Stephen Curry, nonostante gli acciacchi, in questo momento ha in mano la serie...

Stephen Curry, nonostante gli acciacchi, in questo momento ha in mano la serie…

La caviglia ti tormenta? No problem è quello che risponde Stephen Curry, mentre coach Mark Jackson si preoccupa di riservargli un riposo che la sua point guard non vuole.

Quindici minuti lontano dal parquet sono più che sufficienti e non osiamo immaginare cosa avrebbe fatto se ne avesse giocati una decina di più. Difatti, al di là di tutto, Steph chiude con 31 punti, 22 dei quali messi a segno in uno spettacolare terzo quarto che ha completamente deciso le sorti dell’incontro in favore dei Warriors, vincenti per 115-101 e ormai ad un passo dalle semifinali, in cui li attendono gli Spurs.

“E’ stato quasi come un pugile che sapeva di essere alle corde, perché era solo questione di tempo” ha detto Jackson.

”Gli ho detto che non avevo bisogno di un eroe, qui siamo nei playoff e si parla di smart coaching. Perciò mi sono dovuto assumere le mie responsabilità di allenatore, ascoltando la mia testa, ma anche la volontà del mio giocatore che non voleva assolutamente permettere al suo corpo di rovinargli tutto sul più bello”.

Certo, col senno di poi è tutto più facile, ma il coach ha inevitabilmente ragione e si sa che ad ogni decisione c’è una sua conseguenza ed in questo caso c’è la soddisfazione.

Curry ha chiuso anche con ottime percentuali al tiro (62.5% dal campo e 54.5% da tre) a cui ha aggiunto pure 7 assist per una prova che ha ricordato le sue performance ai tempi di Davidson, durante le March Madness, solo che adesso siamo a fine aprile e ha intenzione di continuare anche a maggio.

Per farlo, però, bisognerà vincere gara-5 a Denver o al limite gara-6 quando si tornerà ad Oakland, ma quel che è certo è che con un supporting cast di questo livello si possa fare di tutto.

Jarrett Jack ha ancora una volta regalato una quarantina di minuti di puro agonismo. Alla sua terza apparizione in quintetto consecutiva ha chiuso con 21 punti, 9 assist e 5 rimbalzi, confermandosi la spalla ideale del numero 30 di Golden State.

Se poi dalla panchina escono un Carl Landry da 17 punti in 18 minuti e un mastino come Draymond Green (13 punti, 6 rimbalzi e ben 4 rubate), allora i conti sono presto fatti. E poco importa se il rookie Harrison Barnes è stato autore di una prova alquanto anonima o Klay Thompson vaneggia da due partite di fila, mentre Bogut sale di colpi, approfittando anche delle scelte tattiche di Karl di cui abbiamo già parlato.

Ma a parte Ty Lawson (autore di un’altra grande prova da 26 punti e 6 assist) cosa non funziona in questi Nuggets, rei di non aver saputo approcciare al meglio questi playoff? Guardando questi Warriors, l’inesperienza conta fino ad un certo punto. Allora ci buttiamo sul fattore trasferta, ma anche in casa hanno perso malamente una partita. Quindi cosa può essere?

La stanchezza sicuramente sta contribuendo. Il fatto di dover giocare ad alti ritmi tutto l’anno non giova di sicuro, ma è la mancanza di un vero e proprio trascinatore che sta facendo la differenza più di ogni cosa. Durante la regular season questo particolare può essere trascurato, ma nei playoff le carte in tavola cambiano.

Sarebbe potuto esserlo Gallinari, ma è rimasto vittima dell’infortunio che tutti sappiamo. Lo potrebbe essere Iguodala, se non facesse il bello e il cattivo tempo. Anche Miller ha accennato qualcosa in gara-1, ma poi è tornato a spegnersi come se qualcuno avesse spento un interruttore.

Ed ecco che nel nulla più completo, spunta Ty Lawson che ha raccolto la sfida con Curry senza però riuscire a spuntarla nemmeno una volta. Un’incapacità di reagire che ha fatto saltare i nervi a Kenneth “Manimal” Faried, che ha preso a calci il muro dello spogliatoio al termine della partita, ricordando il gesto di stizza di Dirk Nowitzki dopo che i suoi Mavs (col miglior record della lega) vennero sconfitti proprio dai Warriors durante la loro ultima apparizione ai playoff.

Un deja vù che rischia di diventare completo già martedì notte e che Denver non vorrà rendere un vero e proprio incubo.

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