1-0 Spurs nella serie di Finali Conference contro gli Oklahoma City Thunder. Vittoria netta dei texani che mandano subito un segnale forte giocando una gara offensivamente scintillante: 122 punti, col 58% dal campo, 9/17 da 3 e sole 9 palle perse a fronte di 28 assists. Ma soprattutto, da squadra cinica e navigata quale è, si va a prendere i vantaggi laddove, in questo momento, la propria avversaria fatica di più. Ossia, chiudendo i rubinetti nel secondo tempo, decisivo, a tutti coloro che non facessero Durant o Westbrook di cognome (6/15 al tiro per 18 punti complessivi per gli altri di Oklahoma City) e distruggendo i Thunder con i punti nel pitturato, non più presidiato dalle leve intimidatorie di Serge Ibaka, stabilendo il record di questi playoff con 66 punti in area.

Una gara che ha visto un Tim Duncan in versione old school con 27 punti, 7 rimbalzi e 11/19 al tiro, permesso, appunto, dal fatto che non ci fossero giocatori in grado di contenerlo, a partire da Steven Adams, ruvido e spigoloso ma ancora acerbo per poter limitare un fenomeno quale è il caraibico. Duncan ha segnato e creato per i compagni, tra cui è ritornato al proscenio, dopo gli stenti della serie con Portland, Manu Ginobili, autore di un secondo tempo da urlo in cui ha segnato tutti  i suoi 18 punti (con 7/12 al tiro e 3 assists) ed è stato il primo responsabile del parziale di 26-11 che, tra gli ultimi e i primi 5 minuti di terzo e quarto periodo, ha incanalato la gara verso i nero argento.

Il suo pick’n’roll è stato letale per la difesa dei Thunder che non ha saputo porvi rimedio, subendo i suoi punti, in penetrazione o col tiro dalla media, e i suoi passaggi al bacio per i compagni in taglio. Tra cui, ancora una volta, si è distinto Boris Diaw, solo 9 punti alla fine, ma tutti di un peso specifico decisivo.

Solita menzione d’onore per Kawhi Leonard, che ormai sta abituando a prestazioni di altissimo livello. Anche stanotte, salvo un passaggio a vuoto nel terzo quarto, ha giocato con grande precisione in attacco e in difesa, alla fine, ha esaurito le energie (anche mentali) di Kevin Durant, mandandolo definitivamente fuori giri. Bene Danny Green, con 16 punti e 6/7 dal campo, ordinato e altruista Tony Parker con 14 punti ma ben 12 assists per i compagni.

In casa Thunder, se l’allarme prima di questa partita era alto, ora è già ai massimi livelli. La squadra vista oggi non ha grandi speranze di fare strada. In attacco le sorti sono state troppo affidate a Durant e Westbrook, senza trovare un’alternativa valida nei momenti decisivi, con pure buone cose nel primo tempo di Fisher e Reggie Jackson.

I leader di Oklahoma City hanno giocato una partita numericamente di rilievo con 53, 14 rimbalzi e 12 assists combinati, tirando vicino al 50% (19/40), ma quando attorno a loro nessuno ha più trovato il canestro (nel sopracitato parziale di San Antonio gli altri compagni di squadra hanno tirato 1/8 dal campo)  il peso delle responsabilità assommato alla difesa Spurs ha portato a numerose palle perse (10 complessive) e scelte forzate, che hanno scoperto il fianco al contropiede Spurs.

In difesa, poi, le cose sono andate ancora peggio, non riuscendo quasi mai a porre un freno all’attacco avversario che ha martellato il ferro di penetrazioni e post up, mixati sapientemente con scarichi sull’arco per tiri ad alta percentuale, anche in transizione. Brooks ha sofferto praticamente tutti i quintetti di Popovich, tranne ad inizio secondo tempo, quando la partita sembrava potesse cambiare le proprie pieghe.

San Antonio, infatti, ha fatto corsa di testa quasi sempre, scattando meglio già dalla palla a due con Duncan a quota 10 dopo pochi minuti e un vantaggio già in doppia cifra (18-7). Anche l’attacco di Oklahoma, però, si dimostrava ispirato e con un buon contributo dei primi cambi dalla panchina teneva la gara in equilibrio (30-27 Spurs alla fine del primo quarto con tripla di Mills). Le prove tecniche di fuga per i padroni di casa, comunque, funzionavano e producevano il primo vero strappo.

Nonostante un Durant da 13 punti con 4/4 al tiro, Duncan continuava a martoriare la difesa e, nel momento in cui si accendeva Danny Green con 8 punti consecutivi (e un buon impatto anche di Belinelli), si tornava alla doppia cifra di scarto, portata fino al 63-48 da una fiammata di Parker. Reggie Jackson limitava i danni all’intervallo lungo (67-59), ma il secondo quarto dei texani era davvero da sogno con 15/23 al tiro, 9 assists, una sola palla persa e zero punti concessi in contropiede agli avversari.

Il break favorevole agli ospiti, però, arrivava in apertura di secondo tempo che, nonostante fosse stato inaugurato da un’altra tripla di Green, vedeva Durant e Westbrook prendere il controllo della gara e gli uomini di Popovich andare in confusione in attacco. I primi 9 punti di OKC erano tutti del play da UCLA, i successivi 5 dell’uomo da Texas University. Gap colmato nel giro di 7’ con un parziale di 17-8 che significava sorpasso sul 78-77 e San Antonio bloccata a 3/12 al tiro nel quarto, con 0/7 di Leonard e Duncan.

Ma a quel punto arrivavano i 10’ decisivi a cavallo tra terza e ultima frazione. Nel momento in cui lo staff tecnico dei neroargento metteva la second unit in mano a Ginobili. L’attacco dei Thunder continuava a rimanere del tutto sulle spalle di Durant e Westbrook, diventando così prevedibile, mentre dall’altra parte l’argentino vivisezionava la difesa dal palleggio, con il supporto, come detto di Diaw, e anche di alcuni minuti consistenti di Aron Baynes. Subito un 10-0 di parziale consentiva a San Antonio di finire il quarto avanti di 7 (89-82), e l’onda lunga del momento positivo si estendeva anche al quarto conclusivo, dove il vantaggio si dilatava a dismisura (109-93) sempre grazie alle conclusioni dalla lunga distanza di Manu che rendevano gli ultimi minuti di partita garbage time.

Scott Brooks ora ha il difficile compito di trovare un modo per colmare la differenza che si è vista stanotte su entrambi i lati del campo. Manca un terzo riferimento in attacco (Sefolosha un solo tiro dal campo, Lamb ancora con pochi minuti a favore di Butler che convince sempre il giusto) e in difesa non si è mai riusciti a porre un freno a San Antonio anche per accoppiamenti complicati in difesa. L’imperativo per i Thunder è evitare il doppio svantaggio nella serie.

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