Anche la trentanovesima rassegna continentale europea di pallacanestro è stata consegnata agli archivi.

La nazionale spagnola, guidata dall’MVP del torneo Pau Gasol, è tornata a casa con il titolo di campione d’Europa, il terzo nelle ultime quattro edizioni.

Dopo la fase itinerante dei gironi, allo stadio Pierre-Mauory (un vero e proprio stadio da oltre 50.000 posti adattato a palazzo dello sport) è andata in scena la fase finale del torneo, a partire dagli ottavi di finale fino alla finalissima tra lituani e spagnoli.

Dei 288 giocatori convocati nelle ventiquattro nazionali partecipanti, erano 27 quelli sotto contratto con una franchigia NBA.

Di questi 27, tre li abbiamo supportati e tifati più degli altri 24, per il semplice motivo che hanno indossato una maglia bianca/azzurra con davanti scritto ITALIA (e Barilla). Erano infatti parte della spedizione i tre “americani” Bargnani, Belinelli e Gallinari (in rigoroso ordine alfabetico), la quale presenza ha influito in modo decisivo all’appellativo di “nazionale italiana più forte di sempre” da molti attribuita a questa squadra.

Aggiungiamo al terzetto uno che “americano” ancora non è, ma su cui la lega a stelle e striscie ha già messo gli occhi addoso: Alessandro Gentile.

Guidata da questi quattro giocatori, l’estenuante attesa del primo impegno ufficiale si è esaurita il 5 settembre, giorno della partita d’esordio contro la Turchia sul parquet della Mercedes-Benz Arena di Berlino, casa di tutti i match del girone B, nettamente il più difficile dei quattro. A dimostrazione di ciò il fatto che nella graduatoria finale dell’europeo possiamo trovare ben tre squadre provenienti da questo raggruppamento nelle prime sei classificate.

Nonostante questo, la nostra nazionale ha chiuso il girone raccogliendo tre vittorie (una di queste proprio contro la Spagna, poi vincitrice del torneo) e due sconfitte. Da queste prime cinque partite sono emerse quelle che già sapevamo essere le caratteristiche del roster italiano: smisurato talento offensivo individuale a disposizione di diversi elementi della squadra, a discapito di un’organizzazione non esemplare, soprattutto nella parte difensiva del gioco.

Pronta a confermare questi dati ecco la statistica dei punti segnati a partita: sono 85,8 di media, i primi dell’intera rassegna. Volendo analizzare un dato più preciso, quello dei punti rapportati ai 100 possessi, ci arrendiamo solo agli oro medagliati spagnoli, assestandoci al secondo posto.

D’altra parte, lo stesso dato applicato alla nostra difesa, dice che pur essendoci classificati al quinto posto siamo stati la ventesima difesa sulle ventiquattro totali, concedendo 110 punti abbondanti ogni 100 volte in cui si era chiamati a difendere.

Insomma, si capisce che mettere punti a tabellone non è stato affatto un problema per questa nazionale, che appunto, oltre ai dati appena citati, ha piazzato tre giocatori nei primi sette marcatori dell’europeo in quanto a media punti.

bargn4674Il mago Andrea Bargnani arrivava a questo europeo dopo un’annata travagliata. Solo 29 presenze nell’ultima stagione in maglia New York Knicks.

Giocatore non troppo amato dall’altra parte dell’oceano, poco meno di due mesi prima dell’inizio di EuroBasket ha messo nero su bianco il suo passaggio ai Nets, passando di fatto da Manhattan a Brooklyn.

Contratto al minimo salariale, ovvero poco più di un decimo del suo stipendio dell’ultima stagione. L’esordio a Berlino contro la Turchia è stato traumatico, come del resto quello dell’intera nazionale.

Nonostante il 5/8 al tiro e i 22 minuti in campo, i turchi hanno messo a nudo tutti i suoi limiti difensivi sul pick&roll centrale a cui Bargnani e compagni soto stati chiamati a difendere con continuità.

Così come contro l’Islanda, una squadra atipica come poche, contro cui il mago è rimasto in campo per soli 9 minuti, per via dei difficoltosi accoppiamenti difensivi a cui era chiamato.

Da qui in poi, però, il suo europeo è stato in costante crescita, e non solo da un punto di vista statistico. Il linguaggio del corpo è sembrato quello di un giocatore aggressivo, senza alcun timore a doversela vedere contro giocatori più blasonati di lui e soprattutto che non ha avuto paura a prendersi certe responsabilità (6,5 tiri di media presi nelle prime due partite, 13 nelle tre successive).

E dopo le recenti dichiarazioni di Phil Jackson su di lui (“è un lavativo”, “durante l’infortunio si è rifiutato di allenarsi anche senza contatti”, “fatica a tenere alta l’intensità”) questo era uno dei principali messaggi che ci si doveva aspettare.

D’altronde stiamo parlando di un giocatore dalle doti balistiche sbalorditive se messe a disposizione di un centro di 212 centimetri, a suo completo agio anche a 7 metri dal canestro, che si è rivelato un’arma efficace nell’esecuzione del pick&pop, e che ha chiuso infatti con un 10/21 da tre nell’intero torneo.

Si è capito ormai che Bargnani non è un giocatore da pitturato, motivo per cui nei quarti di finale contro la Lituania ha subito le giocate in post basso di Valanciunas, concedendogli 26 punti e 15 rimbalzi.

Ma a riconferma di una simil determinazione trovata ad europeo in corso, il giorno dopo si impone come top scorer degli azzurri nella vittoria contro la Repubblica Ceca che ci ha qualificati al torneo pre-olimpico.

La speranza dei Brooklyn Nets è quella di aver firmato per la prossima un stagione un giocatore per lo meno da rotazione. Si può parlare di una vera e propria scommessa con un margine di perdita minimo, visto il costo del contratto.

Fondamentale sarà rimanere lontano dai guai fisici, vista la sfortuna avuta nelle ultime stagioni (137 presenze complessive nelle ultime quattro stagioni). In questi Nets potrebbe essere chiamato a portare punti in uscita dalla panchina; un’accoppiata con Brooke Lopez potrebbe creare troppi problemi difensivi ai Nets.

Più presumibilmente Bargnani avrà minuti da “stretch 5”, dovendo però trovare più continuità nel tiro da fuori (solo 30% da tre nella sua avventura con i Knicks). Oltretutto, a fine stagione Andrea potrà decidere di essere nuovamente free agent, perciò una stagione di riscatto porterebbe portare dei ritorni anche dal punto di vista economico per lui.

bwlilu5685Chi ha deciso di trarre vantaggio economico dalle sue ultime stagioni è sicuramente Marco Belinelli.

Dopo due ottime stagioni alla corte di coach Popovich, ha deciso di accettare i 19 milioni offerti dai Sacramento Kings per i prossimi tre anni.

La guardia bolognese ha chiuso l’europeo con 16,3 punti di media in 7 partite disputate, con un massimo di 27 punti nel match al cardiopalma vinto contro la Spagna. Ha dimostrato che quando si accende è in grado di segnare con continuità in diversi modi, fidandosi ciecamente (a volte un po’ troppo ciecamente) delle sue capacità.

Troviamo infatti nel suo cammino nel torneo una prestazione da 7/9 da dietro l’arco contro la Spagna, ma anche un 4/14 contro la Germania a nemmeno 24 ore di distanza l’una dall’altra.

In una nazionale priva di un playmaker tradizionale, Marco si è spesso trovato con la palla in mano ad iniziare l’azione, trovandosi infatti a distribuire anche 4 assist di media ad ogni partita. Questo significa comunque che, essendo uno dei giocatori più esperti di questa nazionale, non si è mai tirato indietro, nemmeno quando il pallone aveva un peso specifico maggiore (tripla in overtime contro la Germania che chiude la partita, dopo che ne aveva sbagliate 10 nella stessa partita), a discapito questo di qualche tripla forzata di troppo e alcune scelte non esattamente congeniali.

Il suo ruolo in questa nazionale è stato completamente diverso da quello che aveva negli Spurs, dove era chiamato a punire le difese con il tiro da tre sugli scarichi (nella scorsa stagione il 42% dei suoi tiri sono stati “catch and shoot”).

Non ci sarebbe da sorprendersi troppo se con la maglia dei Kings Marco dovesse trovarsi a giocare proprio come fatto con la nazionale (e come fatto in passato nei Bulls), ovvero che avrà molti più possessi da gestire palla in mano, soprattutto se sarà chiamato a fare il sesto uomo. Etichettato infatti come tiratore, a volte ci si dimentica di quanto in grado sia di eseguire il pick&roll, e, più in generale, di trattare il pallone.

gallo7967Anche Danilo Gallinari esce da quest’estate più ricco: pur non essendo mai stato free agent il Gallo ha esteso il suo contratto con i Nuggets per due ulteriori stagioni oltre a quella alle porte, per un totale di 45 milioni. Giusto riconoscimento per un giocatore che quando riesce a star lontano dai guai fisici può essere un vero e propio go-to-guy, come messo in mostra appunto per tutto EuroBasket.

Danilo ha infatti dimostrato sul campo di essere il miglior giocatore italiano in circolazione al momento. Fin dall’esordio con la Turchia dimostra di essere il più in palla dei suoi, con una partita da 33 punti, 5 rimbalzi, 8/8 da due e 14/15 ai liberi. Due partite dopo fa 29 punti e 6 assist con la Spagna, e il giorno dopo contro la Germania ne mette 25, compreso il tiro a fil di sirena che manda la partita all’overtime.

Aldilà di quelle che sono le cifre, Gallinari gioca con una sicurezza e una calma apparente degna di un super veterano (nonostante abbia 27 anni). La faccia è sempre quella giusta, quella delle grandi occasioni e di chi non si risparmia mai nemmeno un pochino, sia in attacco che in difesa.

Le soluzioni tecniche svariano dal tiro da fuori, al palleggio-arresto-e-tiro in isolamento, all’attaccare al ferro facendo a sportellate in mezzo all’area, supportato da un fisico che ormai non ha nulla da invidiare ai colleghi americani. Senza contare le doti sottovalutate di ball-handler e passatore, che gli permettono di giocare il pick&roll anche da palleggiatore.

Il Gallo chiude l’europeo quarto per punti segnati, terzo per liberi tentati e per percentuale, secondo per falli subiti, undicesimo per rimbalzi catturati a partita e addirittura quinto per percentuale dal campo (57% su 72 tentativi totali!).

Con la cessione di Ty Lawson, Danilo avrà sicuramente più responsabilità anche a livello di club, in una squadra con moltissimi volti nuovi. Il ritocco del contratto è un chiaro segnale che la dirigenza vuole puntare sul nativo di Sant’Angelo Lodigiano nel prossimo futuro per ricostuire una squadra vincente.

Dopo il fallimento di Brian Shaw come head coach, il Gallo dovrà conquistare il nuovo allenatore Mike Malone, e se ci riuscira, e starà lontano dalle noie fisiche causate dal ginocchio già operato, non c’è dubbio che potrà essere una delle migliori stagioni in carriera per Gallinari, apparso quest’estate più in forma che mai.

gentil685Il quarto “americano”, che però americano ancora non lo è, è Alessandro Gentile, il giocatore più utilizzato della nazionale e il quinto di tutto il torneo, con quasi 33 minuti a partita di media.

Nonostante la giovane età (classe ’92, solo Della Valle era più giovane di lui in squadra) dimostra ormai una personalità all’altezza dei colleghi più blasonati.

Giocatore solido, è rimasto costante come produttività all’interno dell’intera competizione, garantendo un fatturato di punti sempre in doppia cifra, chiudendo a quasi 17 di media, quinto di tutto l’europeo.

Con una corporatura impressionante per un ragazzo di quasi 23 anni, è riuscito ad attaccare ed arrivare al ferro con estrema continuità, soluzione per lui molto più efficace e congeniale rispetto al tiro da fuori, andato a successo solo nel 36% dei tentativi, complice forse una tecnica di tiro non proprio esemplare.

La sua giovane età lo porta a volte a compiere delle scelte discutibili e a forzare qualche penetrazione, fidandosi troppo del proprio istinto.

Aldilà di tutto questo ha ben figurato anche in difesa, trovandosi a volte anche a marcare i playmaker avversari, come contro la Germania, quando si è occupato di Schroder per tutto il finale di partita, overtime compreso.

Quando riesce a muovere i piedi sull’esterno (ma soprattutto quando è concentrato, visti alcuni passaggi a vuoto) con un corpo del genere è in grado di dar fastidio a qualunque attaccante. Tutte queste caratteristiche hanno convinto i Houston Rockets ad acchiapparsi i diritti su di lui, precedentemente appartenenti ai Timberwolves, che hanno speso la 53esima scelta assoluta del draft 2014 chiamando proprio il suo nome.

Ma fallito l’assalto allo scudetto con la sua Olimpia Milano, Gentile ha deciso di rimandare il grande salto, rinnovando per tre anni con la squadra griffata Armani. L’impressione è che comunque, una volta riuscito a riconquistare il tricolore, potrà fare le valigie per il Texas e giocarsi le sue carte in maglia Rockets.

Corpo e muscoli sono probabilmente già adeguati, carattere e faccia tosta ancor di più. Per essere perfetto nel sistema dell’attuale Houston gli mancherebbe solo maggior efficacia nel tiro da fuori, dote fondamentale per un esterno della franchigia del GM Daryl Morey. Le carte in regola per essere il quarto italo-americano, dopo il ritorno in Europa da parte di Datome, ci sono pienamente.

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