Senza Kobe e Nash avrà tutti gli alibi del mondo ma neanche quest'anno Mike D'Antoni si scrollerà di dosso l'etichetta di perdente nei playoff

Senza Kobe e Nash avrà tutti gli alibi del mondo ma neanche quest’anno Mike D’Antoni si scrollerà di dosso l’etichetta di perdente nei playoff

A questo punto a Los Angeles non aspettano altro che la fine di questa stagione maledetta: gara 3 doveva essere la svolta, in un senso o nell’altro, della serie contro gli Spurs. E svolta è stata, non dal lato che i tifosi dei Lakers speravano, però: ieri sera Los Angeles non ha avuto speranza, ed ha chiuso con la peggior sconfitta casalinga nella storia della franchigia nei playoffs (89-120).

Una giornata iniziata male a Los Angeles, con un terremoto a Marina del Rey, e finita peggio. Niente a che vedere, però, con il terremoto che probabilmente colpira il roster e la dirigenza dei Lakers questa estate, nella quale si annunciano grandi cambiamenti; ma prima di pensare al futuro, bisogna analizzare il presente, oltre che giocare ancora almeno una partita.

Ovvio che i Lakers hanno delle evidenti giustificazioni per questa serie, prima fra tutte l’infinita serie di infortuni che li ha colpiti. Ieri sera, oltre ai soliti noti, anche Meeks, Blake e Nash hanno alzato bandiera bianca, costringendo Mike D’Antoni ad inziare la partita con Goudelock e Morris in quintetto (nessuno dei due ha mai segnato più di 4.4 punti di media nella NBA).

E il bello – o il brutto-  è che Morris (che ha passato tutta la stagione senza giocare sulla panchina dei Lakers) e Goudelock (che la sua stagione, invece, l’ha passata nella NBDL), ieri notte, sono probabilmente stati i migliori giocatori dei Lakers, chiudendo con quarantaquattro punti e sette assist in due.

Anche Gasol (che ha messo a segno la prima tripla doppia in carriera nei playoffs) e Howard (25 e 10 alla fine) hanno retto in attacco, ma non sono bastati ad impensierire la difesa degli Spurs. Ma non era solo l’attacco ad essere il problema, quanto anche la difesa: I Lakers hanno chiuso cocnedendo agli Spurs centoventi punti con il 61% dal campo. Non ha neanche senso parlare di statistiche o della cronaca della partita, sembra un po’ come sparare sulla Croce Rossa.

Ovviamente a fine gara le facce in casa gialloviola erano deciamente meste, con un Howard che comunque proclamava: “E’ stato un anno molto difficile, ma non dobbiamo cercare scuse, non molleremo” e un D’Antoni affranto in confernenza stampa, che realisticamente ammette come i suoi abbiano dato tutto quello che avevano, ma che era evidentemente troppo poco per pensare di battere gli Spurs “Nel primo tempo i ragazzi hanno dato tutto quello che avevano, ed evidentemente non è stato abbastanza. Stanno davvero dando il massimo”.

Il secondo tempo non ha assolutamente avuto storia, con i Lakers che sono stati surclassati da ogni punto di vista, dovendo sentire gli ingenerosi fischi del pubblico o, almeno, del pubblico ancora rimasto: già nel quarto periodo, infatti, molti seggiolini erano vuoti, compreso quello di Jeanie Buss.

Gli Spurs sono arrivati a Los Angeles in una sistuazione di relativa tranquillità che, però, può resnetare dei rischi: sapevano che i loro avversari erano alle corde, per problemi fisici e strutturali, ma sapevano anche che nessuno, in questa Lega, regala niente e che quindi dovevano prepararsi ad arrivare allo Staples Center pronti a chiudere la pratica al meglio e più in fretta possibile.

Alla fine hanno anche raccolto i complimenti di coach Popovich, se complimenti si possono chiamare: “Penso che stiamo giocando abbastanza bene. Sia che la squadra che affronti sia in salute o flagellata dagli infortuni come i Lakers, devi comunque entrare in campo con energia e professionalità”.

Quest’idea era particolarmente chiara in particolare nella mente di Tim Duncan (26 punti e 8 rimbalzi) e Tony Parker (20 con 7 assist) che, sin dal primo minuto, hanno preso in mano la situazione, non lasciando nessuna speranza a dei Lakers che, almeno nella prima metà di gara, ci hanno davvero provato.

Unica cattiva notizia della partita in casa Spurs è l’infortunio alla caviglia di Thiago Splitter. Pare che il brasiliano dovrà stare fermo 7-10 giorni per recuperare dalla storta subita ieri sera e, quindi, dovrbebe essere in campo già nella prossima serie. Al suo recupero si dovrebbe poi aggiungere anche quello di Boris Diaw che, ieri, correva già sul tapis roulant e dovrbebe, ins settimana, inziare a fare 2vs 2.

Domenica quindi si gioca, sempre a Los Angeles, gara 4 di questa serie. Entrambe le squadre, per motivi diversi, sperano che sia l’ultima: i Lakers (che probabilmente saranno privi anche di Metta World Peace) vogliono mettere fine all’ imbarazzo di questa ultima settimana, mentre gli Spurs vogliono chiudere i conti per avere qualche giorno di riposo prima delle semifianli di conference.

 

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