La città di New York si contraddistingue per tante belle cose, e per una passione smodata per il gioco della palla a spicchi. La squadra di New York sono i Knicks, croce e delizia di molti, e di chi scrive, ma dal 2012 la grande mela può contare su due franchigie NBA al pari dell’altra metropoli statunitense, al secolo Los Angeles.

Le retine dal 1977 al 2012 hanno soggiornato a due passi, nel New Jersey, ed i più ricordano tale permanenza per due motivi. Il primo è la cessione di Julius Earving, aka Doctor J, per potersi permettere il passaggio dall’ABA all’NBA. Il secondo è il periodo d’oro coinciso con l’arrivo di Jason Kidd e delle due finali NBA perse, forse il momento più alto della storia della franchigia. Certo nel mezzo ci sarebbero anche gli anni sotto la guida del santone Larry Brown e l’arrivo di un slavo bravino, che ci ha lasciati troppo presto  a causa di un’incidente d’auto, ma non vogliamo ripercorrere la storia dei Nets.

Dicevamo il 2012 rappresenta un anno storico per la franchigia, che grazie alle pressioni del co-owner Jay-Z decide di trasferirsi dalla paludosa di East Rutherford alle scintillanti luci di Brooklyn. Business is business, e New York era un richiamo, ed un pubblico che nemmeno negli anni migliori si era visto nel New Jersey. A dire il vero il vento era cambiato già nel 2009 con l’acquisto della franchigia da parte del discusso uomo d’affari russo Mikhail Prokhorov, il secondo uomo più ricco di Russia, e primo owner non statunitense di un team NBA.

I petrodollari russi sembrano l’inizio di una scalata senza fine verso i vertici della lega, e portano prima in dono Deron Williams, all’epoca in perenne contesa con Chris Paul per il titolo di miglior play della lega, e poi il tanto decantato trasferimento al Barclays Center di Brooklyn.

I sogni di gloria costano, perciò la franchigia inizia a fare shopping sfrenato in giro per la lega, secondo l’assurdo credo che basti accumulare talento per costruire una dinastia. Il primo rinforzo ad arrivare è Joe “Iso” Johnson, stufo dell’esilio dorato di Atlanta, per lui si “sacrificano” Johan PetroAnthony Morrow e DeShawn Stevenson, ma soprattutto si acquisisce quello che al tempo era definito come il giocatore più pagato dell’NBA, reduce dalla firma un contratto di 6 anni e 123 milioni a luglio 2010.

Oggi bruscolini, ma allora era qualcosa di clamoroso, inutile dire che Atlanta fu ben contenta di cedere il fardello ai Nets, visto che Johnson era il classico esempio di ottimo giocatore con contratto da star. L’ossatura di un buon team era evidente con Deron play, Johnson guardia, Lopez centro e due onesti gregari come Gerald Wallace e Reggie Evans a completare il quintetto.

Roba da competere per la supremazia di NY, ma per il titolo ne passava di acqua sotto il ponte di Brooklyn. Infatti nell’anno di grazia 2013 i Nets conquistarono un primo turno di play off dove però non riuscirono ad aver ragione dei Bulls pur privi dell’allora MVP Derrick Rose.

Il vero botto arriva a giugno 2013 con il ritorno del messi Kidd in panchina e, segnatevi la data, il fatidico 28 giugno 2013, giorno del draft NBA in cui Dannie Ainge, consapevole della fine di un ciclo, imbastisce una trade che portò a Brooklyn Kevin GarnettPaul Pierce e Jason Terry e la prima scelta dei Celtics nel 2017, in cambio di Gerald WallaceKris HumphriesMarShon BrooksKris JosephKeith Bogans e tre prime scelte a draft futuri (2014, 2016 e 2018), il vero asset della trade, più il diritto di swappare le prime scelte 2015 e 2017 (tanto per non farsi mancare nulla).

La partenza del Titanic reinterpretata in chiave New Jersey Nets

Inutile ricordare che fu una delle trade più disastrose della storia dove Brooklyn ipotecò il proprio futuro per due All of Famer oramai sul viale del tramonto ed uno specialista come Terry, anche lui parecchio “rodato”. La storia seguente la sanno tutti,: Pierce durò una stagione, Garnett una e mezzo, Terry una. La prima scelta 2017 ricevuta da Boston, tradottasi alla chiamata 27 si tramutò in Kyle Kuzma, scelto ed immediatamente girato ai Lakers per Timo Mozgov e D’Angelo Russell.

Le prime scelte scambiate a Boston si trasformarono in James Young (2014, numero 17), Jaylen Brown (2016, numero 3), la prima scelta 2017 ceduta a Phila (Marquelle Fultz) in cambio della scelta numero tre poi diventata Jayson Tatum più un’altra prima scelta futura. Infine la prima scelta 2018 fu ceduta ai Cavs in un pacchetto con Isiah Thomas, Jae Crowder, Ante Zizic ed una seconda scelta per Kyrie Irving. Una disfatta clamorosa, che avrebbe fatto vacillare anche la fede del più incallito tifoso. Eppure….

Eppure come spesso accade basta buon senso e pazienza per riequilibrare le cose. Il buon senso ha nome e cognome e corrisponde a Sean Marks, ex onesto mestierante dei parquet NBA, che da GM sta dando il massimo, di sicuro oltre le più rosee aspettative. Il neozelandese è stato portato a Brooklyn ad inizio 2016, strappandolo alla più sagace franchigia NBA, alias i San Antonio Spurs. Marks ha trovato una franchigia letteralmente in ginocchio, senza asset, senza scelte e senza alcun beneficio dalla trade disastro di cui sopra.

Decisamente una bella sola se uno volesse lavorare tranquillo. Ma Sean tranquillo non lo è, è un tipo intelligente e soprattutto uno stratega che in America definirebbero forward thinking, oltre ad essere uno che i fa i cosiddetti “conti della serva” (ed in seguito capirete perché). Queste comunque sono state, in soli due anni, le otto mosse con cui ha ribaltato come un calzino le prospettive future dei New Jersey Nets.

PRIMA MOSSA, 25 febbraio 2016

Dopo una settimana di lavoro, buyout del contratto di Joe Johnson e risparmio di 3 milioni sui quasi 25 dovuti per l’anno finale del suo contratto (12% di sconto). Lo spot liberato viene occupato da Sean Kilpatrick, all’epoca leading scorer della D-League NBA.

SECONDA MOSSA, 23 giugno 2016

I Nets scambiano Thaddeus Young ad Indiana la notte del draft in cambio della loro prima scelta, tradottasi in Caris LeVert. I Nets ottengono anche una seconda scelta che diventa effettiva solo se i Pacers non si qualificano per i playoff, in tal caso nel 2023 la scelta passa ai Nets. Allo stesso draft i Nets fanno un trade up per avere al secondo giro il primo nativo di Brooklyn della franchigia ossia Isaiah Whitehead.

TERZA MOSSA, 22 febbraio 2017

Brooklyn cede Bojan Bogdanovic e Chris McCullogh a Washington in cambio di Andrew Nicholson, Marcus Thornton e la scelta protected dei Wizards al draft 2017, che si tramuterà poi in Jarret Allen. Nicholson è tradato in seguito e Thornton viene subito licenziato in quanto i due erano i classici pezzi complementari del vero obiettivo dei Nets, la prima scelta 2017 (visto che Brooklyn era senza a causa della “Worst Trade Ever” più volte citata).

QUARTA MOSSA, 20 giugno 2017

Due giorni prima del draft Marks decide di cedere la prima scelta 2017 (poi tradottasi in Kyle Kuzma) e Brook Lopez ai Los Angeles Lakers in cambio di D’Angelo Russell e del contrattone osceno di Timofey Mozgov.

QUINTA MOSSA, 9 luglio 2017

Brooklyn cede Justin Hamilton a Toronto in cambio di DeMarre Carroll del suo contrattone e della prima scelta protected di Toronto e di una seconda scelta in arrivo dai Lakers.  Le scelte si traducono in Dzanan Musa e Rodion Kurucs. Mozgov e Lopez durano un anno nei rispettivi team, diventando il primo un feticcio negli scambi tra franchigie ed il secondo il probabile centro titolare dei Bucks.

SESTA MOSSA, 25 luglio 2017

Marks cede Andrew Nicholson a Portland in cambio di Allen Crabbe che aveva invano cercato di mettere sotto contratto l’anno prima.

SETTIMA MOSSA, 22 giugno 2018

I Nets cedono Mozgov ed il suo contrattone a Charlotte per Dwight Howard, ed i diritti della seconda scelta al draft (Hamidou Diallo), una seconda scelta 2021 e 5 milioni cash.

OTTAVA MOSSA, 13 luglio 2018

Brooklyn cedono Jeremy Lin ed una seconda scelta 2025 ad Atlanta per una seconda scelta nel 2020, il diritto a scambiarsi una scelta nel 2023 ed i diritti della guardia ventunenne francese Isaiah Cordinier.  Questa trade consente di tradare Isaiah Whitehead a Denver in cambio di Kenneth Faried, Darrell Arthur una prima scelta protetta (tra la 1 e la 12) nel 2019 ed una seconda scelta 2020.

CONCLUSIONI

Marks ha agito quando c’era da agire, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo di medio termine, ed ora i Nets hanno due prime scelte nel 2019. Se invece guardiamo al salary cap troviamo il vero lavoro da CFO operato da Marks. I Nets sono ad oggi la 14ma franchigia NBA in termini di spazio salariale, con circa 115 milioni di dollari di monte salari (inclusi i 24 milioni di dead salary occupati da Howard e Deron Williams) con circa 14 milioni di dollari sopra il salary cap e 5 milioni di cash pagato. Il dato interessante è che il monte salari diventa 38 milioni il prossimo anno, più i circa 5.5 milioni di dead salary per Deron Williams, ultima rata di questo costoso leasing.

Riassumendo, tanto spazio salariale in seguito alla scadenza di Carroll e Faried, un potenziale trade chip in scadenza come Allen Crabbe, con però i rinnovi probabili di Russell, Hollis-Jefferson e Dinwiddie. La ciliegina sulla torta è il tesoretto di prime scelte che potrebbe accelerare i tempi di ricostruzione della franchigia in caso di buoni colpi al draft o utilizzabili come merce di scambio. Nello specifico:

  • 2019: Brooklyn avrà due prime scelte, la propria e quella ricevuta da Denver (protetta fino alla 12) e ben 5 seconde scelte potenziali
  • 2020: I Nets hanno la propria prima scelta e tre seconde scelte potenziali
  • 2021: I Nets hanno la propria prima scelta e due seconde scelte potenziali
  • 2022: I Nets hanno la propria prima scelta e la propria seconda scelta
  • 2023: I Nets hanno la propria prima scelta e tre seconde scelte potenziali
  • 2024: I Nets hanno la propria prima scelta e la propria seconda scelta
  • 2025: I Nets hanno la propria prima scelta e una seconda scelte potenziale
  • 2026: I Nets hanno la propria prima scelta e la propria seconda scelta

Inoltre Marks, contestualmente al risanamento in termini di scelte ha saputo tenere sotto controllo il salary cap, rimanendo costantemente sotto la soglia della Luxury Tax, in un periodo in cui l’incremento del max salary cap ha dato alla testa di molti GM NBA.

(USD/000) 2015/16 2016/17 2017/18 2018/19
Active roster Cap     51,712.74      65,405.91      88,965.47      91,565.03
Earned money           210.86            230.69                     –
Dead money     28,580.25      18,093.41        6,999.09      24,394.51
TOTALE     80,503.85      83,730.01      95,964.56    115,959.54
NBA Max Salary Cap     70,000.00      94,143.00      99,093.00    101,869.00
Cap space   (10,503.85)      10,413.00        3,128.44    (14,090.54)
Soglia Luxury Tax     84,740.00    113,287.00    119,266.00    123,733.00
Luxury Tax space        4,236.15      29,557.00      23,301.44        7,773.46

Per concludere i Nets si stanno preparando ad un futuro roseo, sottovoce e con molta più pazienza dei cugini ricchi dei Knicks. Il campo sarà ancora avaro di soddisfazioni, ma l’obiettivo è quello di far crescere un gruppo giovane ed un team futuribile. Il fautore di questa rinascita è un ex ala grande\centro originario della Nuova Zelanda, che con sagacia ed intelligenza sta rifondando dalle ceneri uno dei team più sbeffeggiati della lega entrando di prepotenza tra i GM più stimati di tutta la NBA.

E il futuro? L’NBA è un mercato globale dove vincere conta fino ad un certo punto, ma se non ti chiami Lakers, Bulls o Knicks le vittorie servono per creare una fan base e\o consolidarla. Se Brooklyn saprà attendere senza farsi prendere dalla smania di spendere le risorse libere allora tra qualche stagione il team potrà finalmente tornare ai livelli più alti della lega.

In questi giorni si vocifera di un interesse per Jimmy Butler, che al giusto prezzo potrebbe anche avere senso, ma non certo ai costi folli di cui si parla. I Nets sono un team giovane, inesperto e futuribile che ha bisogno di farsi le ossa e Butler sarebbe la chioccia per farli crescere, uno dei fulcri su ricostruire, anche se dubito che Marks voglia scommettere eccessivamente sull’ex Bull. Del resto di Billy King ce n’è uno solo, e meno male.

Bentornati Nets.

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