warr456Ad Oakland, qualcuno starà guardando le classifiche di Eastern e Western Conference, chiedendosi cosa pensasse David Stern quando, due lustri orsono, si disse nient’affatto preoccupato dalla disparità del livello tra Est e Ovest. A suo dire, occorreva ragionare in termini temporali più ampi per verificare una sostanziale equivalenza tra Est e Ovest. Beh, non proprio, David.

Sono passati dieci anni da quando le Finali di Conference furono giocate da Sacramento e Lakers da una parte, e da New Jersey e Boston dall’altra.
Oggi l’Est esprime due squadre da titolo, ma il livello medio resta complessivamente molto più basso di quello dell’Ovest.

Su tutte, la dice lunga una statistica: la squadra che, al momento di scrivere, occupa la quarta piazza è Toronto, al 37% di vittorie. Seguono altre quattro squadre (con record migliori, ma collocate in posizioni più basse nel ranking per via delle teste di serie legate alle division leader) sotto a quota 500 che in questo momento accederebbero ai playoffs.

A Ovest ci sono invece quattro squadre che sono al 50% di vittorie o più, che se i Playoffs iniziassero oggi, se li guarderebbero dal divano di casa.
Con un bilancio di 10-8, Golden State è ottava, ma a Est sarebbe terza, il che non placa necessariamente le ansie dei tifosi della Bay Area, ma dovrebbe far riflettere sulla bontà del sistema est-ovest per come è concepito.

Che dire allora di questa Golden State, che, pompatissima nei ranking settembrini, traccheggia nelle parti basse dei seeding per i Playoffs?
La stagione era iniziata con attese elevate dovute all’aggiunta di Andre Iguodala ad un nucleo giovane e talentuoso che era stato capace di spedire a casa i Denver Nuggets, reduci dal miglior record nella storia della franchigia.

Archiviati in fretta i piani che conducevano a Dwight Howard, i Warriors hanno puntato a Iguodala, convincendolo a sbarcare ad Oakland, città non bellissima (per quanto vicina a San Francisco), ma dotata di un progetto di pallacanestro chiaro e ben avviato.

Andre Iguodala rappresenta esattamente il giocatore che serviva ai Guerrieri californiani, dunque la logica conclusione era che i Warriors avrebbero compiuto un salto di qualità che fin qui non si è materializzato, anche a causa dell’infortunio che ha colpito il giocatore nativo di Springfield.

Golden State era partita alla grande con un incoraggiante 8-3, ma senza Iguodala il parziale è di 2-5; in una squadra che già deve convivere con la costante ansia degli infortuni di Steph Curry e di Andrew Bogut, l’assenza a tempo indeterminato di un giocatore importantissimo è davvero pesante.

Anche Ezeli (che ne avrà ancora per un bel po’), Douglas, Curry, Barnes e O’Neal hanno saltato tutti almeno tre partite e la partenza lenta dei Golden State Warriors si spiega soprattutto così; di sicuro il GM Bob Myers proverà ad intervenire sui metodi di allenamento, ma per il momento si può solo aspettare che gli infortunati recuperino;

Senza Iguodala, il giocatore che aveva portato tante aspettative, non ha senso aspettarsi che Golden State giochi da contender. Oltretutto, i Warriors sono una squadra giovane, che ha bisogno di maturare e la cui finestra di opportunità è ben aperta: Curry ha 25 anni, Bogut 29, come Iguodala, mentre Barnes ne ha appena 21 e Klay Thompson 23.

La dirigenza composta da Bob Myers e dal suo predecessore Larry Riley (e attuale capo scout) ha lavorato benissimo in sede di draft e con gli scambi, costruendo una formazione profonda e talentuosa, bilanciata e ben costruita. La scelta di Mark Jackson come allenatore ha contribuito a dotare il club di un’impronta di gioco ben definita, che senza rinunciare al doppio lungo classico consente a Stephen Curry, la stella indiscussa di Golden State, di esprimere il meglio del suo basket fatto di magie e tiri sensazionali.

Da un punto di vista statistico, i Warriors si collocano quarti nella classifica della percentuale reale dal campo e nella percentuale reale di tiro (dati NBA.com), viaggiano a 98 possessi su 48 minuti, ma perdono troppi palloni (manca Iguodala, dite?) complici i 4.6 del solo Steph Curry, che sono davvero troppi per una squadra con ambizioni importanti.

Rispetto a molte squadre che giocano ad alto ritmo e che tirano bene da tre, Golden State è più classica, con due lunghi veri in campo, oltretutto competenti con la palla in mano. Questo significa che i Warriors muovono veramente bene la palla, senza ricorrere al trucchetto del “finto quattro” per aprire le difese, che se volessero potrebbero certamente adottare, dato che, con la progressiva esplosione della stellina Harrison Barnes, il reparto esterni di Golden State è davvero profondo e talentuoso.

Ciò che sorprende di una squadra universalmente considerata a trazione anteriore (e che evidenzia l’ottimo lavoro di Mark Jackson), sono i numeri difensivi: concedono 99.4 punti per 100 possessi (segnandone 103.6) e tenendo gli avversari al 43.1% dal campo, settima difesa NBA, concedendo solo il 35% da tre e limitando gli avversari a 20.6 assist, che non è un dato straordinario ma sicuramente molto buono, considerato che Stephen Curry non è un difensore. In questo senso, il lavoro dello staff tecnico sta pagando dividendi che non vengono ancora sufficientemente riconosciuti.

Il ritorno di Iguodala dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) migliorare ulteriormente le cifre offensive togliendo pressione dalle spalle del meraviglioso Steph, oltre a consentire a Jackson di variare maggiormente in difesa, dove per il momento si tende a sacrificare Thompson sui playmaker avversari per “nascondere” Curry; Iggy consentirà a Jackson di essere più flessibile, magari usando il medagliato olimpico 2012 per portare raddoppi in aiuto e recupero, “alla Pippen”, oltre natualmente ad allungare le rotazioni: una delle criticità di questo roster, attualmente, è lo scarso contributo dalla panchina, eccezion fatta per Green, Barnes e O’Neal. Quando rientreranno gli infortunati tutto questo cambierà.

Offensivamente, Curry e Thompson sono i due giocatori che hanno segnato più triple e lo stanno facendo, rispettivamente, con il 44% e il 47% dal campo, dati di eccellenza assoluta che contribuiscono a fare di Golden State la squadra con la più alta percentuale da tre della lega, con il 43% con 23 tentativi a partita da oltre l’arco. A loro si unisce Barnes, che prende solo 1.9 triple a partita, ma le converte con il 48%, mentre Nedovic e Green, che al momento completano il reparto esterni, non sono tiratori tremendamente pericolosi.

Il tiro da tre è e resta un’arma storicamente inaffidabile, come hanno sottolineato Charles Barkley e Shaquille O’Neal (che per qualche motivo ci vengono proposti come due commentatori autorizzati a fustigare chi non difende, chi si allena male, etc. Forse è giusto così, visto che loro, per esperienza personale, sanno cosa succede difendendo poco e allenandosi peggio!), ma la crescita di Barnes oltre all’innesto di Iguodala saranno cruciali (se sfruttati) per attaccare maggiormente il ferro e contribuire ancor più ad allargare il campo ai tiratori, posto che la presenza in post basso di Bogut fuga il rischio di trasformarsi in una squadra di soli tiratori frontali.

Se questa formazione ha viceversa un possibile limite, è l’eccessiva dipendenza dalle creazioni di Curry, e anche in questo caso, la soluzione del problema si chiama Iguodala.

Andre è il giocatore che serviva, in attacco, in difesa e anche dal punto di vista dell’esperienza, ma ovviamente i Warriors hanno bisogno di vederlo in campo per produrre i miglioramenti attesi, posto che il resto del roster sta confermando quanto di buono fatto vedere l’anno scorso, il che lascia presumere che quando rientreranno tutti, le cose miglioreranno sensibilmente.

Titolo NBA? Finali di Conference? E’presto per stabilirlo, ma sicuramente i Warriors venderanno carissima la pelle e saranno un cliente indigesto per tutti, perché contenerli in una serie di 7 partite non è sarà impresa semplice nemmeno per le corazzate dell’ovest.

Quali allora le prospettive? Questa Golden State ha quel che serve per arrivare fino in fondo, ma dubitiamo che abbia già l’esperienza sufficiente, come gruppo, per farlo subito.

I problemi, per assurdo, deriveranno in futuro dal troppo talento a disposizione; con le attuali regole salariali, i Warriors saranno costretti tra qualche anno a fare delle scelte, come sono già stati costretti a fare i Thunder.

Se la squadra continuerà a migliorare sarà più facile confermare tutti i giocatori anche a costo di qualche sacrificio economico, viceversa, il rischio è l’implosione, ma sono argomenti che diventeranno d’attualità solo dopo la prossima stagione, quella che potrebbe veramente vedere i Warriors presentarsi con l’obiettivo dichiarato di regalare al loro fantastico pubblico il Larry O’Brien Trophy.

 

7 thoughts on “I Warriors e la sfortuna di giocare ad Ovest

  1. Bell’articolo, accurato e competente.
    Secondo me, il problema di fondo è che si sono create aspettative eccessive attorno a questa squadra, dopo la meravigliosa e inaspettata cavalcata della scorsa stagione e l’importante aggiunta di Iguodala…anche a me piace molto il loro gioco, ma hanno dei difetti oggettivi che devono migliorare per essere davvero al top: in primis la difesa, Curry e Lee sono molto carenti in quel fondamentale e ai playoff senza una difesa solida non si sopravvive; secondariamente, la panchina: è stata posta giustamente enfasi sull’arrivo di AI, ma la sua versatilità va di fatto ad aggiungere un ulteriore tassello in un reparto già coperto(esterni, spot ala piccola in particolare), migliorando il pacchetto quintetto base-sesto uomo; non si è tenuto tuttavia conto della perdita di due giocatori che la scorsa stagione sono stati fondamentali per le fortune dei GSW partendo dal pino, ovvero Jack e Landry, che non sono stati sostituiti…se l’addio del primo, come esterno, si potrebbe considerare coperto dall’arrivo di Iggy(nonostante ruoli e caratteristiche ben differenti), più che da quello di un mediocre e nulla più Toney Douglas, il secondo sarebbe stato rilevato da O’Neal, che oltre a essere injury prone anche più del titolare che dovrebbe far rifiatare è ormai decisamente logoro e non ha un rendimento accettabile da secoli…già quello che sta facendo è sinceramente più di quanto mi aspettassi da lui prima dell’inizio della stagione. Senza il fondamentale apporto di questi due giocatori, nella migliore delle ipotesi c’è il rischio di arrivare ai playoff un pò spremuti per le rotazioni corte durante la regular season; se invece dovessero farsi male Curry(semplicemente insostituibile, senza di lui sono persi)o Bogut, vista la tonnara di quest’anno a ovest rischierebbero forse di non farli proprio i playoff. Quest’ultimo sta forse pagando la lunga inattività, o magari una preparazione mirata per farlo entrare in forma più avanti e senza forzare per evitare nuovi infortuni…sta di fatto che il rendimento al momento è secondo me al di sotto delle attese; nel momento in cui il suo contributo dovesse elevarsi al livello che tutti si aspettano da lui, Golden State potrebbe fare davvero un salto di qualità importante.
    Infine, una piccola annotazione su Iguodala: giocatore versatile, sa far tutto bene ed è un ottimo difensore perimetrale, ma…secondo me è un filo overrated al momento; per intenderci, grande interprete del ruolo ecc, ma se davvero si vuol parlare di anello…siamo sicuri che sia in grado di giocarsela alla pari, o almeno giù di lì, con Lebron, Durant, George, anche un eventuale Leonard formato playoff 2013? Perchè se parli di seria contender, è a questi tizi che devi far riferimento…Potrebbe anche riuscire ad affermarsi su quel livello, ma è tutto fuorchè scontato imho.
    Per quanto riguarda invece la disparità Est-Ovest, credo che la situazione sia destinata a livellarsi col passare del tempo; è troppo presto per poter stilare bilanci anche parziali, perchè dopo solo un mese e poco più è ancora troppo alta l’incidenza di variabili quali il calendario e lo stato di forma delle singole compagini, fattore quest’ultimo che ritengo causa prima dell’attuale grottesca situazione. Si potrebbe infatti dire che, oltre al livello già di suo più alto a Ovest(ma non così tanto più alto, secondo me meno degli anni passati,almeno sulla carta) l’elemento responsabile dell’attuale solco sia il fatto che da un lato tutto ciò che può andar male stia andando male, dall’altro stia andando tutto fin troppo bene.
    Per intenderci: a Est le squadre che hanno cambiato molto o puntavano a un salto di qualità rispetto allo scorso anno, stanno quasi tutte arrancando e faticando a trovare la quadratura del cerchio(Cleveland, Washington, Toronto, Detroit, a suo modo anche Milwaukee), con l’apice delle situazioni delle due newyorchesi che definirei surreali; si aggiunga anche il nuovo infortunio di Rose, che elimina bruscamente una già non brillante Chicago dal novero delle presunte contender, e il piatto è servito…le uniche squadre ad essere andate, al momento, sopra le aspettative sono compagini da bassifondi come Philadelphia(comunque ora in prevedibile calo), Orlando e Charlotte, mentre sono più o meno in linea con le attese Boston e Atlanta; Pacers e Heat si confermano invece serissime contender, e i rispettivi record sono degni di questo titolo (Indiana top della lega, anche meglio del previsto). Viceversa, a Ovest c’è una quantità di team che stanno viaggiando a pieno regime, se non al di sopra del proprio presunto valore: Portland e Dallas su tutti(chi se li aspettava così competitivi), ma anche Pelicans, Lakers e soprattutto i sorprendenti Suns. I dolori di crescita di Houston incidono poco sul record al momento, e sono in ripresa dopo un pessimo inizio i Nuggets(soprattutto) col loro ottimo 11-6 e i Grizzlies, che hanno ricominciato a mietere scalpi eccellenti; Warriors e ancora di più Wolves viaggiano un pò a corrente alternata, ma hanno buoni margini di miglioramento e record comunque positivi, soprattutto i primi; condite il tutto con il passo spedito delle favorite Okc, San Antonio e Clippers ed ecco la fotografia di un massacro…le uniche formazioni che stanno mantenendo le (pessime) aspettative sono Utah e i derelitti Kings, con questi ultimi che tra l’altro avrebbero potuto avere un record un pò meno deprimente se non avessero perso diverse volate punto a punto, anche contro squadre blasonate.
    In sostanza, per capire quale sia la reale differenza tra le due Conference bisognerà aspettare quanto meno la pausa per l’All Star Game: lì si potranno tirare le prime somme, molte cose potrebbero essere cambiate e i record saranno giocoforza più veritieri. E’ altamente improbabile, se non impossibile, che Knicks e Nets non si riprendano almeno parzialmente, così come un maggiore amalgama potrebbe far lievitare gioco e record di squadre sulla carta almeno buone come Cavs, Pistons, Raptors (ai quali personalmente credo poco) e Wizards (che comunque sono già in ripresa e al 50% di vittorie); dall’altra parte è difficile che tutti continuino a viaggiare così spediti, solo il tempo dirà quanto reggeranno Mavericks e Trail Blazers e soprattutto che fine faranno quelli che attualmente sono a metà del guado (Timberwolves, Lakers, Pelicans, diciamo Grizzlies e Nuggets anche se su queste ultime sussistono minori dubbi) e i Warriors, alla mercè della salute dei propri uomini simbolo: dall’insieme di questi fattori dipenderà il giudizio finale sulla reale distanza tra le due Conference.

  2. Bell’articolo, accurato e competente.
    Secondo me, il problema di fondo è che si sono create aspettative eccessive attorno a questa squadra, dopo la meravigliosa e inaspettata cavalcata della scorsa stagione e l’importante aggiunta di Iguodala…anche a me piace molto il loro gioco, ma hanno dei difetti oggettivi che devono migliorare per essere davvero al top: in primis la difesa, Curry e Lee sono molto carenti in quel fondamentale e ai playoff senza una difesa solida non si sopravvive; secondariamente, la panchina: è stata posta giustamente enfasi sull’arrivo di AI, ma la sua versatilità va di fatto ad aggiungere un ulteriore tassello in un reparto già coperto(esterni, spot ala piccola in particolare), migliorando il pacchetto quintetto base-sesto uomo; non si è tenuto tuttavia conto della perdita di due giocatori che la scorsa stagione sono stati fondamentali per le fortune dei GSW partendo dal pino, ovvero Jack e Landry, che non sono stati sostituiti…se l’addio del primo, come esterno, si potrebbe considerare coperto dall’arrivo di Iggy(nonostante ruoli e caratteristiche ben differenti), più che da quello di un mediocre e nulla più Toney Douglas, il secondo sarebbe stato rilevato da O’Neal, che oltre a essere injury prone anche più del titolare che dovrebbe far rifiatare è ormai decisamente logoro e non ha un rendimento accettabile da secoli…già quello che sta facendo è sinceramente più di quanto mi aspettassi da lui prima dell’inizio della stagione. Senza il fondamentale apporto di questi due giocatori, nella migliore delle ipotesi c’è il rischio di arrivare ai playoff un pò spremuti per le rotazioni corte durante la regular season; se invece dovessero farsi male Curry(semplicemente insostituibile, senza di lui sono persi)o Bogut, vista la tonnara di quest’anno a ovest rischierebbero forse di non farli proprio i playoff. Quest’ultimo sta forse pagando la lunga inattività, o magari una preparazione mirata per farlo entrare in forma più avanti e senza forzare per evitare nuovi infortuni…sta di fatto che il rendimento al momento è secondo me al di sotto delle attese; nel momento in cui il suo contributo dovesse elevarsi al livello che tutti si aspettano da lui, Golden State potrebbe fare davvero un salto di qualità importante.
    Infine, una piccola annotazione su Iguodala: giocatore versatile, sa far tutto bene ed è un ottimo difensore perimetrale, ma…secondo me è un filo overrated al momento; per intenderci, grande interprete del ruolo ecc, ma se davvero si vuol parlare di anello…siamo sicuri che sia in grado di giocarsela alla pari, o almeno giù di lì, con Lebron, Durant, George, anche un eventuale Leonard formato playoff 2013? Perchè se parli di seria contender, è a questi tizi che devi far riferimento…Potrebbe anche riuscire ad affermarsi su quel livello, ma è tutto fuorchè scontato imho.

  3. Per quanto riguarda invece la disparità Est-Ovest, credo che la situazione sia destinata a livellarsi col passare del tempo; è troppo presto per poter stilare bilanci anche parziali, perchè dopo solo un mese e poco più è ancora troppo alta l’incidenza di variabili quali il calendario e lo stato di forma delle singole compagini, fattore quest’ultimo che ritengo causa prima dell’attuale grottesca situazione. Si potrebbe infatti dire che, oltre al livello già di suo più alto a Ovest(ma non così tanto più alto, secondo me meno degli anni passati,almeno sulla carta) l’elemento responsabile dell’attuale solco sia il fatto che da un lato tutto ciò che può andar male stia andando male, dall’altro stia andando tutto fin troppo bene.
    Per intenderci: a Est le squadre che hanno cambiato molto o puntavano a un salto di qualità rispetto allo scorso anno, stanno quasi tutte arrancando e faticando a trovare la quadratura del cerchio(Cleveland, Washington, Toronto, Detroit, a suo modo anche Milwaukee), con l’apice delle situazioni delle due newyorchesi che definirei surreali; si aggiunga anche il nuovo infortunio di Rose, che elimina bruscamente una già non brillante Chicago dal novero delle presunte contender, e il piatto è servito…le uniche squadre ad essere andate, al momento, sopra le aspettative sono compagini da bassifondi come Philadelphia(comunque ora in prevedibile calo), Orlando e Charlotte, mentre sono più o meno in linea con le attese Boston e Atlanta; Pacers e Heat si confermano invece serissime contender, e i rispettivi record sono degni di questo titolo (Indiana top della lega, anche meglio del previsto). Viceversa, a Ovest c’è una quantità di team che stanno viaggiando a pieno regime, se non al di sopra del proprio presunto valore: Portland e Dallas su tutti(chi se li aspettava così competitivi), ma anche Pelicans, Lakers e soprattutto i sorprendenti Suns. I dolori di crescita di Houston incidono poco sul record al momento, e sono in ripresa dopo un pessimo inizio i Nuggets(soprattutto) col loro ottimo 11-6 e i Grizzlies, che hanno ricominciato a mietere scalpi eccellenti; Warriors e ancora di più Wolves viaggiano un pò a corrente alternata, ma hanno buoni margini di miglioramento e record comunque positivi, soprattutto i primi; condite il tutto con il passo spedito delle favorite Okc, San Antonio e Clippers ed ecco la fotografia di un massacro…le uniche formazioni che stanno mantenendo le (pessime) aspettative sono Utah e i derelitti Kings, con questi ultimi che tra l’altro avrebbero potuto avere un record un pò meno deprimente se non avessero perso diverse volate punto a punto, anche contro squadre blasonate.
    In sostanza, per capire quale sia la reale differenza tra le due Conference bisognerà aspettare quanto meno la pausa per l’All Star Game: lì si potranno tirare le prime somme, molte cose potrebbero essere cambiate e i record saranno giocoforza più veritieri. E’ altamente improbabile, se non impossibile, che Knicks e Nets non si riprendano almeno parzialmente, così come un maggiore amalgama potrebbe far lievitare gioco e record di squadre sulla carta almeno buone come Cavs, Pistons, Raptors (ai quali personalmente credo poco) e Wizards (che comunque sono già in ripresa e al 50% di vittorie); dall’altra parte è difficile che tutti continuino a viaggiare così spediti, solo il tempo dirà quanto reggeranno Mavericks e Trail Blazers e soprattutto che fine faranno quelli che attualmente sono a metà del guado (Timberwolves, Lakers, Pelicans, diciamo Grizzlies e Nuggets anche se su queste ultime sussistono minori dubbi) e i Warriors, alla mercè della salute dei propri uomini simbolo: dall’insieme di questi fattori dipenderà il giudizio finale sulla reale distanza tra le due Conference.

  4. Bell’articolo, accurato e competente.
    Secondo me, il problema di fondo è che si sono create aspettative eccessive attorno a questa squadra, dopo la meravigliosa e inaspettata cavalcata della scorsa stagione e l’importante aggiunta di Iguodala…anche a me piace molto il loro gioco, ma hanno dei difetti oggettivi che devono migliorare per essere davvero al top: in primis la difesa, Curry e Lee sono molto carenti in quel fondamentale e ai playoff senza una difesa solida non si sopravvive; secondariamente, la panchina: è stata posta giustamente enfasi sull’arrivo di AI, ma la sua versatilità va di fatto ad aggiungere un ulteriore tassello in un reparto già coperto(esterni, spot ala piccola in particolare), migliorando il pacchetto quintetto base-sesto uomo; non si è tenuto tuttavia conto della perdita di due giocatori che la scorsa stagione sono stati fondamentali per le fortune dei GSW partendo dal pino, ovvero Jack e Landry, che non sono stati sostituiti…se l’addio del primo, come esterno, si potrebbe considerare coperto dall’arrivo di Iggy(nonostante ruoli e caratteristiche ben differenti), più che da quello di un mediocre e nulla più Toney Douglas, il secondo sarebbe stato rilevato da O’Neal, che oltre a essere injury prone anche più del titolare che dovrebbe far rifiatare è ormai decisamente logoro e non ha un rendimento accettabile da secoli…già quello che sta facendo è sinceramente più di quanto mi aspettassi da lui prima dell’inizio della stagione. Senza il fondamentale apporto di questi due giocatori, nella migliore delle ipotesi c’è il rischio di arrivare ai playoff un pò spremuti per le rotazioni corte durante la regular season; se invece dovessero farsi male Curry(semplicemente insostituibile, senza di lui sono persi)o Bogut, vista la tonnara di quest’anno a ovest rischierebbero forse di non farli proprio i playoff. Quest’ultimo sta forse pagando la lunga inattività, o magari una preparazione mirata per farlo entrare in forma più avanti e senza forzare per evitare nuovi infortuni…sta di fatto che il rendimento al momento è secondo me al di sotto delle attese; nel momento in cui il suo contributo dovesse elevarsi al livello che tutti si aspettano da lui, Golden State potrebbe fare davvero un salto di qualità importante.

  5. Infine, una piccola annotazione su Iguodala: giocatore versatile, sa far tutto bene ed è un ottimo difensore perimetrale, ma…secondo me è un filo overrated al momento; per intenderci, grande interprete del ruolo ecc, ma se davvero si vuol parlare di anello…siamo sicuri che sia in grado di giocarsela alla pari, o almeno giù di lì, con Lebron, Durant, George, anche un eventuale Leonard formato playoff 2013? Perchè se parli di seria contender, è a questi tizi che devi far riferimento…Potrebbe anche riuscire ad affermarsi su quel livello, ma è tutto fuorchè scontato imho.

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