La sintesi 

Golden State vince in rimonta una gara complicata, dove si è si trovata addirittura sotto di 17 punti. Tanti gli aggiustamenti da entrambi i lati, ma nei momenti importanti i campioni in carica hanno dimostrato di avere qualcosa di più. Grandiosa la prestazione di Curry (37 punti e 8 assist), Green e Iguodala. Per Portland, buona gara di Lillard, CJ McCollum e Seth Curry che rimbalzano dopo la cattiva prova di gara 1, ma manca ancora qualcosa per espugnare la Oracle in una partita di playoff.

Golden State Warriors

Steph – 37p/8r/8a
Klay – 24p/3r/2a
Draymond – 16p/10r/7a/5b
Kevon – 14p/7r/2a/1s/1b
Andre – 4p/5r/4a/1s/1b

Portland Trail Blazers

Lillard – 23p/5r/10a
McCollum – 22p/3r/5a
Aminu – 9p/6r/1a
Harkless – 12p/2a/1st
Kanter – 4p/5r/1b
Curry – 12p/1a/4st

Il pre-game

Let’s pump the brakes.

Calmiamoci un attimo, direbbero dalle mie parti. Damose ‘na calmata, a Roma.

Nemmeno tre giorni dall’inizio delle Western Conference Finals e tutti hanno già delle certezze inammovibili su questa sfida: quanto finirà, come marcare chi, come si dovrebbe attaccare e così via.
I più pessimisti dicono 4-1 Golden State, con quello che viene spesso definito “gentleman’s sweep“; situazione classica quando una squadra “concede” una delle gare casalinghe all’opponente controllando, senza troppi allarmismi, la serie. Gli stessi pessimisti si sono poi buttati, senza troppi timori, nella crocefissione di Terry Stotts, il coach dei Trail Blazers, per la marcatura “innovativa” su Steph Curry che ha a tratti disorientato e demotivato gran parte dello spogliatoio.

Vero, gara 1 è stata un blow out e, vero, i piani difensivi di coach Stotts sono sembrati un pochettino sconclusionati ma… let’s pump the brakes.

Proviamo a vedere alcuni punti in dettaglio su gara 1 e capire quali potrebbero essere gli adjustments di entrambre le squadre in gara 2.

Prima cosa (spesso dimenticata): il tempo.
In poco più di 24 ore è difficile preparare una gara del genere a Oakland. I Trail Blazers sono sembrati, prima ancora di inciampare nel game plan di Stotts, semplicemente a corto di energia. Cosi, prenderne venti in trasferta dai bi-campioni in carica è f-a-c-i-l-i-s-s-i-m-o.

Secondo -questa la dico, ma so che molti dissentiranno- io non credo che Portland sia stata spazzata via per la marcatura su Curry, anzi, il piano non mi è sembrato per niente folle, sebbene originale e rischioso. Bam, e quella grossa l’ho detta.
Ok, Steph ha fatto 36 punti in 35′, e l’idea stessa di non fare blitz/trap/swtich (raddoppiare a sopresa o cambiare nel pick and roll) a carte ferme non sembra l’idea migliore dell’anno eppure… eppure a seguire la gara con attenzione non sembra che Portland abbia perso per questo o almeno, principalmente non per questo.

Per gli amanti delle statistiche, Steph Curry ha segnato un solo canestro nel quarto quarto, mentre Lillard da solo ha collezionato 7 turnover (21 totali per la squadra). Il colpevole poi lo lascio scegliere a voi; io trovo solo un po’ inutile chiedere di riproporre quello fatto da Houston ad una squadra come Portland, allestita in modo completamente diverso.

Inoltre, come ha ribadito Stotts, i Rockets hanno fatto esattamente il contrario dei Trail Blazers di gara 1 e il capitano degli Warriors ne ha comunque messo 33 in due quarti di gioco, come prova finale che una soluzione esatta non esiste.

Peccato che questa mia idea non vedrà mai una risposta definitiva perché lo stesso Terry Stotts -facendo eco al suo spogliatoio ed in particolare alle voci/dichiarazioni di McCollum, Lillard e Harkless- ha gia anticipato che le cose cambieranno radicalmente in gara 2.
Leggendo tra le righe si capisce che il coach abbia deciso per un piano non ideale (almeno per lui) ma che convinca i suoi, rispetto ad un piano in teoria migliore, ma che non piace a nessuno (tranne a me e ad un paio dei suoi assistenti).

Quindi, ci aspettiamo una gara dominata dall’intensità e dalle emozioni più che dalla fredda logica. Una gara a la “Dame’s way” come quelle contro l’odiatissima OKC: il flow dei Warriors contro l’odio dei Trail Blazers, almeno un buon titolo ce l’abbiamo…

Tutto sommato il cambio di rotta di Stotts non mi dispiace, anche se per me aveva ragione lui. Fondamentalmente non è male l’idea di sfidare i giocatori, piuttosto che imporre il suo verbo:

“Cambiamo il piano. Tanto, pensate tutti che io abbia torto, no?
Ok, Prove me wrong. (dimostratelo)”.

In questa lega, spesso dominata dal machismo e ancora contaminata della cultura gangsta-rap, potrebbe pure funzionare.

 

1° Quarto:

Nessuna sorpresa nei quintetti: per Kerr, Curry-Thompson-Iguodala-Green-Bogut e per Stotts, Aminu-Harkless-Kanter-McCollum-Lillard.

Per i californiani disponibile anche Looney, dato incerto fino al fischio di inizio.
Di Durant e Cousins, ovviamente, nemmeno l’ombra: Il recupero dei due che sembrava imminente è stato rimandato, non si sa bene se per l’infortunio in sé o se per pura pretattica da NBA playoffs.

Portland inizia meglio, o per lo meno più energicamente, rispetto a gara 1. McCollum è sceso in attack mode e si mette da subito in ritmo con un paio di canestri importanti.

Gli aggiustamenti su Curry arrivano subito, ma non è che il capitano dei Warriors se ne accorga poi troppo: 2-3 con una tripla in 6′ giocati. Meglio di lui c’è solo Green (3-4 dal campo) per i giallo-blu.
La prima frazione è comunque di Portland che prende saldamente il comando sul 20-15 alla metà del quarto.

Dentro da subito Leonard per Kanter: se vuoi un “lungo” che stia con Curry nei pick and roll, quel lungo non può essere Enes Kanter. Ci sarà pure un motivo se un giocatore offensivamente così valido fatica a giocare da titolare in NBA.
Kerr procede, come da copione, con Looney per Bogut: Kevon in questa postseason sta dando tantissimo alla squadra della Bay Area e continua giustamente a guadagnare spazio nelle rotazioni dei Warriors.

Anche se cambiano le tecniche per marcarlo, Steph è a 4-5 con 2-3 da tre e 12 punti totali. Nonostante questo, il primo quarto si chiude 31-29 per Portland.
Sarà per il lavoro su Curry o perchè magari oggi stanno tirando con il 45% dal campo e con il 50% tondo (5-10) da tre?

Male Lillard per ora: sembra che il lavoro difensivo su Curry gli levi ritmo in attacco.
Dame, dopo 12 minuti in attacco è nullo: 0 punti con 3 tentativi e con due triple abbastanza lontane dall’entrare. Meglio McCollum, Aminu e Harkless con una decina di punti a testa. Solo tre palle perse di squadra; così si può anche pensare al “colpaccio” in trasferta.

 

2° Quarto:

Kerr inizia il quarto con il quintetto sperimentale “Strengt in Numbers”, che a chiamarlo così suona molto più figo di dire “con le peggio pippe che ha in panchina”.

Jerebko-Cook-Bell-Livingston-Thompson. Quando Curry non c’è la marcatura prevista per lui viene riproposta in modo identico su Klay Thompson, ma con lui sembra essere un po’ più efficace (3-11 dal campo, 1-4 da tre).

Portland risponde colpo su colpo con il suo quintetto “B” restando sopra di 6 lunghezze al giro di boa del quarto.

Nelle seconde file di Portland bene anche Curry (Seth) con due palle rubate e una  tripla in faccia all’altro Curry, quello forte; tutte cose che immagino verranno ricordate spesso durante i prossimi pranzi di famiglia alla Curry mansion, poco lontana da qui a Walnut Creek.

Lillard (10 punti negli ultimi 5 minuti) inizia a salire di livello: Portland scappa a +17.

Dopo un po’ di botta e risposta, il primo tempo finisce 50-65: se non l’avevate ancora capito oggi è tutta un’altra storia rispetto a gara 1.

16 per McCollum, 19 per Steph Curry (al momento miglior marcatore dell’incontro). La nuova marcatura proposta da Portland sta funzionando a meraviglia… su Thompson però! (9 punti su 11 conclusioni).

I plus-minus in casa Warriors fanno paura: tutti negativi nel quintetto e almeno -10 per quelli che hanno giocato almeno 10 minuti. Una tragedia.
Se Portland ne vuole rubare una qui ad Oakland, deve rubare questa.

 

3° Quarto:

Solitamente, è il quarto dei Warrios.
Inizia Curry con le “marce alte”: 8 punti fatti in un amen che costringono la panchina di Portland al time-out dopo appena 4 minuti.

Arrivano anche due centri dalla lunga distanza di Klay Thompson e l’appoggio al tabellone di Green, dopo il solito, preziosissimo, rimbalzo di Looney: è -3 e la Oracle finalmente si riprende dagli Hot dog dell’halftime e inizia a fare un po’ di casino degno di una finale di conference.

Altro time-out Portland per fermare l’emorragia sul 66-69.

Si alza Collins per dare fiato a Kanter, non brillantissimo finora. Per gli amanti del discorso “Steph va marcato così:” il capitano dei californiani è a 27 punti con 9-14 dal campo e 4 su 9 da tre. Le conclusioni tiratele voi…

Le due squadre non risparmiano colpi e vanno via appaiate sul 74-75 per Portland, quando mancano 4 minuti scarsi all’ultima frazione.
Kerr continua a dare minuti ad insospettabili -anche per colpa dei 4 falli di Green, arrivati abbastanza prematuramente- come Jones, Bell e Jerebko, e la cosa per ora paga dividendi elevati.

Primo vantaggio Warriors, dopo un’eternità, con una fantastica tripla di Thompson. Esplode la Oracle Arena partecipando e sostenendo il parziale favorevole di 27 a 10 con cui Golden State riacciuffa una gara che sembrava seriamente compromessa.

Arriva anche Lillard: 5 punti fondamentali, da leader vero, per evitare il collasso dei suoi.
Il quarto finisce 89-89: per la soluzione del giallo servirà tutto il 4° quarto di gioco.

4° Quarto:

Klay si sfredda, Steph si riposa, Lillard le mette: 92-92.
Anche Curry, a dirla tutta, la mette, peccato per i Warriors che sia Seth: 95-94 Portland.

Rientra Curry, rientra Green ma gli Warriors sembrano tutti “freddini”: conclusioni avventate, distrazioni difensive e canestri manco a parlarne.
+8 Portland prima dell’ennesimo time-out Kerr: le facce della panchina si incupiscono parecchio e la partita sembra scivolare via dalle mani dei californiani.

Si esce dal time-out con un canestro da campione di Stephen Curry che riaccende i californiani (siamo a quota 34). Si va di quintetto “tipo”, con Looney al posto di Bogut.

Tripla di Curry in faccia a Curry, rubata di Curry a Curry e assist di Curry a Kanter (!) seduto in  panchina, tutto fatto dal Curry di Portland.

Siamo veramente al Curry contro Curry: incredibile. Seth sembra dare fastidio al fratello maggiore, sporcandogli moltissime partenze, rubando palle ed in generale riuscendo a stargli attaccato in difesa. Probabilmente lo conosce benino…

Lillard e McCollum però oggi non ci stanno a perdere: sono complessivamente a 45 punti con il 50% da tre. Bravissimi.

3 minuti e mezzo alla fine, -6 Warriors e la tensione inizia a salire.

Green, che sta giocando con una intensità mostruosa e rischiando costantemente il sesto fallo, riporta i giallo-blu a contatto sul 107-108. Per lui sono 5 (!) stoppate oggi.

Fallo di Lillard su Curry da tre = Curry in lunetta con 3 liberi = vantaggio Warriors 110-108.

Per Lillard è il primo fallo della sua partita: su 40 minuti giocati il capitano dei Trail Blazers occupandosi principalmente degli splash brothers, ha collezionato solo un fallo. Questo dato, non per forza positivo, qualcosa vorrà pur dire…

Risponde Seth con un’altra tripla per riportare Portland sul +1, come nelle favole dove il fratello sfigato ha la sua nottata di gloria.
Golden State però non è d’accordo con l’happy ending immaginato da Seth: risponde Green, prima di alley-hoop per Looney, poi chiudendo con un appoggio al tabellone l’assist di Curry. Warrirors di nuovo a +3 con 12 secondi da giocare: finale fan-ta-sti-co.

Lo specialista in queste situazioni risponde al nome di Damian Lillard: It’s Dame time! 

Portland gli affida il suo destino, ma su lui c’è Iguodala che gliela ruba praticamente due volte, vince la partita e corre freneticamente a festeggiare “sotto la curva”.

P-A-Z-Z-E-S-C-A giocata di Iggy. Pazzesca.

Finisce 114-111. Warriors sopra 2-0 la serie si sposta a Portland per gara 3 che si giocherà Sabato.

 

 

One thought on “Live dalla Oracle: Iguodala decide la battaglia dei Curry

  1. si, vista così sembra una gran bella partita, ma io ho avuto un’impressione nettamente diversa. I warriors sono partiti con quelle spocchiosa overconfidence di chi sa di essere nettamente superiore, soprattutto dopo aver passeggiato alla prima ricorrendo ampiamente alla panchina. Inizio con ritmo blando e difesa warriors ben lontana dalla modalità playoff, sapevo che prima o poi avrebbero deciso di giocare seriamente e la musica sarebbe cambiata drasticamente, ma non mi sarei mai aspettato che avrebbero aspettato di finire a -17 in una finale di conference. E invece così è stato, quando si sono degnati di accendere i motori e chiudere la porta in difesa hanno fatto un 13-0 in circa due minuti e mezzo nel terzo, la differenza di intensità messa sul parquet è stata abissale. Questo però non gli è bastato per convincersi che fosse il caso di affondare il colpo e cercare di chiudere la partita, anzi, sono tornati a complicarsi la vita fino ad essere costretti ad un altro break lampo sulla fine del 4° quarto e obbligare iggy ad una rischiosa giocata all’ultimo secondo contro uno che sa bene come mettere dentro un pallone da 9 metri in buzzer. Lo stesso Green ha confermato la mia opinione dicendo “sappiamo di poter recuperare 8 punti in un minuto in qualsiasi momento”, che è terribilmente presuntuoso, quanto verosimile. Quindi li ringrazio per aver reso in tutti i modi interessante questa partita, ma mi è sembrata un po’ una farsa. Propendo per un “gentleman’s sweep”, ma in questo caso lo chiamerei “overconfidence sweep”.
    (P.S: pick&roll Curry-Green rimane l’arma di distruzione di massa più letale anche in questa NBA di fenomeni)

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