Se si pensa ad una franchigia che non riesce a passare un’estate tranquilla nemmeno volendo, nel novero delle nomination capitano quasi sempre i New York Knicks. E anche quest’anno non ha fatto eccezione.

Nelle ultime settimane infatti, è stato il gossip a farla da padrone nelle fila della franchigia della Grande Mela, quando è salito alla ribalta delle cronache la notizia di uno scontro fisico tra Matt Barnes e coach Derek Fisher. I due, ex compagni di squadra ai Lakers sarebbero arrivati allo scontro a causa di una donna, l’ex moglie di Barnes, che ora avrebbe una storia con Fisher.

A parte le vicende da rotocalco rosa, però, per i Knicks non è stata un’estate così semplice, a partire dal draft e dalla scelta piuttosto criticata di puntare sul lettone Krystaps Porzingis con la chiamata numero 4, davanti a talenti più pubblicizzati come Hezonja o Mudiay, cosa che è costata alla franchigia del presidente Phil Jackson la solita bordata di fischi da parte dei propri tifosi nella notte del draft.

Poi però qualcosa pare essere cambiato nell’approccio della franchigia al mercato estivo. Sono stati, al solito, puntati i Free Agent più di grido, ma al rifiuto di questi ultimi, si è evitato di fare offerte fuori mercato a giocatori poco funzionali, prediligendo giocatori più di sistema.

Da Portland è infatti arrivato Robin Lopez, che ha evidenti limiti tecnici in attacco (ma che essendone consapevole prende solo tiri ad alta percentuale), ma che potrebbe aiutare i Knicks ad assumere un’identità più difensiva e soprattutto potrebbe permettere a Carmelo Anthony di giocare maggiormente da 4, avendo un lungo con impegno più da rim protector.

Melo, che in realtà continua a sentirsi più un 3, inizia ad essere avanti con età e chilometraggio e la soluzione di farlo giocare contro avversari che possa battere più facilmente dal palleggio potrebbe aiutarlo a vivere una seconda giovinezza ed essere più efficace, previo ovviamente un approccio più convinto al ruolo di secondo lungo da parte dell’ex Syracuse.

Far giocare da Power Forward Melo potrebbe anche essere un modo per “proteggere” proprio il lettone Porzingis, che potrà essere almeno inizialmente centellinato per prendere coscienza dell’NBA in modo graduale.

A vedere le prestazioni dell’ex Siviglia in preseason si potrebbe anche pensare che i dubbi sulla sua chiamata fossero quantomeno ingenerosi. Krystaps infatti ha da subito fatto vedere di essere pronto a fare la sua parte e ha dimostrato poca timidezza quando c’era da prendere iniziative in attacco.

Ovvio, parlare di prestazioni in Preseason è come discutere su quale ombrello portare quando si sta andando nel deserto del Sahara, ma d’altra parte è anche l’unico riscontro che si possa avere in questo momento.

Di sicuro l’ambiente ha molta fiducia in lui e sulla sua ottima propensione al lavoro, dato che il lettone era l’unico giocatore dei Knicks ad andare in palestra anche nei giorni di riposo per lavorare sulla sua tecnica e sul suo fisico, che ancora deve essere potenziato a dovere.

Molto apprezzato dal management anche la decisione del lettone di non andare a giocare gli Europei quest’estate per potersi preparare al meglio alla stagione che sta per iniziare, anche se per i tifosi sarebbe stato un modo per poterlo maggiormente apprezzare.

In estate in maglia bluarancio è arrivato anche Arron Afflalo, che dopo un promettente inizio di carriera pareva essersi perso nelle ultime stagioni ed ora, ventinovenne, deve portare esperienza e punti rapidi in una squadra che non ha nel backcourt una delle armi principali.

Già, perché a guardare gli esterni dei Knicks i tifosi non dormono quelli che si possono definire sonni tranquilli. A portare esperienza c’è Josè Calderon, che è però nella fase calante della carriera e ha alle spalle una stagione da 40 partite saltate per infortunio.

Sicuramente dovrà sfruttare al meglio le sue doti balistiche, ancora piuttosto importanti. Nel ruolo di play di riserva si fa spazio l’altro Rookie di stagione: Jerian Grant.

Il Senior di Notre Dame è giocatore maturo e pronto per l’NBA e soprattutto ha nella capacità naturale di distribuire il gioco la sua caratteristica migliore. In una squadra che vorrebbe impostare una TPO come da credo di Phil Jackson, la sua visione di gioco può essere importante.

Altri giocatori che avranno un ruolo importante nei Knicks della prossima stagione sono il secondo anno Langston Galloway, secondo anno che dovrà allungare le rotazioni degli esterni, Kyle O’Quinn, che deve dare fisicità sotto le plance e migliorare la squadra a rimbalzo, dove ha tremendamente sofferto nella passata stagione e Kevin Seraphin, che a 26 anni deve dimostrare di essere un solido giocatore di rotazione NBA.

A giudicare dalla rivoluzione fatta in estate, con soli 6 giocatori rimasti della squadra dell’anno scorso (e di questi solo 2 con ruolo importante in squadra), questa dovrebbe essere una stagione di assestamento e di rifondazione per i Knicks.

Peccato che come al solito la franchigia di Dolan non abbia scelte al primo giro del prossimo draft, dovendo cedere la propria scelta a Denver/Toronto. In altre parole, non sarĂ  possibile per Derek Fisher pensare di tankare e si dovrĂ  puntare a giocare per vincere quante piĂą partite possibili per cercare di arrivare ai Playoff.

L’impresa ad est potrebbe anche essere alla portata, se la stagione di Carmelo Anthony non sarà turbata dagli ormai soliti problemi al ginocchio. Certo non sarà facile arrivare nei primi otto posti, ma con uno dei primi 10 giocatori NBA (se sano), non ci sentiamo di escludere i Knicks dalla lotta.

Tutto comunque passerà dalla stagione di Derek Fisher, al secondo anno sulla panchina di New York. L’ex giocatore dei Lakers di Phil Jackson non ha sicuramente convinto al suo esordio, pagando il passaggio diretto dal campo alla panchina.

Il mentore è d’eccezione e non dovrebbe esserci troppa pressione sulle sue spalle, considerando che il Roster non è comunque così carrozzato da poter pretendere miracoli.

Ora però Fisher deve far vedere di saper dare un gioco a una squadra che deve necessariamente riavvicinare un pubblico ormai assuefatto a stagioni mediocri e in crisi affettiva verso la squadra.

 

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