Ormai ci siamo, le macchine stanno iniziando a scaldare i motori e da fuori il pubblico sulle gradinate sta già fissando il semaforo spento, in attesa del verde.

Come sempre la stagione NBA si presenta ricca di novità, nuovi giocatori, franchigie totalmente rinnovate, squadre attese al definitivo salto di qualità.

Mai come quest’anno l’inizio di stagione proporrà tanti temi interessanti, in primis l’impatto di quei giocatori che l’anno scorso sono stati fermi ai box e si apprestano a riallacciarsi le scarpe dopo tanti mesi di inattività.

Tre nomi, su tutti gli altri: Kobe Bryant, Danilo Gallinari e Derrick Rose.

Kobe è il vero motivo di interesse per seguire i Lakers quest’anno, visto che credo sia difficile pensare ad una stagione diametralmente opposta rispetto alla scorsa.

Perso Pau Gasol, volato a Chicago, e con un Carlos Boozer in cerca di riscatto dopo essere stato rilasciato dagli stessi Bulls, i Lakers restano letteralmente attaccati al collo di Bryant, che deve portarli sull’altra sponda del fiume facendo tornare L.A. ad essere una squadra rispettabile e degna della sua tradizione vincente.

Ovviamente non sarà facile, il roster è letteralmente quello che è, Nash è al dessert (salterà tutta la stagione, quindi ormai direi che la fine della carriera è più di una certezza purtroppo), c’era un rookie molto promettente (Julius Randle) ma si è subito rotto una gamba alla prima partita di stagione, insomma ci sono troppe incognite, non ultimo l’impatto di un allenatore come Scott che non ha esattamente impressionato nelle sue precedenti esperienze ma che viene portato in palmo di mano da Bryant, il che a Los Angeles è la conditio sine qua non per avere qualche chance (citofonare D’Antoni per approfondimenti).

Ecco, Bryant.

Se non avesse avuto due infortuni molto gravi ci sarebbero pochi dubbi; nel dopo-Jordan credo nessun giocatore abbia dimostrato la fame, la voglia di vincere, l’ossessione per il gioco di Kobe.

Qui però stiamo parlando di problemi fisici seri, ed avuti ad un’età cestistica (per non parlare del chilometraggio) già avanzata.

I primi passi in preseason e la prima partita stagionale fanno sicuramente ben sperare, in particolare la partita contro Phoenix ha visto il Black Mamba grandissimo protagonista (27 punti totali, di cui 22 dopo l’intervallo e 8 negli ultimi 2 minuti dei regolamentari!) con pennellate degne del miglior Kobe.

La Regular Season sarà ovviamente un’altra cosa, credo comunque che ogni amante del gioco non potrà che tifare per lui a prescindere da ogni legittimo campanilismo ed eventuale antipatia nei suoi confronti.

Situazione ancora più complessa, se possibile, in quel di Chicago con Derrick Rose, passato dall’essere l’MVP della Lega ed il giocatore franchigia dei Bulls ad incognita con la “I” maiuscola dell’intera NBA.

Dopo aver passato tutti i playoff di due anni fa a farsi attendere invano, tra mezzi annunci, smentite, allenamenti con la squadra ma presenza fissa in borghese in panchina durante le partite, l’anno scorso è finalmente tornato in campo per poi infortunarsi nuovamente tra lo sconcerto di tutta la Lega ed in particolare dei tifosi dei Bulls che pensavano di essere usciti dal tunnel della sfortuna.

Ora, passato un altro anno e dopo un mondiale tra tante ombre e qualche lampo, è chiamato al proscenio per far fare il definitivo salto di qualità alla sua squadra rendendola finalmente competitiva per il massimo obiettivo, il titolo NBA.

Del resto la tavola ad Est è apparecchiata: Miami non è più la Miami degli anni scorsi, Cleveland è ancora ovviamente un cantiere aperto e non è detto che i pezzi del puzzle si incastrino così velocemente e facilmente; Chicago quest’anno ha l’occasione della vita per tornare dopo tantissimi anni (dal lontano 1998) in Finale NBA.

A Denver la situazione è simile, anche se il contesto è completamente diverso, in particolare per il livello totalmente insensato della Western Conference.

Il Gallo al momento dell’infortunio era il giocatore di riferimento della franchigia, il più duttile e sicuramente quello con i margini di miglioramento più elevati, riconosciuti anche dal Front Office dell’epoca che hanno dato a Danilo un contratto di grande livello.

Poi il crack, immagini indelebili e terribili per chi ha vissuto cose del genere.

L’infortunio è stato gestito malissimo, come ammesso anche da Danilo in una recente intervista, tanto da dover ricorrere ad una seconda operazione per rimettere in sesto il ginocchio.

Ora, dopo l’ennesima riabilitazione, Gallo deve ritrovare fiducia, ritmo e soprattutto il suo posto in squadra, perché dopo un anno e mezzo le gerarchie sono sicuramente cambiate.

E’ cambiato lo staff tecnico, e conseguentemente lo stile di gioco, ed è cambiato anche il Front Office.

L’esplosione di Lawson, i miglioramenti di Faried e l’arrivo di Afflalo da un lato tolgono un minimo di pressione a Gallinari, che potrà rientrare gradualmente nei meccanismi della squadra mettendo alla prova il suo ginocchio; d’altra parte però il nativo di Graffignana dovrà dimostrare nuovamente, in particolare al nuovo staff tecnico, il suo valore, tecnico e umano.

Tanti temi dunque, tante squadre da scoprire, tanti giocatori da riabbracciare…insomma, finalmente l’NBA!

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