Giannis non brilla e la sua Grecia non può nulla contro un Team USA concreto e cinico. Gli americani passano il turno e vanno ai quarti, rimanendo imbattuti in questo torneo.

In sede di previsione c’era qualche timore da parte statunitense perchè l’MVP NBA regnante aveva promesso una prestazione speciale. Non è successo nulla di tutto ciò, c’è stato solo tanto fumo.

Giannis finisce la gara con 15 punti, mal distribuiti, ha avuto una buona partenza ma poi pian piano si è eclissato come tutti i suoi compagni al cospetto di avversari non straordinari.

Gli americani hanno vinto col pilota automatico inserito nella propria marcia, non hanno mai avuto problemi.

Bene le due star rimanenti, Walker e Mitchell, in attesa che ritorni Tatum a riformare il terzetto che sta cercando di riportare l’America del basket sul tetto del mondo.

La Grecia è sembrata vagamente la Germania per tanti anni con Dirk Nowitzki nelle sue fila, una compagine mediocre che vive intorno alla sua unica superstar. Purtroppo per loro però in competizioni del genere con questa formula non si va da nessuna parte.

Giannis va dentro palla in mano ma fa poco altro, nonostante ci metta l’anima. Come già hanno dimostrato i Raptors nell’ultima primavera di playoff, e non solo loro a dire il vero, basta costruirgli un muro davanti per sbarrargli la strada e quindi quasi del tutto annullare la sua pericolosità offensiva.

E’ un po’ come uno schiacciatore di pallavolo. Lui schiaccia forte ma contro un muro efficace rimane a secco.

Team USA viaggia quindi alla fase ad eliminazione diretta. Il prossimo test contro il Brasile servirà solo a tenere immacolata la striscia di vittorie.

Tatum dovrebbe saltare anche la sfida contro i latinoamericani ma non ci dovrebbero essere problemi per i quarti. Popovich può dormire, almeno per il momento, sogni tranquilli.

La sensazione è che sia sempre un Mondiale al ribasso, i cinesi potranno anche entusiasmarsi rimanendo a bocca aperto per un layup solitario in campo aperto ma questo rimane un torneo a scartamento ridotto.

Un torneo senza i nomi più importanti, per quando riguarda gli USA, senza grandi squadre al di fuori di questi, come negli ultimi anni c’eravamo abituati ad ammirare.

La Spagna è fuori dalla sua gloriosa epoca d’oro e sembra stanca, Giannis arriva in Cina con i galloni da MVP ma finora ha deluso fortemente ed è solo l’ombra del ragazzo dominante di Milwaukee, la Serbia resta forte ma non è nemmeno lontanamente la squadra di qualche tempo addietro.

Non c’è nemmeno un’Argentina anch’essa piccolo Dream Team alla latina, per dire, questo Mondiale insomma è spuntato.

Un Mondiale che un ciuffo di squadre può portare a casa, spero solo si possa accendere dai quarti in poi. Lo spettacolo finora latita.

Parentesi azzurra. L’ultima. E’ finita per noi l’avventura cinese con la sconfitta contro la Spagna.

E’ stata una partita orribile sul piano tecnico da parte di entrambe le squadre e restano i rimpianti perché sulla carta la nostra piccola Italia non era affatto malvagia.

C’è stata poca voglia però, c’è stata una povertà di idee, soprattutto in attacco, che ha lasciato onestamente inorriditi.

Non voglio arrivare a facile sentenze ma mi pare che Meo Sacchetti abbia tante colpe per questo fallimento. La colpa è soprattutto la sua. Questo gruppo con altra guida e con altra spinta emotiva avrebbe potuto fare molto meglio.

Tornando agli USA non c’è tanto da dire. Dopo il Brasile ci sarà da soffrire. Non è difficile prevedere che ci saranno partite punto a punto e questa onestamente è già una sconfitta per chi eredita una storia di dominio assoluto.

Di questi tempi però, e con questo roster, è l’unica strada possibile. Se gli americani vinceranno lo faranno solo soffrendo, magari come contro la Turchia, aiutati anche dalla fortuna.

I tempi sono radicalmente cambiati. Non è più il Dream Team, non è più nemmeno il Redeem Team che vendicò le sconfitte vergognose dei propri fenomeni NBA.

E’ un Normal Team con tutti i pregi e con tutti i difetti di qualcosa di non eccezionale ma è pur sempre la squadra favorita, anche perché o forse soprattutto perché anche i suoi avversari non sono più quelli di una volta.

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