suns3566Mai titolo può essere più appropriato per descrivere l’inizio di stagione dei Suns, dove le tanto negative previsioni stagionali (ma favorevoli in chiave di tanking per Wiggins) si sono rivelate poco azzeccate, con una squadra arrivata a un layup contro Portland da un inizio a 6-2.

Senza tenere conto delle partite punto a punto giocate a San Antonio e Oklahoma City, contro avversarie nettamente più forti in partenza.

Quali i protagonisti di questo inizio Suns? Vediamoli insieme…

Bledsoe Superstar

21 punti, 7 assist e 4 rimbalzi, numeri che forse non sottolineano abbastanza il contributo dell’ex Clipper, del resto già apprezzato come riserva di Chris Paul proprio per l’apporto difensivo che sapeva offrire.

Un play che sa difendere, e che sviluppa un simile gioco offensivo  non si trova esattamente tutti i giorni, e complice la capacità del coaching staff guidato da Jeff Hornacek nel lasciare libera la creatività di Bledsoe, ci troviamo di fronte a un regista di qualità sopraffina, pronto a entrare nell’elite della lega.

Unica pecca a questo punto nell’inizio di Bledsoe, ma complice magari la tirchieria di Robert Sarver, è il mancato accordo per un prolungamento di contratto, che porterà il giocatore a essere restricted free-agent nel luglio 2014. Ma come ha detto il GM Ryan McDonough, le cui manovre di mercato hanno prodotto ottimi effetti immediati per i Suns, “saremo liberi di pareggiare qualunque offerta che gli verrà fatta, e potremmo offrirgli ben 5 anni di contratto invece che quattro”. E farsi scappare un giocatore così sarebbe da suicidio…

Il Plumless giusto

Lo ammetto, in sede di presentazione dei Suns avevo definito Miles Plumlee il fratellino scarso, rispetto ovviamente a Mason (arrivato quest’anno nell’NBA a Brooklyn), ma era difficile prevedere una quasi doppia doppia (11.5 punti e 9.6 rimbalzi) dopo 8 partite stagionali. Del resto questa stagione, vedi Tony Wroten a Philadelphia, sta dimostrando che ci sono giocatori nella lega che aspettano solo di giocare una certa dose di minuti per esprimere il loro potenziale, e forse il discorso vale anche per il centro arrivato da Indiana.

Curiosamente Plumlee era riserva anche a Duke, e anche se scelto al primo turno da Indiana che ci vide lungo, ha dovuto arrivare nel deserto per avere opportunita di giocare parecchi minuti: e di far vedere che può giocarsela sera per sera contro i migliori lunghi della lega senza mai sfigurare…

Markieff Morris: giovani crescono

Anche se le ultime due partite hanno visto un netto calo,  Markieff Morris si è dimostrato un altro giocatore rispetto all’anno passato, e pur con gli ovvi alti e bassi fisiologici per una squadra giovane come i Suns attuali, la speranza che possa essere una pietra angolare del team del futuro può dimostrarsi fondata.

L’aspetto del gioco in cui deve ancora migliorare fortemente rimane quello dei rimbalzi, dove gli attuali 6.4 a partita in 27 minuti sono un miglioramento rispetto agli ultimi due anni, ma risentono anche di una settimana eccezionale, premiata  col riconoscimento di player of the week per la Western Conference.

Il campione di riferimento attuale è certamente limitato, ma le basi per una annata di netta svolta da parte di uno dei due Morris twins sono sicuramente solide.

Difesa, difesa…

In sede di preview avevamo indicato proprio nell’assistant coach Mike Longabardi il responsabile per l’organizzazione della fase difensiva, e il risultato attuale è sorprendente a dir poco. Trovare Phoenix tra le prime dieci squadre NBA per efficacia difensiva avrebbe sorpreso in anni fecondi, figuriamoci per una squadra giovane e si supponeva destinata al tanking più torbido (tipo Utah attualmente ecco).

Il segreto, oltre a un play eccezionalmente portato per questa fase di gioco come Bledsoe, è proprio lo spirito di sacrificio dimostrato dal gruppo nel suo insieme, e con giocatori come A.J. Tucker, ma anche lo stesso “dragone” Dragic, capaci di dare la scossa ai giocatori più giovani e incitarli a non mollare nei diversi momenti di difficoltà, tipici per una squadra giovane.

Quando si è trovata in svantaggio Phoenix non ha mai mollato, arrivando, vedi i supplementari contro i Nets, a perdere giocandosela punto per punto…

Fase di adattamento

Certamente, vedi sempre partita coi Brooklyn dove i Suns hanno perso per la prima volta in casa, anche lo stesso Jeff Hornacek deve fare apprendistato da allenatore, ovvero fare errori a volte costosi nell’andamento di un match.

Per una squadra che guida l’NBA per punti realizzati nelle ripartenze dopo il recupero palla, è una beffa farsi segnare da Joe Johnson dopo l’errore da 3 di Channing Frye, ma anche una lezione salutare: scegliere in certi momenti il gioco meno rischioso, preferire un altro supplementare rispetto al perdere la partita. Sono lezioni importanti, utili quando la pressione di vincere è pressochè inesistente…

Cosa aspettarsi adesso?

Arriverà il momento che McDonough suggerirà all’orecchio del coach che è ora di incominciare a perdere partite, che vista la qualità dei vari Wiggins, Parker, Randle, non serve vincere adesso quanto vincere domani???

Forse, ma mai come quest’anno dopo anni di incertezza soffia un aria nuova nel deserto, merito di questa ricostruzione che ha portato volti nuovi e una nuova voglia, negli stessi tifosi che affollano lo U.S. Airways Center: di sconfitte sicuramente ne arriveranno, ma prima di pensare al draft del prossimo giugno è giusto continuare a fare bene oggi.

E  il domani non comincia solo al momento dell’estrazione dell’urna della Lottery NBA…

One thought on “Phoenix Suns: il tanking può attendere…

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