E' stata un'annata difficile per i Timberwolves, colpiti da una serie infinita di infortuni grandi e piccoli...

E’ stata un’annata difficile per i Timberwolves, colpiti da una serie infinita di infortuni grandi e piccoli…

Esistesse il premio “Franchigia più sfortunata dell’anno” i Minnesota TWolves sarebbero i favoriti d’obbligo.  Ogni tipo di infortunio si è abbattuto a Minneapolis, come le piaghe d’Egitto: la mano di Kevin Love, le ginocchia di Rubio, Roy e Budinger, per citare i più famosi.

Ovviamente ad inizio stagione il Gm David Kahn e il coach Rick Adelman sapevano di avere a che fare con una rosa di gran talento ma assai propensa ad ogni sorta di guaio fisico, ma speravano che la fortuna svoltasse verso il Minnesota e facesse tornare i “Lupi” verso i fasti dell’era Garnett.

I presupposti c’erano tutti: aldilà della partenza di Micheal Beasley, direzione Phoenix, la dirigenza aveva puntato tutto su due rientranti eccellenti come Andrei Kirilenko, di ritorno dall’assalto al trono d’europa sfiorato per un Papanikoulau di troppo, e  soprattutto Brandon Roy.

L’ex Blazers, dopo un ritiro annunciato per l’artrite cronica alle ginocchia di cui soffre da anni, ha trovato i Twolves sulla sua strada pronti a dargli un’ultima possibilità.

A guidare la pattuglia di giovani speranze l’All Star Kevin Love, che pareva giunto alla  definitiva consacrazione. Pareva.

Il ventiquattrenne ex Bruins, ha giocato solo 18 partite nel 2012-2013, e forse è proprio questo il nodo cruciale della difficile stagione vissuta in quel di Minneapolis.

Love, infatti, è uno dei top player della lega ed è risultato determinante per la franchigia nelle poche partite giocate, ma i suoi infortuni alla mano hanno ridotto abbondantemente le ambizioni degli Wolves, che potevano lottare per un posto ai Playoff ed invece si sono ritrovati ad annaspare nella mediocrità.

Ma l’olimpionico di Londra non è stato l’unico infortunato eccellente in casa Minnesota. Le ginocchia di Brandon Roy, infatti, hanno retto solo poche partite e a Novembre era già fuori dai giochi.

La stagione, però, non ha avuto  solo aspetti negativi: molti dei giovani su cui ad inizio anno la dirigenza aveva puntato hanno fatto intravedere numeri interessanti.

Ricky Rubio, infatti, è rientrato dopo il terribile infortunio dell’annata precedente,  ed ha ritrovato pian piano la forma NBA: il play spagnolo  dimostra, ogni partita sempre di più, di avere una visione di gioco da superstar, e chissà che il 2013-2014 non diventi l’anno del definitivo salto di qualità.

Un altro europeo che ha avuto una crescita tanto esponenziale quanto inaspettata è Alexey Shved: la guardia russa arrivata  in Estate sta dimostrando di poter vestire i panni di giocatore affidabile e concreto.

Per quanto riguarda gli altri componenti del roster una considerazione particolare va fatta sul montenegrino Nikola Pekovic: il centro, infatti, ha conquistato sempre maggiori punti nelle gerarchie di coach Adelman, fino a diventare, in assenza di Kevin Love, la principale arma offensiva dei TWolves.

Andrei Kirilenko è lontanto dai fasti di Salt lake City ma rimane comunque un giocatore di alto livello. JJ Barea, aldilà dei richiami per flopping,  rimane quel folletto tuttofare che fu di fondamentale importanza nei Mavs campioni Nba di due stagioni or sono.

Insomma,  le basi per un futuro brillante ci sono, chissà che una buona chiamata al draft, ma soprattutto una buona dose di fortuna non riescano a far decollare una franchigia che da troppi anni aspetta l’annata del riscatto.

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