Da Coney Island, Brooklyn per uccidere i Knicks, Lance Stephenson rimanda i sogni di gloria di Carmelo e compagni

Da Coney Island, Brooklyn per uccidere i Knicks, Lance Stephenson rimanda i sogni di gloria di Carmelo e compagni

Il sogno è finito. New York non andrà da nessuna parte, nonostante una bella stagione regolare. I Pacers nei playoff sono stati semplicemente più forti e hanno meritato il passaggio alle finali di Conference contro i Miami Heat.

Sono usciti non proprio a testa alta ma comunque nemmeno completamente correndo fuori dal campo dalla vergogna. Hanno provato a vincerla questa gara 6, per la prima volta nella serie fuori casa, sono stati in vantaggio (effimero) nel quarto periodo.

Poi molto limpidamente ha vinto la pazienza, il sistema lento ed efficace di un coach Vogel cinico e spietato. Questi Pacers non sono belli da ma sanno come vincere.

Danno quel lieve fastidio di squadra regolare, senza troppo acuti ma tant’è, hanno avuto tutte le carte in regola per andare fino in fondo nella Conference.

Il resto l’ha regalato New York. Spuntati, con troppa poco organizzazione quando dall’altra parte l’organizzazione è tutto. E’ una fede.

Mai una virgola fuori dal gameplan studiato, aggredire ogni singolo punto debole degli avversari. Il primo fra tutti, fragoroso, la superiorità sotto canestro.

Indiana vince la serie a rimbalzo, anzi, la domina. Roy Hibbert sembra Chamberlain, West il Barkley dei tempi dei Suns. Tyson Chandler ha tante colpe ma anche altrettante attenuanti. E’ solo, con un po’ di K-Mart, positivo per quel non molto che può dare, dalla panchina.

La serie l’ha vinta coach Vogel e l’ha persa coach Woodson. Non ha capito che Felton non poteva dare troppo, non ha dato fiducia a Novak, e ha insistito su un JR Smith davvero deludente.

Kidd è sembrato tornare in campo dopo anni di panchina al parco comunale a leggere il NY Post, Copeland segna tanto in poco tempo ma sarà un segno del fallimento se NY si deve affidare a questo scoordinato e rozzo improvvisato tiratore con le trecce.

Carmelo Anthony è stato miracoloso, ne ha messi 39 con 15-29 dal campo. Ma LeBron prima di lui e ovviamente tanti altri ancora gli dicono che nei playoff NBA non si vince una serie da solo.

Oddio, si può passare un primo turno forse, ma già a questo livello squadre compatte come i Pacers ti ammazzano. Peccato per i Knicks, non meritano un finale di stagione così indecoroso. Non ci sono alibi, hanno giocato male, con poca intensità e convinzione e coach Woodson ne esce profondamente ridimensionato.

Se può servire avremo una squadra vera contro Miami nella finale di Conference. Non so se ci sarà equilibrio, però sicuramente si sopperirà alla differenza di talento con una difesa da invidiare e tanta altra roba.

Paul George sembra proprio scolpito dallo scultore per accoppiarsi contro LeBron. Occhio MVP, il ragazzo ha limitato Carmelo ed è vero che tu sei altra cosa ma fossi in te starei attento.

Stesso discorso sotto le plance. Hibbert e West possono continuare a banchettare anche contro Miami e anche qui c’è LeBron da “4” e anche di meno, vedi un Chandler che non equivale Bosh a rimbalzo.

Gara 6 è stata la partita della vita per Lance Stephenson, 25 punti, 10 rimbalzi, 3 assist, 9-13 dal campo. Il ragazzo di Coney Island, ultimo erede della dinastia che ha come capostipite Stephon Marbury, ha il suo career best in un elimination game.

Niente male per battere i Knicks di cui aveva come tutti i neri della città i poster in camera. Il 1999 rimarrà ancora lì, le ultime Finals. Del 1973 non ne parliamo nemmeno.

Finisce una stagione di belle promesse, mesi newyorchesi che rimarranno comunque nel cuore. Manhattan si è scossa dopo anni di torpore, ora serve costruire su questo e non è poco.

Ciao NY, anzi arrivederci, i playoff non sono playoff senza la tua presenza.

 

One thought on “Tempo scaduto a New York, sarà Indiana ad affrontare Miami per le Finals

  1. Ma la stoppata di Hibbert a Melo nel 4° ha girato l’inerzia…. semplicemente meravigliosa!! E vista al slomo ancora più straordinaria!

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