Il tempo vola, la stagione NBA sembra essere cominciata soltanto da qualche giorno ed invece è già tempo della sesta puntata della vostra rubrica preferita che non sapevate ancora di avere. Per ringraziarci del prezioso tempo che io e il vate Andrea Cassini spendiamo per allietare le vostre tristi giornate vi ricordiamo che il 25 Dicembre si avvicina e che la nostra wishlist di Amazon è piena come il frigorifero di Big Baby Davis, quindi datevi da fare e inviate la vostra gratifica natalizia all’indirizzo di Play.it USA, specificando cortesemente che è per la redazione di 7for7 altrimenti il boss Max Giordan si tiene tutto per sé.

Sicuri della vostra collaborazione vi ringraziamo anticipatamente e partiamo con il resoconto di una settimana in cui per una volta proverò (a malincuore) a scrivere soprattutto di basket giocato senza distrarmi con video di ciccioni che ballano.

 

LUNEDÌ 19 NOVEMBRE – THIS IS MY SH*T

In una notte in cui il già leggendario Monday Night della NFL tra Los Angeles Rams e Kansas City Chiefs ha rubato la scena a tutto il resto dello sport americano, un piccolo grande uomo ha provato a riportare i riflettori degli appassionati sul basket con una prestazione altrettanto rimarchevole.

Per fare il paio con i 60 punti rifilati ai Philadelphia 76ers solo due notti prima, Kemba Walker ha infatti droppato altri  43 punti sulla testa dei malcapitati Boston Celtics, schiaffeggiati in particolare da un ultimo quarto da 21 punti del kembone nostro, che con una tripla in step-back a 33 secondi dalla fine ha spento ogni residua speranza di vittoria per i biancoverdi. Il tutto condito da un salace “This is my sh*t” per il quale rimando la traduzione all’efficientissimo software di Google.

A meno che la calcolatrice non mi inganni fanno 103 punti in meno di 48 ore: non male per un piccoletto alto poco più di un metro e ottanta pesante come una gamba di LeBron, che però ha saltato un totale di 6 partite in tre anni e non certo perchè si sia risparmiato sul parquet. I risultati di squadra non sempre (per usare un eufemismo) hanno ripagato Kemba per gli sforzi profusi nel tentativo di portare gli Hornets nella Eastern Conference che conta. Probabilmente non ci riuscirà nemmeno quest’anno, ma non possiamo far altro che chinare il capo di fronte alla determinazione di “Cardiac Kemba, soprannome tra i più orrendi che io abbia mai sentito ma che rende l’idea del ritmo glaciale al quale batte il cuore di questo giocatore quando la partita è sul filo. Per info chiamare a Casa Celtics, preferibilmente non a ore pasti (per non disturbare Kyrie).

Kemba è indubbiamente la cosa più simile ad Allen Iverson dai tempi di Allen Iverson

 

MARTEDÌ 20 NOVEMBRE – THE BLAZERMANIA IS BACK

I Portland Trail Blazer sono stati la squadra uscita più di tutte con le ossa rotte dagli ultimi playoff (forse alla pari con i Toronto Raptors, ai quali LeBron aveva rubato per l’ennesima volta il cestino della merenda), spazzati via contropronostico dai New Orleans Pelicans con un 4-0 che ammetteva pochissime repliche.

L’allenatore, Terry Stotts, durante l’estate è stato a lungo sospeso sul baratro dell’esonero fino a quando Damian Lillard, non proprio un giocatore di secondo piano del suo spogliatoio, ha speso decise parole con la dirigenza per affermare che Stotts fosse un coach fantastico e come lo volesse fermamente ancora al timone della squadra. Detto fatto, Stotts è rimasto al suo posto e come risultato i Blazers sono tornati a macinare pallacanestro, come già avevano fatto per la maggior parte della scorsa stagione esclusi appunto i sopracitati playoff. Con la vittoria di martedì notte contro i New York Knicks i Blazers hanno infatti conquistato il primo posto ad Ovest (seppur perso il giorno dopo per un inopinato -43 rimediato contro i Milwakeee Bucks) e il terzo miglior record complessivo dell’intera Lega (idem).

Se il backcourt dei rossoneri è sempre stato una sicurezza, una grossa mano ai risultati della squadra è arrivata dalla crescita di Jusuf Nurkic. Se non devastanti dal punto di vista statistico (i punti sono cresciuti “soltanto” da 14.3 a 15.2 e i rimbalzi da 9.0 a 10.9), anche per un minutaggio che rimane fisso attorno ai 26 minuti, i progressi di Big Nurk sono stati rilevanti soprattutto nella comprensione del gioco e nell’intesa con tutti i compagni di squadra. Con Lillard-McCullom-Nurkic assieme in campo i Blazers realizzano in media 14.8 punti in più degli avversari su 100 possessi, a dimostrazione di quanto ormai i tres amigos siano in perfetta sintonia quando si trovano sul parquet. La vera conferma della solidità di questa squadra l’avremo soltanto da Aprile in poi, ma di certo i Blazers sono e saranno uno scomodo cliente da cui le altre avversarie della Western Conference dovranno sicuramente guardarsi.

Occhio che questi tre hanno intenzioni decisamente bellicose

 

MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE – THE RETURN OF THE KING

Flash-back a 12 mesi fa: i Cleveland Cavaliers cavalcano un roboante inizio di stagione e con un record di 13 vinte e 3 perse guidano la Eastern Conference, trascinati dalle straordinarie prestazioni del loro leader maximo LeBron James che è in cima a tutte le conversazioni sull’MVP della Lega. Flash-forward ai giorni nostri: i Cleveland Cavaliers fanno schifo e LeBron James è sì in campo (continuando peraltro ad ammucchiare numeri assurdi) assieme ai Cavs, ma con una maglietta di colore diverso.

L’orripilante record di 2 vinte e 14 perse (poi migliorato in settimana tanto per darmi fastidio e costringermi a correggere il pezzo) riesce a malapena a spiegare quanto triste sia stata fino ad oggi la stagione cestistica per i tifosi dell’Ohio, passati dal contendere per il titolo ad avere Jordan Clarkson come go-to-guy (cosa che rende già meglio l’idea). James ha spedito le sue labbra ad indirizzo nuovo e per la precisione a Figueroa Street citofono, Los Angeles Lakers. Casa nella quale ha già ampiamente dimostrato di trovarsi piuttosto bene (al momento il tassametro recita 28.8 punti, 7.7 rimbalzi e 6.9 assist con il 52/40/75% dal campo, cifre discrete per un 34enne con chilometraggio sulle spalle da minivan Wolksvagen degli anni ‘80) nonostante le referenze del personale a disposizione non siano proprio quelle degli All Star a cui spera di associarsi dal prossimo luglio in avanti.

Nella notte di mercoledì James ha fatto ritorno a Cleveland e prima del più classico dei Veni-Vidi-Vici ha ricevuto il caloroso saluto dei suoi ex-tifosi (e ci mancherebbe pure), che gli hanno tributato un lungo applauso prima di venir ripagati da LeBron con un 32+14+7, che ha aiutato i Lakers a conquistare l’ottava vittoria nelle ultime dieci partite giocate portando il loro record complessivo sul 10-7. E i Cavs? Beh, i Cavs a quota dieci vittorie potrebbero forse arrivarci nel 2019…

“Thank you for what you did on the court”. Beh, due o tre cosette in effetti…

 

GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE – HAPPY THANKSGIVING VINCREDIBLE!

Il quarto giovedì di Novembre come di consuetudine l’America si ferma per il Thanksgiving Day, il giorno in cui gli yankees si siedono a tavola e in segno di gratitudine per quanto ricevuto durante l’anno trascorso fanno strage di tacchini, strafogandosi delle peggio cose e ingrassando mediamente di un paio di chili a testa.

Come da tradizione i questo giorno il basket osserva un turno di riposo e anche gli atleti possono così tornare a casa dalle loro famiglie per il suddetto pranzo. È probabile che a casa Carter qualcuno abbia pensato a fargli trovare sul tavolo una torta con sopra il numero 25.000, perché quello è il traguardo di punti complessivi segnati in carriera che Vince ha superato il giorno prima nel corso della partita (persa ovviamente, ma ad Atlanta questo è un problema assolutamente secondario) dei suoi Hawks contro i Toronto Raptors.

Traguardo che, ça va sans dire, Carter ha timbrato con una schiacciata, marchio di fabbrica di quello che è stato senza dubbio il più grande dunker mai apparso sui parquet della NBA dai tempi di Julius Erving. A 41 anni (giocatore più vecchio ancora sul parquet nell’attuale NBA) l’elevazione non è più ovviamente quella di quando all’All Star Game del 2.000 riscrisse letteralmente la storia della gara delle schiacciate o di quando appoggiò i reali testicoli sulla faccia del povero Frederic Weis mentre lo saltava a piè pari con quella che fu poi rinominata la “Dunk de la Mort, ma il buon Vince è ancora in grado di volare e noi di 7for7 vogliamo dedicare il Thanksgiving Day a ringraziare proprio lui. Grazie per averci fatto saltare sulla sedia e rimanere a bocca aperta ad ammirare uno dei tuoi spettacolari decolli. Thanks Vincredible!

Ad Atlanta meglio festeggiare per cose come queste, perchè di vittorie quest’anno non se ne parla

 

VENERDÌ 23 NOVEMBRE – GUESS WHO’S ON TOP

Dopo la giornata di riposo, tutti in campo per un’orgia di partite (14) che hanno reso felice ogni possessore dell’NBA League Pass. Tre le molte gare interessanti in programma (la vittoria all’overtime dei Pistons sui Rockets, quella dei Warriors sui Blazers e il gronchi rosa dei Cavaliers sui Sixers) una partita ha spiccato su tutte. Allo Staples Center è andato in scena infatti lo scontro tra i Memphis Grizzlies e i Los Angeles Clippers, che oltre alla canonica parte rosa del referto metteva in palio anche la vetta provvisoria della Western Conference.

Gli orsetti di Memphis arrivavano nella città degli angeli come soprendenti leader dell’Ovest, guidati dalla rodata coppia di veterani Gasol-Conley ma anche da un’infornata di facce nuove tra le quali quella del rookie Jaren Jackson Junior è sicuramente quella più interessante. L’ex Michigan State ha un telaio modello “Giannis-prima-maniera” ossia lunghezza chilometrica di braccia e gambe su uno scheletro rivestito da poco più di qualche decina di chilogrammi. Ma gli istinti cestistici sono di primissimo livello: JJJ fa letteralmente un po’ di tutto (20+7+3 nella partita in questione) e, nonostante una meccanica di tiro non proprio ortodossa, migliora a vista d’occhio. Chiedere per referenze al nostro Danilo Gallinari, che ha dovuto marcarlo per buona parte della partita e in più di una occasione si è trovato in decisa difficoltà, subendo anche un paio di imperiose stoppate.

Ma il Gallo ha comunque disputato un’ottima partita, chiusa a quota 20 punti + 9 rimbalzi e impreziosita dai tre liberi consecutivi con i quali ha mandato la partita ai supplementari quando mancavano solo 1.6 secondi alla sirena finale. Overtime che i Clippers hanno poi dominato, anche agevolati da un Conley in panchina per 6 falli, grazie soprattutto all’energia di Montrezl Harrell, in questo inizio di stagione è il vero cuore pulsante della formazione guidata da Doc Rivers. I Clips sono ad oggi una delle formazioni più interessanti da guardare, un mix di ottimi giocatori che pur senza una vera e propria stella stanno dimostrando di aver trovato un ottimo equilibrio sul parquet. Ah, occhio che il rookie Shai Gilgeous-Alexander è buono, ma buono un bel pò. D’altra parte io ve l’avevo già detto diversi mesi fa…

Ovviamente tutti avevano previsto che questo sarebbe stato uno scontro al vertice della Western Conference, giusto?

 

SABATO 24 NOVEMBRE – LUKA RIDES THE BUS

Premessa: sono un tifoso sfegatato dei Dallas Mavericks che nella notte del draft alla notizia della trade che aveva permesso ai texani di scegliere Luka Doncic con la terza chiamata assoluta si è inginocchiato di fronte al televisore per ringraziare il Dio dei Canestri, quindi il mio giudizio su questo giocatore potrebbe essere un filino distorto dalla mia assoluta venerazione. Però ca**o, ma quanto è forte Luka Doncic???

Lo sloveno è arrivato in NBA forte dell’apprezzamento di molti addetti ai lavori, che ne avevano seguito una carriera continentale (mai esistito a memoria mia un giocatore in grado di lasciare un tale segno nel basket europeo in così poco tempo) straordinariamente ricca di trofei sia di squadra che individuali, ma anche con il consueto scetticismo che accompagna ogni giocatore non-americano scelto molto in alto. Scetticismo che però evidentemente non avevano i Mavs, disposti a sacrificare due scelte di primo giro (la numero 5 del 2018 + quella del 2019) per fare di Doncic il loro uomo franchigia dell’era post-Dirk.

Ad occhio la decisione comincia già a pagare discreti dividendi: Luka sta viaggiando a 19.1 punti, 6.6 rimbalzi e 4.3 assist con il 45.3% dal campo, il 39.6% da tre e il 78.1% ai liberi in 33.7 minuti di media a partita, ma i freddi numeri (benchè decisamente impressionanti) non sono sufficienti a spiegare l’impatto che lo sloveno sta avendo sui Mavericks. Doncic ha già preso letteralmente possesso della squadra, dei compagni e dei tifosi, dimostrando di essere già pronto a tenere le redini di una franchigia NBA con una maturità impressionante per un ragazzo di 19 anni. I Mavs dopo una partenza stentata hanno riportato il record in parità (9 vinte e 9 perse) e cavalcano una striscia di 6 vittorie nelle ultime 7 gare disputate, rilanciando le loro ambizioni di playoff nella sempre ipercompetitiva Western Conference. Il futuro di Dallas e di Doncic (in attesa che Nowitzki sbarchi sul parquet per il suo farewell tour) è sicuramente roseo, ma a giudicare da giocate come quella nel video qui sotto anche il presente non è per niente malaccio.

E Uncle Drew muto… :-D

 

DOMENICA 25 NOVEMBRE – JIMMY CALLED GAME (AGAIN)

Jimmy Butler magari non sarà simpaticissimo (a Minneapolis potrebbero raccontarvi qualcosa a riguardo), ma se avete bisogno di un giocatore a cui affidare il tiro decisivo per vincere una partita il suo numero di telefono è sicuramente da tenere a portata di mano.

Nella notte che ha chiuso la settimana NBA Butler ha segnato con un tiro da tre in step back il canestro della vittoria in casa dei Brooklyn Nets, che durante la gara sono stati avanti anche di 19 punti ma senza riuscire a chiuderla. Più o meno con lo stesso identico movimento con il quale il 17 Novembre scorso Jimmy aveva segnato la tripla della vittoria nel supplementare contro gli Hornets, frustrando nell’occasione la prestazione-monstre da 60 punti di Kemba Walker. Fanno due game-winner in meno di dieci giorni, decisamente si può fare peggio.

I Sixers, anche grazie a queste gemme balistiche (oltre che ad un mostruoso Embiid, letteralmente inarrestabile in questo inizio di stagione), restano in scia dell’accoppiata Bucks-Raptors che al momento guardano tutti dall’alto nella Eastern Conference. Ma Philadelphia sarà sicuramente una delle squadre da battere nella corsa alla finale NBA e poter contare sul sangue ghiacciato di Jimmy Buckets quando il pallone scotterà rappresenta di certo un valore aggiunto non trascurabile.

“And that’s the bottom line, cause Jimmy Buckets said so” (semi-cit)

 

Anche per questo episodio è tutto gente, ci si rilegge su queste pagine tra sette giorni! Jorghes out.

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