I martoriati Memphis Grizzlies escono da Gara-3 della serie contro i San Antonio Spurs con la certezza di aver dato il massimo a livello fisico, caratteriale e mentale, rendendo orgogliosi i propri tifosi che sono accorsi in massa al FedExForum per assistere ad una gara che, alla resa dei conti, vince San Antonio 96-87, ma regala spunti interessanti per Gara-4 e per il prosieguo del cammino di Duncan & Co.

Popovich non cambia nulla rispetto al collaudato starting five delle due gare giocate in Texas, tre esterni piccoli, Parker a portarla, Green e Leonard a pendolare partendo spesso dagli angoli bassi del campo, Duncan o Aldridge a iniziare quasi sempre l’azione con la ricezione di un passaggio al gomito che origina il taglio di Parker verso una delle due ali, mentre il lato debole lavora per ricevere l’uscita dai blocchi del francese stesso o dell’ala opposta.

Memphis deve fare i conti con l’ennesimo “out for season” di questa stagione e rinuncia a Jarell Martin, anche lui con un piede rotto.

Alcuni dati su tutti devono far riflettere sulla enorme sfiga che Memphis ha dovuto sopportare quest’anno:

  • 28 giocatori utilizzati nell’arco della regular season
  •  8 di loro sono stati firmati per soli 10 giorni
  • 18 giocatori diversi sono partiti in quintetto
  • 28 starting five differenti sono stati mandati in campo da Joerger

In mezzo a tutto questo inferno il coach di Memphis prova a farsi coraggio per trovare qualche contromisura allo strapotere degli uomini del “Pop” delle prime due gare e lo fa presentando una squadra “small ball” premiando Tony Allen dopo la buona prova di Gara-2, a scapito di uno dei due lunghi, Chris Andersen nello specifico.

La mossa non è male, l’unico vero pericolo è il mismatch che si crea tra Barnes e Aldridge, ma l’ala piccola degli orsi (17+11 per lui oggi) limita molto bene quella grande degli Spurs, mentre Carter e Farmar cercano di non dare punti di riferimento in attacco con il solito gioco propositivo dell’unico “lungo” di Memphis, Randolph, che, come al solito, preferisce isolarsi e ricevere fuori dall’area.

Come era capitato molto raramente in stagione, il gioco di Memphis si sposta fuori, molto fuori dal pitturato e il risultato è la sommatoria di un maggior numero di possessi e il ritmo che si alza decisamente rispetto alle sfide precedenti.

Non ci sono strappi decisivi e Memphis rimane a contatto fino alla fine del primo tempo, anche perchè San Antonio sembrerebbe non reagire perfettamente agli aggiustamenti di Joerger.

Pop si deve adeguare e inserisce Diaw al posto di Duncan. Nella serie è la prima volta che il cambio iniziale per il caraibico non è West ma il buon Boris, il quale garantisce una difesa più dinamica sul perimetro che non si limiti a proteggere il ferro.

È quello che ci vuole per gli speroni che scappano per l’ennesima volta con le seconde linee alla fine del primo quarto e chiudono 26-18, con la solita tripla sulla sirena costruita dal duo Mills-Ginobili.

Al ritorno dal primo riposo breve, Leonard (alla fine 32 punti col 50% dal campo e 6/9 da 3) comincia a scaldarsi e porta i suoi al massimo vantaggio del +13, ma Memphis approfitta della presenza in campo di West e Diaw ( San Antonio sembra non poter fare a meno di uno tra Duncan e Aldridge in campo ) e addirittura sale sopra di 1 a tre minuti dal riposo lungo al quale si va con il punteggio in equilibrio, 44-43 per i Texani.

Durante la terza frazione si difende poco, gli Spurs non riescono a scrollarsi di dosso gli avversari e non arriva l’allungo decisivo, tanto che il penultimo quarto  si chiude con Memphis avanti 70-71.

Potrebbe e dovrebbe essere il preludio ad una battaglia finale, ma la sensazione è che gli Spurs possano piazzare il parziale decisivo da un momento all’altro ed è ancora il due volte DPOY a segnare la tripla che vale il +9 a un minuto dalla fine, dopo che i Grizzlies si erano fatti pericolosamente sotto con un altro tiro da 3 di Farmar.

È la parola fine ad una gara che ha sancito per l’ennesima volta, è bene sottolinearlo prima di ogni altra cosa, la superiorità della squadra di Popovich, probabilmente sorpreso dalla mossa tattica del suo collega seduto sulla panchina avversaria, ma proprio per questo conscio di una superiorità che va oltre uomini e numeri, anche se 42 minuti per Leonard sono sembrati un supplemento di lavoro eccessivo per il nativo di Riverside.

Memphis non può rimproverarsi nulla, ha giocato alla grandissima, scelte giuste, difesa ordinata, ben 4 uomini sopra i 33 minuti giocati e un Randolph per tutte le stagioni che ha scritto 20+11 anche questa sera.

Si va verso il 4-0 e questo lo diciamo da tempo, ma, se non abbiamo avuto e probabilmente non avremo mai una serie, almeno abbiamo avuto una partita.

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