“Legendary.”

Chi segue un po’ la NBA ha già capito a cosa mi riferisco.
Questo è l’aggettivo che rimbalza fra chi la NBA la gioca, la analizza, ne parla in tv e si è dedicato all’atteso bounce back di Lebron James e dei suoi Cavaliers per seconda gara bostoniana.

Fra tutti gli haters, whitnesses, cheerleader e minchioni che si possono trovare nel web ho scelto questo pezzo di Shannon Sharpe, uno di quelli più cool dalla parte del 23 dei Cavaliers, per farvi capire il livello di attesa:

Le parole a cui si riferiva il commentatore di FS1 erano riprese dalle dichiarazioni di Tristan Thompson che, a ben vedere dall’analisi degli ultimi episodi, sono quasi scontate: il 23 dopo una prestazione incolore solitamente risponde in maniera inequivocabile per ribadire che è il miglior giocatore di pallacanestro sul pianeta (anche se ogni volta che vedo giocare Kevin Durant a me qualche dubbio viene lo stesso, lo confesso).

24 punti in gara 1 contro indiana con il 40% dal campo?
46 con il 70% di field goal in gara 2.

26 in gara uno contro Toronto con approssimativamente il 40%?
43 con il 68%, tanto per non perdere l’abitudine, nella seconda gara a Toronto.

Quindi si, senza esagerare con le pretese, oggi è lecito aspettarsi certi numeri da James ma, facendo gli obiettivi e non cadendo in un eccesso di proselitismo, è doveroso anche evidenziare le differenze fra Boston e le due cugine “minori” della Eastern Conference -anche se questo non deve per forza significare che Boston abbia più chance di spuntarla rispetto alle altre.

Boston è più atletica di Toronto, più tecnica di Indiana, ha meno paura di Bron dei canadesi e rispetto ai Pacers ha molto più talento: può contare su un Horford che sembra appena uscito dalla fonte di Cocoon e su sue due stelle nascenti come Tatum & Brown, coordinate dal miglior coach che la NBA possa offrire: Brad Stevens.

La sfida di oggi sarà interessantissima per due ragioni: la prima è vedere se Lebron James tradurrà in fatti quel suo “zero concern” con cui ha definito il suo post-gara 1, legandolo ad una sorta di analisi/scouting di quello che Brad Stevens gli stava proponendo. Trattandosi di due fra le menti cestistiche più brillanti in vita, direi che l’interesse è assicurato.

L’altro motivo di grande interesse è che siamo a Boston, volevo ricordarlo un po’ a tutti. Per qualche strana ragione c’è questa amnesia collettiva che porta a non ricordare che la squadra con il “fattore campo” dovrebbe, di norma, vincere la prima o le prime due e che, allo stesso modo, la squadra in trasferta in una serie equilibrata può permettersi di perdere le prime due senza farne un dramma esagerato. Specialmente se sei ad East, di corazzate non se ne vedono nemmeno con il binocolo e fra le tue fila gioca un certo Lebron James.

Quindi zero concerns, per usare le sue parole, però… però anche solo a guardarli dal riscaldamento questi Celtics sembrano belli incazzati, concentrati e “ruspanti”.

Godiamoci anche questo capitolo.

Primo Quarto

Le lineups: Tatum-Brown-Horford-Morris-Rozier per i bianco-verdi e Love-James-Hill-Smith-Thompson per gli altri.

La presenza di Tristan Thompson ovviamente era scontata dopo il matchup Love-Horford di gara 1. Il linguaggio del corpo sembra quello giusto ma la prima palla persa per i Cavs è proprio di Lebron James e diciamo che la folla del TD Garden sottolinea l’errore con piacere: Una bolgia.

Il 23 inizia con un po’ di tentennamenti (due palle perse e 0-2 dalla lunetta) ma poi inizia la marcia su Boston.

Almeno a livello di linguaggio del corpo Cleveland non è solo James; tutti sembrano locked in. Se volete due nomi, sia Tristan Thompson che Kevin Love oggi sembrano essersi allacciati le scarpe per lottare offensivamente e difensivamente.

12-10 Cavs con 8 di James (3/4 e 2 su 3 da tre) e 5 di Horford con il 100% dal campo.

Per ora tutto previsto: Lebron è in attack mode ed è a 13 (5/6 dal campo) dopo solo 7 minuti di gioco. Tira bene dalla lunga, male i liberi (1/4 per ora) e posta tutti a passo in post dominando la palla in modo assoluto.

Morris oggi non sembra un gran problema  e la marcia del 23 di Cleveland, che segna in ogni modo esistente, continua: 19 con 7/8 in 9 minuti per il +10 Cavs.

Finisce 27 a 23 per quelli in trasferta.

Dei 27 punti dei Cavs 21 sono di Lebron, 2 Love (1/3), 2 di Thompson (1/2), 2 di Hill (1/2). Numeri che potrebbero suonare come dei grandi complimenti per James, ma di fronte a sproporzioni troppo evidenti nel fatturato offensivo io credo sempre che serva una analisi meno superficiale delle cose.

Secondo Quarto

Inizia con Lebron fuori e spazio per tutti gli Hood, Korver ed i Nance Jr. di questo mondo.

Korver è sicuramente un fattore e continua a martellare il canestro con una efficienza incredibile (4/5 in 8 minuti giocati per 11 punti) anche dopo il rientro freddino di James che sbaglia le prime due conclusioni dal campo.

Con i punti a referto di Korver, Cleveland allunga a +9 e Boston per non venire spazzata via si affida ad Horford e Tatum, che ora si è rimesso il costume da superstar navigata e inizia a “sistemare” un po’ il suo tabellino. Cleveland conduce 41 a 36 quando mancano meno di 6 minuti all’intervallo.

Difensivamente Boston potrebbe anche sembrare in partita ma è il lato offensivo a fare la differenza fra le due squadre: oggi sembra una impresa titanica trovare canestri con continuità per gran parte del suo roster:

Smart è 0/3
Rozier 1/4
Morris 0/4

Così non si vince.

A meno di tre minuti dalla fine LBJ esce a testa bassa e rientra negli spogliatoi dopo una spallata di Tatum senza che si capisca bene il motivo, ma tutto è possibile: dal concussion protocol al cambiare l’acqua alle olive. Quello che conta è che l’occasione è ghiotta per Boston per riavvicinarsi. I Cavaliers “B” però tengono botta soprattutto grazie al grande lavoro di Love e Thompson sotto i due canestri.

Alla fine, più con il cuore che con il talento, Boston ne mette dentro un paio fra bagarre e palle perse ed evita il tracollo in finale di quarto che si chiude 55 a 48 con Cleveland che sembra avere tutto sotto controllo.

Terzo Quarto

Cleveland non parte fortissima ma Boston non sa che pesci pigliare: ogni canestro dei Celtics in questa parte della gara sembra fortunoso ed estemporaneo.

Lebron continua ad avvicinarsi al canestro spazzando via tutti in low-post: onestamente i mismatch con Tatum (leggero, per dirla educatamente) e Rozier (leggerino e molto basso) sarebbero da denuncia alla corte europea per i diritti dell’uomo.

I bianco-verdi si affidano a Rozier e la cosa per adesso funziona:  aggrappandosi a Scary Terry i Celtics riescono a stare a galla e riacciuffare i Cavs nella parte centrale del quarto.

Love ed LBJ giocano una partita solida ma non la definirei leggendaria, almeno per ora.

Marcus Smart rientra e prova a dare due spennellare alla sua partita fino a questo momento incolore: arriva il primo vantaggio Boston (74-71) e l’inerzia, a guardare le facce dei giocatori dei Cavs durante il timeout, inizia pericolosamente a spostarsi dal lato dei padroni di casa.

Sono senza i loro due migliori giocatori, hanno un roster di giovincelli e scommesse e a farne una questione di talento non ci dovrebbe essere proprio storia ma… quanto cuore hanno questi ragazzi allenati da Brad Stevens.

5 punti di Baynes un po’ strani, utili solo a far capire che tutta Boston ha preso coraggio ed il Garden, che capisce il momento chiave, emette dei suoni difficili da raccontare a parole.

Love risponde alla chiamata: 20 punti con 8 su 15 dal campo per tenere Cleveland in partita ma non basta: il tabellino del quarto dice Boston 36, Cleveland 22.

Il tabellone più grande, invece, segna 77-84 per i Celtics. Servirà un Lebron 5 stelle plus per far rigirare la gara.

Quarto quarto

Boston subito avanti sul + 9 e poi +11. Time out Cavs.

James rientra quasi subito e poco dopo lo segue Kevin Love, ma tutti sembrano avere le mani fredde e si rimane sul 77-88 per due minuti abbondanti di gioco. Anche LBJ adesso sembra accontentarsi di conclusioni dalla lunga distanza, fuori ritmo e la scelta non paga più i dividendi sperati. Sta andando verso i 40 punti (!) ma non sembra sia abbastanza oggi o almeno non sembra che basti per accendere i suoi compagni.

3.49 sul cronometro e +8 Boston quando Smart e Smith (due con cui non vorrei avere un diverbio nemmeno al supermercato) per poco non fanno scatenare una zuffa per un flagrant foul su Horford.

La partita sta sfuggendo di mano ai Cavs e sull’ennesimo canestro (tripla) di Horford anche il Garden entra in fight mode per poi esplodere definitivamente dopo la successiva palla persa di James.

I Cavs ora sembra davvero che non ne abbiano più, soprattutto sul lato difensivo appaiono scoraggiati e disconnessi l’un l’altro. Sarebbe probabilmente così anche sul fronte offensivo se la palla non fosse gestita in modo così totale da James.

Manca circa un minuto e coach Lue getta la spugna, Osman e Calderon in campo bastano per far capire che questa gara è finita, così anche Brad Stevens tira via i suoi starter per la standing ovation.  Nella NBA c’è rimasta ancora un po’ di cavalleria.

Finisce 107 a 94 per Boston che, probabilmente, non vuol dire nulla. Adesso la serie di sposta a Cleveland e non mi sorprenderei se si ritornasse qua sul 2-2 fra pochi giorni.

Cleveland rimane la squadra con più talento (l’aggettivo “migliore” per ora è di proprietà esclusiva di Boston) e con il giocatore più forte di tutti, ma qualche punto dopo due gare possiamo pure buttarlo giù:

  • Per una veloce comparazione a passare dal basket di ieri a quello di oggi mi è sembrato come saltare da un Barolo d’annata ad un vino in cartone da tavola.
    Puoi apprezzarlo solo se ti sei proprio ubriacato tanto con il primo.
  • Lebron ha fatto 40 e passa, come promesso, ma di leggendario non s’è visto tanto: le sei palle perse ed il fatturato quasi tutto conquistato nel primo quarto (21), gettano ombre sulla prestazione di King James che è apparso un po’ stanco nella ripresa e meno motivato del solito. Abbiamo un nuovo Lebron Stopper? :DD

  • Nonostante i numeri agghiaccianti (che riporto sotto) io non riesco a criticare troppo il supporting cast della franchigia dell’Ohio perché quando due giocatori (Love and James) prendono 47 tiri, mentre il tutto resto della squadra, tolto Thompson (che mette a fatturato molti rimbalzi offensivi su tiri sbagliati), ne prende solo 27, trovare ritmo è davvero difficile e la palla avrebbe faticato a metterla dentro pure Pippo Inzaghi.

  • A Boston mancano un sacco di cose, ma energia, cuore e palle sembra avercene in abbondanza.
  • Siamo due a zero, quindi per l’esito finale non vuol dire poi tanto, ma per noi che aspettiamo tutto l’anno per guardare queste finali significa una cosa importante: ABBIAMO UNA SERIE ANCHE DA GUARDARE ANCHE AD EAST e per gli amanti delle statistiche…

Vamos;)

4 thoughts on “Eastern Conference Finals – Game 2: CLE@BOS

  1. Lo chiamavano Boston Pride…
    Ma il “Leprone fa sempre paura…”!😅
    Vediamo come va… comunque sia una gran bella squadra Boston!

    • Belli da vedere. Chi sa che verrà fuori dalle trade estive.. Nuova dinastia?:)

  2. Ciao, una domanda, perchè dici che Cleveland ha più talento di Boston? A me pare quasi il contrario. Cioè Boston ha talento (acerbo, fragile e incompleto) e organizzazione; Cleveland LeBron e una serie di comprimari (escluso Love, Corver come tiratore puro e poco altro). Forse esagero, ma più o meno…

    • Ciao Riccardo,
      scusa per la risposta tardiva, ma mi era proprio scappata la notifica del commento!:)
      Da qui a 3/5 anni ti do ragione; Boston ha sicuramente più carne al fuoco e degli assets incredibili per questo mercato estivo. Però adesso, se facciamo un discorso di questa serie, anno 2018, Giugno, secondo me il roster di Cleveland (a carte ferme) è molto superiore a quello dei Celtics. Poi la palla è rotonda e tutto può succedere e speriamo che succeda.. :)

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