Ho sempre pensato che le comparazioni tra atleti, squadre o prestazioni sportive di epoche diverse fossero una delle cose più intriganti ma al contempo più complesse da fare in assoluto.

Potete quindi immaginare quale sia il fascino e allo stesso tempo la difficoltà nel trovare una risposta alla domanda che ormai da tempo si fanno molti appassionati di NBA: chi vincerebbe un ipotetico scontro tra i Chicago Bulls del 1995-96 e i Golden State Warriors del 2015-16?

Da una parte l’immenso Michael Jordan e la squadra del record di 72 vittorie in regular season, dall’altra il fenomeno Stephen Curry e la squadra che quel record sembra in grado di poterlo battere.

Parlando di limiti da infrangere, i Warriors hanno recentemente battuto il primato di 44 vittorie consecutive in casa che proprio i Bulls dell’annata 1995/96 stabilirono tra il 30 marzo 1995 e il 4 aprile 1996. La Oracle Arena non conosce sconfitta in regular season dal 27 gennaio 2015, quando Curry era semplicemente un ottimo giocatore e Golden State era ancora a digiuno di titoli dal 1975.

Con la vittoria di lunedì contro Orlando, fanno 45 W consecutive: 18 vittorie per chiudere la scorsa stagione e 27 per cominciare questa. Le prossime cinque gare casalinghe in fila da qui al 16 marzo contro Utah, Portland, Phoenix, New Orleans e New York potranno ulteriormente migliorare questo record, che diventerebbe ancora più incredibile se i Warriors riuscissero a chiudere imbattuti in casa l’intera stagione (risultato mai raggiunto da nessuna squadra nella storia della NBA).

Ironia della sorte, gli ultimi ad uscire con una vittoria dal parquet di Oakland sono stati proprio i Bulls, che passarono 113-111 dopo un supplementare con un tiro di Derrick Rose a 8” dalla fine.

“Per noi vincere in casa è motivo d’orgoglio – ha dichiarato coach Kerr – Questa è una striscia davvero incredibile: ci sono state alcune partite che avremmo potuto perdere, quindi serve anche un po’ di fortuna, ma per noi è stato davvero importante negli ultimi due anni trarre il massimo vantaggio dalle partite interne. Sono orgoglioso dei miei ragazzi per quello che hanno fatto”.

Il primo sorpasso ai Bulls è arrivato, ora rimane quel 72-10 che resta per ora la miglior stagione della storia NBA. Nonostante l’inopinata sconfitta di domenica sera contro i derelitti Los Angeles Lakers, Golden State viaggia attualmente con un bottino di 56 vittorie e 6 sconfitte, con 14 delle ultime  20 gare rimaste da giocare in casa.

Il record sembra quindi ampiamente alla portata, anche se da qui alla fine rimangono da affrontare Clippers (due volte), San Antonio (tre volte, di cui due fuori casa), Dallas (due volte), Memphis e Boston, per citare solo le squadre più pericolose.

“Il nostro obiettivo è il titolo NBA, non il record delle 72 vittorie” – puntualizza Klay Thompson – “Ciononostante l’atmosfera che si è creata intorno a questo gruppo è davvero incredibile e noi giocheremo per vincere ogni partita, poi alla fine faremo i conti”.

Che i Warriors riescano nell’impresa o meno, da quando si è cominciato a parlare della possibilità che questa squadra riuscisse a battere il record di Chicago sono ovviamente partite anche le discussioni: riuscirebbe la squadra di Curry e soci a battere i mitici Bulls di Jordan, Pippen, Rodman, Kucoc e Harper?

Tanto per cominciare, ecco un bel riepilogo della distribuzione dei “compiti” nei Chicago Bulls del 1995-96

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ed ecco invece quello dei Golden State Warriors annata 2015-16 (fino ad oggi).

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Charles Barkley, uno che la possibilità di dire la sua non se la nega mai, ha affermato con la consueta sicumera che il team dei Bulls avrebbe distrutto i Warriors in un ipotetico confronto diretto: “Are you kidding me? Who’s gonna guard Jordan and Pippen? What about Dennis Rodman?” 

Ora, Sir Charles è noto per essere piuttosto lapidario nei suoi giudizi, ma in questo caso non sembra avere tutti i torti, perlomeno ad una prima rapida analisi. Rispetto ai Chicago Bulls, i ragazzi di Coach Kerr sembrerebbero un po’ troppo piccoli e troppo poco fisici per poter reggere l’impatto di Jordan e soci in una serie di sette partite.

C’è però da dire che a volte i grandi giocatori e le grandi squadre del passato tendono ad assumere i contorni del mito e vengono circondati da un’aura di imbattibilità forse eccessiva.

Chi proclama con assoluta certezza che i Warriors non avrebbero potuto vincere nemmeno una partita contro quei Bulls secondo me esagera, visto che il team di Coach Jackson fu sì dominante durante tutta la stagione, ma i tori vennero comunque battuti una volta nella semifinale di conference dai Knicks di Pat Riley e nel corso della finale NBA vennero messi a dura prova dai Seattle Supersonics di Gary Payton, Shawn Kemp e Detlef Schrempf.

Adesso, non mi vorrete dire che anche queste due squadre spazzerebbero via i Warriors di oggi? Non scherziamo…

L’opinione di Barkley comunque risulta piuttosto allineata a quella delle leggende del passato, tra i quali però noto sempre una sorta di “razzismo generazionale” ogni volta che si provi a paragonare qualche grande del passato con i giocatori dell’epoca moderna.

Mi riferisco per esempio a Magic Johnson, quando afferma che Jordan vincerebbe 10-0 in un ipotetico 1vs1 contro LBJ, o a Oscar Robertson, quando dice che per fermare Golden State basterebbero semplicemente allenatori meno incompetenti e una difesa più attenta.

Ora,  vorrei che Big O mi spiegasse esattamente come si può difendere meglio su una cosa del genere (notare la composta reazione della coppia Mamoli-Tranquillo):

Ecco, il numero 30 dei gialloblu su questo tipo di tiri in stagione ha circa il 40%. “Are you kidding me?” (cit).

Capisco che l’orgoglio dei grandi del passato possa impedirgli di ammettere la grandezza dei giocatori del presente, ma sinceramente sarei curioso di capire come Magic avrebbe fatto a seguire Curry sui blocchi o a contrastare la sua incredibile velocità di ball handling senza uscire per falli a metà del secondo quarto.

A tal proposito, personalmente odio in maniera viscerale l’equazione: “Se Curry avesse giocato ai nostri tempi = lo avremmo sdraiato al secondo possesso”. Come se il gioco sporco o il tentativo di far male ad un avversario fossero la soluzione corretta per confrontarsi con un giocatore che ti sta facendo a fette.

Stephen Curry sta reinventando il gioco come pochi altri hanno fatto nella storia (Mikan, Wilt, Maravich, Erving, Kareem, Magic, Bird, Jordan, Dirk, LBJ) e se pensiamo che in passato è stato scartato da tutti i maggiori college o ignorato fino alla scelta numero 7 nel draft del 2009 – Griffin e Harden a parte la lista dei giocatori scelti prima di lui comprende Thabeet (sic) , Evans, Flynn (strasic) e Rubio – diciamo che non tutto è stato chiaro fin da subito.

Leo Messi, Roger Federer, Marcel Hirscher, sono i paragoni che mi vengono in mente se guardo ad altri sport, atleti dell’epoca moderna che hanno stabilito nuove vette nelle loro rispettive categorie. Oltre ad essere indiscutibilmente il miglior tiratore di sempre, a mio modestissimo parere è anche il miglior trattatore della palla che si sia mai visto.

Fa le cose più difficili ad una velocità impressionante e se avete mai seguito uno dei suoi famosi riscaldamenti pre-partita, allora sapete che genere di lavoro e di allenamento ci sia dietro a questa fantastica padronanza della sfera.

Qualche giorno fa Walt Frazier (altra leggenda del passato con ego proporzionato al talento sul parquet) ha detto che secondo lui Curry non sarà in grado di sostenere per molto questo livello di gioco a lungo nel tempo.

Permettetemi di dissentire e di dire che invece la penso esattamente all’opposto, ossia credo che non abbiamo ancora visto il massimo livello del gioco di Steph.

Se guardiamo a quanto sia migliorato dall’anno scorso ad oggi, alla sua etica del lavoro e alla sua ancora giovane età, se riuscirà a star lontano dagli infortuni credo che il meglio debba ancora venire. E visto che parliamo di quello che attualmente è il miglior giocatore del pianeta, non mi sembra una cosa da poco.

Se poi a fine carriera sarà stato in grado di impensierire la leggenda di Sua Ariosità Michael Jordan, questo potrà essere valutato soltanto a bocce ferme. Di certo c’è che il livello di fiducia (dei suoi compagni) e scoramento (degli avversari) che Curry ispira è assolutamente comparabile a quello che generava Jordan ai suoi tempi.

In questo video potete vedere Andrew Bogut che, subito dopo il passaggio, comincia a correre in difesa prima ancora di sapere se il tiro di Steph andrà a segno o meno, e il povero Kemba Walker che alla vista del numero 30 solo dietro l’arco non può fare a meno di esprimere un moto di frustrazione: entrambi sanno già quale sarà il  risultato dell’azione.

Ma andiamo finalmente al sodo e proviamo a fare un tentativo di confronto duro e puro, analizzando ruolo per ruolo i possibili matchup tra i giocatori delle due squadre in questione.

PLAYMAKER: Ron Harper vs. Stephen Curry

Harper era un role player importante e un ottimo difensore, ma all’epoca aveva già 32 anni e contro Steph non avrebbe avuto chance. In più come attaccante non disponeva di un tiro affidabile da oltre l’arco (26.9% in stagione) e sarebbe sicuramente stato battezzato dalla difesa dei Warriors. Confronto impari.

Vantaggio: Golden State

GUARDIA TIRATRICE: Michael Jordan vs. Klay Thompson

Per quanto Klay Thompson sia un All Star, forse il tiratore stilisticamente più bello dell’intera Lega e un difensore eccellente, stiamo parlando di Michael Jeffrey Jordan. Nessuno è mai realmente stato in grado di fermarlo, in più in quell’anno era rientrato dalla (discutibile) parentesi nel baseball con una ferocia agonistica senza pari. Semplicemente troppo per chiunque.

Vantaggio: Chicago

ALA PICCOLA: Scottie Pippen vs. Harrison Barnes

Anche qui il confronto è piuttosto sbilanciato. Pippen è stato inserito nella lista dei primi 50 giocatori del secolo ed era un all-around come se ne sono visti pochi nella storia. Barnes a mio modo di vedere è uno dei giocatori più sottovalutati della Lega e se il prossimo anno dovesse andare altrove capiremo davvero il suo enorme potenziale, ma qui Scottie accenderebbe il pullman e lo porterebbe a scuola sui due lati del campo.

Vantaggio: Chicago

ALA GRANDE: Dennis Rodman vs. Draymond Green

Forse l’accoppiamento più intrigante di tutti. Green è il vero playmaker dei Warriors, difende su cinque ruoli ed è il leader emotivo (pur con qualche eccesso di “entusiasmo”) dei campioni NBA. Rodman aveva uno spirito molto simile, limitate capacità di passatore e non faceva canestro da più di un metro dal ferro, ma a rimbalzo era una furia e difensivamente un mastino senza pari. L’edge va ancora ai Bulls ma stavolta davvero di poco.

Vantaggio: Chicago

CENTRO: Luc Longley vs. Andrew Bogut

Scontro in salsa Aussie tra due giocatori di complemento ma entrambi molto importanti per le rispettive squadre. Vedo leggermente più d’impatto l’apporto di Bogut, sottovalutato rim-protector per i Warriors e ottimo distributore di palla dal post per i tagli di Curry e Thompson.

Vantaggio: Golden State

PANCHINA: Tony Kucoc & C. vs Andre Iguodala & C.

Altro confronto interessantissimo. Il croato dei Bulls era il terzo realizzatore dei suoi e quell’anno vinse il premio di Sixth Man of the Year. Iggy è il miglior difensore della squadra e l’anno scorso ha vinto il premio di MVP delle finali. Vado ancora con i Warriors, ma solo perché il resto della second unit dei gialloblu (Livingston, Barbosa, Varejao, Rush, Speights, Ezili) ha dimostrato di saper cambiare le partite più di quanto fosse nelle corde dei pariruolo dei Bulls (Kerr, Wellington, Salley, Simpkins, Bueclher, Caffey).

Vantaggio: Golden State

ALLENATORE: Phil Jackson vs Steve Kerr

Nonostante Kerr sia un brillante allenatore e attualmente titolare della più alta percentuale di vittorie per un coach nella storia della Nba (85.3%), è solamente alla sua seconda stagione da head coach. Sull’altro lato della barricata c’è uno che ha più anelli che dita della mano e un genio assoluto nella gestione di giocatori e partite. Confronto improponibile per chiunque.

Vantaggio: Chicago

Per i soli parziali abbiamo quindi un 4-3 in favore dei Bulls, che potrebbe essere anche un ipotetico risultato finale in una serie a 7 partite. Poi è ovvio che le marcature decise dai due allenatori potrebbero non essere speculari: ad esempio Jordan potrebbe chiedere (e ottenere) a Jackson di andare su Curry e Pippen accoppiarsi con Thompson, mentre dall’altra parte coach Kerr potrebbe mandare Klay sulle piste di MJ e dirottare Green su Scottie.

Anche una serie di simulazioni (50 gare) effettuata dai progettisti del videogioco NBA 2K16 ha decretato che Chicago vincerebbe nel 52,6% dei casi, un risultato quindi abbastanza bilanciato.

Andando a spulciare le statistiche reali relative alle due squadre, troviamo che i dati restituiscono la stessa sensazione di equilibrio.

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Tutto considerato, l’attacco atomico dei Warriors potrebbe però essere superiore a quello dei Bulls, grazie alla spaventosa efficienza del loro gioco oltre l’arco, anche se quell’anno Jordan e compagni tirarono in modo eccellente con quasi il 48% dal campo e il 40% da tre.

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Difensivamente invece il vantaggio andrebbe a Chicago, perché Jordan è stato (oltre a tutto il resto) uno dei migliori difensori della storia della NBA, Pippen si posiziona appena dietro e Rodman è stato pound-per-pound  IL miglior rimbalzista mai visto su un campo da basket. In tutto questo, anche la difesa di Golden State è tutt’altro che malvagia, risultando attualmente la settima migliore della Lega.

Se vogliamo poi considerare anche il fattore ambientale, il livello di decibel e l’atmosfera di entusiasmo febbrile che regna in questi anni alla Oracle Arena ha qualcosa incredibile, ma lo era anche la Energy Solutions Arena dei Jazz di Stockton e Malone e sappiamo tutti com’è andata a finire.

Quindi non credo che inciderebbe più di tanto su una squadra dalla spaventosa forza mentale quale era la Chicago di quegli anni.

Dal punto di vista normativo infine, è senz’altro vero che le nuove regole favoriscano il tipo gioco di Curry e dei Warriors. Lo stop al gioco duro imposto dalla Lega negli ultimi anni vuol dire più libertà per le penetrazioni delle guardie e minori possibilità per un difensore di infastidire i tiratori.

Sicuramente Jordan senza hand-checking sarebbe stato ancora più devastante, così anche Pippen e gli altri. Ricordiamoci però che negli anni ’90 la difesa a zona era considerata illegale, il che impediva alle squadre di riempire l’area per contrastare lo strapotere fisico di MJ e soci. Tutto considerato però, se si giocasse con le vecchie regole sarebbero molto probabilmente favoriti i Bulls, mentre con il metro arbitrale di oggi forse i Warriors avrebbero qualche vantaggio in più.

In sostanza, secondo me i Bulls delle 72 vittorie sono ancora da considerare la squadra più forte di tutti i tempi, ma la giuria è ancora in camera di consiglio.

Questo perché se già è difficile fare dei paragoni di questo tipo, lo è ancora di più farlo prima ancora che la stagione sia finita. Noi infatti sappiamo già che i Bulls vinsero il titolo e che Jordan fu l’MVP delle finali, mentre, per quanto ne sappiamo adesso, è possibile che i Warriors escano al primo turno così come è altrettanto possibile che vincano tutte le 16 partite di playoff senza perderne nemmeno una.

Attualmente la seconda ipotesi mi sembra (per quanto estrema) più probabile della prima, dato che non si riesce sinceramente a vedere all’orizzonte nessuna possibile reale avversaria per Curry e soci. Spurs, Thunder, Cavaliers e Clippers sono tutte, chi più chi meno, uscite con le ossa rotte dai  confronti diretti con la banda della Baia.

Vedremo come andrà a finire, in ogni caso essendo un confronto di fantasia non avremo mai una risposta definitiva.

Ma già che si parli della concreta possibilità di paragonare una squadra alla migliore di tutti i tempi (e Jordan a Curry) mi sembra un discreto indicatore della straordinaria stagione che stanno disputando i Golden State Warriors.

Chiuderei con una dichiarazione di Steve Kerr, coach dei Warriors di oggi e role-player dei Bulls di ieri. Interrogato su questo ipotetico super-scontro, il biondo allenatore da University of Arizona ha dichiarato: “Probabilmente finirebbe con uno step-back di Curry da tre punti contro Michael Jordan sulla sirena. E non sapremo mai se quel tiro andrà dentro oppure no…”

8 thoughts on “Lo scontro del secolo: i Bulls di Jordan contro i Warriors di Curry

  1. Secondo me è certamente il mioglior tiratore del Long Threes di sempre, non trovi Giorgio? Mi fanno un po’ rabbia quelli che dicono: sa solo tirare! Davvero? Chi ha un dribbling migliore de suo al mondo? Forse Russell Westbrook, Kyrie Irving, John Wall, Chris Paul etc, comunque è tra i migliori 5 o 6 giocatori della lega in questo fondamentale; chi ha una migliore visione di gioco? Forse Chris Paul e Rajon Rondo, ma anche in questo fondamentale Step e tra i primi 5 giocoatori e così via.

    • Ciao.
      D’accordissimo con te, le sue abilità di tiratore gli sono più o meno universalmente riconosciute, mentre è sottovalutato come trattatore della palla e soprattutto come passatore. Se si dedicasse programmaticamente di più a smazzare assist starebbe comodamente intorno ai dieci a sera.

  2. Ragazzi, Mamoli e Tranquillo possono saltare sulla sedia tutto quello che vogliono e Curry è strepitoso ma….come concluse proprio Tranquillo:
    “Michael……Jeffrey…….Jordaaaaaaaaan!”
    Mi vengono ancora i brividi lungo la schiena. Da qualche parte ho ancora il VHS di quella partita.

  3. Le sfide impossibili passato-presente sono affascinanti, ma anche limitate dalla loro impossibilità. Il “peso” del mito Bulls e Jordan è enorme e i nuovi arrivati arrancano sempre. Il tempo ci dirà se i GSW sono paragonabili a quei Bulls. Personalmente credo che i GSW di oggi senza Curry sarebbero una buona squadra ugualmente, magari NON da titolo, ma da p.o ad Ovest. I Bulls mi sembravano molto più Jordan dipendenti in tutto e anche nel carisma del fenomeno MJ. il 23 poi mi sembra più forte e più completo di Curry, ma, diamine: vedere Curry giocare oggi è una libidine eccezionale come lo era vedere MJ.

  4. Ciao.
    Sicuramente i Warriors sono una buona squadra anche al di là della presenza di Curry, ma anche i Bulls degli anni ’90 fecero poi tanto male senza MJ. Nel 1993-94, con Michael a svernare con i Barons, persero solo a gara 7 contro i Knicks poi finalisti NBA. Hanno due tipi di carisma diverso (Jordan era sicuramente più “vocale”) ma soprattutto sono d’accordo con te nel dire che vedere giocare entrambi sia una libidine eccezionale. Anzi, “Doppia libidine coi fiocchi”. :-)

  5. Il dato interessante e’ che le sconfitte di GoldenState quest’anno sono state praticamente tutte brutte, cioe’ hanno perso di 15-20 punti. Invece tutte le partite “tirate” le hanno vinte, segno che hanno quella mentalita’ vincente che avevano i Bulls di Mj (che in realta’ vincevano le partite proprio nell’ultimo quarto). Se andassimo a vedere le statistiche, certamente i Warriors sarebbero superiori, sia per punti segnati/punti concessi che per assist/palle perse ecc..

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