os-magic-76ers-game-1204-20131203-001Le aspettative non erano già alte, ma si può dire che la rookie class del 2013 è riuscita a disattendere pure quelle.

Tolto Michael Carter-Williams e (parzialmente) Victor Oladipo, difficilmente si sono visti rookies con la stoffa per diventare superstar NBA, e tra le prime 5 scelte tre giocatori (Anthony Bennett, Otto Porter jr. e Alex Len) hanno giocato pochissimo tra infortuni e una cattiva condizione fisica.

Come vedremo, con poche eccezioni,  bisogna andare tra giocatori scelti abbastanza indietro nel draft per trovare buoni rendimenti, o prospetti interessanti a lungo termine: iniziamo il nostro viaggio tra i rookies del 2013 a metà stagione…

CONFERME

MICHAEL CARTER-WILLIAMS, Philadelphia 76ers

Se non bastassero i 17 punti e 6 assists a partita, Carter-Williams ha impressionato un pò tutti nell’NBA proprio per quel mix di qualità, rapidità nei movimenti, eccellenza negli steals e nella fase difensiva, che differenziano point-guard normali da quelli che ambiscono ad essere tra i top della lega.

Il giovane rookie e quasi automatico Rookie of the Year a questo punto ha anche tenuto sotto controllo il tiro perimetrale, considerato un pò la sua debolezza ma ben nascosto tra le  tante doti esibite in questi ultimi mesi: se solo Sam Hinkie costruirà intorno a lui una squadra completa, i Sixers avranno lunghi anni davanti per godersi MCW…

VICTOR OLADIPO, Orlando Magic 

La crescita di Oladipo ultimamente sembra inarrestabile, tanto che il giocatore dei Magic ha messo a segno nell’ultimo mese 19 punti, 4 rimbalzi e 3 assists di media. Non è stato totalmente facile per il giovane rookie la transizione nell’NBA e l’apprendistato da point-guard, ma con le sue doti atletiche Oladipo può diventare l’incubo di qualunque playmaker NBA in difesa, e un highlight vivente in attacco con le sue strepitose doti di slasher vicino al canestro…

TREY BURKE, Utah Jazz

Anche se nel complesso le sue percentuali di tiro sono da migliorare (37,5 % dal campo di media), Burke ha dimostrato fino a questo punto di essere adatto ai pro, superando dubbi sulla sua presunta lentezza e poca statura per essere un play NBA.

Oltre a ottime doti come uomo-assist, quasi 6 a partita, Burke ha un interessante jumper da media distanza, elemento che gli permette di essere letale nei momenti decisivi della partita. Come detto deve trovare continuità come tiratore, ma da uomo-assist il rookie dei Jazz ha già dimostrato di avere un ottimo futuro nella terra dei Mormoni.

MASON PLUMLEE, Brooklyn Nets

Pur non trovando all’inizio la squadra giusta in cui finire, causa sovrabbondanza di giocatori nel suo ruolo, con l’infortunio di Brook Lopez Plumlee ha saputo ritagliarsi un ruolo sempre più importante, aumentando il suo minutaggio iniziale fino agli attuali 18 minuti e 9 punti di media dell’ultimo mese.

Non sarà mai una superstar Mason, ma tra energia e solide doti sotto canestro una lunga carriera nell’NBA potrà guadagnarsela, anche (vedi il fratello Miles a Phoenix) finendo prima o poi in una squadra che ne assecondi le sue doti e gli lasci ampio minutaggio: quello che si vede di positivo adesso sembra sicuramente incoraggiante….

SORPRESE

TIM HARDAWAY JR., New York Knicks 

Oltre al 40% nel tiro da 3, numeri importanti per chiunque non solo per un rookie, quello che ha un pò impressionato tutti in questo figlio d’arte è la maturità, la capacità di gestire una situazione non facile (giocare coi Knicks!), partire spesso titolare al posto di J.R. Smith, e mantenere sempre lucidità e sangue freddo.

Inoltre rispetto alle attese Hardaway non è un tiratore puro e basta, ha anche dimostrato di saper gestire situazioni in transition senza fare i classici errori da rookie. Difficilmente sarebbe finito alla ventiquattresima chiamata nel draft se scout e GM avessero visto tutto questo potenziale davanti ai loro occhi…

GIANNIS ANTETOKOUMNPO, Milwaukee Bucks

The Greek Freak, come è stato soprannominato, il ragazzo meraviglia di soli diciannove anni e dalla crescita continua (pur già alto 2.08 m !), che tra lo scetticismo generale si è rivelato una mossa vincente del management dei Bucks, uno dei pochi degli ultimi anni ma fondamentale per il futuro della franchigia, vista la speranza di pescare bene al prossimo draft.

Giannis è una vera e propria forza della natura, e già quello che sta facendo nel minutaggio costantemente in aumento è impressionante visto che alla sua età ci si dovrebbe affacciare al college, non giocare in una squadra NBA pur scarsa come i Bucks. Dal momento che riuscirà a sviluppare un gioco offensivo vero e proprio, migliorando dinamica di gioco e tecnica di tiro, il suo potenziale è enorme: come minimo un Andrei Kirilenko al cubo, come massimo una versione pur minore di Kevin Durant…

STEVEN ADAMS, Oklahoma City Thunder 

Non è tanto il dato statistico (4 punti e quasi 5 rimbalzi in 14 minuti di media) ma il fatto che il neozelandese sia già riuscito ad entrare nella rotation dei Thunder, cosa praticamente mai riuscita prima di lui all’allora gettonatissimo Cole Aldrich, quando veniva ritenuto un prospetto a lenta maturazione.

Invece Adams sembra destinato a un ruolo sempre più importante a Oklahoma, anche tenendo conto che davanti a lui Kendrick Perkins probabilmente non resterà ai Thunder ancora a lungo. Rimbalzista formidabile, ovviamente ancora grezzo in attacco, ma un prospetto finalmente interessante per il GM Sam Presti nel settore lunghi…

DA RIVEDERE

ANTHONY BENNETT, Cleveland Cavaliers

Finalmente Bennett dà segni di risveglio (19 punti e 10 rimbalzi contro i Kings), anche se il fatto che coach Brown l’abbia panchinato per buona parte dell’incontro successivo dimostra che il suo apprendistato NBA è ancora ai primi passi. Del resto presentarsi alla prima stagione da come ha fatto lui, sovrappeso e fuori forma,  è un errore grave per chiunque rookie, e per la prima scelta assoluta un errore gravissimo.

Bennett non è ancora un flop, ma rimangono dubbi pesanti che  potrà mai giustificare la scelta sconsiderata dell’ex GM dei Cavs, Chris Grant, di prenderlo come prima scelta assoluta.

KENTAVIOUS CALDWELL-POPE, Detroit Pistons 

Se da una prima scelta ti aspetti tanto, da una numero 8 non ti aspetti molto di meno, ma l’annata da rollercoaster dei Pistons e la loro disfunzionalità non hanno aiutato Caldwell-Pope, che dall’alto dei suoi due metri ha dato spesso una buona impressione in difesa, ma convinto molto meno nel suo habitat naturale, il tiro, dove il suo 39% stagionale non ha impressionato proprio nessuno.

Come detto, il caos dei Pistons non ha aiutato a dargli ritmo di gioco, ma in una situazione non meno confusa Tim Hardaway ha risposto alla grande: per l’ex Georgia la speranza di finire l’anno in crescendo.

BEN MCLEMORE, Sacramento Kings 

Evidentemente l’aria fresca di Sacramento, piacevole città del nord della California, non fa troppo bene a chi arriva dal college con la fama di tiratore fenomenale (vedi Jimmer Fredette).

Tirando col 36% dal campo, la transizione di McLemore nell’NBA non è stata indolore, anche perchè i Kings continuano a rimanere una squadra disfunzionale, tipo i Pistons (vedi Candwell-Pope sopra), che aggiungendo Rudy Gay a stagione iniziata non hanno certo aiutato McLemore a trovare una vera collocazione in campo. Non a caso le sue prestazioni migliori sono arrivate quando non erano disponibili sia Gay sia Cousins e lui diventava la prima opzione di tiro…

CODY ZELLER, Charlotte Bobcats 

Parlando di delusioni, anche Cody Zeller rientra assolutamente in questa categoria, visto che da una scelta al numero 4 del draft in una squadra giovane e in ricostruzione aspetteresti un riscontro immediato nel rendimento.

Il problema di Zeller è che la sua arma principale nell’NBA, il tiro, non sta funzionando per niente (38% dal campo), e in mancanza di quello Zeller non ha certamente l’atletismo dalla sua per giocare alla pari con i più forti lunghi dell’NBA: non a caso il suo minutaggio da inizio stagione è diminuito. Non è ancora una causa persa, ma rischia di avere un ruolo limitato nell’NBA se non si adatterà in fretta alla dura realtà dei pro…

KELLY OLYNYK, Boston Celtics 

Si è un pò raffreddato l’entusiamo prestagionale verso Olynyk, a tratti paragonato a Bird, a tratti a Nowitzki, ma la verità è che l’ex Gonzaga appare ancora un pò lontano da un rendimento accettabile.

Spesso terribile nella fase difensiva, anche in attacco la caratteristica che rende un lungo tiratore appetibile (appunto il tiro) non ha certo brillato nel suo caso, tanto da avere un tremendo 29% da 3. Nel complesso Olynyk è già un buon rimbalzista e un valido passatore, ma ancora materiale grezzo, con una fortuna: essere nella squadra giusta per rifinire le sue qualità, soprattutto adesso che Rondo è tornato…

GLI ALTRI

Fermato a lungo da un infortunio, Otto Porter jr. per i Wizards ha giocato solo 23 partite in stagione con una media di poco più di 10 minuti, quindi è praticamente ingiudicabile.

Rimandato il giudizio anche per il centro scelto dai Suns, Alex Len, assente a inizio stagione per infortunio e limitato nel minutaggio dall’ottimo rendimento di Miles Plumlee, e per C.J. McCollum, che causa infortunio al piede solo recentemente ha incominciato a far vedere qualcosa di interessante con i Blazers…

In una classe di rookie così debole, si segnalano diversi giocatori interessanti praticamente arrivati senza molte aspettative:

Pero Antic si sta giocando a 31 anni la sua chance NBA, ma si è creato una buona nicchia agli Hawks, ereditando il ruolo di enforcer che era di Zaza Pachulia, e aiutando a gestire l’assenza di Al Horford.

Anche il brasiliano Faverani se l’è cavata meglio del previsto ai Celtics, offrendo una strana combinazione per un lungo: stoppate e tiri da 3!

Nate Wolters è uno dei giovani rampanti dei Bucks, capace di infilarsi bene nelle emergenze di salute legate agli infortuni di Luke Ridnour e Brandon Knight, e dimostrando capacità di leadership rara per un giocatore al primo anno,  che arriva dalla piccola South Dakota State.

Infine una citazione per Ryan Kelly: il lungo di Duke, pur aiutato dalla situazione catastrofica dei Lakers, sta giocando una pallacanestro solida dimostrando interessanti qualità nel gioco d’attacco, non male per una seconda scelta.

Per questo rookie report abbiamo finito. Intanto segnalateci le vostre preferenze, e alla prossima…

 

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