Nel 2010 i Los Angeles Lakers di Kobe Bryant e di Pau Gasol, senza dimenticare Odom e Bynum nella loro ultima apparizione sensata nella NBA, vincevano il secondo titolo consecutivo sconfiggendo in sette partite i Boston Celtics.

L’anno dopo venne la sconfitta ai play off contro i futuri campioni dei Dallas Mavericks poi… poi l’addio di Jackson, che continua a rimanere il fidanzato della proprietaria della franchigia, il tentativo di rimanere ai vertici cambiando alcuni dei giocatori chiave della squadra, con il solo Bryant a rimanere come segno di continuità e come uomo franchigia anche in questi Lakers, che dovrebbero restare ai vertici della NBA anche nel secondo decennio del nuovo secolo.

La trade Gasol- Paul viene invalidata dalla lega, arrivano Howard, con problemi fisici, arriva Nash con problemi, nel senso che il suo fisico lo aveva oramai abbandonato per la pallacanestro ad alto livello; arriva Mike Brown al posto di Jackson.

Da li in poi le cose non funzionano più, Howard e Nash non ci sono mai, Gasol gioca da separato in casa e Bryant si infortuna seriamente per la prima volta in carriera e così gli anni successivi sono un vero calvario per i Lakers, che dal lottare per il titolo, al tentativo di una ricostruzione abortito si ritrovano a sperare nelle palline della lottery del Draft NBA.

Le ultime due stagioni dei Lakers sono quasi grottesche con dei roster degni della Summer League di Las Vegas, salvo che le maglie sono quelle dei veri Lakers e il campo di gioco è lo Staples Center di Los Angeles. 

Queste due pessime stagioni portano in dote (con la scelta numero 7) Julius Randle, che peraltro salta per infortunio tutta la sua stagione da Rookie e (con la seconda scelta assoluta) De Angelo Russel.

Questi due giocatori ed il rientrante Bryant saranno il nucleo da cui ripartono i Lakers nella stagione 2015/2016. Naturalmente in questi due anni la dirigenza angelina ha tentato di mettere assieme una squadra in grado di competere cercando di attirare dei Free Agent di livello in grado di dare subito un contributo importante alla squadra ed in grado di mantenere ai vertici NBA la Los Angeles Gialloviola.

Nel passato i Los Angeles Lakers sono sempre riusciti ad attrarre free agent di livello e a tenere i propri giocatori in scadenza di contratto, d’altronde sono una delle franchigie più riconoscibili dello sport americano, dello sport mondiale probabilmente.

Sono dislocati in quel lembo di mondo chiamato California dove c’è il sole 340 giorni all’anno, dove la temperatura media di 24 gradi nel corso dell’anno e a pochi chilometri dal centro cittadino ci sono delle spiagge “discrete”, la città è uno dei mercati più grandi e ricchi degli Stati Uniti e la squadra gioca in un “palazzetto” da 18.111 spettatori, tra i suoi tifosi annovera una serie di tifosi piuttosto famosi, da Jack Nicholoson a Leonardo Di Caprio, d’altronde giocare a Hollywood vorrà pur dire qualcosa…

Insomma ci sono tutti gli elementi perchè un giocatore NBA sia invogliato ad andare a giocare a Los Angeles e in particolar modo per i Lakers; nelle ultime due stagioni questo però non è accaduto, con Howard, Anthony, Aldridge e Love, per citare alcuni dei nomi più noti, che hanno ascoltato e rifiutato le proposte contrattuali dei Lakers preferendo accasarsi con altre squadre.

Piuttosto interessante quanto accaduto con Aldridge, che dopo il meeting con i Lakers fa sapere di non essere rimasto impressionato dall’incontro e che non sceglierà la squadra di Los Angeles; i Lakers però non si danno per vinti e convincono Aldridge ad un secondo meeting ” in cui si parlerà di più di basket”.

Ma nel primo incontro di cosa hanno parlato? Di “gnocca”? Certo Los Angeles è ottimamente fornita, però un giocatore NBA è un’azienda che muove milioni di dollari, non un adolescente con gli ormoni in subbuglio.
Naturalmente anche il secondo meeting con Aldridge non va a buon fine e LaMarcus decide di andare a San Antonio dove ci sono meno celebrità, c’è meno glamour ma si vince, e parecchio, e c’è una gestione chiara con un progetto definito nella costruzione della squadra per vincere nel 2015/2016 e negli anni avvenire.

I Lakers non sono stati in grado di comunicare il loro progetto a Aldridge (sempre che ne abbiano uno), non sono stati in grado di trasmettere il loro messaggio e convincere Aldrige a divenirne parte.

Sicuramente dalla scomparsa del Dr. Buss i Lakers hanno perso il loro capo carismatico, il proprietario affascinante che costruì i Lakers vincenti dello Showtime prima e i Lakers di Kobe e Shaq poi, per arrivare all’ultima edizione di Gasol, Bynum e Kobe.

Per anni i Lakers hanno saputo vivere sia del carisma del loro proprietario, del fascino di Hollywood e della loro tradizione vincente; quando la direzione della squadra è passata ai figli del Dr. Buss: Jeanie (sempre la fidanzata di Phil Jackson) e di Jim Buss (il fratellino) si è sentita la mancanza di una direzione unitaria della franchigia e questo ha sicuramente contribuito ad allontanare qualcuno dei free agent corteggiati dai Lakers nelle estati passate.

Inoltre sempre di più le squadre NBA si stanno indirizzando verso scouting avanzato, gestione di statistiche sempre più complesse per la valutazione di giocatori, ed un approccio sempre meno empirico nel giudicare e gestire i giocatori.

Oggi i Lakers sono una delle franchigie che meno utilizza questo tipo di strumenti di valutazione e nel 2015, far vedere ad un free agent di livello che la tua organizzazione non è all’avanguardia certo non lo invoglia a sceglierti.

Il carattere “forte” di Bryant ad esempio non ha aiutato con la firma di Howard che voleva essere il giocatore di riferimento della franchigia senza che il 24 fosse d’accordo; purtroppo il valore tecnico di Kobe non è più tale da convincere un’altra super star NBA a fare il secondo violino finchè il 24 vorrà essere il primo violino dei Gialloviola.

Una super star bizzosa, una proprietà divisa, un progetto tecnico poco chiaro e poco accattivante, venduto male da Scott e dal suo staff hanno in parte contribuito alla scarsa riuscita dei tentativi dei Lakers di firmare giocatori di prima fascia NBA.

Poi tutto sommato può essere stata una fortuna per Los Angeles non impegnarsi nel lungo periodo e per tanti soldi con dei giocatori come Aldridge e Love, certamente ottimi giocatori ma che da soli non sono in grado di cambiare il volto di una squadra NBA.

Il prossimo anno i Lakers avranno spazio per 15.000.0000 di dollari in salari e così anche la stagione successiva, stagioni in cui saranno free agent Durant, Paul, Rose, Westbrook, solo per citarne alcuni, ovvero giocatori in grado di spostare davvero nell’NBA, giocatori che possono essere la nuova faccia della squadra angelina, dato per assodato che Bryant è ormai pronto a chiudere la sua straordinaria carriera.

Certo, oggi la situazione non è rosea per Los Angeles ma le scelte degli ultimi due draft, la flessibilità salariale tutto sommato intatta, la disponibilità di giocatori di livello assoluto da provare a firmare come free agent posso lasciare spazio ad un po’ di ottimismo per i Lakers de futuro.

Certo la prossima stagione si annuncia ancora come una stagione difficile, ma i Lakers possono cercare di nuovo di sfruttare la forza del loro nome, della loro immagine (ovvero soldi e contratti pubblicitari per chi gioca per loro) e provare a ritornare una delle squadre dove i grandi giocatori vogliono giocare.

Probabilmente i Lakers devono risolvere alcune situazioni che come detto li penalizzano rispetto al passato, ovvero una proprietà divisa e ancora legata a una modalità di gestione tecnica non adeguata all’NBA del 2015; devono trovare chi sarà il volto della loro franchigia sul campo per gli anni a venire, ovvero devono capire quando Bryant sarà pronto a fare un passo indietro per lasciare il ruolo di leader tecnico sul campo ad un altro Laker. 

Certo fino a quando metterà pantaloncini e canotta Bryant sarà “il giocatore” dei Lakers ma deve trovare il coraggio di dare spazio anche ad altri, perchè nessuna vera super star NBA avrà voglia di venire a Los Angeles a fare il secondo violino di un Bryant a fine carriera. 

Sull’inadeguatezza e sul poco appeal di Byron Scott non credo sia nemmeno il caso di tornare…

Questa freeagency ormai ha registrato le firme di tutti i giocatori di maggior livello, vedremo se l’anno prossimo i Lakers avranno saputo risolvere qualcuno dei loro problemi in campo e dietro la scrivania e saranno tornati ad essere la squadra in grado di attrarre giocatori di primissimo piano per costruire la prossima dinastia gialloviola.

2 thoughts on “I Lakers fra passato, presente e futuro

  1. I Lakers sono un bel rebus…. le ultime danno un Kobe da ala piccola, però le contraddizioni sono tante.
    In primis proprio su Kobe: vista l’età, e gli acciacchi, perchè cambiargli ruolo, col rischio di dover “combattere” con ali piccole fisicamente più forti, se da sempre gioca guardia???? Io lo lascerei al suo posto, con un play a scelta tra Clarkson e Russell. Darei priorità a Russell in quanto seconda scelta al draft e, potenzialmente gran playmaker, ma con Clarkson sesto uomo “di lusso”. Tra i lunghi la coppia Hibbert-Randle può, nella migliore delle ipotesi, replicare i fasti della coppia Gasol-Randolph, se però non fosse che Hibbert non ha la visione di gioco e la qualità di Gasol (benchè resti un gran difensore) e Randle abbia tutto il talento del mondo, ma poca esperienza, poca difesa e zero tiro da tre punti. In un basket NBA sempre più alla ricerca di lunghi tiratori, questo forse non depone a suo favore (anche se sono certo che segnerà comunque molti punti). Resta “ovviamente” sguarnito il ruolo di ala piccola, dove manca completamente un giocatore in grado di sostenere una rincorsa ai playoff: per la verità non c’era granchè sul mercato dei free agents, ma avere Nick Young come prima alternativa in panchina per quel ruolo è inquietante… grandissimo attaccante Young, ma pessimo difensore e a volte giocatore dalle scelte di tiro un po’ “forzate”. Louis Williams e Bass sono due ottimi innesti dalla panchina, portano punti e difesa, ma avendo Clarkson e scelto Russell, perchè non puntare su DeMarre Carroll anzichè su Williams? A meno che si stia pensando ad una stagione di transizione, in attesa di “dare la caccia” a Kevin Durant l’anno prossimo. Io, fossi il gm dei Lakers oggi cercherei di scambiare Young (magari insieme a Sacre, o Kelly, per rendere il pacchetto più appetibile) in cambio di un’ala piccola capace di “3 & D”, ad esempio il rookie Kelly Oubre. Su Larry Nance aspetterei a dare un giudizio: in molti hanno storto il naso, ma ha svolto 4 anni di college e ha numeri interessanti, vale un anno di prova, anche se sarebbe stato più “sicuro” puntare su Looney o Hunter, che erano ancora liberi e offrivano certamente maggiori garanzie e maggior “upside”.
    In sostanza, il mio quintetto ideale sarebbe stato Russell, Bryant, Oubre, Randle e Hibbert, con Clarkson, Williams, Clarkson e Bass pronti dalla panchina.
    Il quintetto che avrei cercato di creare sarebbe invece stato: Russell, Bryant, Carroll, Randle e Hibbert; con Clarkson, Bass, Young e Looney (e non Nance) pronti dalla panchina.

  2. Non avrei firmato Louis Williams, ma al suo posto DeMarre Carroll; e avrei preso Looney al draft e non Larry Nance Jr.
    In sostanza avrei un quintetto con: Russell, Bryant, Carroll, Randle e Hibbert e pronti ad entrare, tra gli altri, soprattutto Clarkson, N. Young, Looney e Bass.
    Le rotazioni forse sono un po’ corte, ma il quintetto è equilibrato: c’è talento, difensori, tiro da 3, futuribilità, dinamismo, esperienza e un fuoriclasse assoluto, Bryant. Si può andare lontano, sicuramente ce ne sarebbe per lottare per i playoffs.

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