VOTI OTTENUTI: 160.209

ALL STAR GAME DISPUTATI: 0

STATISTICHE STAGIONALI: 21.8 punti di media, col 45.8% dal campo, 5.7 rimbalzi e 3.5 assist

Ventisei anni d’età, sette stagioni di NBA, Gordon Hayward era da tempo un “quasi All-Star”, e finalmente è arrivata una meritata chiamata per la partita delle stelle, complice il voto di colleghi e giornalisti (i fans l’avevano relegato al diciassettesimo posto tra i giocatori di front-line dell’Ovest!).

Hayward non è la classica stella NBA; non ne ha il look, non accumula numeri individuali, e non è particolarmente avvezzo a giocate spettacolari. Quest’esterno dell’Indiana è un giocatore d’altri tempi, un atleta completo, dotato tecnicamente, con una comprensione superiore per quel che accade sul parquet e una competitività ben mascherata dal faccino angelico.

Gordon sarà il primo Jazz a calcare il proscenio dell’All-Star dai tempi di Deron Williams (peraltro, si gioca nella città in cui sono nati i Jazz), complice l’ottima stagione di Utah (al momento 31-19, quinta piazza nella Western Conference) e una progressione individuale che riguarda il fisico e i fondamentali, tanto da averlo portato a diventare davvero “most valuable” per la sua franchigia.

Se coach Quin Snyder si è detto entusiasta della nomina, il suo compagno Trey Lyles ha sostentuto d’essersi convinto che questo potesse essere l’anno buono già durante i workout estivi a Salt Lake. Con il suo stile altruista, che subordina la giocata bella a quella funzionale, Hayward è davvero un valore aggiunto per Utah, che intanto aspetta la definitiva esplosione dei giovani, capitanati da Dante Exum e Rudy Gobert.

E pensare che ai tempi di Brownsburg High School, il giovane Hayward rischiò di lasciar perdere il basket, per concentrarsi sul (pur nobilissimo) tennis!

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