La Francia elimina gli USA dai Mondiali di Cina ai quarti di finale. Alla prima sfida “dentro-fuori” è subito resa per gli americani.

Che fine indecorosa e non mesta, di più, quanta tristezza, non perché tifiamo per loro ma perché invece amiamo e rispettiamo il gioco del basket.

Amando il basket non abbiamo sopportato che in Cina non siano andati i giocatori NBA di prima grandezza e che poi questo team USA di seconda fila non abbia mai mostrato realmente energia ed entusiasmo.

Il pubblico cinese era immobile, annoiato, anche noi davanti la TV. Non hanno mai innescato una scintilla, mai nemmeno una, anche la più piccola.

Diffidate allora di chi scrive “Flop clamoroso degli USA” o “Impresa storica dei francesi” o “Incredibile caduta degli dei” e baggianate simili.

E’ stata una squadra spenta fin dall’inizio e per quel che è più grave non è mai in realtà veramente esistita.

Sulla carta era anche una buona compagine ma era esattamente qualcosa nella media, né forte né debole, quindi è quel medio che si deve leggere non come equilibrio ma come mediocrità.

E pensare che è un Mondiale al ribasso per tutti, è una depressione generalizzata. La Serbia sembrava la più forte ed è stata sbattuta fuori da una rediviva Argentina del cardinal Scola, maestro felpato alla soglia dei 40 anni.

La fuoriuscita prematura quindi è doppiamente grave, e anche un po’ beffarda. In un Mondiale senza grandi squadre questo Team USA avrebbe potuto vincere più facilmente che in passato se solo avesse avuto un’altra mentalità ed un’altra preparazione.

Triplicemente grave, se possibile, perché allenatore era Popovich e assistente Kerr. Non è colpa loro se si mettono insieme senza nessuna logica dei ragazzi che non hanno mai giocato come un gruppo e che quindi in due settimane si pretenda da loro che vincano un Mondiale, pur al ribasso come detto.

In altri tempi lo squilibrio di talento avrebbe risolto tutto, oggi non è più così. Le colpe di Popovich e Kerr ci sono, almeno in parte.

Contro la Francia è stata la scientificamente perfetta partita in cui una squadra americana del genere perde. Ormai è sicuro, ci sono delle regole che non posso essere smentite.

Se Team USA gioca lento, senza ritmo, senza idee in attacco, senza gerarchie offensive chiare, senza andare in contropiede, senza mostrare il proprio atletismo perde sempre, ma dico sempre, contro squadre come la Francia che ci mettono impegno e che hanno soprattutto due qualità che da parte americana sono del tutto mancate.

Intelligenza e voglia. Non ci sarebbe bisogno di dire altro. Mitchell si è svegliato troppo tardi e proprio mentre Walker è andato a dormire. Ha pesato l’assenza di Tatum ma non può e non deve essere una scusa.

Non mi interessa l’analisi tecnica della partita, mi sta più a cuore parlare della paura negli occhi di un finale quasi punto a punto, buttato via con stupidità e con un’immaturità che è una mancanza di rispetto verso noi appassionati.

Non voglio più vedere dei giocatori con la scritta “USA” sul petto così passivi, così scarichi. Che sia l’ultima volta in cui i più grandi disertano i Mondiali ?

La sensazione invece è esattamente di segno opposto. Non mi pare che da parte loro sia un dramma e il problema è proprio questo.

Non sono più interessati alle competizioni internazionali, lo dicano prima in maniera esplicita. Sarebbe meglio non presentarsi o far giocare i ragazzi del college che questi giocatori NBA di seconda fascia svogliati.

Sono tutti sembrati stupidi, questi Mondiali non saranno da medaglia giammai per colpe tecniche.

La sconfitta non è stata colpa della loro inferiorità sotto canestro, non è stata colpa di una strana metamorfosi di un team che non corre e che non salta più, che è diventato più europeo delle squadre europee.

La colpa è della Federazione americana in primis, in secundis dello staff tecnico, ma soprattutto di questi ragazzi che non sono stati padroni delle azioni più semplici, quindi non si possono perdonare.

Popovich ha fatto bene a non far giocare Brook Lopez, tanto per fare un esempio tecnico. E’ sopravvalutato ed è sinceramente fastidioso questo suo reinventarsi tiratore da tre. Questa squadra avrebbe avuto bisogno di fisicità sotto canestro, non del suo inutile gioco perimetrale.

Qualità invece del suo compagno di squadra Middleton ma onestamente anche questa è stata una convocazione sbagliata. Mi ispira stupidità solo a guardarlo, avremmo avuto bisogno di ben altre facce.

Walker è stato buono, mai ottimo, emblema di una mediocrità diffusa, forse anche lui sopravvalutato. Mitchell mi ha deluso, al netto della gara di oggi. E’ esploso tardi, solo oggi si è palesato quello che avrebbe dovuto fare fin dall’inizio.

Era lui che si sarebbe dovuto portare il fardello di prima scelta offensiva e così invece non è stato. C’è stata poca chiarezza nelle gerarchie offensive, qui Pop ha una colpa.

Mitchell però non è un Wade in embrione. Lo ricorda nel fisico e in certe movenze, in generale un po’ nel modo di giocare ma mi pare chiaramente lontano anni luce da ciò che era Wade.

Oggi si rimpiangono uomini prima che giocatori come lui o come Kobe Bryant non già perché il loro talento non vedrà più il campo ma perché questi erano campioni maturi, seri ed intelligenti.

Mi dispiace per Popovich. La sua carriera non sarà macchiata, va bene, non è certo solo colpa sua ma ci ha messo la faccia ed è stato l’unico vero big che si è messo in ballo.

Non ha saputo costruire una chimica di gioco, seppur in tempi strettissimi, si è fidato di Turner ma quando ha potuto ha giocato con 5 esterni. Ha perso la scommessa e torna a San Antonio anche lui in tono minore.

La striscia di imbattibilità è finita, la medaglia è sfumata. E’ stata una spedizione fallimentare da tutti i punti di vista.

E’ una nazionale che non ha più la credibilità di un tempo e che vede per la prima volta nella storia il proprio primato mondiale seriamente a rischio.

Si chiama America, non parlo solo della squadra di basket, si chiama semplicemente America. E’ lo specchio degno di un paese che forse si avvia a perdere la propria supremazia mondiale, offeso dalle piroette circensi di un Presidente non degno del ruolo.

Team USA non si è comportato da meno. Siamo al 2019 e ancora non hanno capito che oggi nel mondo non si vince più passeggiando contro avversari timorosi per i quali era un onore solo essere scesi in campo.

Oggi si vince con tutte quelle armi che questo Team USA supponente ha lasciato in America, ovvero con cuore ed intelligenza, mi devo ripetere ma è questa l’unica strada.

Il piccolo 11 settembre del basket si è consumato proprio in quel paese che attenta a quel primato globale, in primis economico.

L’America è sotto attacco. Il basket, come settori ben più grandi e più seri, può risorgere solo se accetta una profonda lezione di umiltà. Anche se a Tokyo 2020 dovessero ripresentarsi LeBron James, Steph Curry, KD e compagni.

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