Si chiude la March Madness dell’NCAA, si avvicina l’inizio dei playoff NBA. Il mondo del basket americano è una giostra che non conosce pause, un po’ come 7for7 che senza soluzione di continuità alterna i due redattori più geniali del pianeta (?) per regalarvi ogni settimana il riassunto di quanto è accaduto nel magico mondo della Lega più famosa del globo terracqueo. Ogni tanto ci permettiamo qualche divagazione extra-cestistica (tipo gossip sulle Kardashian, rivedibili teorie evoluzionistiche, etc.), ma lo facciamo solo per ampliare i vostri orizzonti culturali. Nell’attesa di essere sommersi dai vostri messaggi di ringraziamento, vediamo cosa ci ha proposto questa settimana appena conclusa.

LUNEDÌ 02 APRILE – ONE SHINING MOMENT

Per molti giocatori solo entrare in questo video rappresenta il coronamento di un sogno.

Anche quest’anno la March Madness ci ha regalato innumerevoli spunti di interesse e una ricca dose di sorprese (secondo il sito americano Time.com questo è stato addirittura il più pazzo Torneo di sempre), anche se alla fine ha vinto la squadra favorita in cui militava il miglior giocatore della stagione.

Jalen Brunson e i suoi Villanova Wildcats hanno infatti conquistato il titolo NCAA, secondo successo negli ultimi tre anni per l’università della Pennsylvania che certifica il programma cestistico guidato da Coach Jay Wright come il migliore dell’intera nazione. Per Brunson e Mikael Bridges è ora di tentare la sorte in NBA, mentre il paisà Donte DiVincenzo (Most Outstanding Player della Final Four) deve ancora decidere se tornare al college per un altro anno o se scegliere la strada del professionismo, con i guru del draft che al momento lo accreditano ai margini del primo giro.

Ah, se le ultime tre partite dei maschietti in quel di San Antonio possono essere state classificate come “un po’ deludenti”, di certo lo stesso non si può dire per le gare delle femminucce. Notre Dame infatti ha vinto semifinale e finale grazie a due tiri allo scadere consecutivi di Mrs. Arike Ogunbowale, a cui sono arrivati i complimenti persino di Sua Eminenza Kobe Bryant. Mica pizza e fichi.

MARTEDÌ 03 APRILE –  IF YOU WANT SOMETHING DONE, DO IT YOURSELF

Dirk, che in carriera avrà schiacciato sì e no una decina di volte, festeggia divertito la giocata di DSJ.

Nell’inopinata (non si può tankare per un anno intero e poi rischiare di rovinare tutto con qualche W di troppo nel finale di stagione, ndr.) vittoria dei Mavericks contro i lanciatissimi Blazers, Dennis Smith Jr ha ricordato perchè in questa stagione lui sia uno dei pochi motivi per andare a vedere una partita all’American Airlines Center di Dallas. Il rookie, ancora con le pive nel sacco per l’eliminazione al primo turno nella gara delle schiacchiate all’All Star Game 2018, nel finale della partita si è lanciato in contropiede a tutta velocità, ha scavalcato con un pallonetto Damian Lillard e si è alzato da solo un alley-oop che ha concluso con una tonante bimane. Il tutto in circa tre secondi e mezzo.

Se ci sono certamente ancora parecchi aspetti del suo gioco da limare (il tiro da fuori non è ancora molto affidabile e in difesa siamo alle aste e ai cerchietti), è altrettanto indubbio che il ragazzo abbia talento e che si farà, spalle strette o meno. Se poi si riuscisse ad affiancargli che so, un DeAndre Ayton, un Luka Doncic o un Marvin Bagley, il mio cuore di tifoso Mavs potrebbe finalmente tornare a sperare.

MERCOLEDÌ 04 APRILE – BEST DANCE CAM EVER?

Ok, forse sarà anche stata preparata, ma sinceramente #chissenefrega.

Mercoledì è stata la sera della sessantaquattresima vittoria stagionale di Houston, abbondantemente record all time per la franchigia, dell’ennesima prestazione di alto livello del probabilissimo MVP James Harden e del canestro allo scadere del Floor General, al secolo Chris Paul.

Tutto però sbiadisce di fronte alla performance dell’addetto agli spalti (o presunto tale) dei Rockets, che inquadrato dall’immancabile Dance Cam nel corso di una pausa sul terreno di gioco, si è esibito in questa roba qui sopra. Ed è subito scena di culto. Oh, poi a me il tizio sembra identico a Gordon Hayward, ma magari sono io ad essere un visionario.

GIOVEDÌ 05 APRILE – “MINOR” SURGERIES DOES NOT EXIST

La parola fine sulle (poche) speranze di titolo dei Celtics? Molto probabile.

E ti pareva che pure questa settimana non ci fosse da raccontare di qualche infortunio? Avremmo probabilmente sorvolato sulla notizia dell’intervento alla caviglia per Dirk Nowitzki, che forse rappresenta una misura precauzionale (oppure una strategia di tanking avanzato, vedi sopra) per permettergli di presentarsi nelle migliori condizioni possibili al via della prossima e presumibilmente ultima stagione.

Non possiamo però far finta di niente dopo l’annuncio che Kyrie Irving avrà bisogno di circa 4-5 mesi per recuperare dai postumi dell’intervento al ginocchio a cui si è sottoposto la settimana scorsa. Intervento che era stato presentato come “minimamente invasivo” e che invece ha rivelato la presenza di una infezione batterica che richiederà la rimozione delle viti inserite nel ginocchio di Irving durante l’operazione del 2015. Brutta tegola per la stagione dei biancoverdi, nonostante l’ottimismo di Terry Rozier, ma almeno si spera di rivedere sia Kyrie che Gordon Hayward in piena efficienza per l’inizio della prossima stagione.

VENERDÌ 06 APRILE – THE PRINCE AND THE KING

Il presente e il futuro della NBA. Period.

Partita spettacolare nella notte tra venerdì e sabato: di fronte le due principali contendenti per il terzo posto ad Est, i Cleveland Cavaliers e i Philadelphia 76ers, ma anche il dominatore dell’ultima decade NBA e il probabile suo successore. LeBron James e Ben Simmons hanno dato vita ad uno scontro nello scontro che ha fatto entusiasmare gli spettatori: il Re ha chiuso con una roboante tripla doppia a quota 44 punti, 11rimbalzi e 11 assist, il quasi certo Rookie of The Year ha risposto con un’altra tripla doppia da 27 punti, 15 rimbalzi e 13 assist, portandosi a casa anche la parte rosa del referto con la vittoria dei Sixers per 132 a 130.

Se di LeBron, come ammesso la settimana scorsa da Andrea, non riusciamo a fare a meno di parlare (anche perchè finchè schiaccia in testa a Ilyasova in questo modo è un po’ difficile da ignorare), stavolta vogliamo concentrarci su quanto sta facendo Ben Simmons. I suoi Sixers sono alla 13esima vittoria consecutiva, hanno superato i Cavaliers al terzo posto ad Est proprio con la vittoria nello scontro diretto, e non sembrano al momento risentire nemmeno dell’assenza di Joel Embiid, grazie ad un gioco corale ed organizzato in cui proprio il rookie da Louisiana State rappresenta il perfetto direttore d’orchestra.

Simmons è a quota 12 triple doppie in stagione e sta viaggiando a 16 punti, oltre 8 rimbalzi e oltre 8 assist di media con il 54.6% dal campo. Stiamo parlando di un ragazzo di soli 21 anni al suo primo anno di NBA, che oltre a mettere insieme numeri assurdi sta dimostrando una maturità incredibile guidando i Sixers ad una terra promessa che, dopo tanti anni di rebuilding, finalmente si intravede all’orizzonte. Non vediamo l’ora di vedere fin dove potrà arrivare: LeBron è ancora il giocatore più forte del mondo, ma forse qui siamo di fronte ad un degno erede al suo trono. Sempre che l’anno prossimo i due non indossino la stessa casacca.

SABATO 07 APRILE – NO FUN IN NEW YORK, CHICAGO & LOS ANGELES

 

I primi tre mercati della NBA sono fuori dalla griglia dei playoff. Non che questo li renda meno interessanti.

Con la sconfitta subita nello scontro diretto contro i Denver Nuggets, i Los Angeles Clippers hanno detto addio alle loro residue speranze di disputare i playoff, aggiungedosi all’elenco delle franchigie deluse che comprende, tra le altre, i Los Angeles Lakers, i Chicago Bulls, i Brooklyn Nets e i New York Knicks. A questo punto è quindi ufficiale: le tre città più popolose degli Stati Uniti non avranno squadre a rappresentarle nella prossima postseason, evento che non accadeva dal lontano 1960 quando Bulls, Nets e Clippers non erano nemmeno ancora state fondate.

Questo potrebbe avere un impatto negativo sui rating televisivi dei playoff che stanno per arrivare? Forse, anche se i dati di questa stagione sono stati fino ad oggi piuttosto buoni pur con la crisi di risultati delle squadre sopra citate. Il bacino di utenza della NBA ha ormai da molti anni superato i confini nazionali per diventare un fenomeno globale e squadre come Thunder, Spurs o Cavaliers vantano milioni di tifosi in giro per il mondo anche se le città di appartenenza sono relativamente piccole.

DOMENICA 08 APRILE – HIGHWAY TO HELL

Credo che Dante Alighieri scrivendo l’Inferno della Divina Commedia avesse in mente una roba del genere.

Cinque squadre divise da una sola, misera vittoria. Questo lo scenario a pochi giorni dal termine della regular season nella lotta per i playoff della Western Conference. Gli Utah Jazz solo oggi hanno staccato il matematico biglietto per la postseason, ma per gli ultimi quattro posti ci sarà bagarre fino alla fine.

Chi pescherà la pagliuzza più corta? Saranno i Pelicans di Anthony Davis, che si è caricato sulle spalle una squadra che avrebbe dovuto essere devastata dall’infortunio di DeMarcus Cousins e che invece da lì in poi ha cambiato marcia seguendo la leadership di “The Brow”? Oppure gli Spurs, che stante la perdurante assenza di Kawhi Leonard per la prima volta da secoli non sfonderanno il muro delle 50 vittorie stagionali, ma che hanno tenuto botta aggrappandosi a LaMarcus Aldridge? O toccherà agli Oklahoma City Thunder, che nonostante un Russell Westbrook vicino ad una nuova tripla doppia di media continuano a soffrire terribilmente i finali di partita? Perchè non i Minnesota Timberwolves, che hanno sì recuperato Jimmy Butler ma che hanno ormai dilapidato quasi tutto il tesoretto di vittorie accumulato nella prima parte della stagione? O infine i Denver Nuggets, che rischiano di rimanere a bocca asciutta nonostante una rincorsa, guidata da Nikola Jokic, che li ha portati ad un passo dalla terra promessa?

Non lo sappiamo ancora. Ma basterà attendere la notte dell’11 aprile e il mistero sarà svelato, dopodichè saremo pronti per dei playoff che si preannunciano infuocati e incerti come poche volte nella storia recente della Lega.

Si chiude così la penultima puntata stagionale di 7for7. La settimana prossima ritroverete il mitico Andrea Cassini per i saluti finali, i miei invece ve li faccio subito. Spero che l’idea di questa rubrica vi sia piaciuta e abbiate apprezzato il tempo passato in compagnia dei nostri sproloqui. Non affrettatevi però a compiere l’insano gesto: ci ritroveremo nelle prossime settimane per le preview delle serie e vi terremo compagnia assieme al resto della redazione di Play.it Usa per tutto il corso dei playoff.

Il divertimento comincia adesso! Jorghes out.

3 thoughts on “7for7 La settimana in NBA (Ep. 14)

  1. Grandi davvero! Vi seguo con molto interesse, sicuramente rubbrica da riproporre per la prossima stagione!

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