Quarto appuntamento con 7for7, la rubrica che vi racconta i fatti principali degli ultimi sette giorni nella NBA. Se nello scorso episodio il buon Andrea vi ha raccontato di una settimana che avrebbe reso orgoglioso il grande Bud Spencer, finalmente gli animi sul parquet sembrano essersi un po’calmati e possiamo tornare a parlare un po’ di basket, anche se c’è una notizia (anzi due) che non avremmo voluto dovervi raccontare. Cominciamo!

LUNEDÌ 22 GENNAIO – COUSINS COME CHAMBERLAIN

DMC

Prestazione da annali del basket (e del fantabasket). Purtroppo la sua settimana non è finita altrettanto bene

Con la tripla doppia da 44 punti, 24 rimbalzi e 10 assist che ha fatto registrare nella vittoria ottenuta dai suoi New Orleans Pelicans contro i Chicago Bulls, la scorsa notte DeMarcus Cousins è entrato di diritto nella storia dell’NBA. L’evento non si verificava da quasi 50 anni: allora fu il grande Wilt Chamberlain, oggi è toccato al centro da Kentucky, a testimonianza della grande stagione che DMC sta disputando per la franchigia della Louisiana.

Come ho avuto personalmente modo di vedere anche da molto vicino, Cousins è uno di quei rari giocatori che sembrano in grado di fare molto bene quasi tutto. Il fisico mastodontico lo rende una minaccia in area (63% in vernice) e a rimbalzo (12,9 a sera), le mani morbide come la seta gli garantiscono un range di tiro che si estende anche oltre l’arco dei tre punti (35,4% al tiro “pesante”) e le doti tecniche e di visione del gioco lo rendono uno dei passatori più efficaci tra i big men (5,4 assist a partita). Una vera a propria arma totale, che in determinate partite come quella contro i Bulls diventa letteralmente incontenibile. Ecco, sarebbe bello che per questa settimana non dovessi più parlare di lui… ma purtroppo non sarà così.

 

MARTEDÌ 23 GENNAIO – 30 MILA PUNTI E NON SENTIRLI

Il primo ad abbracciare il Re non poteva essere altri che il suo fidato amico Dwyane Wade

Ultimamente i momenti per festeggiare in casa Cleveland Cavaliers non sembrano essere molti, visto che la squadra dell’Ohio sembra essere in una fase di estrema confusione sia tecnica che di spogliatoio, ma di certo il raggiungimento dei 30.000 punti in carriera da parte di LeBron James è stato uno di questi. Preceduto da un post di auto-congratulazioni (sic) da parte dello stesso LBJ sul suo profilo Instagram, il canestro del suo ennesimo milestone ha chiuso il primo quarto contro gli Spurs ed è stato festeggiato sia dai compagni che dallo sportivo pubblico dell’AT&T Center di San Antonio.

James diventa il giocatore più giovane di sempre a raggiungere questo traguardo (circa un anno e mezzo prima rispetto a Bryant), toccato solo da altri sei giocatori in tutta la storia della NBA. Davanti a lui restano soltanto Kareem Abdul-Jabbar (38.387), Karl Malone (36.928), Kobe Bryant (33.643), Michael Jordan (32.292), Wilt Chamberlain (31.419) e Dirk Nowitzki (30.808). È realistico pensare che possa raggiungere almeno la terza posizione assoluta, dopodichè molto verrà determinato dalla sua salute fisica nella fase finale della sua carriera, perchè il chilometraggio di James recita oltre 43.000 minuti giocati e, per quanto dotato di un fisico da supereroe, è realistico pensare che prima o poi dovrà rallentare un po’ anche lui.

 

MERCOLEDÌ 24 GENNAIO – WELCOME BACK GORDON

Potete essere tifosi di qualunque squadra, ma se non vi fa piacere questa scena avete qualcosa che non va

È sempre brutto vedere un giocatore infortunarsi, in particolar modo quando la scena è visivamente orribile come nel caso della rottura della tibia di Gordon Hayward, accaduta dopo soli 5 minuti nella sua prima gara stagionale con la nuova maglia di Boston. Chi pensava però che la stagione dei biancoverdi fosse già da archiviare dopo quell’episodio ha avuto di che ricredersi, perchè i Celtics hanno il miglior record della Eastern Conference e non paiono aver avuto grossi contraccolpi dalla perdita dell’ex Utah Jazz.

L’inaspettata maturità di Jayson Tatum e (soprattutto) la sapienza cestistica di coach Brad Stevens hanno permesso a Boston di rendere entusiasmante una stagione che era partita sotto i peggiori auspici e oggi si parla addirittura di un possibile rientro miracoloso di Hayward in tempo per i playoff. Non sappiamo se questo accadrà e se la dirigenza biancoverde si sentirà di rischiare con un giocatore appena firmato al massimo salariale per 4 anni, di certo ha fatto un gran piacere vedere Gordon tornare sul parquet per provare qualche tiro prima della gara contro i Clippers.

 

GIOVEDÌ 25 GENNAIO – THE ALL STAR PLAYGROUND

James+Irving e Durant+Wesbrook. Lo spogliatoio del team LeBron si preannuncia interessante

Onestamente, l’All Star Game non è una partita quantomeno decente da oltre dieci anni. Finalmente sembra se ne sia accorta anche la Lega, che ha provato a studiare una soluzione alternativa per tentare di motivare i giocatori a mettere in campo un po’ più di competitività ed evitare l’ennesima passerella di 48 minuti con punteggi totali al limite del ridicolo. Quest’anno, una volta selezionati tutti i giocatori per la partita delle stelle con le stesse modalità del passato, la composizione dei roster è stata affidata a due capitani (Curry e James, ossia i due giocatori più votati delle rispettive conference), che hanno potuto scegliersi i compagni di squadra come se fosse un normale pickup game al vostro tipico campetto di periferia.

Non ci è dato conoscere l’esatto ordine di scelta dei giocatori, ma certamente LeBron ha preferito puntare sulla prestanza fisica tanto quanto Steph ha puntato sulla precisione balistica. Il risultato è che la squadra di James è talmente “grossa” da potersi aggiudicare anche le Survivor Series della WWE, mentre i cecchini agli ordini di Curry potrebbero probabilmente cominciare a tirare fin dall’arrivo nel parcheggio dello Staples Center. Basterà per garantirci uno spettacolo quantomeno decente? Se la risposta sarà sì vi prometto un pellegrinaggio sotto casa di Adam Silver per incoronarlo con un aureola dorata…

 

VENERDÌ 26 GENNAIO – DMC GOES DOWN

E qui finisce la stagione di DMC, le speranze dei Pelicans e l’esperimento Twin Towers. 

Ve l’avevo detto sopra, non sarebbe stata purtroppo l’ultima volta in cui avremmo parlato di DMC… 

Durante la partita di venerdì notte contro i Rockets, il centro dei Pelicans ha subito la rottura del tendine d’achille andando a rimbalzo dopo un libero da lui stesso sbagliato. Ha subito capito che l’infortunio era serio e la risonanza magnetica a cui si è sottoposto ha confermato la diagnosi iniziale. Operazione in vista e stagione finita per Cousins, che sarà free agent a giugno e che quindi viene doppiamente penalizzato da questo sfortunato evento. Idem con patate per i New Orleans Pelicans, che avevano finalmente cominciato ad ingranare dopo circa un anno dall’arrivo di DMC e che ora devono forzatamente abbandonare l’esperimento Twin Towers.

Ora cosa succederà? I Pelicans sono attualmente sesti ad Ovest e potrebbero ancora raggiungere la postseason ma con quali realistiche speranze? A questo punto non sarebbe meglio scambiare Anthony Davis (Boston è alla porta da mesi e busserà sicuramente di nuovo nei prossimi giorni) e ripartire con una ricostruzione che comunque a Giugno dovrà essere esplorata in ogni caso? Vedremo, di certo questa è una brutta tegola per tutti. Noi speriamo soprattutto che Cousins torni sul parquet più forte di prima perchè, pur con tutti i suoi difetti caratteriali, DMC è veramente un fuoriclasse.

 

SABATO 27 GENNAIO – BUTCH CASSIDY AND THE SUNDANCE KID

Avete mai provato ad immaginare la famosa sparatoria all’O.K. Corral? Eccola.

La sfida tra Celtics e Warriors rappresenta al momento il top disponibile nella NBA, visto che le due franchigie comandano con sufficiente scioltezza le rispettive conference (anche se Boston ha ultimamente mostrato qualche cedimento). Per questo la gara di sabato notte era molto attesa e dobbiamo dire che non ha certo deluso le aspettative. Una partita palpitante, in cui entrambi gli allenatori hanno dato fondo a tutte le proprie risorse per cercare di portare a casa la parte rosa del referto. I ragazzi di Stevens hanno giocato un ottimo primo tempo nel quale sono quasi sempre stati in vantaggio, mentre Kerr ha sfoderato il Death Lineup nel momento di maggiore bisogno (8 min, +42 di Net Rating) e la maggiore profondità di Golden State alla fine ha prevalso.

All’interno dello scontro tra le due squadre c’è stato anche quello tra i due playmaker. Irving ha giocato una grande partita realizzando 37 punti con 13 su 18 dal campo, ma Curry è stato ancora più bravo: 49 punti con 8 triple su 13 tentativi e la sensazione di essere di nuovo tornati indietro nel tempo a due anni fa quando, prima che arrivasse KD a togliergli un po’ di spazio sotto i riflettori, Steph dominava in questo modo avversari su avversari. Anche le cifre restituiscono questa impressione, se è vero che dopo stanotte le sue percentuali stagionali sono 49,8/43,0/90,9%, sinistramente simili a quelle 50,4/45,4/90,8 del suo anno da unanimous MVP. 

 

DOMENICA 28 GENNAIO – ATTENZIONE AI THUNDER

OKC

E se fossero i Big Three di Oklahoma i veri anti-Warriors?

Non voglio chiudere la settimana con mestizia parlando di un altro grave infortunio come quello che ha colpito la guardia dei Thunder Andre Roberson, costretto a chiudere anzitempo la sua stagione per la rottura del tendine rotuleo. Però voglio parlare lo stesso dei Thunder, perchè l’esperimento Big Three sembra iniziare a funzionare piuttosto bene. Con la vittoria della notte contro i Philadelphia 76ers il conto delle vittorie consecutive è arrivato ad otto e OKC sembra finalmente assomigliare ad una possibile contender della Western Conference.

I Thunder sono al momento sesti per Defensive Rating e noni per Offensive Rating, segno che la squadra stia lavorando piuttosto bene su entrambi i lati del campo. Westbrook è tornato il solito Westbrook e viaggia su cifre non distanti da un’altra tripla doppia di media (25.7/9.5/10.1), George naviga ad oltre 21 punti di media ed è il miglior defensive stopper della squadra, mentre Carmelo è un po’ il più sacrificato dei tre ma sembra essersi messo un po’ più al servizio della squadra rispetto alle sue normali abitudini (ossia zero). Da non sottovalutare nemmeno la grande stagione di Steven Adams, mentre permangono i miei personali dubbi sulla qualità della guida tecnica di Billy Donovan.

Houston è indubbiamente molto forte ma trovo difficile pensare che possa battere i Warriors giocando al loro stesso gioco, gli Spurs sono sempre una certezza ma la perdurante assenza di Leonard non semplifica certo le cose, mentre i Timberwolves sono sorprendenti ma decisamente troppo acerbi. E se fossero proprio i Thunder lo Yang di Golden State?

 

Per questo appuntamento è tutto, ma tra sette giorni 7for7 sarà di nuovo qui su Play.it USA con Andrea Cassini a fare da padrone di casa.  Mi raccomando non mancate. Jorghes out

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