Nei giorni antecedenti all’inizio delle Finals 2016 si è parlato tanto, come sempre, del fascino dei duelli tra giocatori straordinari, delle varie rivincite, del fare la storia.

Si è parlato di cosa servisse a Cleveland per provare a vincere un titolo che manca da troppo tempo, e si è parlato della possibilità che la già leggendaria stagione dei Golden State Warriors finisse con il titolo in back-to-back e la conferma di essere una delle squadre più forti di sempre.

Nel presentare il re-match si era parlato di cosa dovesse e non dovesse fare Cleveland che ,nonostante un LeBron James forse nella miglior versione di sempre (54.6% dal campo nei playoff), appariva sulla carta sfavorita. I tre fattori principali – oltre al già citato James, ovviamente – si possono riassumere in: difesa, supporting cast e la coppia Love&Irving, assente nelle scorse Finals (ad eccezione di Irving, ma solo nei regolamentari di Gara-1). Ma gli interrogativi posti dagli esperti – quasi tutti sicuri della doppietta giallo-blu – erano tanti, e dopo una Gara-1 dominata dagli Warriors più di quanto possa dire il punteggio finale (104-89) sono stati ancora più visibili.

L’inizio della partita è un mini-mondo di quello che saranno i quarantotto minuti. Gli Warriors hanno più intensità, più energia e soprattutto riescono ad adeguarsi meglio, e prima, al game plan degli avversari.

Harrison Barnes, rimesso in quintetto, viene fatto lavorare contro James in post-basso dove LeBron sfrutta il vantaggio fisico e segna due canestri facili; ma dall’altra parte la difesa dei Cavs, che nonostante accetti di cambiare su ogni blocco si perde spesso qualcuno, manca di fisicità e mobilità e Barnes è bravo a sfruttare in avvio gli accoppiamenti con Irving, incapace di tenere il gioco in post dell’ex giocatore di North Carolina.

Cleveland cerca di controllare il ritmo ma la scarsa fluidità produce un attacco stagnante che permette a Golden State di collassare bene l’area e andare in transizione offensiva dove i Cavs per tutta la sera saranno incapaci di accoppiarsi bene e subito, perdendo uomini e marcature e regalando un vantaggio troppo grande agli uomini di Steve Kerr.

 

I problemi di comunicazione difensiva dei Cavs sono ben visibili. Qui per esempio JR, Love e Lebron si preoccupano di Thompson dimenticandosi completamente Ezeli che ringrazia per la comoda schiacciata

 

Coach Lue cerca nuove soluzioni come Frye e Love insieme tentando di aprire il campo – esperimento durato pochissimo – o LeBron da ala-forte con Love da cinque. Ma l’attacco resta di basso livello: la circolazione è quasi assente, come i ribaltamenti.

Si cercano prevalentemente Love e LeBron in situazioni di post-basso, dove ricezioni statiche permettono alla difesa di adeguarsi e con un difensore d’élite come Iguodala e gli straordinari dig di Green gli Warriors hanno vita facile. Soprattutto perché l’assenza di fluidità ha prodotto palle perse che Golden State è stata letale nel convertire (25 punti per i Warriors da turnover) scatenandosi in transizioni offensive che come già detto hanno devastato la difesa di Cleveland.

Il secondo quarto di James è indicativo di quanto detto sopra, e il Re non può contare neanche sull’aiuto degli altri due Big-Three. Kevin Love e Kyrie Irving erano molto attesi dopo che gli infortuni gli avevano impedito di disputare le scorse finali ma, oltre alla consapevolezza di avere due armi molto importanti in più, anche su di loro aleggiavano dubbi su matchup complicati e limiti difensivi. Tutti confermati.

Gli Warriors hanno cercato di coinvolgerli il più possibile in situazioni di pick-and-roll, debole di entrambi, e hanno sfruttato soprattutto l’incapacità del secondo di rincorrere sui blocchi giocatori come Curry o Thompson o poter reggere fisicamente contro Barnes o Livingston, con quest’ultimo che ha letteralmente distrutto i Cavs. Anche l’ex Minnesota ha sofferto molto il continuo movimento dell’attacco di Golden State e i numeri difensivi, sia di Love sia di Irving, sono impietosi.

 

Irving cercando la palla impedisce a LeBron di arrivare in aiuto, concedendo a Barnes uno dei tanti tiri in avvicinamento a canestro

 

Mentre Love anche in attacco ha fatto molta fatica (17 punti con 17 tiri e 2/8 in Resctricted Area) Irving ha alternato cose orribili tipo un rotondo 0/9 in situazione di jump shot dal palleggio, a cose buone – soprattutto in vista delle prossime partite – tipo attaccare con decisione fin dai primi secondi dell’azione.

 

Qui invece Irving dimostra perché è una delle PG migliori in circolazione, sprintando da un canestro all’altro impedendo alla difesa degli Warriors di posizionarsi e segnando due facili punti

 

Nonostante Cleveland non prediliga correre (meno di 92 possessi di media contro gli oltre 101 degli avversari) forse potrebbe decidere di accettare un ritmo più alto, come hanno fatto i Thunder con risultati discreti, sfruttando la velocità del loro play e correndo ad occupare gli spazi negli angoli come fatto in precedenza, nelle altre serie di playoff ad Est.

Viene però il dubbio che le precedenti serie giocate da Cleveland non abbiano preparato gli uomini di Lue a questo tipo di intensità, continuando lo stereotipo della disparità tra le due conference. Intensità che è stata un’altra chiave della partita, dove i Warriors sembravano averne il doppio, nonostante la faticosa rimonta per sopraffare Oklahoma City nella finale ad Ovest, specialmente tra quelli che potremmo definire “protagonisti inattesi”. Giocatori tipo Livingston, Barbosa o lo stesso Barnes hanno letteralmente surclassato il supporting cast dei Cavs.

JR Smith – che in questi playoff viaggiava a sette triple tentate a partita con il 46% di realizzazione – ha chiuso la partita con soli tre tiri tentati. Dellavedova (-19 di plus/minus) e Jefferson sono stati senza mezzi termini disastrosi e Shumpert, totalmente inoffensivo in attacco e che dovrebbe essere almeno uno specialista difensivo è apparso totalmente in confusione, inghiottito anche lui dall’assenza di partecipazione della difesa.

 

Anche qui la difesa è troppo preoccupata di Curry e basta un taglio forte dell’MVP a mandare in panico sia Frye che soprattutto Shumpert lasciando solo Green per una tripla aperta

 

Channing Frye, che con il suo 23-37 da tre punti era stato un’arma impropria per coach Lue fino ad ora è stato accantonato in panchina praticamente subito, nonostante sia l’unico ad avere un plus/minus positivo (+4). Il rischio di concedere qualcosa difensivamente c’è come visto sopra – anche se già ieri Cleveland ha concesso praticamente tutto – ma Frye potrebbe essere un’arma importante nel proseguo della serie per provare ad allargare la difesa di Golden State.

Thompson è stato forse l’unico a metterci energia e voglia di lottare sotto i due tabelloni ma, nonostante il miglior NetRtg (-9.8), è stato altrettanto disastroso difensivamente – seppur con numeri un po’ migliori – e poco rilevante in attacco dove è stato spesso lasciato libero dalle scelte difensive di coach Kerr.

Ma è davvero poco e così anche LeBron – un assist di distanza dall’ennesima tripla doppia – può veramente poco. Lo stesso Prescelto è stato un po’ lo specchio della serata di Cleveland. Offensivamente ha alternato momenti di difficoltà (vedi situazioni di post-basso contro Iguodala, autore dell’ennesima straordinaria partita) a giocate importanti, nonché paranormali.

 

LeBron ci ricorda di possedere una forza nella parte superiore del corpo impressionante e spara un missile nell’angolo per Love che segna con fallo il canestro del momentaneo -1

 

Stesso discorso nella metà campo difensiva, dove a due difese straordinarie su Curry – che hanno portato però a due rimbalzi offensivi e conseguenti facili canestri, a dimostrazione della serata storta dei Cavs), LeBron ha spesso omesso un apporto massimo, dimenticandosi una rotazione e perdendosi le marcature.

 

Anche LeBron è preoccupato dalla presenza di Curry sul perimetro e cambia, sbagliando, senza comunicare con Shumpert. Risultato schiacciata facile per Green e contro sorpasso Warriors

 

Qui invece, complice Love che si fa battere troppo facilmente da Thompson, è pigro nella rotazione chiudendo l’area insieme al suo Thompson (Tristan) dimenticandosi di Iguodala tutto solo nell’angolo

 

Anche l’irreale 54.6% dal campo si ridimensiona in un più normale 42.9%, causa soprattutto la difficoltà dopo un buon inizio di chiudere al ferro (6/13 in RA a differenza del quasi 70% percento nei playoff, prima di ieri). Inoltre si è avuta la netta sensazione che appena James va in panchina a riposarsi un attimo, Cleveland cali vistosamente e il parziale che ha definitivamente chiuso la partita è arrivato proprio ad inizio di quarto periodo, con LeBron in panchina dopo aver giocato tutto il secondo e terzo quarto, grazie alla già citata second-unit.

 

Iguodala con la schiacciata che chiude la partita. Golden State 1-0

 

Non ha funzionato quasi niente, questo è certo. E anche quando i Cavs a metà terzo quarto erano riusciti a rientrare in partita (complice anche la prestazione più che modesta del duo Curry-Klay Thompson) la diversa intensità, concentrazione, voglia di vincere ha impedito a Cleveland di potersela giocare.

Saranno fondamentali adesso gli adjustments di coach Lue ma la montagna da scalare per i Cavs sembra tutt’altro che semplice. I problemi di accoppiamento sono evidenti e Cleveland, a differenza dei Thunder, non ha la lunghezza e la fisicità per permettersi di cambiare su tutti senza concedere mismatch sfavorevoli. Da qui ai disastri difensivi visti in Gara-1 però ce ne corre e prima di ogni aggiustamento tattico i Cavs dovranno portare una diversa intensità in vista del secondo capitolo.

Il maggior utilizzo di Frye potrebbe essere un inizio, ma tutti coloro che non rispondono al nome di Love-Irving-James dovranno salire – e non poco – di livello. E anche questi ultimi dovranno cambiare qualcosa, i primi due cercando di contenere meglio difensivamente le loro carenze e aiutando di più LeBron attacco e prendendosi maggiori responsabilità.

LeBron che avrà sicuramente un altro approccio nella prossima partita potrà risultare utile anche nel limitare Draymond Green. LeBron è l’unico in grado di proporgli una marcatura stile Kevin Durant che gli aveva provocato più di un problema nella finale di conference e togliere il più possibile Green fuori dalla partita/serie è un fattore troppo importante per i Cavs, considerando il ritorno su livelli normali degli Splash Brothers.

 

3 thoughts on “I Cavs dopo Gara 1: scalare la montagna

  1. Ottima analisi. Difensivamente Cleveland è 3 scalini sotto. Diffiicile che da un momento all’altro gente come Love che non è capace di difendere riesca a cambiare modalità di gioco difensivo. Se uno non è capace di difendere, non sarà mai capace. Avanti di questo passo non mi sorprenderei nemmeno di uno sweap Warriors. Spero di sbagliarmi.

  2. Ottima analisi. Alla luce di gara uno i Cavs sembrerebbero alle corde, ma non penso sia proprio così. GS ha dominato e vinto senza l’apporto significativo dei suoi realizzatori migliori e questo dovrebbe preoccupare. Però penso che la pausa prima di gara 2 consentirà a Cleveland di studiare i filmati e proporre qualche adeguamento. Mi aspetto una gara monster di LbJ, ho visto Irving piuttosto deciso e ottimo nelle penetrazioni e un Love buono sugli scarichi x il tiro da 3 dall’angolo. Certo GS rimane la favorita a mio giudizio, ma credo che i Cavs venderanno cara la pelle.

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