20131206-090118.jpgLa scorsa stagione NBA non è finita nel modo previsto per i Lakers: il giocatore di riferimento Kobe Bryant che si rompe il tendine d’achille, il free agent arrivato in estate, da rifirmare assolutamente per fondare la nuova “stagione di vittorie” della squadra angelina, Dwight Howard, non accetta il contratto che gli viene proposto e decide di andare, rinunciando a qualche soldino, a giocare con gli Houston Rockets di James Harden.

Per sovrammercato lo storico proprietario dei Lakers, il Dr. Jerry Buss è deceduto e la parte prioritaria della gestione della franchigia, dal punto di vista tecnico è finita in mano al figlio Jim Buss anche se la sorella Jeanie rimane con un ruolo primario all’interno dell’organizzazione dei Lakers e rimane la fidanzata di quel Phil Jackson sostanzialmente cacciato da Jim Buss due stagioni fa dopo l’uscita contro i Dallas Mavericks ai play off.

Quindi: società in fase di “ristrutturazione” con ancora non pienamente risolta la situazione della successione alla guida dei Lakers, un GM come Kupchak che non è riuscito a far restare quella che doveva essere la stella dei Lakers del futuro e che deve comunque cercare di mettere assieme una squadra credibile visto quello che si paga per vedere i Lakers, a partire dagli 85 dollari del parcheggio dello Staples.

Non si può giocare quindi spudoratamente “a perdere” come si può fare a Minneapolis o ad Atlanta, per esempio. Aggiungeteci anche un’allenatore, Mike D’Antoni, confermato nonostante i risultati non esattamente entusiasmanti ottenuti nella stagione appena conclusa ed un roster rivoluzionato, amnistia di Metta World Peace compresa, per far spazio al rinnovo contrattuale di Howard, poi non accettato dall’ex centro dei Magic, che ha come detto lasciato ii Lakers senza un vero e proprio “piano B”, visto che la “non firma” di Howard non era considerata un evenienza realmente probabile.

D’Antoni però può finalmente gestire la preparazione dall’inizio del trainig camp, non c’è più Metta, non c’è Howard, non c’è Earl Clark che ha scelto di sfruttare la buona annata fatta in gialloviola per trovare un ingaggio importate come free agent, ma in compenso ci sono: Nick Young, Xavier Henry, Jordan Farmar (cavallo di ritorno), Wesley Johonson, Chris Kaman e Shawn Williams.

In questo momento i Lakers sono Gasol in scadenza contrattuale, Steve Blake e questa sequela di giocatori più o meno all’ultima spiaggia, poeticamente potrebbero essere visiti come dei bambini sperduti (cit.) più prosaicamente dalle mie parti si direbbe che sono una serie di scappati di casa messi assieme in fretta e furia una volta capita la fine che avrebbe fatto il “piano Howard”.

In questo modo LA ha messo assieme una serie di giocatori disponibili a giocare con un contratto annuale pure di avere una possibilità ancora nell’NBA e sopratutto su un palcoscenico di prestigio come quello Lakers.

Esempio classico é quello di Nick Young, angelino d.o.c., scelto da Washington in uscita da USC, carattere particolare e giocatore di talento indiscutibile a cui non ha mai accompagnato una grande disciplina sul campo da basket, specie nella gestione del pallone e nella scelta dei tiri; non esattamente un plus per una guardia che passa tanto tempo con la palla in mano come lui.

Eppure in una squadra come questi Lakers, trova la sua funzionalità anche Young, poichè non ha paura, può crearsi un tiro da solo, ha punti nelle mani sempre, e nella configurazione di sesto uomo con cui lo sta utilizzando D’Antoni sta vivendo una stagione davvero produttiva.

Xavier Henry, dodicesima scelta assoluta del 2010 da Kansas, ha girovagato tra New Orleans, Memphis, Toronto e la D-League, adesso sembra un giocatore perfettamente adeguato alla NBA, ai Lakers del 2013, per cui ha messo assieme più di una gara da oltre 20 punti, ed una da 27 punti, dimostrando fisicità, atletismo e una discreta mano dalla distanza, che nel sistema dantoniano aiuta sempre.

Wesley Johnson, QUARTA scelta assoluta del draft 2010, prima Minnesota poi Suns, giocatore che è sempre sembrato perso, senza sufficiente carattere per reggere l’NBA, si è subito inserito in un contesto come questo dove sostanzialmente non gli si chiede di essere il giocatore di riferimento ma di entrare e dare il suo contributo, specie in termini di fisicità ed atletismo.

Johnson non sta stravolgendo le sue medie di carriera, ma tira un po’ meglio di quello che ha sempre fatto e con D’Antoni come detto questo serve, difende rapido sia in orizzontale sia in verticale, e con un contratto annuale da 800.000 dollari è assolutamente allineato a quanto rende in campo.

Questo per dire come dei giocatori che erano entrati nella lega con un certo tipo di aspettative, che non hanno saputo mantenere, inseriti in una squadra che non deve dimostrare nulla, con un contratto che non impegna, oggi sembrano rendere molto più di quanto previsto e sembrano funzionare molto meglio che nelle loro passate incarnazioni NBA, anche se poi guardando le loro statistiche di carriera si vede come la loro produzione non sia poi così lontano da quello che hanno sempre prodotto.

Ad oggi i Lakers sono una squadra da 9 vinte e 9 perse, record buono per il dodicesimo posto a Ovest, ovvero il terzo posto a Est, hanno vinto con i Clippers, con i Rockets di Howard e con Golden State, probabilmente molto meglio di quanto preventivato all’inizio della stagione.

In fondo questa versione dei Lakers è stata costruita con il preciso intento di “autodistruggersi” al termine di quest’anno con sostanzialmente solo il contratto di Nash ancora in essere, così da avere ampio spazio salariale per muoversi sul mercato dei free agent 2014.

Fin qui la dirigenza, lo staff tecnico, i giocatori dei Lakers hanno reso meno drammatica del previsto una stagione che come detto non partiva sotto i migliori auspici, con risultati e gioco quanto meno dignitosi e senza le crisi di nervi che hanno accompagnato l’isterica stagione scorsa.

D’Antoni ha probabilmente trovato terreno fertile in un roster fatto da giocatori all’ultima chiamata NBA e quindi disponibili a giocarsi il tutto per tutto e credere in un sistema che se portato all’estremo è in grado di migliorare, qualcuno direbbe gonfiare, le statistiche offensive di qualunque giocatore che così può pensare di guadagnarsi un nuovo, remunerativo, contratto.

Intanto Bryant prosegue la via del recupero e proprio in questi gironi ha completato il suo primo allenamento con la squadra, partita 5 contro 5 inclusa. Ha anche firmato un’estensione biennale del suo contratto, quindi adesso è a libro paga per i Lakers sino al 2016 per complessivi 48.000.000 di dollari. Tanti soldi, troppi soldi per un trentacinquenne non ancora rientrato dalla rottura del tendine d’achille?

Forse si, forse con questa firma i Lakers si precludono la possibilità di firmare due free agents di primissimo piano, forse si legano per altre due stagioni ad un giocatore indiscutibilmente sulla via del tramonto, forse…

Forse… se stiamo sui numeri e sulla prospettiva nel medio termine i Lakers non hanno fatto una scelta lungimirante, però Los Angels non si poteva permettere di scaricare il giocatore che da 17 anni, night in-night out, li rappresenta nella NBA e nel mondo, che ha contribuito in maniera decisiva agli ultimi 5 titoli, al giocatore che è diventato un marchio, un personaggio riconoscibile in tutto il mondo, anche nell’extra basket, ed in grado ancora di muovere molti, moltissimi soldi, e capace di appagare la voglia di spettacolo del pubblico dai Lakers, sia quello pagante dello Staples sia quello vastissimo che segue i Lakers sui media in tutto il mondo.

Quindi i Lakers potevano pensare realisticamente di privarsi di Bryant? No, non potevano, per tutto quanto detto sopra e per la necessità di avere sempre tra le loro fila un catalizzatore dell’interesse dei media di tutto il globo, in fondo si è scritto, filmato, twittato di più su Bryant infortunato e fuori dal campo che di tutti gli altri giocatori NBA in campo in questa stagione.

Come si inserirà Bryant in questa squadra? Toglierà spazio e minuti a quei giocatori che stanno comunque facendo bene oggi, sicuramente toglierà fluidità all’attacco distribuito di D’Antoni che ha portato ad avere 5 giocatori diversi come migliori marcatori nelle ultime 5 partite giocate, però Bryant porta talmente tanto altro alla partita che tutto questo passa in secondo piano, ed i Lakers sono sia tecnicamente sia emotivamente legati a Bryant fino a quando Bryant non deciderà di dire basta alla pallacanestro NBA.

Il futuro?

Ad oggi i Lakers hanno pochissimi punti fermi per la prossima stagione, nemmeno l’assetto societario è realmente ben definito e stabilito, né la guida tecnica di D’Antoni e Kupchak, un roster praticamente pronto a evaporare in estate, tanti free agent appetibili quest’estate, ma nessun reale indiziato a vestire la maglia gialloviola, sembra davvero che nonostante tutto l’unica certezza per i Lakers del prossimo futuro sia ancora Kobe Bryant.

 

 

5 thoughts on “La stagione dei Lakers aspettando Bryant

  1. Io la butto lì…estate 2014 arrivano Monroe e Bledsoe (sempre che Phoenix non pareggi l’offerta), magari Gasol fa un pensierino a ridursi l’emolumento (dubito) + Bryant.
    Non da titolo certamente, però da secondo turno ai PO.

    Ottimo articolo come sempre, complimenti.

    • Non lo so… Gasol certamente comanda meno soldi di adesso, invecchia anche lui, però non so di quanto.
      Monroe è certamente interessante, ma non se se lui e Bledsoe assieme riescono a produrre abbastanza QI cestistico.
      A LA serve un giocatore franchigia vero, a Bledsoe rischi di dare un sacco di soldi senza che sia il giocatore che davvero sposta.
      Meglio forse una ricostruzione più profonda e sperare in Durant? o uno di quel calibro tra 2 stagioni.
      Ai LAL non servono le mezze misure e Bledsoe mi sembra tale.

      P.s.
      Grazie.

  2. Il tuo ragionamento ci sta.
    Tu su chi punteresti alla FA 2014???
    Su Bledsoe hai ragione, però sono anni che ai Lakers manca un playmaker di spessore (Il Re Pescatore è stato straordinario, ma non è stato mai considerato un top playmaker) quindi ho pensato a lui perchè mi sembra un playmaker giovane e di qualità.
    Se poi Phoenix pareggia l’offerta, Bledsoe non arriverà mai sia chiaro…

  3. Arrivasse Lebron andrebbe bene anche D’Antoni playmaker… dipende come la dirigenza deciderà di distribuire i soldi che ha da spendere e quale FA vorrà venire a LAL

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