Kemba Walker, il trascinatore di UConn

La March Madness è il periodo più intenso di pallacanestro che un appassionato possa chiedere.

Tre settimane in cui 68 squadre cercano di arrivare a Houston per giocarsi l’obiettivo massimo, ovvero il taglio della retina nella parte conclusiva della Final4.

In questo pezzo vogliamo esaminare quali sono i giocatori che possono portare la propria squadra a quel traguardo, tra giocatori piĂą conosciuti ed altri che magari possono sorprendere.

KEMBA WALKER (SG, Connecticut)

Dopo un Torneo della BigEast in cui ha fatto e disfatto a piacimento, giocando con un’energia impensabile per 5 giorni consecutivi, segnando una media di 26 punti a partita e guidando i suoi Huskies ad un’impresa storica, è normale che i riflettori da ora in poi puntino decisamente su di lui.

Lo testimonia anche la solita copertina marzolina di Sports Illustrated, dove il prodotto del Bronx si è meritato il primissimo piano davanti a tutti i suoi colleghi.

Un bel peso per Kemba, che però ha dimostrato negli ultimi tempi di elevarsi in situazioni del genere, come possono confermare anche i numerosi clutch shoot compiuti quest’anno, l’ultimo dei quali, contro Pittsburgh di un’abbacinante bellezza.

Impressionante per uno che fino allo scorso anno veniva proprio accusato di prendere brutte decisioni in attacco nei momenti che contavano.

Sintomo di una personalitĂ  tenace e competitiva, ingredienti perfetti per il tipo di partite che andremo a gustarci nei prossimi giorni.

NOLAN SMITH e KYRIE IRVING (PG, Duke)

I campioni uscenti, quelli partiti con i favori del pronostico di inizio anno, quelli relegati nella peggiore Region possibile dando un’occhiata agli avversari che potrebbe trovarsi durante il cammino.

I Blue Devils non hanno avuto gran fortuna nella Selection Sunday, ma non possiamo certo dimenticare che qui siamo di fronte ad una delle migliori squadre della Nazione e davanti ad una coppia composta da uno dei migliori collegiali e da uno dei migliori prospetti.

Nolan Smith ha guidato in maniera strepitosa ed impeccabile gli uomini di Coach K, giocando con grande leadership e chiudendo la stagione con medie importanti che comunque non rendono giustizia al figlio d’arte.

Se proprio vogliamo trovare un difetto, possiamo considerare il fatto che molte volte si è trovato a trascinare la squadra da solo, ed è proprio qui che torna in ballo uno dei giocatori più seguiti dagli scout Nba.

Irving ha iniziato la stagione molto bene, salvo poi infortunarsi seriamente al dito del piede destro e lasciando la squadra nelle mani di Nolan e ridimensionando sensibilmente le aspettative su Duke.

Ora però sembra che il ragazzo sia pronto a giocare sin dal primo turno e questo vuol dire moltissimo per il gioco dei Blue Devils, con Smith che può spartire le responsabilità dell’attacco con un ragazzo che sembra all’altezza della questione e che soprattutto potrà differenziare il modus operandi della squadra, troppo perimetrale.

HARRISON BARNES (SF, North Carolina)

Come gli odiati cugini di Durham, anche North Carolina fa affidamento su un freshman che sta risalendo velocemente la china dopo una partenza assai tortuosa.

Harrison Barnes già non aveva esordito bene al momento della scelta del college, preferendo i Tar Heels ai Blue Devils nonostante l’anno prima si fosse presentato al Cameron Indoor con su la maglia di Duke.

Aspettative altissime per il ragazzo dell’Iowa, a detta di molti esperti uno dei migliori primo anno che si siano visti su un campo da basket. Peccato che però sul campo la questione è iniziata ad essere assai difficile, con le prestazioni sul campo che non corrispondevano al talento tanto acclamato fino a pochi giorni prima e con una UNC che sembrava sul punto di ripetere la bruttissima annata precedente.

Ma il cambio in cabina di regia operato da Roy Williams, passando le chiavi della squadra dal confusionario Larry Drew (poi andatosene dalla squadra) all’atro freshman Kendall Marshall, ha completamente rigenerato Barnes.

Grandi prestazioni balistiche ma soprattutto si è dimostrato un clutch player dio ottimo livello, come ha dimostrato nella sfida contro Florida State, Miami (FL) e con i 40 punti segnati nella grande rimonta contro Clemson che gli ha permesso di arrivare alla finale contro Duke, poi persa.

North Carolina è stata inserita in un tabellone difficile ma non impossibile, ma tutto passerà inesorabilmente dal buon Harrison, che in questo Torneo si gioca anche il ritorno in cima ai mock draft.

JARED SULLINGER (PF, Ohio State)

Parlando di freshman non si può certo passare su questo prodotto dell’Ohio che sta giocando da profeta in patria per agguantare un titolo che manca dal 1960.

I Buckeyes hanno mantenuto per più settimane l’imbattibilità e la #1 del ranking, ed è grazie a queste credenziali (ed al fresco titolo della BigTen) che sono stati selezionati dal Comitato come la miglior squadra tra quelle che hanno ottenuto la testa di serie.

Gran merito passa sempre dal bisonte con i piedi da ballerina, vero e proprio fulcro della squadra di Thad Matta non solo dal punto di vista realizzativo, ma anche per il modo con cui riesce a far girare la squadra dal post basso grazie alla grande quantitĂ  di raddoppi che attira aprendo il campo per tiratori letali come Diebler, Lighty o Buford.

RiuscirĂ  Sullinger ad interrompere un digiuno che dura da piĂą di 50 anni?

JIMMMER FREDETTE (SG, BYU)

Inesorabile protagonista di tutta la stagione, maggior candidato al Plyer Of The Year e causa di una delle malattie più contagiose all’interno del mondo universitario: la Jimmerite.

La guardia di Brigham Young infatti è un soggetto che porta facili innamoramenti cestitici diventato una vera e propria icona del basket collegiale, tanto che il suo nome viene usato come aggettivo (Jimmerific, uno dei tanti) e la canzone ed il sito col nome di Teach Me How to Jimmer stanno spopolando in rete.

La mania è dovuto alle capacità realizzative strepitose di questo giocatore, capace di lasciar andare una tripla da nove metri direttamente dal palleggio con una tranquillità ed un’efficienza unica nel suo genere, o di guidare la squadra verso la vittoria con prestazioni più che importanti, come nella semifinale della Mountain West in cui ha segnato 52 punti con un solo tiro libero.

Fredette è la linfa vitale dei Cougars, soprattutto dopo quello successo nell’ultimo periodo, con il lungo Brandon Davies, elemento importantissimo per la dimensione interna della squadra, escluso per aver infranto il rigidissimo Honor Code dell’ateneo di Provo.

Una prova importantissima per Jimmer, che ora si ritrova una squadra prettamente perimetrale dove lui è ancora di più la chiave di volta per il cammino di Brigham Young.

BRAD WANAMAKER (PG, Pittsburgh)

Nella stessa Region di BYU troviamo con la seed numero 1 i Pittsburgh Panters, reduci da una grande stagione nella BigEast a causa solo del ciclone-Kemba.

Squadra solida e forte, organizzata e tenace, che ha in Brad Wanamaker il suo leader naturale. Non guardate i mock draft o i siti specializzati sui prospetti per la Nba, Wanamaker ha poco talento e probabilmente non avrà una carriera professionistica roboante, ma è un giocatore che mette sempre il cuore ogni volta che mette piede sul parquet. Gran difensore sulla palla, grande intelligenza cestistica, leadership, letture ed intangibles importanti che più di una volta hanno deciso le partite trasformandole in doppie vu.

Wanamaker è l’emblema perfetto della squadra di Dixon, un gregario che porta quello che serve per arrivare al trionfo senza per forza interessare le luci dei riflettori.

KENNETH FARIED (PF/C, Morehead State)

Nell’ultimo periodo ne abbiamo parlato moltissimo di questo ragazzo simbolo della mid-major, ovvero quel gruppo di squadre che non appartengono alle grandi Conference ma che attirano le attenzioni soprattutto nel periodo della Madness.

Faried è un giocatore folkloristico, molto limitato in attacco, ma proprietario di un energia incredibile in difesa e soprattutto a rimbalzo, dove quest’anno è riuscito a superare niente di meno che Tim Duncan come leader di ogni tempo nella categoria.

I suoi dreadlock sono inconfondibili quando si agitano sul campo e sicuramente Louisville, che lo affronterĂ  al primo turno, dovrĂ  stare attenta a come queste si muovono, visto che il suo spessore interno potrebbe mettere in seria difficoltĂ  i ragazzi di Pitino.

3 thoughts on “8 uomini e una retina da tagliare

  1. Ma north Carolina non ha vinto l’acc contro duke??? PerchĂ© scrivi che ha perso???

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