Rivedremo di nuovo questa Finale?

Rivedremo di nuovo questa Finale?

Finalmente i playoffs sono iniziati, e il nostro Weekly si dedicherà in buona parte a loro, ma non solo. Incominciamo…

IL FATTORE CAMPO

Pronti via e le squadre in casa hanno vinto tutte la loro prima partita dei playoffs, con qualche brivido vero per Denver con Golden State, ma complessivamente senza faticare troppo. In qualche caso, vedi Oklahoma City e Miami ma anche Brooklyn, un netto dominio che suona come una indubbia dichiarazione di buona salute da parte delle rispettive squadre.

E’ vero che può sembrare una indicazione troppo parziale, ma spesso vincere la prima partita si rivela fondamentale nell’indirizzare una serie, ancor più tenendo conto che la squadra di casa può sfruttare il fattore campo in una eventuale gara 7. E’ curioso che la squadra che ha rischiato di più sia stata Denver, che non perde da mesi tra le mura amiche e che cercherà contro Golden State di sfruttare il vantaggio fino in fondo…

MIAMI-OKLAHOMA CITY VERSO UNA RIVINCITA?

Tenendo conto di come ha saputo giocare nel corso dell’anno Miami, è più la vittoria netta contro i Rockets che suona come una dichiarazione di intenti da parte dei Thunder, che dovendo affrontare una concorrenza agguerrita a Ovest devono teoricamente sudare di più per arrivare a una nuova finale.

Visto come New York da una parte, e San Antonio dall’altra, hanno dimostrato buona salute nelle loro rispettive gare-1, una Miami-Oklahoma bis non è certo scontata, ma Heat e Thunder hanno dato indubbiamente un segnale ai loro rispettivi avversari…

SORPRESE O CONFERME…

ANDRE MILLER, DENVER NUGGETS
Ci siamo abituati a non stupirci più della longevità agonistica dell’ex play, tra le altre, di Philadelphia e Portland, ma la sua prova di sabato sera era certamente difficile da pronosticare.

Uscendo dalla panchina Miller ha piazzato 28 punti, di cui 18 nell’ultimo quarto, e soprattutto il layup decisivo a 1.2 secondi dallo scadere della partita. Una prestazione che ha incoronato la prima partita dei playoffs dei Nuggets, e dimostrato che il collettivo di George Karl ha diverse armi a sua disposizione per fare la differenza nella postseason…

I BIG-THREE DI SAN ANTONIO
Abituati a quelli di Miami, a volte ci dimentichiamo della versione texana, magari meno attraente ma non meno pericolosa. Tra la solidità di Tim Duncan (17 punti e 10 rimbalzi) e l’estro di Tony Parker (18 punti e 8 assists), Manu Ginobili è stato veramente fondamentale nello spezzare la partita quando nel terzo quarto i Lakers sembravano tornare in corsa.

Due solide bombe da 3, il solito gioco a tutto campo, l’argentino è sembrato l’arma in più per gli Spurs. E pensare che perfino coach Pop sembrava avere qualche dubbio prima della partita sui suoi, visto il finale di stagione regolare…

CARMELO ANTHONY E I KNICKS
Contro gli storici rivali di Boston era importante una uscita dai blocchi convincente, e così è stato. 36 punti di Carmelo, una buona solidità del resto della squadra compresa la fase difensiva, e la prima è andata alla squadra di coach Woodson. Vero che i turnovers commessi dai Celtics (20 palle perse) e il blackout dei biancoverdi nell’ultimo quarto hanno aiutato l’esito finale, e che sorprese non sono escluse da qui alla fine della serie, ma visto gli anni di continue delusioni, un buon inizio era richiesto. Anche per giustificare il solito look stravagante di Spike Lee…

E PRIME DELUSIONI…

LAKERS SENZA BRYANT
Non è certo scoprire l’acqua calda immaginare i lacustri in difficoltà senza Kobe, ma parte della prima partita contro gli Spurs aveva fatto ben sperare, solo che quando il peso di Ginobili (e anche di un sorprendente Matt Bonner) si è fatto sentire dalla panca, molto semplicemente i Lakers si sono scoperti nudi e indifesi, senza grandi contromosse da tirare fuori, tenendo anche conto del leggero infortunio di Jodie Meeks…

I SOLITI HAWKS
Quando incominciano i playoffs, sembra che Atlanta cada in una sorta di letargo, e che puntualmente deluda chi si aspetta un deciso salto di qualità. Nella prima partita contro i Pacers gli Hawks hanno tirato decisamente meglio degli avversari (50% a 44%), ma la differenza l’hanno fatta i tiri liberi, ben 20 di più a favore di Indiana, e il solito rendimento erratico del duo Josh Smith-Al Horford…

BRANDON JENNINGS, MILWAUKEE BUCKS
Quando dici che la tua squadra, sfavoritissima, vincerà alla sesta partita, ci sono due spiegazioni: 1) sei ubriaco 2) sei molto sicuro. In gara 1 domenica Jennings con 18 punti ha reso interessante il primo tempo, ma nel secondo è sostanzialmente sparito, facendo propendere per la prima spiegazione: è vero che bisogna motivare la propria squadra in certi momenti, ma l’impressione è che con quelle parole il play dei Bucks abbia solo reso più motivati gli Heat…

LA SITUAZIONE ALLENATORI

PHIL JACKSON
Il grande ex dei Bulls e dei Lakers sembra quantomeno diviso tra l’idea di un ritorno pieno come coach, e la tentazione di ritagliarsi un ruolo alla Pat Riley negli Heat, manager con pieni poteri. L’offerta dei Cavs e del loro proprietario, Dan Gilbert, di assumere la carica di coach vacante visto il licenziamento di Byron Scott, non ha allettato molto coach Zen, più propenso a valutare altre situazioni al momento in evoluzione, soprattutto una, quella dei possibili futuri Seattle Sonics, in trasferta da Sacramento.

STAN VAN GUNDY
Il baffuto coach furbamente si è allontanato dal toto-allenatore sia per i Pistons, anche loro reduci dalla separazione dal loro coach Lawrence Frank, e per Cleveland, volendo aspettare lo sviluppo della situazione verso fine playoffs. Non casualmente, visto come il nome dell’ex coach di Orlando sia stato spesso associato ai Clippers, ma anche altre piazze (vedi Atlanta, Houston), potrebbero avere stravolgimenti atti a far ritornare Van Gundy in una panchina NBA.

Anche questo Weekly è finito, in attesa del prossimo, buon basket NBA a tutti…

One thought on “NBA Weekly: l’inizio dei playoffs e la situazione allenatori

  1. premesso che concordo sul giudizio degli hawks per cui son tifoso.ma bisogna dare atto che tra pacers e hawks c’è una sostanziale differenza,i primi hanno cosolidato una squadra quasi in toto che nonostante la perdita di granger puo’ contare sui progressi ormai da star di george e il contributo sotto le plance di hibbert west e una squadra che sostanzialmente è rimasta la stessa della stagione precendente ma con un grado di maturita’ leggermente superiore..a leggere il roster di atlanta vengono i brividi per inesperienza gente al primo anno insieme assenze non compensate a dovere ma con margini di miglioramento è sostanzialmente un coach che ritengo molto molto valido(a sentir le voci di un contatto con il fratello di un dio minore dei van gundy mi vengon i brividi)..atlanta si basa sulla velocita’ di squadra e gli scarichi sul perimetro,horford ne soffre un pochino ma ne approfitta sugli scarichi e a rimbalzo..la nota lieta è un sontuoso teague che credo sia attualmente il punto su cui costruire in futuro(saro’ un folle ma vedo molto talento su questo ragazzo),la nota stonata ormai un demotivato smith secondo me ha deciso di cambiare aria e l’attegiamento in campo è di quelli che non danno l’anima in campo!! con il senno del poi sarebbe stato saggio cederlo (ma ho fiducia anche in ferry)..ultima considerazione occhio ai knicks hanno nelle loro file esperienza e talento,se decidono di fare sul serio possono battere tutti avendo un coach che fa delle individualita’ il suo piatto forte(chiedere a carmelo la differenza tra d’antoni e woodson) !!

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