Nonostante gli sprazzi di talento mostrati, non una stagione da ricordare per Michael Carter-Williams

Nonostante gli sprazzi di talento mostrati, non una stagione da ricordare per Michael Carter-Williams a Philadelphia

Benvenuti nella città dell’amore fraterno. Benvenuti a Tankadelphia. Eh si perché a Philadelphia, in ambito NBA, la parola del momento è tank.

Per chi non lo sapesse, si definisce “tanking” una “pratica” tipica dello sport a stelle e strisce, secondo cui il management di una franchigia vota volutamente la propria stagione alla sconfitta, al fine di ripartire la stagione successiva con giocatori nuovi e giovani e al tempo stesso ottenere maggiori possibilità di scegliere un giocatore franchigia nel successivo draft.

Diciamo che è tutta una questione di vedere la luce alla fine del tunnel. Ma sarà una strategia vincente?

Nel 2002/03 i Cavs vinsero solo 17 partite e furono accusati di tanking per ottenere LeBron James. Sappiamo però che fine ha fatto LeBron: due anelli a Miami e Cleveland rimasta a secco di titoli negli anni a venire. Anche gli Spurs, però, si aggiudicarono Tim Duncan nel 1997 secondo lo stesso sistema. Il risultato sono stati quattro titoli per San Antonio, e una franchigia sempre al top.

La mentalità ormai tipica per un general manager NBA è quella secondo cui, l’unico piazzamento scomodo, è quello nel mezzo. O si gioca per vincere, o si va a fondo per ripartire dalla prossima stagione.

Sam ”The Man With The Plan” Hinkie, GM dei Sixers, non fa eccezione. Premuto il tasto reset su questa franchigia, Hinkie ha rivoltato la squadra, accumulato un gran numero di scelte draft, e creato spazio salariale in vista del prossimo anno. Come dargli torto?

Il draft 2014 includerà matricole del calibro di Andrew Wiggins, Julius Randle, Jabari Parker, nonché giocatori stranieri come Dante Exum e Dario Saric. Per molti è la migliore classe dal 2003, quella famosa che comprendeva, tra gli altri, LeBron James, Dwyane Wade e Carmelo Anthony. Inoltre dando un occhio ai possibili free agent di questa estate la lista è a dir poco ricca.

L’idea di base è quella di ripartire da una grande stella, cosa che a Philadelphia non vedono dai giorni di gloria di Allen Iverson. Nella NBA moderna sembra essere necessaria una superstar per essere competitivi. Essendo le trades spesso “inclinate” a favore delle squadre dal grande mercato, i Sixers puntano a competere con un pick alto alla lotteria del draft.

E allora pronti a tankare, senza se e senza ma. Eppure dopo le prime undici partite della stagione i Philadelphia 76ers erano al primo posto nella Atlantic Division con un record di 5-6. Non certo una partenza per afferrare la prima scelta al draft.

Breve illusione perché in seguito la squadra si è allineata alle basse aspettative stagionali, e attualmente occupa la penultima posizione con un record di 15-42.

Ma c’è tanking e tanking. Va bene impantanare stagioni senza speranza per avere buone chances alla lotteria, ma giocare molto molto male a basket ed entrare nella storia per record negativi, può diventare un altro discorso.

I Sixers infatti sono diventati la seconda squadra di sempre a perdere due partite di fila con uno scarto superiore ai 40 punti. Le performance raccapriccianti si sono consumate contro i Clippers prima, e i Warriors poi. Con i primi hanno perso 123-78. Con Golden State 123-80. In entrambi i match gli avversari hanno raggiunto un vantaggio massimo di 50 punti. Il clou è stata la nomina a MVP di Marreese Speights (ex Sixers) per i Warriors, con un carrier-high di 32 punti. Quando trasformi Speights, con tutto il rispetto, in MVP, il verbo ‘tankare’ non rende più l’idea, hai toccato il fondo, puoi solo cominciare a scavare.

Difficile parlare di basket, ma questo si può spiegare con una difesa inesistente, percentuali al tiro al minimo sindacale, così come quelle a rimbalzo. Il concetto di tanking dovrebbe comunque avere i suoi limiti. L’orgoglio dei ragazzi che scendono sul parquet che fine può fare sconfitta dopo sconfitta? Quale fan vorrebbe davvero vedere la sua squadra perdere notte dopo notte?

Certo vincere un sacco di partite poteva non servire a molto ai Sixers in questa stagione, ma perderne troppe potrebbe rivelarsi ancora peggio. Perdere il feeling con la vittoria, le sensazioni positive, la capacità di mettere insieme una striscia senza sconfitte, potrebbe impedire alla squadra di acquisire quella mentalità vincente, importante tanto quanto un roster con giocatori di livello. Volendo fare i moralisti poi, l’obiettivo dello sport è quello di vincere, onorare la competizione fino alla fine.

Tifosi e giocatori meriterebbero probabilmente maggior rispetto, senza doversi piegare così tanto alle logiche societarie, mantenendo salda la dignità di questo sport. Ma al giorno d’oggi, il rimbalzo di una pallina in un sorteggio che legittima la tua posizione, può cambiare il destino di una squadra, e le sue fortune. Meglio arrivare preparati. Fin qui tutto bene. Per il resto poi si vedrà.

 

3 thoughts on “Tank you Sixers!

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