James Harden spazzato via alla prima, KD non perdona

James Harden spazzato via alla prima, KD non perdona

Impressionante la prova di forza dei Thunder in gara 1 contro i Rockets limitando il secondo attacco della Lega , troppo Harden dipendente, a soli 90 punti segnati e gettando le basi per un passaggio al secondo turno già in quattro partite.

Troppa la differenza d’esperienza tra le due squadre. Non è una questione anagrafica, i Thunder stessi sono ancora giovanissimi ma hanno alle spalle una finale e sono decisi a prendersi la rivincita. Houston ha tre partenti in quintetto alla prima esperienza in post-season e subisce fin dai primi possessi la maggior abitudine degli avversari ad affrontare i play-off.

Quella che potrebbe essere sintetizzata troppo frettolosamente come una sfida tra Harden e il suo passato in realtà è una serie che ha già un padrone e rischia di chiudersi molto presto. Durant ha ammesso a fine partita “E’ stato strano guardarmi attorno durante l’inno nazionale e vederlo in un’altra squadra. Lo conosciamo molto bene, sappiamo quanto è competitivo e lui sa quanto lo siamo noi”.

Per alcuni aspetti il gioco delle due squadre è simile. Ritmi alti e decisioni veloci. Westbrook e Durant da una parte, Harden e Lin dall’altra hanno il compito di sviluppare l’azione, gli altri si adeguano pronti a giocare sugli scarichi.

Se Westbrook  e Durant hanno controllato il primo tempo Harden ha dovuto da subito prendersi sulle spalle l’attacco di Houston. I primi due minuti di gioco ci dicono di come sarebbero i Rockets senza il “Barba”: Lin perde subito palla e innesca il contropiede Thunder, Asik nell’azione successiva sbaglia l’appoggio a canestro, Smith prende il rimbalzo ma viene stoppato da Ibaka, mentre dall’altra parte  Westbrook apre in due la difesa ospite.

Houston cerca in ogni azione il lancio lungo che inneschi il contropiede, in alternativa il tiro da oltre l’arco dei tre punti è la soluzione più utilizzata. Ancora Durant a fine partita spiega l’idea della difesa scelta da Brooks:  “Sappiamo che sono un ottima squadra di realizzatori. Abbiamo provato a riempire l’area e poi recuperare sui tiratori. Dovevamo farlo per due, tre volte ad azione. Penso che l’abbiamo fatto bene.”

Infatti i Rockets chiudono con un pessimo 8/36 da tre punti, un 36,3% complessivo dal campo oscurato dal 53% dei padroni di casa. Houston dopo un pessimo inizio rientra in partita grazie all’energia di Beverly e all’esperienza di Delfino ma quando la difesa dei Thunder alza i giri del motore a metà del secondo quarto arriva l’allungo decisivo.

Nel terzo quarto Durant e Westbrook prendono in mano l’attacco di Oklahoma e chiudono definitivamente la partita. 25 punti sui 29 di squadra portano la firma del duo con il contributo di Ibaka.  Serata terribile al tiro per tutti i Rockets, compreso Harden che chiude con un deficitario 6 su 19.

Jeremy Lin non cerca scusa e alla domanda su quale aspetto del suo gioco debba migliorare già in gara 2 risponde: “Non so se fossi troppo eccitato o cosa potesse essere. Non sarà così ogni partita. Parlando dell’attacco devo migliorare il tiro, il passaggio e il trattamento di palla. In difesa ruotare meglio, essere al posto giusto, prendere rimbalzi e fermare Westbrook in transizione”.

Harden prova a vedere il lato positivo da una sconfitta così netta: ”Credeteci o no, credo che per noi sia stato un bene. Adesso sappiamo come giocare. Un sacco dei nostri ragazzi erano alla prima esperienza ai play-off”.

Oltre alle frasi di facciata la sensazione è che anche se Houston ritrovasse i ritmi offensivi  della stagione regolare la differenza tra le due front-line è nettamente a favore dei Thunder e la difesa dei Rockets potrebbe difficilemente fermare Durant e compagni. Houston si affida moltissimo al tiro da fuori e quando non entra la soluzioni vicino a canestro si scontrano contro il muro della difesa Thunder.

“Non abbiamo fatto ancora niente” sono le parole che chiudono l’intervista di fine gara di Durant. I Thunder sono consapevoli della loro forza e non hanno intenzione di fare passi falsi nemmeno nelle primissime partite quando ci sarebbe tutto il tempo di recuperare. Il”Barba” è già passato.

 

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