Ultima puntata del 2018 per 7for7: cerchiamo di chiudere in bellezza, e visto che pensiamo proprio a tutto, programmiamo l’uscita al 31 dicembre per rifornirvi degli argomenti di conversazione più brillanti in vista del cenone. Non vorrete mica aspettare la mezzanotte, spiaggiati sul divano, disquisendo con gli amici di temi prevedibili come i post di quel noto ministro-slash-food blogger italiano o il film interattivo di Black Mirror? Meglio parlare dei migliori outfit natalizi delle stelle NBA, dei Warriors che prima sono imbattibili poi sono in crisi ma forse no aspetta che si riprendono, di rivoluzionari con la pancia, di campioni con la valigia in mano e gente che parla con la propria mano destra (no, non è il racconto delle vite sentimentali dei membri della redazione).

 

LUNEDÌ 24 DICEMBRE – BRING THE BLING-BLING

L’NBA si riposa, un giorno di festa per prepararsi ai bagordi del 25. Il treno dei media però non si ferma, e la pausa è il momento giusto per riempire le pagine delle news con le novità più frivole: e chi siamo noi per esimerci dall’impegno? Da qualche tempo ha preso piede la moda, in NBA come altrove, di indossare per le feste natalizie i maglioni più kitsch disponibili sul mercato: si ricordi la “celebre” tifosa dei Golden State Warriors che si esibisce sugli spalti a ogni inquadratura. Quest’anno la tendenza sembra essersi evoluta di uno step, perché siamo passati direttamente ai pigiamoni, talmente belli che merita sfoggiarli in una foto di famiglia.

Ecco allora LeBron James, moglie e pargoli, con un sobrio sfondo di corone, che si mettono in posa e indossano quelli che con ragionevole certezza mi sentirei di definire rotoli di carta per impacchettare i regali. I Curry rispondono da par loro, con nuances dai simili colori, mentre Russell Westbrook, che ama distinguersi, punta sullo stile minimal: neonato in braccio, cappello da Santa Claus e look total white, in uno scatto che, visto il personaggio, ha qualcosa di vagamente inquietante.

Nelle consuete camminate pre-partita verso gli spogliatoi, il premio di best outfit va condiviso tra James Harden e Damian Lillard. Il primo si presenta con giacca di un verde che prima d’oggi avevo visto solo sugli evidenziatori, mentre il secondo paga omaggio al film A Christmas Story e si porta dietro una lampada retta da una gamba. L’entrata in scena di LeBron con bicchiere di vino al seguito arriva fuori tempo massimo, ma vale comunque una menzione d’onore.

“Va che il mio falegname con 30 mila lire me la fa meglio, non ha neanche le unghie!”

 

MARTEDÌ 25 DICEMBRE – CHRISTMAS WITH THE YOURS

Incolpate i mitici Elio e le Storie Tese per la citazione sgrammaticata, non noi. Ma l’abbiamo presa in prestito perché “i tuoi” con cui trascorrere il proverbiale Natale sono immancabilmente i campioni NBA. Cinque partite una dietro l’altra, dal pomeriggio fino alla notte inoltrata, tutte in diretta tv e con un paio di piatti forti: la sfida tra Sixers e Celtics che si conclude con le prodezze di Kyrie Irving al supplementare (40 punti per lui, 34+16 per Embiid dall’altra parte) e la sonora lezione che i Lakers impartiscono ai Warriors sul parquet della Oracle, privi per giunta di LeBron James dal terzo quarto, fermato da uno stiramento all’inguine. Il piglio con cui Kuzma e Ball (insieme a Rajon Rondo e Lance Stephenson) hanno respinto la rimonta di Golden State deve far ben sperare per la stagione losangelina.

Le altre partite non le abbiamo viste causa abbiocco post-pranzo, ma si segnala il 113 a 109 dei Rockets sui Thunder con un James Harden che sta disputando un mese di dicembre fuori da qualsiasi logica.

Io però voglio sapere cosa ha regalato Ferguson a Steven Adams per Natale

 

MERCOLEDÌ 26 DICEMBRE – THE LOVE YOU TAKE

And in the end the love you take, is equal to the love you make, cantavano i Beatles di Abbey Road. Il 26 dicembre i Minnesota Timberwolves giocano allo United Center di Chicago, e la Windy City – che è orgogliosissima dei suoi figli – coglie l’occasione per far sentire tutto il proprio affetto a Derrick Rose, anche se veste la maglia di una squadra avversaria. Quando va in lunetta per completare la sua prestazione da 24 punti e 8 assist, l’ennesima perla di una delle rinascite più improbabili nella storia della lega, dagli spalti gli tributano il giusto omaggio. Parte un coro, quello che negli anni intorno al 2011 sentiva intonare spesso. M-V-P, M-V-P.

Le immagini funzionano meglio delle parole, in certi casi.

Cercate Hometown Designs su Twitter per altre spettacolari grafiche come questa

 

GIOVEDÌ 27 DICEMBRE – DE TU QUERIDA PRESENCIA, COMANDANTE NIKOLA JOKIC

Il coach dei San Antonio Spurs Gregg Popovich avrà tanti difetti, ma di sicuro non è un tipo banale. Questa stagione gli sta regalando poche gioie dal punto di vista cestistico, e allora lui trova una ragione in più per divertirsi alle spalle dei giornalisti. In settimana gli hanno chiesto cosa pensa di Nikola Jokic e del suo gioco “rivoluzionario” e Pop ha pensato bene di divagare: “Quando penso alla rivoluzione, penso a uomini come Che Guevara, Ivan Illich, Lenin… Non credo che Jokic sia esattamente un rivoluzionario, credo che tu abbia fatto una piccola iperbole qui”.

Nel seguito dell’intervista Popovich ha lodato comunque Jokic per i risultati che sta ottenendo coi Denver Nuggets (attualmente primi nella Western Conference) e ha ribadito di apprezzare molto il suo stile, ma fa certamente sorridere vedere il suo nome accostato a personaggi storici di tale importanza. Chissà come avrebbe giocato a basket il Che.

In settimana è uscita questa foto che ha fatto scandalo perché proverebbe che Jokic sia grasso. Vabbè. Finché gioca così, direi che è meglio del centro della vostra squadra UISP

 

VENERDÌ 28 DICEMBRE – BANDERSNATCH

Anthony Davis, ve ne ha già parlato Giorgio nell’episodio della settimana scorsa, sembra avere la valigia in mano e in molti credono che non arriverà alla trade deadline con la divisa dei New Orleans Pelicans. Da una parte ci sono i big come LeBron James e Giannis Antetokounmpo che si affrettano a reclutarlo (anche se sarebbe più o meno vietato dalle regole della lega), dall’altra arrivano le sue recenti dichiarazioni che devono aver punto la dirigenza di New Orleans come una spina nel fianco. Il monociglio non sarebbe interessato ai soldi e al contratto faraonico che potrebbe offrirgli solo la franchigia che l’ha draftato, ma preferirebbe concentrarsi sulla vittoria e instaurare una legacy. Davis non ha richiesto ufficialmente una trade, ma il suo entourage lascia trapelare l’intenzione di andare alla ricerca di una serie di contratti a breve termine (come fatto negli ultimi anni proprio da LeBron James e Kevin Durant) per massimizzare i guadagni in linea con l’aumento del salary cap.

Come nel film interattivo di Black Mirror che sta spopolando su Netflix, insomma, Anthony Davis ha di fronte una combinazione di scelte che cambieranno in maniera radicale il suo futuro. Per il momento non si sta risparmiando in questa stagione coi Pelicans e nella notte si scambia cortesie con Luka Doncic. Segna 48 punti insieme a 17 rimbalzi che valgono la vittoria, mentre Luka registra un career high di 34, il record di triple (7) e s’arrabbia perché Dennis Smith Jr. gli ruba l’ultimo tiro.

Tra le critiche a Bandersnatch c’è il fatto che l’interattività sia una finzione, che si spegne in scelte obbligate e vicoli ciechi: sarà così ancher per AD?

 

SABATO 29 DICEMBRE – LA MANO DE DIOS

I Golden State Warriors sono imbattibili. Anzi no, sono in crisi, senza Curry e con Durant e Green che litigano. Ecco che torna Steph, guardate come fa la differenza, i Warriors sono di nuovo i favoriti. Non è vero, hanno perso smalto, i tiratori hanno le polveri bagnate. Aspetta, si è svegliato Klay Thompson, ora è davvero finita per tutti.

Questa, in sintesi, la corsa sulle montagne russe che è stata la stagione 2018/2019 dei Golden State Warriors fino a questo punto. I risultati sono certamente inferiori rispetto a quelli a cui si erano abituati sulla Baia: siamo già a 13 nella colonna delle sconfitte, un numero che di solito compariva verso marzo (o non compariva affatto, come nel 2016). Dopo tanti anni di dominio è comunque logico aspettarsi una certa rilassatezza in regular season, per poi arrivare pimpanti ai playoff, e i fan non hanno motivo di preoccuparsi in previsione di giugno. Allo stesso tempo, non si può negare che l’ambiente sia meno sereno del solito. Le magagne contrattuali che dovranno risolversi in estate (KD e Klay sono in scadenza e si specula moltissimo sulle possibili scelte del primo) hanno “inquinato” il bel gioco di squadra che apprezzavamo fino ad oggi, e Steph Curry è tornato a mettersi i guanti da lavoro per trascinare il gruppo da par suo.

Nella settimana natalizia due campanelli d’allarme. Prima l’apatica prestazione contro i Lakers il 25 dicembre, poi un’altra sconfitta di misura a Portland sancita da una tripla di Damian Lillard. Sul banco degli imputati c’è anche l’integerrimo Klay Thompson, reo di essere precipitato in un preoccupante shooting slump: 21/68 dal campo nelle ultime cinque partite, e per unire la beffa al danno, una bella pallonata stampata in faccia da Draymond Green, perfetta fotografia del momento confuso della squadra.

Ma i Warriors, l’abbiamo detto, hanno nove vite. Nella notte c’è il rematch con Portland e proprio Thompson lo domina con 32 punti e 4/5 da tre punti. Sul finale, dopo l’ennesima tripla mandata a bersaglio, si rivolge alla propria mano destra e la ringrazia di essere tornata agli antichi fasti.

“I missed you”. Le battute su cosa diciamo noi comuni mortali alla nostra mano destro non sono nemmeno quotate

 

DOMENICA 30 DICEMBRE – HIT THE WALL

Piove sul bagnato in casa Wizards. Prima lo scompiglio nello spogliatoio e le minacce di smobilitare l’intero quintetto, poi le trade andate in fumo e quelle realizzate, ma con qualche dubbio di troppo (se vi ricordate il gioco delle tre carte con Dillon e Marshon Brooks, e infine Kelly Oubre spedito a Phoenix). Qualche tempo fa il nuovo acquisto Dwight Howard si è allontanato per la seconda volta dalla squadra, alle prese con la riabilitazione per l’ennesimo intervento chirurgico alla schiena. Oggi, la stangata. John Wall soffre di un problema cronico al tendine d’achille sinistro, da almeno tre anni: visto l’intensificarsi del dolore e la brutta piega che ha preso la stagione di Washington, ha deciso di non correre più rischi e andare sotto i ferri subito.

I dottori della squadra concordano, si tratta della scelta più saggia per la salute a lungo termine del giocatore, ma significa anche che i Wizards rimarranno privi della loro stella fino al termine della stagione. Se lo avete al FantaNBA, presto, cedetelo intrappolando in una trade l’avversario di lega che non legge le news.

Meritatissima menzione a Enes Kanter, che difende l’onore dei suoi New York Knicks nella corsa al team più amato dalla redazione di 7for7. Dopo aver saputo che parlavamo dei Wizards, si è affrettato a rilasciare una dichiarazione per calmare le acque agitate della Grande Mela: “Non capisco perché coach Fitzdale non mi faccia giocare in quintetto. Il mio obiettivo per quest’anno è diventare un All Star”. Un po’ come se io e Giorgio ci lamentassimo col direttore perché 7for7 non compete per il premio Pulitzer.

I Wizards sono stati ospiti fissi della rubrica per le loro fanfaronate, certo, ma John Wall si era meritato un posto d’onore a suon di prestazioni super. La sua stagione non doveva finire così

 

Per questi sette giorni di basket NBA è tutto: io e Giorgio ci spartiamo la rubrica nelle feste come fossimo due genitori divorziati, e quindi vi tocca passare l’Epifania con lui! Buon anno, see ya!

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