Il Draft ’16 non era pronosticato come traboccante sorprese, e infatti l’ordine delle chiamate è stato, nel complesso, prevedibile, con Ben Simmons e Brandon Ingram a comandare il tabellone, e una serie di ottimi/buoni giocatori al seguito.

In compenso, a margine dell’evento principale, hanno tenuto banco una serie di scambi coraggiosi e intriganti.

Detto di Derrick Rose (passato ai New York Knicks in cambio di José Calderon, Robin Lopez e la guardia Jerian Grant) e dei movimenti degli Indiana Pacers (dopo aver ottenuto Jeff Teague, sacrificando George Hill, destinato ai Jazz, hanno messo le mani anche su Thaddeus Young in cambio della ventesima selezione al Draft) ha sorpreso la scelta, assai aggressiva, di Sam Presti.

Poche ore prima della cerimonia del Draft, hanno iniziato a rincorrersi le voci sulla possibile cessione di Serge Ibaka, e, a differenza di quelle sul conto di Jimmy Butler (dato per partente in direzione T-Wolves), queste suggestioni si sono rivelate esatte.

Il General Manager di OKC ha spedito Ibaka agli Orlando Magic, che erano in cerca di un lungo da affiancare a Nikola Vucevic. Per ottenere lo stoppatore ispano-africano, il giovanissimo GM Rob Hennigan (classe 1982!) ha sacrificato Victor Oladipo, Ersan Ilyasova, e i diritti a Domantas Sabonis, appena scelto con la 11.

Entrambe le squadre hanno investito molto in questo scambio, con i Magic che, dopo aver ceduto Tobias Harris a febbraio, hanno definitivamente abbandonato ogni ambizione di small ball, puntando viceversa su Ibaka (e chissà che fine farà a questo punto Aaron Gordon), e con i Thunder che si apprestano ad affrontare un’estate rovente.

È difficile immaginare che Presti non abbia in qualche misura coinvolto Kevin Durant, free agent prossimo venturo e oggetto del desiderio di mezza NBA in quella che si preannuncia come una off-season per spendaccioni. Lungi dall’essere, di per sé, una deminutio, la cessione del ventiseienne congolese, in scadenza tra un anno, è una scelta strategica precisa, improntata a un cambio di rotta, e non ad un cambio d’obiettivi.

Presti e Donovan hanno dato un’occhiata al proprio roster, e hanno preso un provvedimento razionale, ormai convinti dalla definitiva consacrazione di Steven Adams, divenuto a tutti gli effetti un affidabile giocatore da quintetto, e rassicurati dalla crescita esponenziale di Enes Kanter (non è più solo un superbo attaccante di post basso e un rimbalzista, ma anche un difensore credibile).

Serge Ibaka è stato a lungo una colonna portante della franchigia di Oklahoma City (dalla quale è stato scelto, e con la quale ha giocato l’intera carriera), ma l’opportunità era allettante. OKC si è dotata di una guardia dalla spiccata attitudine difensiva: Kehinde Babatunde Victor Oladipo, classe 1992.

Oladipo sa trattare la palla senza monopolizzarla, e questa sua caratteristica, abbinata a taglia e bravura in marcatura, ben si sposano con le doti di Russell Westbrook, che troverà in lui un valido alfiere, capace di marcare l’esterno più forte degli avversari, e al contempo di giocare sugli spazi che l’ex UCLA inevitabilmente gli spalancherà.

Per giunta, arrivano anche Sabonis (il figlio di cotanto padre diventa automaticamente il quarto lungo della squadra, in attesa di completare il proprio apprendistato, operazione che sarà seguita con ogni probabilità da Nick Collison), e soprattutto Ersan Ilyasova, una combo-forward che aiuterà moltissimo Billy Donovan nel processo di ammodernamento targato OKC.

Con la sua fisicità, Ilyasova è un “fit” ideale nel contesto tecnico dei Thunder, e consentirà di cambiare assetto tattico alla squadra, andando “small” alla bisogna. L’arrivo di Oladipo, per giunta, sancisce con ogni probabilità l’addio a Dion Waiters, la guardia proveniente dai Cavs che in quest’ultima stagione aveva convinto assai (specialmente ai Playoffs) è che quindi tenterà di monetizzare il proprio rendimento nel corso della free agency.

Lungi dall’essere il preludio di un addio a KD, ci sembra che questa mossa strizzi l’occhio al presente, portando in dote due giocatori preziosi, e per soprammercato, dotandosi anche di un rookie dal buon potenziale, sviluppabile senza fretta. Forse restare fermi al vecchio roster sarebbe stata una mossa più prudente, ma Presti non è pagato per scelte conservative, quanto per decisioni vincenti.

I complimenti e le pacche sulle spalle per l’onorevole sconfitta in sette partite contro i Warriors ad OKC nnon bastano più; l’arrivo di Oladipo e Ilyasova possono avere una e una sola chiave di lettura: l’ennesimo, questa volta decisissimo, assalto al Larry O’Brien Trophy.

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