Sopravvive Houston al primo scontro dentro o fuori della serie. Lo fa in una partita che è stata un pò atipica rispetto a quanto visto fino a gara 4. Si è giocato e ritmi meno sostenuti (ma non per questo con meno intensità), Aldridge si è preso una nottata di riposo (8 punti con 3/12) così come Harden (17 con 5/15) che però si è svegliato nel momento giusto, a circa 4 minuti dalla fine della partita, quando i Blazers erano arrivati al -2 dopo una lunga rincorsa e avevano provato a mettersi a zona 2-3 in difesa. Lì il Barba ha messo 8 punti consecutivi (gli unici del suo secondo tempo) che hanno chiuso in cassaforte la partita per i texani, anche perchè Portland è sembrata subire stessa sindrome che aveva colpito i Rockets nelle precedenti sconfitte: attacco fermo, zero circolazione, tiri forzati e palle perse.

Ma in mezzo una coppia ha trascinato gli uomini di McHale (che dopo i disastri di inizio serie qualche piccola contromossa è riuscita a metterla in campo): Jeremy Lin (21 punti con 9/15 al tiro) e Dwight Howard (22+14), che sta davvero giocando una serie offensiva di alto livello. Il play ex Knicks ha avuto alcuni momenti in stile Linsanity, dove ha segnato canestri pazzeschi da fuori e in penetrazione. E’ stato lui a ispirare il primo allungo dei padroni di casa a cavallo tra primo e secondo quarto (15-0 di parziale, 41-27 il punteggio) pescando bene un positivo Omer Asik (10+15) a centro area in più occasioni e segnando dalla lunga e, soprattutto, dalle sue mani sono venuti i punti che hanno respinto l’assalto portato quasi in solitaria da Wesley Matthews (27 con 5 triple) a inizio di ultima frazione. In mezzo, appunto, Howard è stato affidabile nei pressi del canestro per tutti e 48 i minuti, mostrando una gamma di movimenti sempre più ampia grazie al lavoro continuo al fianco di Hakeem Olajuwon: semi ganci, ganci in corsa, arresti a centro area. Il risultato è stato davvero confortante.

Nota di merito anche per Chandler Parsons, un pò falloso al tiro (8/22), ma comunque ancora a quota 20 punti. James Harden, invece, come detto, ha fatto gara a sè, rimanendone confinato dalla difesa, sia sull’uomo che in aiuto, di Portland per 44′, salvo svegliarsi per la zampata decisiva quando l’emergenza era piena.

Già, perchè nonostante Houston abbia comandato per tutta la gara, toccando anche il +17 (51-34), è stata una partita di parziali da una parte e dell’altra e i Blazers hanno sempre trovato un modo per rispondere, non staccandosi mai per davvero. Lillard ha giocato un’altra partita di una solidità incredibile (26+8+7), Lopez non si è limitato ad essere ancora difensiva ma si è trasformato anche in validissima opzione offensiva (17 punti con 7/14 al tiro), Batum è andato a fiammate ma ha comunque lasciato il segno e le triple di Matthews avevano definitivamente fatto pensare a Terry Stotts di poter chiudere la serie in 5 partite, arrivato a sole due lunghezze di scarto a meno di 5′ dalla fine, con Houston in confusione e il pubblico azzittito dalla paura.

Lì però sono venuti fuori i due problemi che oggi hanno impedito a Portland di vincere: il parziale di Harden sopra citato e l’assenza di Aldridge che davvero non era in partita. Nel momento in cui i compagni hanno provato a cercarlo non l’hanno trovato e così è mancato il riferimento per segnare nel momento in cui Houston, dall’altra parte, era sulle spalle di Harden. In poco più di due minuti si è chiusa la partita, con il divario che è arrivato di nuovo alla doppia cifra e i Blazers fermi a due punti segnati negli ultimi 5’08”.

E, nuovamente, è mancata la panchina. Poco impiegata, ma anche poco produttiva: 5 punti con 2/11 al tiro, con in particolare Mo Williams a risentire parecchio delle scorie di quanto accaduto con James Harden alla fine di gara 4, beccato costantemente dal pubblico e sfidato più volte verbalmente dagli avversari.

Si torna dunque in Oregon per il secondo match point Blazers. Che sanno di aver avuto una grande chance pur senza Aldridge in pratica, e quindi vedono il bicchiere mezzo pieno. Ma sanno anche che non possono sbagliare, perchè una gara 7 al Toyota Center, anche se già violato due volte, sarebbe difficilmente praticabile,. Per Houston cambia poco, invece. Non si poteva sbagliare stanotte (dove Beverley ha giocato limitato dalla febbre), non si potrà sbagliare fra 48 ore per non andare a casa.

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