrough visibilmente a terra e stuzzicato per tutta la gara dai tifosi avversari con l’appellativo “overrated” è di poche parole nel post-match

“E’ dura, soprattutto per quanto abbiamo lavorato duramente durante tutto l’anno..”

Un sorpreso Bernard James, sicuramente il migliore dei suoi, commenta incredulo

“Sono sorpreso. Eravamo avanti e pensavo avremmo vinto di 5, 10. Non avrei mai immaginato che saremmo stati avanti di 20. E’ stato fantastico. Dimostra cosa siamo capaci di fare quando giochiamo come sappiamo…”

 

Sweet 16

E’ la prima volta che 3 “doubledigit seeded”, VCU (11), Richmond (12), Florida State (10), accedono alle 16 da quando il torneo è stato esteso a 64 squadre (1985)..
Oltre ai “forced-to-win” Jayhawks, alle prese con gli Spiders di J.Harper, sarà interessante vedere lo scontro tra le 2 difese probabilmente più efficienti ed organizzate dell’NCAA.

Kansas (1) – Richmond (12)

VCU (11) – Florida State (10)

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