Golden State vince una stranissima gara 6 casalinga, rialzandosi dopo un avvio lento che l’ha vista sotto di 17 punti. Decisivo Klay Thompson con una prova eccezionale da 35 punti.

Golden State ha creato il suo vantaggio nei due quarti finali  in cui sono riusciti ad avere la meglio degli avversari rispettivamente per 33-16 e 31-9. Importantissima la mancanza di Chris Paul per D’Antoni.

La conclusiva gara 7 si giocherà questo lunedì al Toyota Center di Houston.

Golden State

Klay Thompson: 35 pts, 13-23 fg, 9-14 (3pts), plus minus +32
Stephen Curry: 29 pts, 12-23 fg, 5-14 (3pts), plus minus +33
Kevin Durant: 23 pts, 6-17 fg, 1-5 (3pts), plus minus +13

Houston Rockets 

James Harden: 32 pts, 10-24 fg, 4-12(3pts), plus minus -19
Eric Gordon: 19 pts, 7-12 fg, 4-6 (3pts), plus minus -27
Trevor Ariza: 14 pts, 6-18 fg, 2-9 (3pts), plus minus -16

Il pre-game:

“Make sure your worst enemy doesn’t live between your own two ears.”

― Laird Hamilton

Così diceva (o per lo meno a lui è stata attribuita) uno dei migliori surfisti di big waves di sempre. Uno che spalle contro il muro (probabilmente di acqua) deve avercele avute parecchie volte.

Se proviamo a contestualizzarla oggi, dopo tutto quello visto nei precedenti episodi, potrebbe essere tante cose: un consiglio, un monito, una lezione da imparare o un riassunto degli ultimi due quarti quarti di Golden State. Decidete voi.

Perchè i Warriors -quelli che dovevano vincere a mani basse, quelli della dinastia in atto, quelli che ne hanno troppo in più degli altri- sono con le spalle al muro e la cosa più strana di tutte è che ci si sono messi da soli.

Potremmo trovare tante cause per spiegare il tracollo avvenuto dopo il terzo periodo di gara 4: Durant che non è Durant, Curry che si è perso dopo i balletti di sfottò, Thompson che alterna giocate da fuoriclasse ad airball ridicoli- e Draymond Green che tira poco, anzi pochissimo, ed ogni volta che lancia in aria una palla sembra circondato da spettri.

Certo che poi non è solo quello. Certo che c’è anche Houston con i suoi meriti, che ha difeso duramente -in modo stoico, verrebbe da dire. Certo che c’è Chris Paul che ha fatto delle cose incredibili, ma le fredde statistiche suggeriscono piuttosto che le colpe siano sulle spalle dei gialloblù. Perché Harden ha tirato 5 su 21 dal campo con 0-11 da tre e Paul (MVP di gara 5, senza ombra di dubbio) 6 su 19. Se in queste circostanze perdi lo stesso, è la prova evidente di un cortocircuito emotivo.

Il tempo per sistemare le cose però è nullo: Il calendario, affastellato ed emozionante, di queste finali di conference richiede di giocare ogni due giorni.

Oggi non ci sarà Paul. Houston (giustamente) si è limitata solo a dichiarare il giocatore non attivo per questo episodio e che sarà rivalutato al rientro della squadra in Texas.

Occasione ghiotta per i Warriors che però non avranno nemmeno oggi Andre Iguodala.

Occasione ghiotta per Harden, che dopo le ultime prestazioni opache e le solite accuse di sparizione sistematica per le partite importanti dei payoff, ha la possibilità di fare quella partita da MVP della lega senza troppe pressioni.

Occasione ghiotta anche per Cleveland e per Lebron James che vedono Houston molto più abbordabile di Golden State (per questioni di accoppiamenti e ritmi). A patto che la gara 7 di domani non decreti la caduta dell’impero lebroniano d’oriente.

Ma io, detto sinceramente, non ci credo per niente.

Possiamo iniziare.

1° Quarto

Poche volte quest’anno ho visto la Oracle Arena così calda.
Ci sta: è un win or go home; nessuna alternativa oltre la vittoria per i Dubs.

Per farvi capire il clima, dei quasi 20000 spettatori praticamente tutti in maglia gialla ne ho uno con la maglia dei Rockets due file sotto di me. Canestro di Harden, esultanza in piedi con urlo del sostenitore dei Rockets e sicurezza chiamata (due volte, per la precisione) dopo pochi secondi per bloccare degli energumeni che lo volevano accoppare. Così ci capiamo subito.

Roster atipici per colpa dei problemi fisici: Houston con Ariza, Harden, Gordon e Tucker. Kerr risponde con Durant, Green, Looney (confermato), Thompson e Curry.

Come i precedenti episodi, siamo tutti con la bava alla bocca aspettando il dogfight e invece si inizia con le mani “freddine”: Harden, Curry, Thompson e Ariza  sbagliano tutti e condiscono il tutto con tre palle perse nei primi due minuti di gioco.

Gli Warriors sono tesi, si vede da lontano. Provano a far girare la palla in attacco ma lo fanno un po’ per forza, da schema, nervosamente. Quelle cose che non gli vengono bene.

Brutto avvio dei padroni di casa: 13-6 Houston e primo time-out Kerr.

Male Harden, ma soprattutto Kd: il giocatore dei Warriors è aggressivo e sta prendendo ottimi tiri ma, almeno per ora, anche ottimi ferri: la palla non entra praticamente mai.

Appena il probabile MVP di quest’anno si sveglia dal letargo è subito mini-parziale per Houston: 19-27 con due minuti alla fine del quarto per i texani.

Finisce il primo quarto con gli Warriors sotto di 17 (22-39!)

Durant, 1-5 e 0-1 da tre
Curry 3-7 e 1-4 da tre

Troppo poco per spuntarla, anche se manca Paul, anche se giochi in casa.

Ariza 4/7, Harden 4/8 e Gordon 100% (et voilà) con 3 tiri.

2° Quarto

La riscossa gialloblù parte da Klay Thompson su entrambi i lati del campo. Il californiano è l’unico insieme a Curry che ha il body language appropriato all’occasione. Se Green la smettesse di essere così creativo nel generare turnover si potrebbe addirittura parlare di parziale.

Appena GS fa qualcosa di decente riaccorcia subito. Continuo a dirlo, il problema non è Houston. I padroni di casa sembrano giocare meglio senza KD(!). Non segnano tantissimo nemmeno con questo quintetto, ma giocano in modo completamente diverso, più dinamico, più corale.

6.08 prima dell’Half time. 39-48. Golden State tira con un totale di 12 su 29 e 2 su 11 da tre, in casa, in un elimination game. Anche se hanno parzialmente ricucito la distanza e forzato i Rockets ad un altro time-out, la prognosi è ancora riservata.

Al rientro, stoppata di Durant su Harden e poi due punti per il nativo di Washington.
Quelle giocate che potrebbero far girare un po’ la gara…

Appena KD si accende è -5 per GS quando mancano 4.15 alla fine, ma ogni qual volta GS rimette un po’ le cose a posto arrivano Gordon e Tucker a ributtarli nel baratro.

+12 Houston, di nuovo. 51 a 61 all’half time.

Adesso la parola a Kerr. Non sono sicuro che esista un modo per motivare i giocatori o farli uscire dall’impasse a parole. Sono certo però che, o qualcosa gira nei prossimi 12 minuti, o per i Warriors saranno ferie anticipate.

3° Quarto

Thompson, KD e ancora Thompson. Tre cazzotti al volto per iniziare il periodo che finora è stato il regno della squadra di casa. Warriors a -2.

I defender ora stanno difendendo in modo superbo e con grinta: 3 minuti giocati 0 punti per i Rockets. 59-61, ora o mai più. In un nonnulla siamo solo ad un possesso di distanza.

Thompson è, numeri alla mano, l’unico che ha tirato in modo efficente nonostante il coaching staff non abbia cercato il suo numero con l’insistenza necessaria.

Klay ha tirato 8/14 in gara 5, ed è 8/13 oggi.

Potrebbe essere la chiave di svolta per i campioni in carica: che sia un tiratore fenomenale lo sanno tutti, ma l’extra che riesce a portare alla causa dei californiani è “il fermare” molto meno la palla di KD e Curry e il mettere in croce la difesa texana con i suoi movimenti off-the-ball.

Tripla di Curry per il primo vantaggio Warriors sul 62 a 61 e questo posto trema.

Ricuce Harden, risponde Kd, contro-risponde Harden: 64-66 Rockets. Gran partita adesso.

Entra in scena anche Green con 7.15 da giocare nel terzo. Più che un canestro sembra un goal calcistico.

Tripla di Harden e tripla di Thompson. 69 pari e si va avanti appaiati. I Warriors oggi lottano; sono ancora “stopposi” ma hanno grinta e questo, almeno per oggi, sembra bastare.

Difesa incredibile di Thompson su Harden e tripla sull’altro lato: tutto l’orgoglio dei campioni in carica quando mancano poco più di due minuti all’ultimo quarto.

Time out Rockets.

Appena riniziate le ostilità, tiro incredibile e senza senso di Curry che va dentro: 82-74 Warriors.

Spiegare cosa accade qui dentro quando Curry segna ‘sti tiri da tre è difficile: si blocca un po’ il respiro di tutti mentre carica, poi un boato e per quattro secondi ti vibra il culo sulla sedia. Il campo si richiude su se stesso perché tutti si alzano ed il perimetro di gioco sembra più piccolo. Le coppie si baciano, gli amici si abbracciano, le famiglie si stringono.

Finisce 84-77 (in questo quarto 33-16 per i padroni di casa).

Thompson: 10-20, 6-11 da tre. Un eroe.
Harden: 10-22, 4-11 da tre.
Curry: 9-17 con 4-11. Non male, ma non abbastanza se giochi a Golden State con il 30 sulla canotta.

Durant: 6-17, 1-5 e +/- più basso di tutta la squadra (solo +3, Klay ha +14, Steph ha +15)

Il terzo quarto dei Warriors & la dura legge della Oracle Arena.

4° Quarto

Se gli Warriors non vengono divorati dalle loro stesse paure, la sensazione è che abbiano la gara in mano.

Le due squadre partono molto attente per questi 12 minuti finali e bisogna aspettare quasi 120 secondi per vedere il primo canestro.

La tensione è totale.

Golden State allunga di misura fra le urla della folla. Negli altri episodi della serie questo era il momento in cui Chris Paul rimetteva le cose a posto per Houston.

Ma CP3 oggi non c’è : stoppata di Durant su Harden e tripla di Klay. Esplode la Oracle.

Senza Chris Paul ai Rockets manca un gran bel giocatore, un leader emotivo, quello che metteva un paio di canestri per arginare questi momenti di “piena” giallo-blù e l’unica delle due superstar che ha dimostrato di avere los huevos, come si dice un po’ più a sud, oltre il confine.

All’ennesima tripla di Klay Thompson (99-79) i Rockets vanno KO.
La partita è ufficialmente finita.

D’Antoni riconosce la sconfitta in anticipo di ben 6 minuti e ricompaiono addirittura Ryan Anderson e Joe Johnson: se avesse gettato la spugna come si fa nella boxe, sarebbe stato un segno di resa meno evidente.

Altra tripla di Klay.

106 a 81 e sono 35 con 13/23 dal campo e 9 su 14 da tre. Prestazione mostruosa.

Inizia un esteso garbage time sul quale non scriverò nulla.

Finisce 115 a 86.

Si va a gara 7, speriamo con Paul ed Iguodala. Non so se sia davvero la finale anticipata, ma sicuramente è una serie fantastica. A fra due giorni;)

 

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