Ancora in piena corsa per i playoff, per i Magic la stagione può finora considerarsi addirittura superiore alle aspettative. Attenzione però: detto così sembra che stia andando tutto rose e fiori per la seconda squadra della Florida a livello di blasone e palmares, ma ciò non corrisponde alla realtà.

Ovviamente i risaputi difetti della Eastern Conference e maggiormente della Southeast Division permettono al team di Steve Clifford, subentrato a Frank Vogel, di rimanere in scia di quell’ottavo ed ultimo posto disponibile per ritornare in postseason, la bellezza di sei anni dopo l’ultima volta (2012).

Gli alti e bassi di Miami, le ovvie difficoltà degli Hornets ma ancor di più la solita incapacità di crescita dei Pistons e la mediocrità generale fanno si che in questo momento fra le cinque inarrivabili big e Orlando, undicesima, ci siano solo 4/5 incontri di differenza.

Di recente si sono anche portati a casa due scalpi eccellenti come Boston e Houston e si è perso dignitosamente coi leader di conference Bucks (senza un Gordon acciaccato) con molti elementi in doppia cifra. L’ennesimo “anno della verità” è iniziato coi soliti dubbi e l’abituale scostante rendimento di chi, senza stelle e outstanding performer, per vincere un match di NBA deve sperare che nel corso dei 48 minuti tutto vada alla perfezione.

Rispetto al recente passato almeno, arrivare a Febbraio ed avere un obiettivo è già qualcosa!! Infatti le scelte basse delle off season, i processi di ricostruzione, di crescita e il “diventare grandi” sono anni che subiscono brusche frenate: basti pensare che la miglior posizione raggiunta è stata l’undicesima nel 2015/16!!

L’epoca targata Dwight Howard è finita togliendo probabilmente quello che ormai era divenuto un fardello per tutto lo staff ma non ha portato finora ad un miglioramento di risultati, nonostante le occasioni per creare un qualcosa di importante ci siano state.

Ci riferiamo al flop di Oladipo, scelto al Draft 2013 come quarto e sbocciato altrove, oppure Dario Saric nel 2014 (insieme a Gordon), scambiato con Elfrid Payton e soprattutto Mario Hezonja come quinto assoluto, rilasciato poi come free agent e vero epic fail!! Ci permettiamo di bocciare anche Jonathan Isaac, numero 6 lo scorso anno da Florida State, ancora inadatto alla ferocia agonistica della NBA e marginale sia nello score che nella difesa del ferro come power forward.

Un nuovo ciclo lo ha avviato l’arrivo di Mohamed Bamba da Texas, prospetto interessantissimo sul quale parecchi analisti sono pronti a scommettere. Un lungo fisicamente tutto da costruire ma dal talento innato e da un’agilità imprevista per un 2 metri e 14, pronto nel pitturato a far valere la sua rapidità nei movimenti con una grinta e cattiveria inconsuete per un ventenne ed una straordinaria apertura alare.

Chiudere un’epoca positiva con un centro (Howard) e riaprirne una nuova dopo periodi di magra con un altro sarebbe un segno del destino. L’ambientamento, purtroppo, in una lega così dura da ogni punto di vista, è tremendo e difficile: ad un convincente inizio sono seguite poi un serie di debacle dovute a un utilizzo sul parquet sempre inferiore (dai 21 minuti di Ottobre ai 15,5 successivi) da parte del coach.

Clifford ha sottolineato più di una volta infatti come secondo lui le enormi attese attorno al ragazzo vadano ridimensionate e che, ad esempio, partire in quintetto per ora non è assolutamente possibile. L’allenatore in questi mesi ha spesso messo in risalto la fatica che traspare dal giovane Mo al termine di ogni match e di come, per un rookie, il ruolo di riserva sia cruciale per farlo sviluppare al meglio e senza pressioni.

E’ da poco rientrato, ma le sue statistiche non sono assolutamente positive: poco più di 6 punti e 5 rimbalzi per game sono medie insufficienti e il sostituto, Khem Birch, non lo ha fatto rimpiangere durante la sua assenza. Con Bamba sul parquet, inoltre, il net rating dei Magic è -17.0 (+2.6 senza), la difesa subisce 108.3 pts per 100 possessi e l’attacco ne segna 91.3: brutti numeri!!

Forse spronato da una nuova rivalità interna, Nikola Vucevic sta vivendo la stagione della vita. Messo sin da subito nei desideri dei fan come backup del suo novello e giovane compagno, ha risposto sul campo con prestazioni encomiabili che ne fanno oggi un serio candidato per l’All Star Game: è anche il leader offensivo per punti, rimbalzi, percentuali dal campo e palle recuperate in misura superiore rispetto a tutto l’arco della sua carriera (otto campionati).

La proprietà, per dare un segno di continuità nel lineup, si è impegnata nel rinnovare Aaron Gordon a 76M in quattro anni, fondamentale in un progetto di lungo corso. Eccellente “combo” forward e attaccante atletico, si sta confermando ai vertici e molto spesso risulta immarcabile sia da 3 che da 4.

Si sta dimostrando un formidabile solista abile a trovare in qualunque situazione una strada nel pitturato per andare a canestro oppure colpire dal mid range ma è assolutamente insoddisfacente nel creare spazi e assistere gli altri, come ad esempio Evan Fournier, terzo violino e ancora il miglior cecchino dalla lunga.

E’ proprio il coach che ha più di una volta enfatizzato l’importanza della circolazione e difesa della palla, basilari per ottenere strisce vincenti nel periodo novembrino col quarto posto per assist e terzo per assist to turnover ratio.

Il problema principale che attanaglia Orlando e che non è ancora stato risolto è quello del playmaker. D.J. Augustin è sempre affidabile per esplosività difensiva e molto atletico in avanti, come al solito dignitoso nelle statistiche ma in carriera non è mai stato un fattore per far quadrare i conti della fase offensiva.

Senza un regista la fatica a tenere il ritmo del gioco è visibile in ogni incontro. Lo stesso Simmons, regredito già di suo, ha fallito la prova come point guard backup, lui che non lo è mai stato. Manca soprattutto un gestore della palla, uno che sappia se necessario rallentare le azioni e non puntare subito il ferro o creare circolazione ad ogni minimo spazio.

L’incredibile sconfitta casalinga coi Nets ne è la prova: una grande partita dominata anche di 20 e buttata nel finale per l’incapacità di trattare palloni scottanti! Coi Dallas Mavericks in cerca di acquirenti per Dennis Smith Jr non escludiamo un approccio qui in Florida per il prodotto di North Carolina State, nonostante le smentite di Carlisle.

Per cercare profondità nella rosa ripassare invece più avanti: oltre ai citati Isaac e Jonathan Simmons, i nuovi Jerian Grant e Jarell Martin, arrivati via trade per Biyombo e Purvis, sono anonimi al pari di Iwundu, che al secondo anno non riesce proprio a progredire.

L’unico che sovente “spacca” l’equilibrio e la mediocrità e “allunga” la prolificità del roster è Terrence Ross, ormai esperto all’ottavo anno, giunto finalmente alla maturità tecnica e in maggior fiducia rispetto al passato. La sua velocità e il suo brio sono stati spesso decisivi per reindirizzare match nel binario giusto o allungare nei momenti decisivi.

Le percentuali sono migliorate a fronte di un aumento nei tentativi al tiro e nel minutaggio, ma la continuità non è certo il suo forte e soprattutto il suo stile di gioco “individualista” non risolve il problema delle assistenze. Secondo il nostro modesto parere però, si sta guadagnando il tanto agognato rinnovo contrattuale, anche alla luce dell’ottima ripresa dal terribile infortunio.

Far parte dell’Est permette a Clifford di ragionare in ottica playoff, cosa che non sarebbe avvenuta nell’altra Conference, dove probabilmente si sarebbe ragionato all’inverso. Leggendo la classifica infatti, i Magic sono la sesta peggior squadra di tutta l’NBA e quindi il sesto miglior draft-lottery; perdere terreno per guadagnare scelte vantaggiose è un brutto pensiero che però in più di un’occasione e negli anni abbiamo visto fare a molti team.

Quel che deve far riflettere è che di opportunità negli ultimi tempi ce ne sono state da queste parti ma le valutazioni sbagliate hanno portato a perdere e buttare parecchie stagioni. Inoltre, rispetto al 2017, la fortuna si sta dimostrando più clemente risparmiando big come Gordon, Fournier, Vucevic e Simmons che saltarono una novantina di partite per infortunio.

Siamo perciò convinti che la piccola luce che si sta intravedendo in fondo al tunnel verrà sfruttata per proseguire onorevolmente questo campionato, con o senza playoff.

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