E’ fatta. Il Re torna a casa. Dopo ore di attesa è arrivata l’ufficialità di qualcosa che era comunque nell’aria da qualche giorno.

Da quando James aveva deciso di uscire dal contratto con Miami, tante squadre si erano ovviamente interessate a lui. Ma si è capito molto presto che la decisione da prendere sarebbe stata Miami o Cleveland.

Probabilmente LeBron non si sarebbe mai spostato, se non per tornare alla squadra che lo aveva scelto nel 2003. Alla fine ha deciso di tornare ai Cleveland Cavaliers, la squadra del suo cuore che il prescelto aveva lasciato nel 2010 per unirsi a Bosh e Wade nei Miami Heat di Pat Riley, un percorso che in quattro anni ha portato la squadra della Florida ad altrettante finali, vincendo due anelli. A dare la notizia è stato James stesso, con una lettera aperta pubblicata dal sito di Sport Illustrated.

Le ore che hanno preceduto la decisione sono state vissute dai fans di Cavs e Heat con una spasmodica attesa.

Ad Akron, città natale del prescelto, già da ieri tanta gente si era radunata davanti alla sua casa in Ohio, mentre lui era al camp di Las Vegas. E tanti erano anche i free agent che aspettavano questa nuova decision per decidere a loro volta il da farsi.

La notizia è finalmente arrivata pochi minuti fa, in una veste molto diversa rispetto alla diretta televisiva nella quale James annunciò di voler portare i suoi talenti a South Beach. Questa volta LeBron ha scelto la lettera aperta per esternare le sue intenzioni, in un modo quindi più sommesso, senza annunci in pompa magna, e se vogliamo anche più maturo.

La lettera è il manifesto di quanto James sia senta maturato come uomo, prima che come atleta: “Ricordate quando ero seduto lì al Boys & Girls Club nel 2010? Pensavo che sarebbe stata difficile. Lo percepivo. Stavo lasciando qualcosa che avevo trascorso un lungo tempo a creare. […] Questi ultimi quattro anni mi hanno aiutato a condurmi verso quello che realmente sono. Sono diventato un giocatore migliore e un uomo migliore.”

James spende tante belle parole per la sua casa, quella che lascio quattro anni fa: “(L’Ohio) occupa un posto speciale nel mio cuore. La gente mi ci ha visto crescere. A volte mi sento come se fossi loro figlio. […] Voglio dare loro speranza. Voglio ispirarli. Il mio rapporto con Northeast Ohio è più grande del basket. Non me ne rendevo conto quattro anni fa. Me ne rendo conto ora.”

Il tono con cui si esprime James sembra profondamente diverso da quello usato quattro anni fa. James non fa promesse. Del famoso “Not two, not three, not four” non c’è traccia: “Non sto promettendo un titolo. So quanto sia difficile raggiungerlo. Non siamo pronti adesso. […] Certo, voglio vincere l’anno prossimo, ma sono realista. Sarà un processo lungo, molto più lungo di quanto non fosse nel 2010. Dovrò testare la mia pazienza. Lo so. Arrivo in una situazione con una squadra giovane e un nuovo allenatore. […] Ho voglia di guidare questo gruppo ed aiutarli a raggiungere un obiettivo che non sanno nemmeno di poter raggiungere. Mi vedo come un mentore ora e sono entusiasta di guidare alcuni di questi talentuosi ragazzi.”

Questa scelta sembra innanzitutto una scelta di cuore. Si, è vero che si parla del massimo salariale per quattro anni, ma, arrivato a questo punto della sua carriera, in qualsiasi squadra avesse deciso di andare avrebbe comunque preso un contratto del genere.

E’ una scelta dettata dalla volontà di tornare a casa e regalare delle gioie ai tifosi di Cleveland: “Questa (decisione) non riguarda né il roster né l’organizzazione. Sento che la mia vocazione qui va oltre il basket. Ho la responsabilità di guidare, in più di un modo, e mi prendo molto sul serio.”

Scelta di cuore quindi. Le analisi tecniche su quanto questa squadra potrà fare con lui e su quanto la franchigia potrà diventare competitiva nel mercato estivo verranno.

In questo momento sembra esserci solo una grande voglia di scommettere di nuovo sui Cavs e su Cleveland: “A Northeast Ohio niente è dovuto. Tutto è da guadagnare. Devi lavorare per quello che hai. Sono pronto ad accettare la sfida. Sto tornando a casa.”

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