All’interno del mio recap su Gara 1, mi ero sbilanciato facendo due decise affermazioni: che Aldridge non avrebbe potuto disputare un’altra partita così dominante e che il confronto tra Oklahoma City e San Antonio non sarebbe più stato così tanto sbilanciato a favore dei neroargento.

Una di queste previsioni l’ho toppata di brutto, perché Aldridge non ha giocato così bene come in Gara 1: ha giocato meglio. Il freddo tabellino di stanotte recita infatti 41 punti con 15 su 21 dal campo (e 10/10 ai liberi), 8 rimbalzi, 3 assist e due stoppate. Nei primi due episodi della serie l’ex Blazers è stato semplicemente immarcabile.

Per fortuna delle mie velleità di “esperto”, almeno il mio secondo assunto si è però rivelato corretto.

Dopo il blowout di Gara 1, i Thunder hanno effettivamente cambiato completamente faccia e Durant e Westbrook hanno reagito come previsto. I 28 punti e 7 rimbalzi di KD e i 29/7/10 per il prodotto di UCLA sono la risposta che ci si aspettava da due stelle come loro, soprattutto se i Thunder vogliono provare a battere una formazione di livello assoluto come gli Spurs.

Ma torniamo indietro e vediamo com’è andata la gara.

Gli allenatori non cambiano i quintetti e le squadre si presentano sul parquet con gli stessi effettivi della  gara di sabato, ma si vede subito che stavolta i Thunder son venuti giù per giocare.

Westbrook comincia infatti in versione quattro ruote motrici e parte attaccando come un indemoniato: sono suoi sette dei primi nove punti degli ospiti.

Ma è soprattutto la difesa di OKC ad essere più pronta rispetto a Gara 1 (anche perché meno era impossibile) e gli Spurs, che sabato sembravano non poter sbagliare mai, cominciano la partita con un solo canestro nei primi tredici tiri.

Al quattordicesimo tentativo Duncan finalmente muove il tabellino (sarà però l’unico canestro della sua serata), ma dopo i primi sei minuti è 14-4 Thunder, con Popovich che chiama due time-out nello spazio di trenta secondi per cercare di svegliare i suoi.

Gli Spurs aggiustano un po’ il tiro nel corso del quarto e del resto della gara ma OKC rimane quasi sempre avanti, anche se il vantaggio non diventa mai troppo ampio. Da segnalare l’ingresso di culto di Boban Marjanovic, che entra nel secondo quarto per tre minuti di lotta greco-romana con Adams che da soli varrebbero il prezzo del biglietto.

Saltiamo però direttamente all’ultimo quarto, nel quale i Thunder entrano avanti di un solo punto ma ampliano il divario fino al +9 a circa sette minuti dalla fine.

Gli Spurs rientrano, ma Durant mette il jumper che sembra poter essere decisivo con 33 secondi da giocare e porta i suoi avanti di cinque punti. Ma i Thunder in stagione hanno già perso 15 gare in stagione sprecando vantaggi nel quarto quarto e anche stavolta sembrano volersi impegnarsi per buttare alle ortiche un’altra potenziale vittoria.

Ibaka infatti commette uno scellerato fallo su un tiro da tre punti di Aldridge. L’ala texana manda a bersaglio tutti e tre i tiri liberi e ora gli Spurs hanno una sola lunghezza di svantaggio sul 98-97 con 13.5 secondi da giocare. L’intenzione di San Antonio è ovviamente quella di fare fallo per mandare in lunetta OKC, ma sulla rimessa di Waiters per Durant, gli Spurs recuperano miracolosamente la palla.

O meglio, in mezzo ci sarebbe Ginobili con un piede sulla linea, Waiters che commette un clamoroso fallo in attacco e Green che spinge per terra Durant, ma passiamo oltre.

Popovich non chiama time-out e Ginobili penetra, scarica magicamente in angolo per il tiro della potenziale vittoria ma Mills non prende nemmeno il ferro. Rimbalzo di Ibaka in una mischia furibonda ed è game-set-and-match per i Thunder.

Serie che va quindi sull’1-1, con OKC che dopo Gara 1 sembrava già data per spacciata e invece torna a casa avendo portato a casa il risultato sperato: invertire il fattore campo e dimostrare di poter battere gli Spurs persino nel loro fortino texano, che in stagione era stato violato solo una volta (l’ultima) dai Golden State Warriors.

San Antonio, pur non avendo giocato una buona partita, era quasi riuscita a raddrizzare una partita nata un po’ storta ma purtroppo per loro “vicino vale solo a bocce” (cit).

Entrambe le squadre però a mio parere hanno mostrato luci (in particolare l’attacco di Oklahoma City è sembrato decisamente più fluido e vario rispetto alla volta precedente e San Antonio ha avuto nuovamente un Aldridge immarcabile) ma anche alcune ombre in questo secondo episodio.

Per gli Spurs il campanello di allarme è suonato soprattutto nel back court. Male Danny Green con 3 su 11 al tiro e malissimo Tony Parker con -14 di plus-minus e soli 7 punti.

È andata meglio con Mills sul parquet (+15 di plus-minus), anche se l’aborigeno ha tirato 2 su 9 con una sola tripla a bersaglio su sei tentativi, air-ball finale compreso. Ginobili ha portato 11solidi punti dalla panchina ma non è bastato.

Il problema dei Thunder è stata invece la panchina. I plus-minus di Gara 2 sono abbastanza impietosi: Waiters -15, Morrow -12, Kanter-11, Payne -17 (in 7 minuti!!!).

In sostanza la second-unit di OKC ha rischiato di dilapidare quanto di buono fatto dal quintetto (Robertson +17 senza aver segnato nemmeno un punto).

L’apporto degli “altri” di Oklahoma deve salire soprattutto difensivamente, anche se l’attitudine dei giocatori in questione non è proprio quella ideale. Ad esempio Kanter non ha problemi a riempire le caselle del referto, anche ieri 12+8 in soli 18 minuti, ma in difesa è sostanzialmente un casellante in sciopero.

La serie si sposta in Oklahoma per Gara 3, vedremo chi saprà portare per primo gli aggiustamenti migliori per avvantaggiarsi in questo bellissimo e appassionante confronto.

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