wigg575Il destino sa essere enigmatico, solamente volgendo lo sguardo oltre le spalle della propria vita ci si rende conto di come questo abbia agito. Prima no, prima e’ impossibile: devi avere la visione dell’intero quadro per capire un singolo dettaglio.
Il destino, in casi particolari, sa essere anche molto chiaro e quando manda dei messaggi non c’e’ forza competente che possa non ascoltarli. Quando le stelle si allineano, l’unica cosa da fare e’ seguire quella linea, tanto piu’ se una stella, in qualche modo, sai gia’ di esserlo.

Meta’ maggio. Nei college americani e’ tempo di consegna delle lauree.
C’e’ una cerimonia imponente, solitamente condita da un caldo atroce, un rettore con un discorso interminabile, un palco da cui gli studenti migliori celebrano utilizzando neologismi latini se stessi e i loro compagni, ci sono genitori con occhi orgogliosamente lucidi e poi ci sono loro, i ragazzi, pieni di gioie, ansie, entusiasmo, dubbi e rimpianti.

Il 18 maggio scorso alla University of Kansas era tempo di celebrare la classe del 2013.
C’erano tutti gli ingredienti necessari. La cerimonia imponente, il palco per gli studenti migliori, i genitori orgogliosi, i ragazzi e il rettore, Rick Ginsberg, il quale, ebbe una brillante idea.

Quando arrivo’ il suo momento, si presento’ davanti al microfono con una boccia tipica da estrazioni sottobraccio e per animare il suo interminabile discorso decise di iniziarlo proponendo ai ragazzi di annotare anonimamente su un foglio di carta i momenti piu’ imbarazzanti e i rimpianti piu’ grossi del loro percorso di studi, piegare i fogli ed infilarli all’interno della sfera che durante la cerimonia sarebbe passata dalle loro parti.

Dopo aver consegnato l’ultima pergamena, Ginsberg, fiero della sua idea, riprese il boccione colmo dei pezzi di carta ed inizio’ ad estrarne qualcuno. Il primo, il secondo, il terzo… finche’: “Il mio rimpianto piu’ grosso e’ non poter essere piu’ qua a vedere giocare per i nostri Kansas Jayhawks Andrew Wiggins”.

LAWRENCE, KANSAS, 2013

“Challenges are for champions”. La nostalgia, oltre ad essere canaglia, e’ un sentimento molto particolare poiche’ e’ in grado di fondere al suo interno due sensazioni opposte. Quella positiva di un ricordo con quella negativa della mancanza. Ti avvolge e ti abbandona in un attimo.

Marita, ogni qualvolta veniva sopraffatta da queste due emozioni, prendeva in mano il suo telefonino, andava sui messaggi, scriveva una delle frasi motivazionali che era solita sentire prima di scendere in pista, indicava come destinatari tutti i figli e schiacciava invio. L’ultimo messaggio che aveva inviato recitava: “le sfide sono per i campioni”.

Sin da quando fu costretta ad abbandonare insieme ai genitori le sue Barbados per cercare fortuna a New York, Marita Payne di sfide se ne intende. Due le principali. L’argento olimpico ai giochi di Los Angeles 84 probabilmente e’ stata anche la piu’ facile, avendo avuto in dote dal Signore la polvere da sparo in quelle gambe.

La piu’ difficile l’ha vinta tre anni dopo, quando si e’ trovata a dover sostenere suo marito, Mitchell Wiggins squalificato per due anni dall’NBA per aver fatto uso di un altro tipo di polvere, la white lady che tanto di moda andava in quel periodo all’interno della lega.

I due si erano conosciuti al college, a Florida State, dove lei dominava sui 400 metri mentre lui, che, nonostante le debolezze e i demoni, di talento ne aveva, la metteva anche nel sonno registrandone quasi 23 ogni volta scendesse in campo. L’unione, come si evince dai personaggi, e’ esplosiva e il detonatore non puo’ che produrre risultati particolari: Andrew Christian Wiggins ne e’ l’emblema perfetto.

207 centimetri di sciroppo d’acero in continuo sviluppo dedicati solamente alla pallacanestro sin dai tempi di Vaughan, Ontario, dove la famiglia si trasferi’ non appena Mitchell termino’ la carriera in Europa.

A Vaughan il posto dove giocare era uno soltanto. Il Dufferin Clark Community Center, un complesso edilizio dove e’ possibile praticare qualsiasi tipo di attivita’ sportiva.

Andrew, insieme ai fratelli maggiori, Mitchell Jr e Nick, ci andava ogni giorno potendolo raggiungere tranquillamente a piedi.
Il modo piu’ veloce era tagliare per il Marita Payne Park – si, quella Marita Payne – il principale parco di Vaughan, situato dietro casa Wiggins.

E’ al Dufferin che i tre fratelli hanno appreso, anche grazie agli insegnamenti del padre, i principi della pallacanestro.
E’ sempre al Dufferin che Andrew, a tredici anni, ha schiacciato la prima volta, rompendo anche parte del tabellone.

Prima di entrare al liceo, i due metri sono gia’ stati superati e insieme all’altezza e’ fermentato anche il talento.
Aver avuto a disposizione l’esplosivita’ di mamma Marita e la qualita’ di papa’ Mitchell ha certamente aiutato ma l’essersi fermato al Dufferin tutte le sere oltre l’orario consentito per provare tiri e movimenti ha fatto la vera differenza.

Non potendo piu’ competere, per manifesta superiorita’, con i pari eta’ nazionali, Andrew viene spedito per il suo primo anno di highschool nella Carolina del Nord alla Christian Faith Academy.

Ad attenderlo negli Stati Uniti c’era coach Ro Russell: in quel periodo il gotha del basket canadese in America.
Qualsiasi prospetto si facesse notare in Canada, appena raggiunta l’eta necessaria per espatriare, veniva mandato dal coach. Dalle sue parti sono passati anche Tristan Thompson e Cory Joseph, due scelte al primo giro al draft NBA.

La questione divenne talmente sospetta che la NCAA fu costretta ad indagare scoprendo truffe e violazioni che costrinsero coach Russell a dimettersi. Non appena la famiglia Wiggins ebbe sentore dei problemi legali riguardanti la scuola, richiamo’ indietro il giovane Andrew per iscriverlo al liceo cittadino, la Vaughan Secondary School.

La prima avventura americana del figlio di Marita non duro’ neanche due mesi.
Il tempo per rifarsi sarebbe presto arrivato.

Al termine del suo primo anno da liceale viene convocato dalla nazionale canadese per colmare l’ultimo spot per i Mondiali U17 di Amburgo. La squadra, guidata da Anthony Bennet – chiamato da Cleveland con la prima scelta assoluta allo scorso draft – arriva fino alla semifinale contro team USA.

48 ore dopo l’annuncio di Lebron di voler portare i suoi talenti a Miami, Andrew ritiene necessario mostrare il suo di talento e, nonostante abbia due anni in meno non solo di quelli presenti in campo ma nell’intera competizione, decide di rovesciarne venti sopra la testa di Drummond, Kidd-Gilchrist, Beal, Wroten e altri attuali giocatori NBA.

Nonostante la sua prova, con cui attiro’ le prime attenzioni degli scout americani, in finale ci ando’ team USA. Il Canada si dovette accontentare del terzo posto vincendo in rimonta 83-81 contro la Lituania con Wiggins che ne mettera’ a referto altri 12.
Il dado era tratto.

Negli Stati Uniti s’inizio’ a parlare di un quindicenne che da solo aveva tenuto i suoi in partita per quasi tre quarti contro ragazzi piu’ noti e, solo anagraficamente, piu’ grandi.

Per l’anno da sophomore, nonostante i tentativi di reclutamento delle highschool americane, Andrew, considerando anche la pessima esperienza precedente, ritiene insieme alla famiglia che sia meglio rimanere un altro anno a Vaughan.

La stagione, che si chiude con un record di quarantacinque vittorie e una sconfitta e la conquista del titolo provinciale, era iniziata con un’ amichevole pre stagionale contro Dawson College, un’ universita’ della zona.

La partita, che vedeva contrapposti ragazzi di 21-22 anni contro altri che non possedevano neanche l’eta necessaria per ottenere la patente, rimane in parita’ fino all’ultima azione del terzo quarto.

Tre secondi alla fine quarto, time out Vaughan. Il coach disegna un gioco che prevede un doppio blocco all’altezza del tiro libero in modo da liberare Wiggins per un catch and shoot. Alla ripresa del gioco, Wiggins esce dai due blocchi con talmente tanto vantaggio che invece di aprirsi per il tiro taglia verso il canestro e appena ricevuta la palla stacca schiacciando sopra la testa dell’ avversario. And one.

Da quel momento Andrew guidera’ i suoi con un parziale di 18 a 3 per i liceali che daranno cosi il via alla loro gloriosa stagione.

Se chiedete a Wiggins, l’anno a Vaughan e’ stato il migliore della sua vita. Qualsiasi cosa provasse gli veniva e tutto con un distacco regale. Troppo divertente, troppo bello, troppo facile perche’ durasse.

Volenti o nolenti per migliorare bisognava tornare negli States e infatti al termine dell’anno accademico viene reclutato da coach Rob Fulford per Huntington Prep, in Virginia, uno di quei quattro, cinque licei americani dove, se si viene chiamati per giocare a basket, bisogna necessariamente andare.

Concludera’ la sua prima stagione americana con una media di oltre 24 punti, 8 rimbalzi e 3 stoppate e il titolo di giocatore dell’anno nello stato della Virginia.

Due settimane dopo aver ricevuto il premio, nell’Aprile 2012, viene convocato al Nike Hoop Summit, la kermesse in cui i migliori giocatori under 19 del mondo, divisi tra team USA e resto del mondo, si sfidano.

Andrew, che di anni ne ha solamente 17 e ancora una volta risultera’ essere il piu’ giovane in campo, viene premiato come MVP della partita avendo portato con i suoi 20 punti team World alla vittoria.

La statistica che pero’ piu’ di tutte attiro’ le attenzioni di scout ed appassionati fu quella riguardante i tiri tentati: diciotto con sei da oltre l’arco. Nonostante avesse due anni in meno rispetto agli altri, fu quello che prese piu’ tiri tra tutti i compagni e arrivo’ dietro solamente a Shabazz Muhammad, ultima grande speranza (andata male) di UCLA, mai arrivato tardi nella vita quando c’e’ da prendersi un tiro.

Il 2013 e’ l’anno della raccolta di tutto cio’ che era stato seminato dal Dufferin alla Virginia. Ad ottobre Andrew, che avrebbe dovuto iniziare il terzo anno scolastico avendone perso uno a causa del trasferimento da Vaughan ad Huntington Prep, decide di immatricolarsi come senior cosi da rendersi eleggibile per la recruiting class 2013, la piu’ ricca dell’ultimo ventennio.

Prima che Wiggins si riclassificasse come senior e diventasse l’obiettivo principale per la successiva stagione collegiale, il giocatore in cima alla lista era Jabari Parker, da Simeon HS, Chicago, gia’ reclutato da coach K a Duke. Da quell’ottobre i due, come Bird – Magic o Melo – LeBron, saranno per tutta la loro carriera la nemesi l’uno dell’altro.

L’ultimo anno di liceo viene destinato solamente a due operazioni: la collezione di premi e la scelta del college.
Per quanto riguarda la prima viene premiato come giocatore dell’anno dello stato della Virginia e degli interi Stati Uniti, oltre a diventare primo quintetto All-American per i giocatori in uscita dal liceo.
Per la scelta del college le opzioni finali sono quattro, ognuna con un motivo preciso.

C’e’ Florida State, il college in cui i genitori si erano incontrati. North Carolina, l’ateneo ideale per proseguire il dualismo con Jabari Parker, gia’ reclutato da Duke. Kentucky, dove si poteva formare il piu’ forte quintetto di freshman della storia del college. E Infine Kansas, un po’ per la storia di Naismith ma soprattutto perche’ vicino gioca il fratello Nick, a Wichita State.

Prevale l’aspetto familiare. Il 14 maggio scorso, nel campo di allenamento di Huntington Prep, Andrew, davanti alla presenza di un singolo giornalista, ha firmato la sua lettera d’intenti che lo ha portato a giocare per i Jayhawks.

A Kansas, gia’ dalle prime uscite in cui l’enorme attesa non veniva ripagata, sono arrivate le critiche sul suo modo di stare in campo ad inizio gara, sul suo palleggio ritenuto troppo alto, sul fatto che forse di talenti liceali come lui ne sono passati un’infinita e che il “Maple Jordan” in realta’ sia solamente un futuro Harrison Barnes.

Ma come dice mamma Marita “challenges are for champions” e Andrew Christian Wiggins da Thornill, Ontario ha sia la testa che il talento del campione e queste critiche di fronte al Destino sembrano sfide troppo facili per non essere vinte.

From Ontario to Kansas
The Road of Basketball
Game 3.

One thought on “From Ontario to Kansas: Andrew Wiggins (Part. 3)

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