Secondo (e ultimo) capitolo per fare il punto della situazione prima della volata finale per i Playoffs.

Sarei qua ANCHE a vedere Spurs-Warriors per la seconda volta in meno di un mese (e ovviamente non ho fatto niente di neanche lontanamente buono per meritarmi una cosa simile in questa vita).

La partita è diversa rispetto a quella di un mese fa, perché (almeno) Rudy Gay è qui a giocarsela.
Perché non ne stiamo prendendo 20 (almeno per ora) e, ovviamente, perché la situazione Leonard è cambiata (in meglio, dovrebbe tornare in campo a breve).

Ma essendo questo un approfondimento sulla Eastern Conference (con giusto un pizzico di live game) taglio corto e mi tengo una mini pillola su Spurs/Kawaii come uno short-addendum alle mie farneticazioni.

 

 

A oggi, ecco la situazione della conference “minore”:

Toronto 49-17
Boston 46-21
Indiana 39-28
Cleveland 38-28
Washington 38-29
Phillie 36-29
Miami 36-31
Milwaukee 35-31
————

Detroit 30-36

Prima considerazione di massima – quest’anno Blake Griffin va in vacanza con una delle varie sorelle Kardashian (ancora devo capire quale di preciso) un po’ prima del solito. Azzardo anche nel dire che le sue quotazioni si abbasseranno drasticamente visto che il gioco di Detroit (tolte poche gare iniziali) non ha beneficiato troppo della trade e che i Clippers invece senza di lui sembrano una squadra migliore o, per lo meno, con più senso/futuro (lo dico a voce alta: occhio alle mosse di Jerry West nella città degli angeli…).

In parte inevitabile, la situazione a me ha generato dei dispiaceri perché mi piacciono i progetti tecnici alternativi in questa NBA 2018. Rincorrere gli Warriors a “chi mette una tripla in più” mi ha stancato e quindi “bene” chi prova cose diverse; bene se recuperiamo il “tough-bad-boys Detroit basketball“; bene i Pelicans delle due torri (una e mezzo, dopo l’infortunio di Boogie Cousins).

Seconda considerazione di massima: a guardare così la griglia -per fare due considerazioni ovvie da bar sport- direi che i 76ers al loro primo giro di giostra nei playoff farebbero bene a evitare Cleveland (e scambiando i nomi delle due squadre la frase continua ad avere valenza e senso compiuto) e che Milwaukee (ed il greco) al primo turno non sarà un affare facile per nessuna delle contender.

Terza considerazione di massima: la eastern conference si sta ripigliando dopo anni di acque salmastre. ERA ORA.
Sebbene i pesi assoluti mettano ancora un divario sensibile fra le corazzate dell’ovest e le squadre di fanteria dell’est, molti sono i talenti ed i progetti interessanti che ha senso seguire in questo enorme laboratorio NBA che è oggi la eastern conference.

Ben Simmons, Joel Embiid, Tatum, the Greak Freak sono solo esempi di quello che sta accadendo nella costa atlantica e, anche se il futuro prossimo è ancora da decifrare, le dinastie di domani potrebbero essere proprio qui, celate fra questi 8 candidati che adesso analizziamo uno per uno.

1) TORONTO – il BLUFF

…and they’re Canadian. C’on
(…e sono canadesi. Basta questo).

Dai, scherzi e battute politically (un)correct a parte, sembrano più solidi degli anni scorsi, ma questo l’abbiamo detto anche gli anni scorsi.

Derozan quest’anno sembra aver definitivamente raggiunto lo status di superstar matura e la panchina, costruita davvero con criterio, offre a Toronto un sostegno che finora è sempre mancato. Vero.
Valanciunas e Lowry a me piacciono pure. Vero.
Ma abbiamo già detto tutto troppe volte per crederci di nuovo, veramente. Spero di essere smentito, e lo dico sinceramente, ma sarei sorpreso se arrivassero anche solo in finale di conference.

Epitaffio finito, andiamo avanti.

 

  • #Live game
    Ritmo alto, percentuali basse, difesa seria.
    In uno delle poche palle perse dell’attacco -un po’ sterile ma ordinato- di San Antonio, Curry vola in contropiede e gira male piede/caviglia su un tentativo di stoppata di Aldridge. Tutta la Oracle Arena ha un arresto cardiorespiratorio di due minuti circa per poi spellarsi le mani applaudendo il suo capitano che rientra in campo zoppo, tira (e segna) i liberi del fallo, time-out e giocatore out per il resto della partita.
    A volte le stagioni possono cambiare in meno di un battito di ciglia…

2) BOSTON – PRESENTE O FUTURO?

I Celtics sono una delle squadre piu’ interessanti in assoluto di tutta la lega. Sotto la guida tecnica-manageriale del duo Ainge-Stevens (per cui l’unica definizione giusta che trovo è “basketball savant”) la franchigia della beantown continua a collezionare i pezzi per la creazione di una nuova dinastia. Li ho visti live al TD Garden poco prima di Natale nella sanguinosa sconfitta contro Miami e la considerazione generale e’ che se vuoi fare qualcosa in quella citta’, in quella arena, con tutte quelle maglie e championship banner issati sul tetto, DEVI pensare in grande, proprio come stanno facendo.

L’acquisizione di Irving e la scoperta di Tatum (anche “grazie” ai minuti di gioco “guadagnati” per l’infortunio di Hayward) sembrano le tessere chiave del mosaico che piano piano prende forma in quel di Boston.
Peraltro, al contrario del “process” di Philadelphia, qui la transizione sta avvenendo senza penalizzare troppo i risultati (primi nella conference e finalisti ad Est l’anno scorso) facendo intendere che i colori presenti e futuri della eastern conference avranno delle tonalità verde scuro al 100%.

Ci sono le free agency ed il mercato estivo da affrontare, vero, ma la speranza di una rinascita della eastern in chiave Celtics e’ forte e poi, siamo così sicuri che non ne abbiano abbastanza per arrivare alle Finals già quest’anno?
Il bandwagon si e’ riempito e svuotato più volte molto velocemente dall’inizio di questa stagione, ma la solidita’ della struttura creata da Stevens mi fa ritenere questi Celtics una certezza già in questi playoff e… perche’ non sognare un po’ di tanto in tanto?

3) CLEVELAND – The most popular choice

C’è Lebron, e basta questo. Considerazione vera da almeno x anni (ho perso il conto, controllate voi) di fila ad east.

Il drama dei Cavs ha tenuto occupati tutti gli opinionisti US (e non solo) da settembre, in pratica. Con le speculazioni sulla prossima destinazione di LBJ, le acquisizioni di Wade, Rose, Thomas e Crawder e la discussa Irving-trade, i Cavs hanno monopolizzato gran parte delle discussioni nei media (e fatto venire una orchite a chi, come me, preferirebbe ogni tanto parlare o sentire d’altro) .

Partiti male, poi di nuovo sul pezzo (con uno streak da più di dieci partite che quest’anno per i top team sembrano facilissimi e che dovrebbe far nascere qualche domanda), poi di nuovo a picco, poi con il vento in poppa nel post-trade e adesso di nuovo con gli spettri del fallimento alle porte, i Cavaliers sono una sorta di montagna russa da Agosto in pratica.

La squadra riassemblata di recente è ancora in una fase di rodaggio e sicuramente Lebron appare di nuovo engaged e motivato, come è anche vero che che la linfa vitale portata da giocatori più giovani e la maggiore profondità della panchina potrebbero aiutare i Cavs nei playoff e manca ancora Love (fuori per una frattura alla mano) MA, in generale, i Cavs non sembrano avere abbastanza talento per accaparrarsi il Larry O’Brien Trophy.

Con un record di 38-28 che la accomuna alle molto più criticate Washington e OKC (che però giocando ad ovest ha un calendario ben più complesso) ho come l’idea che i Cavs (probabilmente a ragion veduta) siano immuni da  queste critiche unicamente grazie alla presenza di James e a quella consapevolezza che anche quest’anno, almeno per quest’anno, dalla eastern conference puoi uscirne vivo anche con un motore con una messa a punto non ottimale.

Chiudo così: dovessi metterci sopra dei soldi, sicuramente andrei su Cleveland ma… tutti questi giovani riusciranno a performare al livello richiesto quando la posta in palio salirà esponenzialmente?

Ne vedremo delle belle, ne sono sicuro:)

4) WASHINGTON – John Wall o non John Wall, questo è il problema

Qui mi dilunghero’ poco perché, facendo una candida ammissione, io della squadra della capitale ci ho capito ben poco. Ad inizio anno sembravano essere una delle squadra più promettenti: roster di livello, buon supporting cast e due stelle (nelle figure di John Wall e Bradley Beal) pronte finalmente per le luci della ribalta definitiva.
Poi un inizio di stagione con dei risultati alterni e la discussa decisione di Wall di operarsi al ginocchio lasciando la squadra a metà stagione sembravano aver messo una pietra tombale sui progetti degli Wizards. Tutta apparenza però, perché da quando Wall e’ diventato indisponibile la squadra ha avuto una vera e propria evoluzione positiva: record positivo, motivazioni alle stelle e Bradley Beal, in teoria secondo violino, sembra in uno stato di grazia assoluto e -considerazione pure peggiore- sembra addirittura beneficiare dell’assenza del nativo del North Carolina.

Le speculazioni legate al rapporto fra le due superstar sono ovvie ma per i più (including me) Washington sembra proprio quella fuori posto fra le prime 8 della easterns, senza ambizioni solide nel presente e senza una strategia futura per il domani. Mi sbilancio e dico che il massimo risultato (con una griglia favorevole) è superare il primo turno di playoff.

 

  • #Live game: Focus Spurs.
    Gli speroni oggi ci stanno provando. Uno su tutti? Larmarcus Aldridge.
    Il nativo del Texas ha iniziato la gara soffrendo un po’ la fisicità di Javalone su entrami i lati del campo ma adesso, grazie al suo vasto arsenale offensivo e ad una gestione favolosa della panchina, sta risplendendo e attaccando il canestro in ogni modo possibile.
    Io di Aldridge un’opinione finale ancora non ce l’ho: quando lo vedo giocare così mi sembra un affare. Quando guardo il suo operato da una prospettiva diversa, magari dentro un attacco più ampio con meno “tocchi” a disposizione (in particolar modo in chiave playoff) è un altro giocatore e a volte più un peso che non un vantaggio per la squadra dell’Alamo che in quella scelta di tre anni fa aveva investito tanto.
    Oggi Lamarcus finirà la partita con un sontuoso trentello (11/20 dal campo) collezionato mostrando davvero quanto ampio sia tutto quello che può fare su un campo da basket.
    Ma il suo contratto sta per finire e Kawaii non si capisce bene che voglia fare.

    Che ne sarà dei San Antonio Spurs?

5) PHILLIE – Hinkie Died for our…. dream!

Il process di Sam hinkie iniziato nel 2012 (se volete una analisi più dettagliata cliccate qui) nonostante i problemi con Carter-Williams e Jalil Okaford sta iniziando a risplendere per davvero nel nome del talento smisurato di Simmons e con un Embiid finalmente sano e fuori dalla regola che gli imponeva una  minute-restriction (specialmente nelle partite back-to-back) molto limitante.

Detto questo però, sebbene il progetto sia interessante, e’ molto difficile pensare che questi 76ers possano arrivare in fondo a questa edizione dei playoff. Personalmente li ritengo un accoppiamento ostico per chiunque, specialmente a ragion del fatto che alla prima apparizione ai playoff questi ragazzi avranno il motore al massimo dei giri fin dal riscaldamento di gara 0 e considerando il talento strabordante che hanno nel roster, potrebbe non essere un grande affare per nessuno.

Nel loro futuro, per fare il passo decisivo verso la creazione di una nuova dinastia, c’è l’imminente mercato estivo. Soprattutto la free agency di Lebron è guardata con grande interesse visto l’ottimo rapporto con Simmons ed i tentativi palesi di recruting fatti su tutti i social media dalle due giovani stelle di Philadelphia. L’approdo nella citta’ dell’amore fraterno, anche se non impossibile, e’ pero’ fra le destinazioni meno probabili per il Re.

A me rimane sempre la stessa domanda: ma se nel 2015 al posto di Okaford (terza scelta assoluta) avessero chiamato Kristaps Porzingis (4) e nel 2013 al posto di Carter-Williams (11) avessero chiamato Giannīs Antetokounmpo (15), di preciso a che cosa avremmo potuto assistere?

 

  • #Live Game
    Bertans sta giocando da Dio ed e’ un fattore importante nella doppia cifra di vantaggio con cui gli Spurs si ritrovano al quarto quarto.
    Bertans, capite?
    Io non credo che abbiano mai fatto dei complimenti cosi’ grandi a Popovich: Bertans, cavolo.
    Se questo uomo (Pop) rende pure Bertans un atleta degno di questo palcoscenico, la domanda ovvia è: ma se Kawaii fosse sano e con un free agent di livello in più, dove potrebbero arrivare questi Spurs?

6) MILWAUKEE – Ready for the Greek Freak?

Il greco non puoi non amarlo. Con quella sua storia, quel suo sorriso, la grinta e la genuinità di chi sembra sempre stupido di giocare nella NBA ogni volta che si allaccia le scarpe.

Quest’anno Antetokounmpo non solo ci ha giocato in quei palcoscenici ma ha proprio dominato (fino ad entrare legittimamente nelle discussioni per il titolo di MVP) e con lui, con l’arrivo di Bledsoe e del nuovo coach Milwaukee vuole dire la sua pure nella postseason.

Io li trovo una fra le squadre più interessanti in assoluto ma più in chiave futura che nel presente. Un jumper troppo instabile mi fa ritenere il greco ancora non pronto per dominare la postseason e complessivamente il roster dei Bucks sembra ancora un po’ troppo cheap per competere con le rivali ad est, figuriamoci ad ovest.

Ma credo che vedere la figura di Giannis sulla vetta della NBA sia un po’ il sogno di tutti quelli che amano lo sport e questa lega e che dietro la sua figura, Milwaukee giocherà spesso “in casa” accattivando sempre un numero maggiore di supporter in giro per il mondo. Dita incrociate:)

 

  • #Live game
    Durant, scusate la ripetizione, è un alieno.
    Nel quarto periodo ha deciso di dimostrare -come se ce ne fosse ancora bisogno- che metterne 35-40 non è mai un problema, nemmeno ad ovest, nemmeno contro Popovich.
    14 (q-u-a-t-t-o-r-d-i-c-i) punti di fila per raggiungere e superare San Antonio nel finale. Più che una strategia difensiva, quando KD e’ in questo stato psicofisico, servirebbe sparargli.
    A voi le valutazioni finali.
    Ah si, giusto se non ve ne foste accorti, con quelle di oggi agli Spurs, siamo a quota 108 stoppate in una regular season.

    Si, e’ lo stesso dei 40 punti.

    Amen.

 

2 thoughts on “Gli stati generali della NBA: Eastern Conference

  1. Grazie anche per questa seconda conference, il tuo modo di raccontare le cose è sempre divertente e mi inchioda al PC. Spero che riprenderai la rubrica “dub tales”, oltre alla tua consueta simpatia è interessante apprendere aspetti di una realtà ai più totalmente sconosciuta.

    • Grazie a te marco. Commenti come questi danno sempre la carica per continuare queste passioni anche quando il tempo sembra non bastare mai. In questo periodo mi sembra che nemmeno un giorno da 30 ore sarebbe abbastanza.
      Vorrei trovare il tempo nelle prossime settimane per scrivere un nuovo pezzetto di Dub Tales: da poco sono rimasto attonito/basito in un piccolo panificio di San Francisco che vendeva il pane a 8.69 dollari (più tasse) al pezzo. Un panino (vuoto) con i semini, 9 dollari. Io ancora non riesco a non indignarmi:)
      A presto!

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