Con la free agency praticamente chiusa (alcuni non hanno ancora firmato ma non si preannunciano grandi colpi di testa, vero LeBron?) possiamo tranquillamente affermare che gli Utah Jazz sono tra le franchigie che si sono mosse meglio.

I Jazz non erano chiamati a stravolgimenti stile-Houston, svecchiamenti stile-Spurs, situazioni da ground zero come i Knicks o decidere quali e quanti rischi prendere come i Memphis Grizzlies. Il compito del GM di Utah Dennis Lindsey era quello di colmare le lacune mostrate dal roster nella passata stagione, bilanciando le carenze con precisione ed attenzione a non prendere strade sbagliate o decisioni affrettate.

Non che questo sia un compito più semplice rispetto agli altri ― basti pensare ai Bucks della passata stagione con i fallimentari innesti di Carter-Williams e Monroe ― ma sicuramente garantisce un vantaggio.

Vantaggio che diventa ancora più marcato dal fatto che i Jazz avevano un core giovane e molto promettente già nella passata stagione, e senza qualche infortunio di troppo avrebbero potuto raggiungere i playoff tranquillamente.

Inoltre la squadra ha una forte identità di gioco basata su ritmo basso (ultimi per PACE con 93 poss/48 minuti ― bassissimo) e difesa. Giocatori come Hood, Hayward, Favours, Exum, Lyles e Gobert sono giovani, molto versatili e dotati di aperture alari impressionanti che gli permettono di oscurare vallate e poter difendere contro diverse tipologie di avversario.

 

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Gli Utah Jazz sono anche la squadra con la jersey più stilosa della lega.

 

Il primo rinforzo è stato anche il primo movimento di mercato di quest’estate: nella trade-a-tre con Atlanta e Indiana i Jazz hanno sacrificato la loro prima scelta al draft (numero 12) in cambio di George Hill.

Di giovani talenti i Jazz ne hanno a sufficienza e la decisione di sacrificarne un altro (possibile) in cambio di un giocatore esperto è più che comprensibile.

Per di più se questo è una point-guard in grado di difendere contro ogni tipo di guarda e che tira oltre il 40% da oltre l’arco: Hill è un upgrade clamoroso per i Jazz, una squadra che ha faticato molto a spaziare il campo e che ha avuto qualche problema nella gestione nella passata stagione (14.9 palle perse a partita, troppe per una squadra che gioca ad un ritmo così basso).

Hill permetterà infine a chi lo affiancherà di poter occuparsi (difensivamente) del giocatore meno pericoloso e garantisce leadership ed organizzazione.

Gli altri due free agents arrivati sono altri due veterani come Joe Johnson e Boris Diaw ― anch’essi presi per le stesse motivazioni dell’ex giocatore dei Pacers.

Entrambi sono buoni tiratori perimetrali, portano esperienza e aiuteranno a spaziare meglio il campo. Entrambi sono anche in grado di difendere su giocatori dalle caratteristiche diverse e aggiungono doti diverse ai rispettivi reparti. I loro contratti sono molto buoni e non andranno a pesare su un monte ingaggi che nei prossimi anni rischia di salire vertiginosamente.

Utah ha messo su una squadra molto interessante e soprattutto capace di poter cambiare la sua confutazione a seconda degli avversari. Ogni spot vede la presenza di almeno due/tre giocatori dalle caratteristiche diverse tra loro e grazie alla giovane età degli attori principali i margini di crescita sono molto eccitanti.

 

SACRAMENTO, CA - APRIL 5: Gordon Hayward #20 of the Utah Jazz looks on during the game against the Sacramento Kings on April 5, 2015 at Sleep Train Arena in Sacramento, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2015 NBAE (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty Images)

Tutto lo stile anni-50 di Gordon Hayward.

 

Una stella vera e propria non c’è ― e questo potrebbe essere visto come un problema ― ma il talento di sicuro non manca.

Soprattutto in Gordon Hayward, primo violino e motore della squadra: inizia le partite nel ruolo di small forward ma è essenzialmente il vero playmaker della squadra: la passata stagione ha chiuso con 19.7 punti di media a partita continuando una crescita costante dall’ingresso in NBA. La presenza di giocatori esperti e capaci di colpire dal perimetro renderà le sue penetrazioni ancora più pericolose.

Sotto le plance la coppia titolare sarà ancora Favours-Gobert il che è un bene difensivamente ma meno offensivamente visto che nessuno dei due (ad oggi) possiede uno straccio di jumper (lontanamente affidabile). Da qui gli arrivi di Johnson ma soprattutto Diaw porteranno soluzioni alternative.

Ma un giocatore che rischia di diventare molto importante nell’economia dei Jazz della prossima stagione è Trey Lyles.

L’ex Kentucky dopo una stagione da rookie passata ad imparare, crescere e prendere meglio le misure è pronto a costruirsi un ruolo più importante nelle gerarchie di Snyder.

Nella Summer League appena conclusa ha fatto vedere grandi cose: ha confermato di essere un ragazzo centrato, un grande rimbalzista ed ha ampliato il suo arsenale offensivo finendo col 47% da tre, risultando uno dei migliori giocatoti della competizione.

 

Mica male per uno che può tirare anche da otto metri, no?

 

Ma la qualità più importante è la sua capacità di giocare entrambi gli spot di ala nonostante i 2.08 metri, permettendo alla squadra di essere in grado di cambiare a piacimento su ogni blocco.

Nella passata stagione con lui-Hayward ed uno tra Favours e Gobert in campo i Jazz hanno fatto registrare le cose migliori e l’arrivo di Johnson e Diaw può essere visto anche come una linea di continuità verso questa linea tattica.

Oltre a Lyles l’altro giovane talento che potrebbe (finalmente) portare i Jazz ad un altro livello è Dante Exum. La quinta scelta assoluta del draft 2014 ha saltato tutta la scorsa stagione a causa della rottura del ginocchio sinistro, interrompendo il processo di crescita personale e negando a tutti i fan della NBA di poter vedere il suo talento.

Essendo una point-guard pura di oltre due metri Exum è un giocatore estremamente atipico e con un potenziale offensivo pressoché illimitato. È dotato anche lui di una buona mano e la sua fisicità non è pareggiabile da molti pari ruolo, generando uno juggernaut nel quale è capace di risucchiare l’attaccante stoppandolo e mangiandosi il campo per la bimane in scioltezza.

 

Il vostro classico playmaker di 2.01 australiano, no?

 

Aggiungendoci le potenzialità intraviste ma ancora da scoprire di Neto e Hood, la grande facilità di giocare a basket di Burks e uno dei migliori difensori della lega come Gobert e avrete il vostro cocktail rinfrescante fatto di hype ed una squadra che si candida come mina vagante del tabellone ad ovest.

A patto di promesse mantenute e senza infortuni i Jazz possono diventare una squadra molto interessante e considerando anche l’incertezza di alcuni progetti (Thunder – Dallas – Houston) o di altri con scadenza breve (Spurs – Clippers) o perfino quelli promettenti come loro, ma ancora forse uno step indietro (Minnesota – Denver) Utah può davvero gettare le basi per una squadra da titolo.

A ben vedere anche i Jazz rischiano di avere delle scelte da fare in un futuro prossimo ― come detto il monte ingaggi rischia di gonfiarsi con la stessa velocità dell’entusiasmo che circonda la franchigia dei mormoni ― ma incastri economici a parte la profondità, particolarità e quantità di talento a disposizione del roster può solo far presagire grandi cose.

Adesso tocca a Snyder e soprattutto ai giocatori ricambiare le aspettative; c’è di certo che il front-office dei Jazz ha completato in maniera intelligente e precisa uno dei puzzle più intriganti di tutta la NBA.

 

3 thoughts on “Jazz intrigante

  1. Diaw non era FA… È arrivato con una trade.. vantaggiosa per noi (cash e futura seconda oltre a Boris) per i diritti di uno che giocava in Lituania…

  2. Jazz squadra intrigante… vediamo se Favors sboccia una volta per tutte. Detto questo il collettivo è davvero ottimo

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