Nelle puntate precedenti 

 

Quella che leggerete è una storia vera

I fatti esposti sono accaduti tra Boston Celtics-San Antonio Spurs del 25 Novembre e San Antonio Boston del 14 Dicembre. 

 

Niccolo’

È Dicembre e non c’è la neve a San Antonio, ma siamo in Texas e non c’è la notizia. C’era neve invece a Minneapolis, una delle sei tappe in trasferta (su dieci partite) di quest’ultimo mese. Nell’ultima a Chicago è arrivata pure la sconfitta, che pone fine alla striscia di vittorie consecutive – che credo a Popovich fregasse tantissimo – e ci permette di parlare di quanto gli Spurs in questo avvio di stagione siano una squadra un po’ strana. Nonostante il secondo miglior record della lega ci sono alcuni punti interrogativi che riguardano anche una delle certezze dello scorso anno, la difesa.

Gli Spurs sono une delle prime dieci squadre per efficienza difensiva anche quest’anno, ma ben lontani anni luce dai livelli di eccellenza di un anno fa. Il non avere più quel meraviglioso direttore d’orchestra caraibico a coordinare le operazioni si fa sentire, ma il vero problema della difesa di San Antonio è… Kawhi Leonard. Eh? No. Analisi.

Con lui in campo i numeri crollano vertiginosamente e la difesa degli Spurs collassa, ci credete? No. Fate bene. O meglio, è vero che quando Leonard è in campo la difesa peggiora e che soprattutto nessun altro giocatore della rosa, nessuno, peggiora i propri compagni come lui nella metà campo difensiva, ma questo è da attribuire al modo in cui le difese avversarie trattano il due volte miglior difensore dell’anno. Per gli allenatori avversari togliere Kawhi dall’equazione difensiva è talmente importante dal sacrificare il proprio miglior giocatore in un angolo escludendolo dal gioco e di conseguenza costringendo Leonard lontano dalla zona d’azione principale. Il problema è che nel 4vs4 che si crea i “quattro” degli Spurs sono tutt’altro che fantastici. Soprattutto quando in campo ci sono Parker e Gasol, semplicemente inadatti nel difendere il pick-and-roll. Il catalano soprattutto deve ancora girare l’interruttore difesa.

Circolare, circolare….

Lo sapevamo, anche qui non c’è la notizia. Popovich utilizza Gasol come una specie di hub per facilitare la circolazione offensiva, vede il gioco ed ha nelle sue corde quel tiro dal mid-range che è il frutto pregiato che San Antonio ricerca in attacco, ma il conto è spesso troppo salato. A proposito di mid-range: andando in totale controtendenza con la Moreyball tanto in voga nella NBA attuale gli Spurs sfruttano molto il tiro dalla media distanza; ma questo è da considerarsi davvero un vantaggio? Con queste percentuali al tiro di Aldridge onestamente non troppo. LaMarcus è abbondantemente sotto il 50% di efficienza reale dal campo e soprattutto nell’ultimo periodo sembra attraversare una flessione poco incoraggiante. Anche in difesa Aldridge sta facendo meno di quanto il suo bagaglio tecnico gli consentirebbe, e non può garantire la protezione del ferro necessaria per poter competere con le big della lega. È superfluo ricordare come le possibilità di vittoria finale dipendano da LaMarcus.

È ancora troppo presto per capire cosa deciderà di fare Popovich ma c’è di certo che quando la stagione entrerà nel vivo le rotazioni potrebbero subire dei cambiamenti. Party Mills si sta guadagnando sul campo i gradi di pedina fondamentale, ed oltre alla pericolosità perimetrale aggiunge un pizzico di imprevedibilità al sistema.

Inoltre è difficile ignorare quanto di buono stia facendo invece Dedmon che attualmente detiene il miglior NetRtg di squadra (21.6), il miglior DefRtg (appena 84.6), è nettamente il miglior rimbalzista col 22.4% dei rimbalzi disponibili catturati (dato che sale al 33% sotto il proprio tabellone). Dedmon che tra l’altro è il secondo giocatore per PIE (!!) della squadra con 15.6 davanti addirittura a Leonard. Difficile non immaginare un suo maggiore impiego nella seconda parte di stagione.

Bonus Tracks:

  • nonostante la palla circoli meno rispetto ai flipper spettacolari di qualche stagione fa l’attacco degli Spurs è sempre un esempio di democrazia.
  • Pop continua ad esprimersi chiaramente, su questioni di campo e su altre cose più importanti.
  • Buonissima partita casalinga contro i Celtics di Pau. Dite che l’essersi allenato con Duncan per tre giorni di fila abbia inciso? Secondo Danny (Green) sì, e io di Danny mi fido ciecamente.

 

Francesco

Gregg Popovich ha lasciato qualche segnale lungo il sentiero, durante il training camp. In una specie di remake di Pollicino ha segnato il percorso e le sue ideali briciole di pane hanno indicato chiaramente il peso specifico che avrebbe ricoperto Dewayne Dedmond per gli Spurs del primo anno aD (after-Duncan). La traccia del Pop brilla più luminosa di un batsegnale a Gotham per gli spursologi di ogni ordine e grado, iniziati o meno: “Bruce Bowen in a bigger guy’s body”. Un ‘investitura.

Il concentrato di applicazione difensiva, l’abilità nel timing all’interno del pitturato e l’ammirevole applicazione mentale ne fanno senza dubbio un giocatore facile da apprezzare. L’abnegazione paga sempre, soprattutto se frutta immediati dividendi difensivi. Il centrone rilasciato dai Magic è uno dei pochi elementi di pallacanestro al puro stato basico presente nella rotazione dei nero argento: ha cominciato a giocare un basket organizzato alle soglie della maggiore età e resta pertanto uno studente del gioco ancora alle prese con l’istruzione primaria. Il “sistema” dei texani lo sta lentamente plasmando ed in qualche modo persino limitando, tanto che il suo minutaggio relativamente ridotto è spesso oggetto di dibattito. L’anno scorso poteva essere l’anno della sua esplosione, eppure nei Magic di Skiles qualcosa non ha funzionato, tanto da relegarlo ai confini estremi del roster.

Qualcuno ha detto rim-protector?

Poco male, grazie alle connessioni con lo staff di Orlando e’ arrivata la segnalazione giusta alla stanza dei bottoni di Buford. In pratica una riedizione del “caso” Mills ai danni dei Portland Trail Blazers. Stoppatore feroce e ruvido agonista, in passato è stato limitato dai falli e dalla fase offensiva che pur discreta per ruolo ed esperienza specifica è ancora sospetta e poco affidabile.

Dedmond ha nel carattere qualche elemento di David Robinson (atteggiamento schivo, religiosità, estrema pacatezza nei modi) ed è quanto di più allenabile ci sia oggi nella lega. Ha cominciato tardi a giocare per motivi religiosi (!) ed i suoi primissimi tentativi sul parquet non hanno certamente fatto gridare al miracolo. Poco più che maggiorenne ha dovuto metabolizzare rapidamente degli esercizi di base per i lunghi, semplici elementi di routine alla base di qualsiasi allenamento dei ragazzini in America. In un siparietto poi diventato famoso qualche tempo dopo, il suo allenatore di liceo dopo un primo provino gli fece provare un semplice Mikan Drills a buona velocità. Ricevuta la richiesta del suo coach, per tutta risposta Dewayne cominciò a fissare il suo viso con lo sguardo colpevole, ammettendo di non sapere assolutamente nulla di quanto richiesto. Istruito a dovere promise di eseguire al meglio l’esercizio. Al primo tentativo i risultati furono talmente deludenti da far perdere la pazienza a chiunque. Al secondo tentativo nonostante qualche evidente ruvidezza il risultato era già migliorato di un buon 50%. Al quarto o quinto sembrava non aver fatto altro per anni e anni.

Questa è la forza del settepiedi forgiato da Lancaster: la clamorosa rapidità di apprendimento. Se Tim Duncan alla sua prima apparizione al College fece confusione con un paio di regole, il nuovo centro degli Spurs può certamente consolarsi. Durante una delle sue prime partite di livello non si capacitò infatti di una frettolosa chiamata della panchina, non capiva le motivazioni di una sostituzione precoce nonostante un ottimo avvio di gara. I compagni sul pino e il suo allenatore gli fecero rapidamente presente che era già a quota 3 falli e che al raggiungimento del quinto non avrebbe più potuto giocare. “Quanti? Ok, sono solo 5” su fu la sua laconica risposta.

La sua determinazione lo ha trascinato nonostante tutto nella pallacanestro NBA di primissimo livello. Oggi il suo impatto è innegabile e per la prima volta gli Spurs possono contare su un pivot di assoluto potenziale e notevole fisicità. Ad oggi il quintetto è assolutamente bloccato con Gasol a evoluire senza soluzione di continuità con i suoi alti e bassi su entrambi i lati del campo.  In prospettiva però non sembra certamente lui il miglior compagno per Aldridge che certamente gradisce poco la difesa fisica in vernice. Dedmond (candidato ideale) in altre squadre farebbe sicuramente più fatica, tuttavia nel sistema di Popovich è certamente uno degli elementi in grado di far compiere un piccolo salto di qualità alla truppa. Con Boston (solo per fare un esempio) ha chiaramente dimostrato di valere rispetto e considerazione.

Per ora è monitorato, tutelato e tenuto prudenzialmente sotto coperta. Nei piani successivi alla sosta dell’All Star Weekend però le cose potrebbero rapidamente cambiare. Di sicuro buona parte dei tifosi texani ha già preso a volergli bene.

One thought on “Educazione Spursiana S01E03

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